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Autore: Lue    02/02/2013    5 recensioni
"John Hamish Watson nasce in una notte di maggio. È completamente pelato e leggermente sovrappeso".
La vita di John Watson in drabble: l'infanzia, l'adolescenza, la guerra e poi, all'improvviso, Sherlock.
Quanta forza ci vuole per non arrendersi mai, nonostante tutto il dolore?
Quanto coraggio per ammettere, a se stesso più che agli altri, di essere innamorato del proprio migliore amico?
Quanto amore per andare a comprargli il tè, anche quando non si ha voglia di uscire? E non smettere mai di aspettarlo, nonostante tutto.
"Uno può anche evitare di ammettere a se stesso di essere innamorato. Basta non formulare mai il pensiero compiuto: io amo Sherlock Holmes. E un conto è lasciare che l’idea galleggi, tenuta a bada, nella tua testa, un conto è invece se la voce della verità è alta dieci centimetri più di te, non ha un cane e parla con l’accento del Sussex. Un conto è se si chiama Janette e uscite insieme da tre settimane. Se ha una sorella avvocato (o infermiera? Non riesci proprio a ricordarlo) e spende un sacco di soldi in scarpe. Se, la sera di Natale, ti dice chiaramente che sei innamorato di Sherlock Holmes".
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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About John






Messaggio

C’è sempre la segreteria telefonica. Quanti messaggi disponibili saranno rimasti? Quanto ci vorrà, prima che una voce metallica lo informi che la segreteria è piena?
“Sherlock Holmes. Se temete di essere noiosi non disturbatevi a lasciare un messaggio. Addio”.
Essere. Lasciare. Addio.
La sua voce.
John se ne sta disteso a pancia in su, stringendo il telefono tra le mani.
A volte parla, lascia un messaggio in cui racconta a Sherlock cose stupide e ordinarie. Se potesse sentirle le odierebbe.
Altre volte invece John non ha la forza di parlare, e ascolta la segreteria all’infinito. Si addormenta così, e sogna la voce di Sherlock.
Addio, John”.
 

Ombra

Tre anni quasi, passati in un baleno. John è tornato, come ogni mese, a visitare la sua tomba. Strappa le erbacce, ci appoggia nuovi fiori, pulisce il marmo nero. Parla con Sherlock, come ogni volta, a bassa voce e gli racconta le piccole cose, va dalle strane malattie dei pazienti alle situazioni assurde in cui arrivano all’ambulatorio, ai nuovi colleghi, tutti più giovani di lui. Sta lì un’oretta, poi dà una carezza, leggera, all’angolo della lapide, in segno di saluto. Mentre si allontana gli pare di scorgere un’ombra nera dietro di lui. Si volta ma non c’è nessuno. Scuote la testa e continua a camminare.
 

Alba

Non riusciva a dormire, John, così ha preso una di quelle pastiglie per il sonno, e ora neanche un colpo di cannone lo sveglierebbe. Sicuramente non il lamento prodotto dalla porta d’ingresso che si apre lentamente. Sherlock scivola dentro. Si toglie il cappotto e lo ripone sul divano, poi si avvicina alla camera di John. Si siede sul bordo del suo letto e lo guarda. Gli sfiora con un dito la lacrima che gli è scesa nel sonno, asciugandola, e una fitta di senso di colpa gli attanaglia lo stomaco.
“Mi dispiace”, sussurra. Vorrebbe avere più tempo, ma è già l’alba. Si alza, e se ne va. Un’altra volta.
 

Pioggia | Cuori

Sherlock torna da John in una giornata di pioggia. Diluvia e John corre per strada senza ombrello, tornando a casa. Alza gli occhi e rallenta. Poi si ferma. Il suo cuore perde un battito.
“Sherlock”, sussurra, “Sherlock”, corre verso di lui, scivolando nelle pozzanghere.
Si arresta, a mezzo metro da lui.
“Sono qui”, sussurra Sherlock, ed è così vero.
John vorrebbe urlare o tirargli un pugno, ma lo guarda e tutta la rabbia svanisce. Ha paura che scompaia da un momento all’altro, quindi lo afferra per il bavero del cappotto. Sherlock trasale.
“Devi ascoltarmi, Sherlock”, John si scosta i capelli bagnati dalla fronte mentre la pioggia continua a cadere, “Ci sono delle cose che devo dirti, prima che tu te ne vada di nuovo. Io ti amo. E la mia vita è uno schifo senza di te. E …”.
“John”, Sherlock lo interrompe, “Hai tutto il tempo per dirmi queste cose”.
John lo guarda per un istante, poi un lamento strozzato gli esce dalle labbra. Scoppia in lacrime sotto la pioggia, tra le sue braccia, ancora aggrappato al suo cappotto, e Sherlock lo sorregge e gli impedisce di cadere in ginocchio, sul marciapiede bagnato.
Gli occhi di Sherlock sono ancora belli, è tutto quello a cui John riesce a pensare, mentre i loro cuori a contatto battono veloci, sotto la pioggia.
 

Inizio

John ha dato dei vestiti asciutti a Sherlock, tra cui il suo vecchio maglione arancione.
È proprio buffo, con quello indosso, e a John scappa una risata.
“Cosa?”, chiede Sherlock preoccupato.
“Niente, pensavo solo che ho quel maglione da quasi vent’anni”.
Sherlock lo annusa sorridendo.
“Mi piace”, si avvicina a John e gli prende la mano tra le sue. John gli posa un bacio tra i capelli bagnati.
“Te lo regalo, allora”.
John lo guarda sorridere, e pensa che lo ama e ricorda tutto quello che hanno passato insieme.
E poi si rende conto di una cosa. Una cosa bella, finalmente, una cosa sulla loro vita.
Questo è solo l’inizio.






 


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oh beh, qui si conclude quest'avventura :)
un grazie di cuore e un bacio a tutti!
Lu

   
 
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