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Autore: KidStardust    02/02/2013    1 recensioni
Silenzio. L'unico suono che squarcia l'aria è il rumore di una goccia d'acqua che imperterrita continua a cadere in quella vasca, in quella vasca ricolma d'acqua fino all'orlo ma non solo, dentro di essa vi è un giovane ragazzo, forse vivo forse morto, ma inconsciamente il capo emerge dall'acqua ridonando nuova aria al ragazzo. Questo primo respiro da inizio ad un'altra monotona giornata.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Introduzione


Silenzio. L'unico suono che squarcia l'aria è il rumore di una goccia d'acqua che imperterrita continua a cadere in quella vasca, in quella vasca ricolma d'acqua fino all'orlo ma non solo, dentro di essa vi è un giovane ragazzo, forse vivo forse morto, ma inconsciamente il capo emerge dall'acqua ridonando nuova aria al ragazzo. Questo primo respiro da inizio ad un'altra monotona giornata.

Sono ancora vivo, la vita ha deciso di giocare ancora con me salvandomi dal trapasso, sarebbe stato meglio morire?
Pensieri stupidi invadono la mia mente per questo mi vesto con i primi stracci che trovo sul letto ed esco, portando con me una cosa fondamentale, un semplice pc.
Mi chiamo Sora, si è un nome strano, ero il classico ragazzo disoccupato senza un futuro per questo, ogni giorno, mi ritrovavo nello stesso bar per scrivere milioni di parole che nessuno avrebbe mai letto o reputato interessanti, ma questo non era il solo motivo. Ogni scrittore e pseudo scrittore hanno una cosa in comune, una musa, poteva essere qualsiasi cosa ma per la maggior parte di essi era una donna e in questo mondo crudele lo era anche per me, lo stesso bar ogni giorno, non per il buon caffè o per il bel posto, ma per quella bellissima cameriera dagli occhi sempre sereni, un sorriso come pochi incomparabile alle stelle, la sua bellezza era tale che le parole sarebbe state troppo poche per descriverla a pieno, tutto veniva rinchiuso in un nome: Melody.
Colpa del destino? Forse, forse fu colpa sua che mi rese schiavo di quella voce, di quella melodia così piacevole che poteva farmi sentire l'uomo più fortunato al mondo dicendo semplicemente ciao. Eh l'amore, ti da i limoni poi sta a te decidere se fare la limonata, io non avrei saputo neanche da dove iniziare, per questo me ne stavo in disparte semplicemente ad ammirarla e a scrivere innocenti sonetti solamente per strapparle un sorriso.
Eravamo troppo diversi, buio e luce, per questo sentivo che non sarebbe mai stata mia così, ogni giorno finito il suo turno, tornavo a casa piangendomi addosso per aver sprecato un altro giorno senza dirle la verità.
Così decisi, non uscii più di casa per diversi giorni, non chiusi occhio finche la mia confessione non fosse scritta nero su bianco e dopo molti giorni fu finita, avevo messo il mio cuore su carta, ora non restava che dargli quel semplice foglio chiedendogli gentilmente: puoi leggerlo?
Non era semplice, si non avrei dovuto dire un parola, ma il cuore sobbalzava così forte che il petto mi faceva male, ogni giorno tentai senza riuscirci quando alla fine provai talmente tanto ribrezzo per me stesso che smisi di andare in quel bar, di tentare il tutto per tutto.
<< Un tentativo >> mi dissi, << l'ultimo tentativo >>.
Ero arrivato all'atto conclusivo, o tutto o niente, così trovai il primo pilota d'aerei che potesse aiutarmi e stampai mille volantini di quella confessione. Diedi l'ordine al pilota di partire alle quattro del pomeriggio, ora sicura per trovarla al lavoro; lasciai solo il pilota rifugiandomi nel mio appartamento, nella mia vasca colma d'acqua, pensando al contenuto della confessione misi la testa sott'acqua.


Cara Melody,
Sono quel finto scrittore che ogni giorno viene al bar a farti leggere i sonetti che tanto ti fanno ridere, non lo faccio per gentilezza, ma perché quel sorriso mi rapisce il cuore, per me sei tutto quello di cui un uomo avrebbe bisogno, sei l'ottava meraviglia del mondo fatta a persona, hai due occhi da favola. In questo momento penserai che sono pazzo perché tutta la città sta leggendo questo volantino con la mia dichiarazione ma ti dico: “si sono pazzo, ma lo sono di te”. Questo potrebbe dichiarare l'inizio o la fine di tutto, ma per me la fine del mondo sei solo tu.


Queste parole riecheggiavano nella mia testa, mi sentivo strano, me stesso stava così bene sotto la superficie dell'acqua, stavolta non tornavo su, mi misi il cuore in pace e provai a dormire, immerso in quella calma, pensando che ci fosse solo un'ultima frase a cui pensare. 
Finché nessuno allungherà la mano per salvarmi e accettare questi sentimenti io non vivrò, finché nessuno toglierà il tappo dalla vasca facendo scorrere giù l'acqua io non vivrò.
  
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