Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: siemdrew    02/02/2013    3 recensioni
Sono quasi 587 anni che Nightly vaga per questa terra. Dopo secoli di vagabondaggio, decide di iscriversi all'Università di Salem, la città delle streghe, per trovare quella serenità e quella calma difficili da trovare in un vampiro antico. Ma a Salem, dove Nightly si immagina una vita normale come ogni essere umano, troverà molte difficoltà e situazioni difficili da gestire. Per fortuna, con lei ci sarà Justin, giovane e ignaro studente.
-Spero che l'introduzione vi attiri, è una storia originale e non vedo l'ora di sapere che ne pensate-
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 4
il fantasma dell'opera
 

Teatro San Carlo di Napoli, 26 settembre 1835
Osservavo  Messer Donizetti, direttore del teatro, mentre batteva le mani dal palco reale. Nessuno si era trattenuto: persino Cameron si era alzato per applaudire all’attrice di Lucia Ashton prima che iniziasse il suo assolo. Dal palco, la ragazza sorrise e cominciò a cantare Il Dolce Suono Mi Colpì di Sua Voce. Avevo i brividi e probabilmente gli occhi lucidi.
«Fanny Tacchinardi è davvero una cantante eccezionale», mi sussurrò Cameron riferendosi all’attrice.
Tornò a sedersi e a osservare la cantante nella sua scena.
«Già», dissi flebilmente.
Non staccai gli occhi dal palco, da Lucia Ashton e il suo vestito, dalle tende di raso bordeaux. Mi faceva sentire così viva ascoltare opera lirica in un teatro tanto speciale. Notai sull’arco scenico lo stemma delle Due Sicilie. Intorno a me tutto era oro e bordeaux. Mi trovavo nella platea e da lì potevo scorgere tutto il teatro. Alzando la testa, vedevo la tela sul soffitto rappresentante Apollo che indica ad Atena le arti, come Dante con Beatrice e Virgilio. Rabbrividii e posai lo sguardo sul mio Gilbert, che interpretava l’amante segreto di Lucia. Lo osservai dolcemente mentre guardava attentamente Lucia cantare.  
«Stai bene?», mormorò Cameron.
Mi irrigidii e abbassai lo sguardo sulla mia crinolina nera.«Certamente»
Cameron mi lanciò uno sguardo sospetto e tornò ad ammirare le curve dolci di Fanny Tacchinardi. Stavo per farmi scoprire. Se Cameron avesse saputo della mia relazione con Gilbert, questi non sarebbe sopravvissuto. Mi morsi il labbro immaginando il corpo senza vita di Gilbert. No... Scossi lievemente la testa e mi concentrai sull’opera di Lucia di Lammermoor.
«Gilbert Duprez», disse tutto a un tratto Cameron, guardando il palcoscenico e mordendosi un unghia con fare iracondo. «Il nobile che interpreta Edgardo. È lui. Lui»
«Cosa intendi dire?»
«Silenzio, vi prego», ci zittì un uomo seduto dietro di noi.
«Scusatemi», risposi.
«Rispondimi, Nightly», insistette Cameron. «Messer Duprez è l’uomo che ha in mano il tuo cuore»
«No», risposi stringendo i pugni.
«Messer Mackintosh, ve ne prego», l’uomo riprese Cameron.
«Sto parlando con mia moglie, Messer Antonini, lasciatemi in pace», sibilò Cameron in risposta.
Ci definivamo sempre marito e moglie perché essendo, in realtà, fratello e sorella stavamo sempre insieme e mostravamo tra di noi più affetto rispetto alle coppie normali dell’Ottocento. In realtà era affetto fraterno, ma veniva scambiato per amore.
«Giuro che te la faccio pagare», riprese Cameron furioso guardandomi negli occhi. «Oh, vedrai quanto mi divertirò con lui»
«Ti stai irritando per un nonnulla, Cam, tra me e quel brav’uomo non esistono scintille», dissi guardando Gilbert per distrarmi.
«Allora a te andrebbe ugualmente bene se gli facessi del male», mi ricattò furbamente. «Non c’è nessun legame, tra voi, o sbaglio?»
Strinsi i pugni e chiusi gli occhi per evitare di piangere.
«Cosa succede qui?»
Messer Gaetano Donizetti, padrone del teatro, accompagnato da Messer Antonini, ci guardò male e si mise a braccia conserte.
«Messer Antonini e consorte vorrebbero un po’ di silenzio, coniugi Mackintosh», ci disse. «Lo otterranno o sarò costretto a cacciarvi da questo balconcino di platea?»
«Me ne dispiaccio, Messer Donizetti», mormorai usando un po’ del mio fascino per abbindolarlo. «Ma mio marito non vuole capire che a teatro il silenzio è impo...»
Cameron non mi lasciò il tempo di terminare la frase, perché mi diede una spinta per zittirmi e si avventò su Messer Donizetti spaventandolo. Fui impotente, mentre Cameron aggrediva Donizetti e gli squarciava la gola.
«No, stupido!», gridai sconvolta.
Mio fratello poi sbatté al muro Messer Antonini, che lanciò un grido.
«Dovevi proprio darmi fastidio!», gli sibilò contro mio fratello, la sua bocca su quella di Antonini. «Te la sei cercata, Biagio»
Mentre Cameron affondava i denti nella gola di Antonini, gli saltai addosso per allontanarlo. Ma lui mi scansò e caddi addosso a Madama Antonini, che intanto piangeva disperata nascondendo i suoi due figli dietro la sua crinolina. Sentii Fanny Tacchinardi interrompersi e quando mi rimisi in piedi tutti gli spettatori si erano alzati dai sedili e si guardavano intorno smarriti. Vidi Cameron gettarsi dalla platea e raggiungere a passi pesanti il palcoscenico.
«Messere, non potete stare...!»
Passando accanto al direttore d’orchestra, Cameron gli spezzò il collo con una mano e senza degnarlo di uno sguardo. Dal pubblico si levò un boato di terrore e sorpresa. Mio fratello raggiunse la Tacchinardi e i due si guardarono un poco. Lui le diede un leggere bacio sporco di sangue, poi guardò Gilbert. Velocissima, mi buttai anche io dal balconcino della platea e corsi verso mio fratello. Non fui abbastanza veloce. Mentre uccideva il mio amato Gilbert, Cameron si voltò a lanciarmi un sorriso malefico.
 
Torno alla realtà con un sussulto e pochi secondi dopo Justin si toglie le cuffie, sorridente. Ho le lacrime agli occhi, un po’ perché ha una voce mozzafiato e un po’ perché ho ripensato a quella notte del 1835.
«Sei stato fantastico», mi complimento con un sorriso.
«Grazie», risponde Justin.
Uhm, odore di zolfo. Faccio un sospiro esasperato e lui mi guarda accigliato. Ma perché ha paura di me?!
Quando viene il mio turno, infilo le cuffie e mi metto al microfono. Non conoscendo la canzone, Justin me l’ha fatta ascoltare dal suo cellulare quando cantavano gli altri, quindi conosco il ritmo. Per fortuna Katja accende uno schermo su cui appaiono le parole. Sicura di me stessa, comincio a cantare. Ma poco dopo il ritornello, mi tolgo le cuffie.
«No, no, non ci riesco», mi lamento.
«Ma sei bravissima, non devi abbatterti!», insiste Katja avvicinandomisi.
«Non è questo il punto», sospiro. «Non mi piace il genere»
Justin tossicchia e mi guarda burbero. Non è colpa mia se non mi piace il genere di musica moderno!
«Preferisco qualcosa di più, ehm... all’antica»
Katja mi guarda pensosa. «Cosa preferiresti?»
Non mi faccio scappare l’opportunità. Le dico di cercare Il Dolce Suono Mi Colpì di Sua Voce. Mentre lei inserisce la base, con una smorfia, penso a Fanny Tacchinardi. In realtà mi è venuto in mente quel ricordo perché mi ha colpito la voce di Justin, che è indescrivibile.
Comincio a cantare ricordando le mosse e i gesti della Tacchinardi e un po’ la imito. Katja spalanca la bocca e blocca il pezzo.
«Vieni con me»
Mi prende per un polso e mi trascina fuori dall’aula 84. Uscendo, afferro Justin e lo costringo a starci dietro, sebbene non voglia e cerchi di liberarsi. Ci dirigiamo verso l’aula di Teatro 2 e quando Katja spalanca le porte fa prendere un colpo a tutta la classe. Il professor Hive la guarda truce.
«L’ho trovata!», esclama Katja.«L’ho trovata, Andrew!»
«Chi?», chiede lui basito.
Katja alza il mio braccio, come in segno di vittoria, e poi esclama: «La tua Christine!»
«L’ho già trovata “la mia Christine”, Katja», risponde scorbutico. «Non mi serve un Conte Dracula»
La professoressa di canto mi guarda accigliata, ma io mi stringo nelle spalle.
«Ci serve una donna aggraziata», continua Hive. «Dalla voce morbida ma potente»
«Lei. Nightly Ciara Mackintosh»
«No, lei non è aggraziata – senza offesa, Nightly»
«Nessun’offesa», mormoro.
Ma che stanno combinando? Hive e Katja cominciano a blaterare su qualcosa che non capisco. Justin li guarda attentamente, sono quasi certa che ha capito di cosa stiano parlando.
«Non voglio cambiare l’attrice», ribadisce Hive per la millesima volta.
«Lasciala almeno provare!», insiste Katja arrabbiata. «Ha cantato un pezzo di un assolo della Lucia di Lammermoor e credo sia adatta alla parte»
Hive sbuffa esasperato, le mani sui fianchi, e mi guarda serio e accuratamente. Ha in mano dei fogli, pare un copione.
«Vieni, Drac», mi dice ridacchiando.
«Drac, professore?», chiedo basita.
«Sì, me lo concedi? Hai interpretato Dracula divinamente»
In realtà ho interpretato me stessa parlando al maschile, quindi non capisco quel “divinamente”. Sono divina? Non mi sento d-i-v-i-n-a. Non lo sono. Sono solo una ragazza sfortunata a cui è capitato di non incontrare la morte il giorno dovuto. Il mio destino non era essere qui, l’11 settembre 2012, ma restare in Scozia e terminare l’anno 1425, insieme alla mia famiglia. Invece sono bloccata in questo secolo, nella speranza che finisca presto, con solo mio fratello, che fa tabula rasa degli uomini di cui mi innamoro nel corso dei secoli.
La classe di Hive, formata da studenti più “grandi” di me, mi guarda male, in particolare una ragazza mora vestita con un abito a veli bianco.
«E così conosci il Lucia di Lammermoor», mi sorride il professore. «Vuoi cantare qualcosa di quell’opera?»
«Non particolarmente», rispondo guardando male la ragazza, che emana un odore di peperoncino. È arrabbiata con me. «Mi vanno bene anche Verdi, Puccini...»
«Puccini, eh? Conosci il Madama Butterfly?», mi chiede curioso.
«Certamente»
Sorrido e canto le prime strofe di O a Me Sceso dal Trono. Hive sembra impressionato e ne sono compiaciuta. Katja sta lottando per me – anche se non so per cosa... – e ho tutta l’intenzione di farla vincere. Darò il massimo di me stessa.
Il professor Hive mi fa cantare Un Bel Dì Vedremo e la classe, Katja e Justin mi guardano a bocca aperta. Mentre canto, assaporo i loro profumi. Limone, il desiderio, dai ragazzi e una ragazza. Hive sa di melograno, per la felicità, e di cipolla, che è il dubbio. Con mia sorpresa, anche Justin profuma leggermente di limone, ma soprattutto di mele. I suoi profumi sono sempre lo zolfo o le mele: vuol dire che lo intimorisco, ma perché? È perché sono un po’ diversa dalle persone normali? Ho almeno il quintuplo degli anni di tutte le persone nel teatro sommate insieme.
«Fantastico, Drac, è davvero eccezionale», mormora Hive. «Ti darò la parte»
«Eh?»
«Professore!», esclama indignata la ragazza vestita di bianco che mi guardava male. «Sono IO Christine, non può sostituirmi!»
«Lo so, ma la voce di Drac è molto più utile per questa parte», sospira Hive. «Tu potresti interpretare Alexis Jordan»
«Alexis Jordan non fa parte di un musical!», grida la ragazza. «È una cantante, per dio!»
«Oh, basta lamentarsi Corinne», la liquida lui. Poi si rivolge a me. «Ti spiego meglio, Drac. Stiamo inscenando un musical, tratto da un film del registra Joel Schumacher. Il Fantasma dell’Opera, conosci?»
Scuoto la testa, serrando le labbra.
«Oh, è un musical tratto da un libro famoso», spiega semplicemente Hive. «E tu ne sarai la protagonista, Christine Daaé. Inizialmente ho dato la parte a Corinne, perché lei è quella che assomiglia di più a Christine in questo corso. Però potremmo fare che tu abbandoni il corso di canto e passi a quello più alto di lirico. Opera lirica»
«Insomma è un musical tratto da un musical tratto da un libro? Non credo io voglia interpret...»
«Ma certo che vuoi!»
Hive mi poggia un braccio sulle spalle e scuote i suoi capelli shakespeariani, facendomi ridere. Corinne invece, guardandomi, profuma di uova marce – il ribrezzo.
«Non voglio rubare la parte a Corinne», spiego.
«Oh, ma a lei non dispiace!», ride Hive.
Mentre lui mi parla del musical, osservo Katja e Justin andarsene soddisfatti. Il Fantasma dell’Opera ha come protagonista una ragazza orfana di un padre violinista. Le viene insegnata l’arte del canto da un individuo sconosciuto, di cui non sa il nome, e lavora come ballerina nell’Opera Populaire di Parigi. Nel teatro, però, si trova un uomo mascherato che viene chiamato il Fantasma dell’Opera e che rapisce Christine, per farla sua. Lei però è combattuta tra l’amore per il Fantasma e per un suo vecchio amico, Raul, che è anche padrone dell’Opera Populaire. Christine, infine, scoprirà che il Fantasma, il cui vero nome è Eric, le ha fatto da maestro di canto e che vive nei sotterranei del teatro per una deformità al viso. Hive non vuole rivelarmi come si conclude il musical. Mi mette tra le mani il mio copione, con tanto di note musicali, e mi spedisce al mio appartamento per studiarlo.
 
Quando entro in casa, sento un odore familiare, quello del cinnamomo. Non so perché, ma i componenti della famiglia Mackintosh odorano di cinnamomo. È una fragranza che, fino a stamattina, non c’era, perché ancora non abbiamo  fatto nostra la casa. Quindi, o Cameron ha usato uno spray al cinnamomo, oppure...
«Sono arrivati i mobili!», grida Cameron dalla cucina.
Mi guardo intorno ed eccomi a casa. Sul pavimento, davanti al divano, c’è il tappeto persiano che comprammo a Costantinopoli nel 1486; sul tavolo c’è il mio candelabro tedesco in ottone trovato a Monaco nel 1511; attaccata al muro c’è una spada con l’elsa a forma di Giglio bottonato, lo stemma di Firenze, che mi fu regalata da un alchimista toscano nel 1527; in uno scatolone trovo le prime foto in bianco e nero, rappresentanti mio fratello e me, e altri oggetti come portagioie, penne stilografiche, libri e dischi per giradischi. Corro in camera mia, dove c’è il mio baule del Novecento. Lo apro e guardo i miei beni. Cose semplici, ma a cui tengo molto. Gioielli, abiti antichi, un paio di scarpe che comprai a Boston nel 1903, il mio libro preferito, un blocco di disegni – il cui primo è datato 23 aprile 1431 – e altre cose. Sotto a un vestito di taffetà e pizzo neri, al sicuro, trovo una scatoletta in bronzo rovinata e un po’ ammaccata. Mordendomi il labbro, la apro. Prendo in mano le due fedi nuziali in ferro dei miei genitori. Sono bellissime, come sempre, e le ricordo agli anulari dei miei. Sul ferro sono incise le onde del mare e i loro nomi: Iona, mia madre, e Donnchadh, mio padre. Da dentro le scarpe invece tiro fuori un’altra scatoletta, in legno oramai graffiato. All’interno ci sono semplici averi di persone che ho amato. Appoggio per terra un orecchino, appartenuto a un mio amante, un ciondolo a forma di rosa, della mia migliore amica – morta nel 1942 nei campi di concentramento –, un ditale d’oro, di una mia discendente con cui avevo stretto amicizia, e poi un’altra fede. Mia. Voleva donarmela Gilbert, ma non ce l’ha mai fatta. La sera del Lucia di Lammermoor, era così agitato che gli infilai la fede nel taschino sul cuore del suo completo e ricordo che mentre Cameron lo uccideva lui la teneva stretta in una mano. Così l’avevo presa e ancora oggi, dopo quasi 117 anni, la conservo.
Metto tutto a posto e mi siedo sul letto. È così confortante l’odore del cinnamomo. Deglutisco e prendo il copione de Il Fantasma dell’Opera. Porca miseria, solo ad Hive poteva venire in mente di creare un musical tratto da un musical tratto da un libro! Inoltre nel copione ci sono tantissime canzoni e io non so leggere le noti musicali, men che meno a sentire il loro ritmo leggendole.
«CAAAAAAAAM!», lo chiamo alzandomi in piedi.
In un battibaleno, eccolo in camera mia.
«Tu che te ne intendi, mi aiuteresti a leggere queste note musicali?»
Cameron mi guarda con un cipiglio interrogativo e mi prende dalle mani il copione.
«Ah, sì, ho visto questo musical», mormoro. «Fantastico, Christine Daaé... Che culo, che hai, Nightly! Andiamo su internet e studiale da lì»
«Andiamo dove?»
Mio fratello sbuffa e mi conduce in cucina. Qui è acceso uno di quegli aggeggi diabolici chiamati computer portatili. Ora sbuffo io. Non dico che preferivo il Medioevo in Scozia, ma non mi piace neanche l’epoca moderna. Molto probabilmente il periodo perfetto, a mio parere, era il Novecento. O il Rinascimento.
Cameron mi costringe a usare la tastiera per cercare i brani del musical e ne sentiamo qualcuno su un programma chiamato youtube.
«Odio questo coso», brontolo dando una botta al lato del portatile.
«Ehi, attenta!», esclama Cameron rabbioso. «Non li vendono gratis!»
«Con tutti i soldi che abbiamo, tanto», ribatto.
«Questo pc è importante, per me, non ti ha fatto nulla!»
«Esiste, ecco cosa mi ha fatto!», esclamo. «Così come questo schifo di posto!»
«Te lo sei scelto tu, Nightly!»
Sento un campanello suonare e, continuando a litigare con Cameron, mi dirigo alla porta.
«Non intendo quello, Cam! Questa società così complicata!»
Apro la porta e guardo Dylan e Justin sorpresa.
«Non è complicata!», continua Cameron senza accorgersi di Justin e Dylan.
Mi giro e gli faccio segno di stare zitto, ma lui mi dà le spalle e non può vedermi.
«Semplicemente è fatta così, non si torna al passato! Bah, guarda che hai combinato, mi hai portato un virus! Ma perché fai casini e sei antica? Era meglio se ti avessi lasciato in Scozia nel millequat...»
«MA CIAO RAGAZZI!», esclamo ad alta voce per sovrastare le troppe chiacchere di Cameron. «Ditemi!»
Justin mi fa ciao con la mano e Dylan ridacchia.
«Volevo chiederti», inizia. «se ti va di venire con noi al lago»
«Eh? Chi è?»
Cameron si gira e dalla cucina guarda male Dylan e Justin, imbarazzati. Merda... Mio fratello mi lancia una delle sue occhiate superfulminanti che mi fanno trasalire e raggiunge i miei compagni a passi pesanti. Dylan odora di cipolla, il dubbio, e Justin di mele e rose.
«Cameron Hamish Mackintosh», si presenta seccamente tendendo la mano ai due umani.
«Dylan Jack Katlies», risponde sorridente Dylan.
«Justin Bieber... Drew Bieber», si corregge lui notando che gli altri due hanno usato i secondi nomi.
«Sono miei compagni, fanno parte del musical», invento sorridendo a mio fratello.
Dylan e Justin si guardano straniti e io sorrido imbarazzata.
«Vuoi venire al lago con noi?»
Mi lancia uno sguardo da “sei proprio stupida” e mi ricordo che lui non fa parte dell’università e che se lo vedessero sarebbero guai.
«Ah, giusto, devi tornare in città...», mento davanti a Justin e Dylan.
Prendo la borsa beige togliendoci i libri ed esco dall’appartamento. Sorrido a mio fratello, nel chiudere la porta, ma quel che ricevo è uno sguardo truce puntato su Justin.

ma salve c: scusate il ritardo ahah ma sto avendo dei problemi a casa çç 
alloooora, sappiamo qualcosa del passato di Nightly o: povera cara, suo fratello le uccide tutti i pretendenti çç io non ci vivrei più, ma lei ha le sue motivazioni: nei prossimi chapters saprete u.u
vi piace questo capitolo (:? a me sììì perché Nightly sarà la protagonista de Il Fantasma dell'Opera. è il mio musical preferito dfjrefnvgj le canzoni sono bellissime, soprattutto "un ponte fra noi due" che è una delle mie preferite c: ve lo consiglio, è davvero un musical fantastico, merita tanto!
ringrazio per tutte le visualizzazioni e per la recensione lasciatami da @biebsrescuedme grazie agente ;)! spero di ottenerne di più, perché tengo davvero molto a questa storia! ooora mi dileguo u.u un bacio e grazie per tutto <3
siemdrew

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: siemdrew