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Autore: _World_    02/02/2013    1 recensioni
Hawke-Fenris.
Ormai era passato più di un anno, e i componenti stavano imparando a conoscersi, a capirsi. Cominciavano a saper che fare.
Forse, l’unico punto interrogativo rimasto era Fenris, così distante e schivo, con il palese odio verso i maghi, ma paradossalmente, l’unica che riusciva ad avvicinarlo era proprio Amaranta Hawke.
PS: Il raiting è momentaneamente giallo ma potrebbe variare anche a rosso, credo.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 3


Quella notte fu tra le più movimentate mai vissute da Amaranta. Stesa sul letto con tutti i suoi compagni attorno, parlarono, giocarono a carte e risero.
Persino Fenris, nonostante rimanesse per le sue sembrava lievemente divertito.
<< Hai perso ancora dolcezza >> ironizzò Varric prendendosi due sovrane da Isabela, che sbuffò contrariata.
<< Io con te non ci gioco più!! >> lo minacciò facendo ridere gli altri.
Intanto Anders era seduto accanto ad Amaranta, che le mostrava come tracciare un glifo paralizzante. Mentre Merrill parlava con Aveline.
<< Ci metti troppa poca magia >> notò, prendendole i polsi e parandoli verso il pavimento mentre lei irrigidiva le mani. << Avanti, impegnati di più >> le sussurrò vicino l’orecchio. La maga si concentrò ulteriormente riuscendo infine, a formare il sigillo.
Sorrise raggiante, ci era riuscita. E non ne poteva essere più soddisfatta. Persino il fatto che Carver se ne fosse andato poco dopo la sua ripresa non la intaccò. Bastava poco per migliorarsi, e questo doveva capirlo.
Non accorgendosi dello sguardo smeraldino di Fenris su di lei.


Aveva dormito pochissimo, ma si era divertita, e ora, con il levarsi del sole sempre più persone tornavano alle proprie mansioni. Finché non si ritrovò nuovamente sola con l’elfo.
Parlare era inutile, lo sapeva bene. Così, alzandosi, andò alla ricerca delle sue vesti. Che trovò ben piegate in un baule.
Le gettò nel letto cominciando a svestirsi, incurante dell’altro nella stessa stanza. Infondo la odiava, e secondo il ragazzo aveva un debito con lei. Non si poté sentire più sicura.
Non che poi le interessasse troppo. Nulla che il guerriero non avesse già visto. Capitava che durante i combattimenti si ferivano, e per curarsi l’un l’altro dovevano privarsi delle vesti.
Senz’altro imbarazzante, ma che con il tempo diventò quasi routine quando scarseggiavano gli impiastri curativi. Anche un metodo per abbattere ulteriori barriere createsi.
Ciò nonostante preferì mettersi di schiena.
<< Per Andraste! Non hai ritegno. >> la riprese.
<< Non guardarmi allora. >> ribeccò prontamente mentre cominciava a infilarsi le braghe.
<< Sono pur sempre un uomo! >> provò ancora.
<< Sono pur sempre una maga >> rispose con naturalezza ricordandogli quanto lui la detestasse.

Nastri di luce oltrepassavano le finestre sprangate creando un effetto di penombra. Quelle ore erano passate velocemente, molto tempo dove Amaranta l’aveva passato a riposare nel letto e Fenris da qualche parte in casa, il più lontano possibile da lei.
Chiudendo appena gli occhi si costrinse ad alzarsi, non riusciva più a stare in quella casa. Il silenzio la opprimeva, e la compagnia dell’elfo non era certo meglio. Con uno slancio si alzò avviandosi verso l’uscita, attirando l’attenzione dell’altro.

<< Tu non tornerai a casa >> affermò con estrema convinzione.
<< No in effetti non tornerò >> rispose pacatamente continuando ad avanzare.
<< E dove andrai? >> non avrebbe voluto davvero chiederglielo, ma qualcosa lo spinse a farlo. Quasi un moto di irrazionale protezione. Inutile specificare che il fattore lo irritò se non maggiormente.
<< Dove NON andrò. Non andò all’impiccato per esempio. E non starò con le mani in mano. >>
<< Altre missioni da sola non le farai. >> impose serio come non mai. Non le avrebbe permesso di distruggersi con le sue stesse mani, non se ne era consapevole.
<< Che t’importa, infondo mi odi, se dovesse accadere qualcosa ti farei solo un favore. >> rispose distrattamente nascondendo tutto il dispiacere che quella frase comportava, allungò la mano verso la maniglia, ma le dita simili ad artigli del guerriero la presero.
<< Ti ho già detto che non ti odio. >> ruggì contrariato.
<< Davvero? Allora fa qualcosa per dimostrarlo >> lo sfidò sostenendo perfettamente il suo sguardo.
<< Perfetto, allora andiamo >>
<< Dove? >> chiese confusa.
<< So già cosa vuoi fare, quindi verrò con te. >>
<< Lo fai solo perché sei in debito con me. >>
<< E cosa dovrei fare per farti capire che non ti odio, mh? >> la incitò genuinamente curioso e irritato.
<< Essere più gentile? >> inarcò le sopracciglia mentre la voce retorica fendeva l’aria.
<< E’ così che misuri le cose? Con la gentilezza? Per quanto mi riguarda potrebbe trattarsi di ipocrita cortesia >>
<< Anche se ti dicessi di non venire non mi ascolteresti, vero? >>
<< Devo ripagare il mio debito. >>
La ragazza roteò gli occhi uscendo da quella casa e dirigendosi prima di tutto, a parlare con Avelin. Non avrebbe retto sola con Fenris l’intera giornata.
Ogni sua parola, ogni sua insinuazione di disprezzo, ogni solita occhiata gelida, diventava come tanti frammenti di vetro, così piccoli da risultare invisibili, ma che una volta lanciati affondavano nella carne disperdendosi, creando dolore ma non lasciandosi individuare.
Era proprio quello che Amaranta non capiva, se le faceva male il suo atteggiamento, o le parole in sé.
Se fosse perché rivedeva in lui Carver, o perché malgrado tutto, si stava affezionando.
Non seppe perché, ma sperò ardentemente che fosse la prima opzione. Non avrebbe accettato altra spiegazione, se non voleva altro male doveva essere la prima a evitarselo. Eppure, i modi che la sua presenza la portavano a pensare a tutt’altro.
Senza accorgersene si era ritrovata ad osservarlo immersa,- o per meglio dire - inghiottita nei suoi pensieri.
Il giovane inarcò un sopracciglio perplesso.
L’altra scrollò la testa scacciando ogni tipo di pensiero, ma non poté evitare di porgli la seguente domanda.
<< Hai mai pensato al peso delle parole? Cioè…sei consapevole di quanto potrebbero risultare pesanti certe affermazioni? >>
L’elfo ignorò totalmente la possibile insinuazione sui suoi modi scorbutici: << Sciocco pensare a qualcosa che già si sa, non trovi? >> rispose enigmatico, ma Hawke comprese, e per il momento le bastarono quelle parole a congedare il discorso.
Conosceva, - almeno in parte – il passato del compagno, le torture e i soprusi subiti. Di certo quello non lo avevano portato a una giusta visione del mondo, o a curarsi dei sentimenti altrui.
Aveva preferito rintanarsi nel proprio dolore, escludendo tutto e tutti. A lui andava bene così, ma Amaranta era più che decisa a rompere quel circolo vizioso.


Note dell’autrice: Questi sono i primi tre capitoli d’introduzione, posto questi momentaneamente e poi vedo come va :) grazie per aver letto e seguito la storia ^^
  
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