VIII.
Il ritorno a Allan Manor di lord WhiteHead portò una
ventata di vivacità alle successive giornate. Charlotte, inizialmente non
troppo entusiasta di rinnovare l’incontro, si rivelò però intrigata all’idea di
proseguire con lui la discussione precedentemente avviata. Lord WhiteHead era nato per conversare e per stare al centro
dell’attenzione, proponeva sempre argomenti nuovi e teneva molto al giudizio di
tutti i convitati, compresa naturalmente Charlotte. Adorava conversare, esporre
le proprie idee e confrontarsi con quelle altrui e trovò molto presto in miss
Prince una perfetta compagnia. Il terzo giorno infatti, durante una visita dei
signori Allan ad una loro vicina conoscenza, a cui entrambi non avevano avuto
il piacere di partecipare, Charlotte e WhiteHead si
ritrovarono soli in salotto con la sola compagnia del reciproco scambio di
opinioni.
Quella mattina fu l’occasione per
Charlotte anche di dilettarsi nella lettura del libro che le aveva dato in
prestito Theodora: poesie struggenti, romantiche,
melodiose, in una parola coinvolgenti. Riusciva a comprendere ora perfettamente
perché la signora Allan era così restia a separarsene e lei stessa quella mattina non sarebbe riuscita in
tale impresa, se non fosse stato per il suono del pianoforte. L’unico musicista
della dimora infatti aveva finalmente concesso il lusso all’ospite di
soddisfare la sua curiosità e quest’ultima, entusiasta e deliziata da quella
melodia sconosciuta e dall’indubbia bravura del suo artefice, interruppe la
lettura, usando il libro solo come copertura.
Charlotte alzava di tanto in tanto infatti occhiate verso il piano e non
poté a quel punto negare non solo la bravura, ma anche l’indubbio fascino dell’uomo.
Aveva un bel profilo, lineamenti aristocratici, lunghi capelli ricci e neri e
un paio di occhi di un colore indefinito che scorrevano sui tasti bianchi.
Erano verdi o forse azzurri, pensò Charlotte nelle sue fugaci occhiate; ma ebbe
la certezza delle sue supposizioni solo quando due grandi occhi grigi fissarono
i suoi. La ragazza arrossì vistosamente e tornò al suo libro; Lord WhiteHead invece sorrise e smise di suonare.
“Mia cugina mi ha riferito che
non sapete suonare, è vero miss Prince?”
“Si, ho un pianoforte a casa ma
né io né mia sorella siamo capaci di suonarlo, anche se confesso che mi sarebbe
piaciuto molto”
La risposta di Charlotte così
semplice, naturale e l’occhiata sognante che rivolse allo strumento, fecero
immediatamente scattare nella mente del Lord una simpatica idea. Si alzò in
piedi e si avvicinò alla ragazza, tendendole la mano.
“Posso insegnarvi io se volete”
Colpita dalla proposta, Charlotte
alzò gli occhi verso di lui e incontrando nuovamente quei grandi occhi chiari
che attendevano risposta, non potè far altro che
sorridere e accettare. Si alzò in piedi anch’essa e a quel punto Lord WhiteHead invitò la giovane a sedersi affianco a lui
davanti al piano ed iniziare immediatamente la prima lezione di piano. Poter
accarezzare quei tasti bianchi e neri e dare un senso a quelle carezze era per
miss Prince un’ emozione del tutto nuova e nonostante la musica non era mai
stata la sua maggiore passione, non poteva proprio negarne il fascino. Continuò
a provare per almeno un’altra ora, incurante del tempo, dello spazio, del mondo
e perfino della persona che le stava affianco, finché il ritorno dei padroni di
casa, la costrinse ad interrompere la melodia e a far partire invece sincronicamente un pensiero, ben poco armonico, alla vista
dello sguardo deluso, stizzito e quasi geloso che Theodora
le rivolse.
NDA:
Ecco sfornato anche l’ottavo capitolo! Spero vi sia
piaciuto!!
Cosa nasconde lo sguardo di Theodora?
E cosa succederà ancora tra Charlotte e il Lord? Lo scoprirete nei prossimi
capitoli:)