Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: JunJun    23/08/2007    5 recensioni
"Perché mi seguivi?" chiese a bruciapelo L alla sconosciuta, riponendo le mani nelle tasche dei jeans. Lei abbassò la testa. "Mi dispiace. Mi sono persa," ripeté per l'ennesima volta. Il detective si accigliò; era sicuro, al 90%, che quella fosse una balla. Anche se, a pensarci bene, si trovava in un'università, non in un campo minato. Lì nessuno conosceva la sua vera identità, e se quella ragazzina era un agente segreto, un pericoloso avversario o un killer pluriomicida, allora Kira si sarebbe presto rivelato essere un funambolo su corda.
Genere: Romantico, Triste, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito, Misa Amane
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mondo degli Shinigami

Piece IX ~ Fastidio


Il sovrintendente Yagami posò su una scrivania le carte che reggeva in mano e lanciò un'occhiata stupefatta in giro: ancora non credeva di trovarsi in quel posto.
Una stanza gigantesca dalle pareti metalliche, ben illuminata da potenti luci artificiali e con un intero lato occupato solo da decine e decine di schermi a cristalli liquidi, su cui giravano ogni secondo miliardi di informazioni dettagliate e riservatissime. Al centro della parete, troneggiava uno schermo alto più di due metri. Sembrava la torre di controllo di uno space shuttle, invece era 'semplicemente' una stanza al piano terra dell'ipertecnologico grattacielo che L aveva fatto appositamente costruire per investigare su Kira.
Si erano trasferiti lì da poco meno di una settimana: per esattezza, la sera stessa dell'incidente all'università.
Yagami fissò la sua attenzione sul ragazzo che stava seduto in modo strano su una delle sedie di metallo, davanti ad un portatile: com'era possibile che una sola persona potesse tutto questo?
Mentre Mogi, seduto al suo fianco, continuava a lavorare, lui si alzò e si direzionò verso la postazione di L, accanto a cui era seduto Light. Inaspettatamente, L gli aveva chiesto di partecipare alle indagini su Kira, e lui aveva accettato di buon grado. Il sovrintendente era però tutt'altro che soddisfatto della decisione di suo figlio: non riusciva ancora a passare sopra al fatto che, per aiutare L, fosse rimasto ferito durante una sparatoria.
Yagami era a due metri dalle spalle dei ragazzi, che discutevano fra loro su chissà che cosa, quando sentì L esclamare: "Hai ragione Light, è davvero incredibile!".
Il ragazzo, forse in risposta, sbuffò. "In realtà, la cosa più incredibile è che tu sia uscito da tutta questa storia del sequestro senza neanche un graffio." Si guardò la grossa fasciatura che aveva sul braccio sinistro.
L lo studiò con sguardo penetrante: "Sai Light, da come lo dici, sembra che la cosa ti dia un grande dolore".
Prima che lui potesse ribattere, Yagami gli poggiò una mano sulla spalla: "Ryuzaki... mio figlio stava scherzando," disse corrucciato al detective.
Light assunse un'aria abbattuta: "Lascia stare, papà. Lui... è convinto che io sia Kira".
"Ancora convinto?" Yagami si alterò. "Ma Ryuzaki, mio figlio, pur di aiutarti, è stato ferito gravemente!"
L, per tutta risposta, si infilò in bocca un dolcetto al cioccolato. "Signor Yagami, sa meglio di me che un buco nel braccio non può essere chiamato ferita grave," ribatté. "E poi ti toglieranno le fasciature domani, giusto, Light?"
"Hai persino voluto vedere il video registrato dalla telecamera di sorveglianza del laboratorio, dato che dubitavi delle parole di Light. Non ti sei ancora convinto?" insistette Yagami.
"No," ammise piatto L, ingoiando il boccone. Raccolse dal vassoio che aveva accanto a lui un altro dolce e lo guardò intensamente.
Light sapeva che, in quel momento, L stava rievocando nella sua mente ciò che aveva visto nel video registrato nel laboratorio: Light entrava nella stanza e si guardava intorno, quando all'improvviso veniva raggiunto da uno dei complici del sequestratore, lo stesso uomo calvo che aveva tentato più volte di ucciderli. L'uomo estraeva un pistola e sparava a più riprese contro di lui. Al secondo sparo, Light veniva colpito al braccio sinistro, e cadeva a terra, perdendo i sensi. Al terzo sparo uno dei proiettili, forse rimbalzato contro un macchinario, tornava indietro e colpiva l'uomo, che si accasciava a sua volta a terra, agonizzante.
Questa sequenza breve ma elettrizzante scagionava Light da ogni possibile accusa di essere Kira, un complice, o addirittura l'organizzatore del sequestro. Light, come il copione di un film, l'aveva scritta sul frammento del Death Note che aveva nel portafogli, per usarla come alibi nel caso in cui L fosse sopravvissuto:

"Keiichi Hime, raggiunge un ostaggio fuggito nel laboratorio di elettrofisica al 4^ piano. Spara e lo ferisce al braccio sinistro, ma uno dei proiettili torna indietro, ferendolo a morte".

L'unica cosa non prevista era stata che uno dei proiettili sparati aveva urtato contro la centralina elettrica del laboratorio, causando un grave corto circuito che in poco tempo aveva fatto saltare tutte le luci dell'università. Ma per quanto lui non avesse mosso un dito per aiutarlo, L era riuscito comunque a cavarsela.
"Quest'uomo è davvero baciato dalla fortuna," pensò Light.
Un altro buco nel suo piano era stato che, nonostante tutto, L continuava a sospettare che lui fosse Kira.
Ma neanche L poteva sospettare per sempre, soprattutto di fronte a prove così evidenti della sua innocenza: Light era un semplice studente coinvolto nel sequestro, che aveva tentato in ogni modo di aiutare il detective in difficoltà ed era stato ferito nel tentativo. Light Yagami era un eroe, credevano tutti gli agenti di polizia.
E presto se ne sarebbe convinto anche L.

"Ryuzaki," sbottò il sovrintendente, "questa situazione è per me insostenibile. Voglio sapere quanto sospetti di mio figlio".
"Le probabilità che Light Yagami sia Kira, dopo gli ultimi avvenimenti, sono scese al 2%. Ma capirà che, in assenza di altri sospetti, mi concentro su di lui," replicò L.
Balle, pensò però il detective. Le percentuali che sparava di tanto in tanto a chi gliele chiedeva erano casuali: lui non diceva mai ad alta voce una percentuale dell'1% se prima lui stesso non ne era convinto al 101%. Nè Light né suo padre potevano immaginare che la visione di quel video non aveva fatto altro che confermare i suoi dubbi sul fatto che Light fosse Kira: ogni qualvolta Light Yagami ostentava le prove della sua innocenza, L si limitava a ripensare che Kira può manipolare la morte delle persone.
Con questo, Light si era con tutta probabilità liberato dell'agente Penbar, che lo stava pedinando, e di Naomi Misora, che probabilmente lo aveva scoperto.
E se a questo univa il fatto che Kira, per uccidere, ha bisogno di un nome e di un volto...
E che solo lui e Light avevano sentito l'amico di quel tale Hime chiamarlo per nome...
L era sempre più convinto che il serial killer da lui tanto disperatamente cercato gli era seduto proprio accanto.
Chiedergli di partecipare alle indagini per tenerlo sotto controllo era stata una mossa astuta, ma molto azzardata. Sarebbe riuscito a giocare con il fuoco senza bruciarsi?

Il signor Yagami, alla risposta di L, parve sollevarsi da un grosso peso, peso che si attenuò ulteriormente quando vide che il detective stava offrendo uno dei suoi ipercalorici dolci a suo figlio: un gesto amichevole ed ammirevole, dato che, solitamente, ne era gelosissimo.
Light, nonostante odiasse tutto ciò che esiste di dolce a questo mondo, lo accettò per educazione.
Quando il giovane ebbe dato un paio di morsi, L gli sventolò a tradimento davanti agli occhi una foto appena raccolta dalla stampante:
"Ehi Light-kun, cosa ne pensi di questa?" gli chiese, reggendo fra le labbra un altro dolcetto.
Light prese in mano la foto: il tempo di visualizzare cosa ritraeva, ed i bocconi che a fatica aveva appena mandato giù gli risalirono in gola: non era mai stato debole di stomaco, ma stavolta riuscì a trattenersi dal vomitare tutto sulla scrivania giusto il tempo di afferrare un fazzoletto e portarselo contro la bocca.
L lo guardò incuriosito, quindi, reggendola fra il pollice e l'indice, girò la foto verso di lui. "Light-kun, non ti facevo così impressionabile," commentò, mentre ingoiava con indifferenza il suo dolce.
Il castano, asciugandosi le labbra con un un altro fazzoletto dopo aver gettato via il primo, si chiese furente se L l'avesse fatto apposta.
"Allora, che ne pensi di questa foto?" insistette lui.
Light sospirò, strappandogliela di mano e fissandola con attenzione, reprimendo un altro istintivo conato di vomito: "Che cosa vuoi che debba pensare? Sembra che quest'uomo sia stato investito da un camion".
L annuì, incerto. "...si, ma solo dopo che il suo cadavere fatto a pezzi sia stato calpestato da un branco di bisonti," soggiunse.
Yagami, ancora in piedi alle spalle dei due giovani, era anch'egli nauseato da quella foto: il corpo senza vita che ritraeva era così irriconoscibile e martoriato da fare senso al più freddo medico legale del mondo. Il poliziotto non sapeva se fosse più disgustosa la vista degli organi interni sparsi a terra, quella della faccia completamente spaccata e coperta di materia cerebrale, o quella degli arti dell'uomo, piegati in modo da formare impressionanti angoli innaturali.
"E' un'altra vittima di Kira?" chiese a L.
"Forse," rispose lui enigmatico. Si infilò in bocca un ennesimo dolce, continuando a fissare la foto: "Mi chiedo con che arma possano essere state inferte queste ferite," pensò ad alta voce.
"Ed io come tu possa mangiare in un momento del genere," sbottò Light.
"E' davvero terribile," ammise Yagami. "Chi può aver fatto una cosa del genere?"
"Qualcuno che mi è stato a due passi, dato che questo è il corpo di John Brook, l'americano che ha organizzato il sequestro all'università," disse L con un'indifferenza da cui però traspariva preoccupazione.
Light e suo padre lo guardarono sconvolti: che cosa significava?
L non si curò della reazione dei due ma chiuse gli occhi, ripensando a ciò che era accaduto quel giorno di una settimana fa: l'ultima cosa che ricordava era che Ichigo era scoppiata in lacrime davanti a lui, senza motivo apparente, e che lui aveva cercato di riportarla alla ragione. Lei ne aveva approfittato per baciarlo, e poi... Poi, ricordava di aver sentito le forze abbandonarlo, come se qualcosa le avesse risucchiate di colpo ed avesse spento la luce.
Gli agenti di polizia che li avevano raggiunti gli avevano successivamente riferito di aver ritrovato lui e la ragazza svenuti a terra a pochi metri l'uno dall'altro e, accanto a loro, i resti inquietanti di quel cadavere, che la scientifica gli aveva appena comunicato essere del sequestratore.
L, sinceramente, aveva creduto che quel tipo fosse scappato, invece pareva che li avesse seguiti. Ma lui non ricordava di aver visto nessuno, prima di svenire. Da lì sorgeva il dubbio: perchè aveva perso conoscenza così all'improvviso? Qualcuno lo aveva colpito a tradimento, poi aveva colpito Ichigo, ed infine aveva ucciso Brook? O forse era stato lo stesso Brook a colpirli entrambi, prima di essere ucciso? Ma, in ogni caso, chi diavolo era stato ad ucciderlo? Ichigo lo aveva visto in faccia? E - chiunque fosse stato - perchè non aveva riservato a loro due lo stesso trattamento?
L non riusciva a darsi una risposta a queste domande.
Era ancora fermo con la foto sotto gli occhi, quando il telefono dalla parte di Light iniziò a trillare. Quest'ultimo allungò la mano per prendere la cornetta, ma L fu più veloce.
"Ehi!" esclamò Light, tirandosi velocemente indietro con la sua sedia per evitare che il detective lo travolgesse con il suo slancio.
L afferrò il telefono, agitato come se da quella telefonata dipendesse la sua vita: "Matsuda-san, che succede?" domandò.
"Ryuzaki, si è ripresa!" strillò il giovane dall'altro capo del telefono.
L trattenne il fiato: "Arrivo subito!" disse, e lanciò la cornetta a Light, che lo guardò malissimo.
"Pare che fra poco i nostri dubbi saranno chiariti," spiegò il detective, infilandosi velocemente le sue scarpe da ginnastica. "Ichigo si è svegliata, vado a parlarle".
"Quanta fretta, ci tieni così tanto a quella ragazza?" osservò con pacata irritazione Light, rimettendo a posto ciò che restava del telefono.
"No, ma è l' l'unica che può darci delle spiegazioni," fu la risposta pronta di L prima di allontanarsi su per le scale.
In effetti era così: da come si erano messe le cose, quella ragazza era l'unica che poteva aiutarlo a dare una svolta alle indagini. Anche se L non poteva nascondere di provare un certo sollievo già solo per il fatto che si fosse ripresa: mentre lui, sei giorni prima, si era risvegliato non appena il poliziotto che li aveva trovati lo aveva scosso per le spalle, lei non aveva più riacquistato conoscenza. Era come se lo shock l'avesse fatta cadere in una sorta di trance: era in perfetta salute, però non era più in sé. L'avevano portata al quartier generale, in una stanza dell'infermeria, in cui ogni giorno un medico diverso, fra i migliori che L conoscesse, era venuto a visitarla, ma nessuno era riuscito a fare nulla.
La ragazza stava lì, con gli occhi fissi verso il muro che aveva davanti, ma tentare di comunicare con lei era come parlare ad un vegetale. Si trovava in un altro mondo. I medici dicevano che non esisteva un modo per farla tornare normale: dipendeva solo dalla sua volontà. A quella risposta, L aveva creduto che non ci fossero speranze, dato che l'aveva vista così fragile. Però, su loro consiglio, a costo di tralasciare le indagini su Kira, aveva passato ogni giorno molte ore in quella stanza con lei per parlarle e convincerla a tornare. Ma, nonostante avesse tentato a più riprese, ogni volta con argomenti e toni diversi, alla fine di ogni giornata non aveva ottenuto altro che una deprimente sensazione di rabbia ed impotenza.
Quella mattina, quei sentimenti gli erano diventati così forti insopportabili che aveva deciso di non tornare mai più da lei, ed aveva chiesto a Matsuda e Aizawa di starle vicino e di avvertirlo immediatamente in caso fosse successo qualcosa.
Non pensava che lo avrebbero chiamato così presto. Si sentì quasi in colpa per averla abbandonata proprio ad un passo dal suo risveglio.
Raggiunse velocemente l'entrata dell'infermeria: nella piccola sala d'attesa all'ingresso trovò due agitati Matsuda e Aizawa che parlavano fra loro, sconvolti.
Gli si fermò davanti, le mani nelle tasche. "Che succede? Perchè siete qui fuori?" gli chiese.
Matsuda si strofinò una mano dietro la testa per nascondere l'imbarazzo: "Si, ecco...noi...noi non volevamo..." iniziò balbettando.
L parve innervosirsi: "L'avete spaventata?"
"No, no, no," si affrettò a rispondere Aizawa. "E' solo che..."
"L'hanno spaventata," si disse L, aggrottando la fronte. "Allora aspettatemi qui," ordinò ai due, avanzando verso la porta della stanza dove era ricoverata la ragazza.
"Un momento, Ryuzaki!" lo fermò Aizawa.
Il moro lo guardò interrogativo.
"Io e Matsuda crediamo che...abbia perso la memoria," concluse il poliziotto.
L strinse la maniglia, incredulo: "Cosa?"
Maledizione, non ci voleva.
Entrò nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Nonostante tutto, non poté trattenersi dal provare una certa tenerezza quando vide la ragazza seduta sul letto che si abbracciava le ginocchia, guardando fuori dalla finestra: stava bene.
Quando si accorse della sua presenza, lei si voltò nella sua direzione: incrociarono gli occhi per qualche secondo.
"Ehi, come va?" le chiese lui in tono cauto, rompendo infine il silenzio.
Lei inclinò la testa da un lato, guardandolo come si potrebbe guardare un ladro che si è introdotto nel proprio appartamento. "Potrebbe andare meglio. Dove sono?"
"In un'infermeria," rispose lui vago, avanzando nella stanza. "Ichigo, ti devo chiedere delle cose," cominciò poi.
La ragazza inarcò le sopracciglia. "Ichigo?" ripeté.
L si accovacciò su una sedia, al suo solito modo. "Non...ricordi come ti chiami?" le chiese, guardandola fisso.
"Ma certo che si!" fu la risposta orgogliosa dell'altra. "Io sono...sono...".
"A me risulta che ti chiami Furude Ichigo, hai vent'anni e vivi in un appartamento qui a Tokyo, sola," spiegò il detective.
Lei sorrise ironica: "Ah, si? E tu come lo sai? Sei un mio parente? O un mio...'amico'?"
L si irrigidì: quella non era più la ragazza che conosceva. Ma forse era solo sconvolta: era comprensibile, dopo l'esperienza che aveva vissuto. In situazioni del genere, gli consigliò il suo buonsenso, bisognava solo avere pazienza.
"Non ti ricordi di me?" le chiese, con curiosità mista a delusione.
"No".
"Sicura?"
Lei lo guardò, e dovette ammettere che, in fondo, quello strano ragazzo le era familiare: "No".
"Che cosa sai di me?"
"Che ti chiami L".
L si portò il dito sul labbro inferiore, alzando lo sguardo verso il soffitto bianco: "Perfetto. In pratica ricordi l'unica cosa che avresti dovuto dimenticare," osservò a bassa voce. Riportò la sua attenzione su di lei: "Guarda che ti sbagli, io non sono L".
La ragazza strinse i pugni sulle lenzuola: "Tu sei L Lawliet," disse imperterrita.
Ma come...
"Ti sbagli, io..."
"BUGIARDO!" gridò d'istinto Sayo.
Perchè quel tipo le mentiva così, se lei poteva leggere distintamente il suo nome? Forse lui non sapeva che lei poteva farlo?
L, gli occhi sbarrati, poggiò le mani sulle ginocchia. Poiché non riusciva a sostenere lo sguardo furente della ragazza, si girò verso la finestra, ma senza guardare in realtà il bel panorama esterno, illuminato dal sole del mattino.
"Si, hai ragione, io sono L. Ma tu chiamami Ryuzaki, per favore," mormorò.
Fu sorpreso nel sentire la ragazza scoppiare in una risata. Si voltò verso di lei che, una mano davanti alla bocca, continuava a ridere di cuore.
"Scusa, ma più che un drago, seduto a quel modo mi sembri un bradipo" (*) ammise.
"E' un'offesa?". L decise di ignorare quell'osservazione. A lui piaceva quel soprannome. "Chiamami come vuoi, ti chiedo solo di non dire a nessuno il mio vero nome. Posso fidarmi?"
La ragazza annuì, asciugandosi una lacrima per il troppo ridere.
L sospirò: poteva fidarsi sul serio?
"Ehi, Ryuzaki!" gli chiese lei dopo un po', con ancora un lampo divertito sul volto: "Scusa la domanda, ma vedi qualcosa sopra la mia testa?"
L la guardò come se fosse un pazzo fuggito dal manicomio: "Cosa dovrei vedere?"
La ragazza si alzò dal letto per andarsi a specchiare, per quanto possibile, nei vetri della finestra: l'aura rossa sul suo capo recitava a grosse lettere scarlatte il nome 'Sayo'.
"Ichigo, cosa dovrei vedere?" ripeté L, quasi con preoccupazione.
Sayo realizzò in quel momento che lui non poteva vedere le aure. Neanche le due persone che c'erano prima, a quanto pareva, ne erano in grado, dato che non sapevano come chiamarla. Perdipiù, L le aveva chiesto di non dire a nessuno il suo vero nome. Pareva proprio che questo dono fosse solo suo.
Esaminò quella di L: il colore predominante era una luce blu intenso. Qualcosa le diceva che quel ragazzo era un illuminato: onesto, sensibile, creativo, spirituale, intelligente. Ma, interpretando i numeri scritti sotto il suo nome capì, non sapeva perché, che sarebbe morto di lì a poco.
Provò una certa tristezza.
"Nulla, non era nulla," disse, tornando a sedersi sul letto.
"Ichigo..."
"Non chiamarmi così! Questo nome strano mi dà fastidio. Io sono Sayo".
"E questo da dove esce fuori?" pensò L. Quella ragazza aveva la capacità unica di farlo andare in confusione. Lui, che aveva un quoziente intellettivo pari a 197. Prese un breve respiro per calmarsi. "Scusami, Sayo. Ricordi perchè sei finita qui?"
Lei scosse la testa.
"Sforzati, per favore," insistette lui.
Sayo ci rifletté su per qualche secondo. "Un quaderno..." mormorò alla fine. "Io sono qui perchè...ho perso un quaderno...".
Una lucina si accese nella mente di L: "Un quaderno? Che significa?"
"Uhm..."
"Ich...Sayo, non ricordi altro?"
"No..."
L si alzò in piedi: "Non ricordi proprio nulla? Neanche del sequestro..."
"Basta, smettila!" gridò Sayo, le mani alle tempie.
"Non lo faccio perché mi diverte," rispose secco L . "E' importante!"
Sayo stava davvero perdendo la pazienza. "Senti, se ricordassi qualcosa, te lo direi, davvero!" esclamò. Incrociò le braccia e si girò dall'altra parte, dandogli le spalle. "Ora scusami ma vorrei riposare, quindi per favore vattene".
"Non voglio insistere, ma ti ripeto, è importante che tu ricordi! Io..."
Sayo si girò di scatto verso di lui: "Tu mi dai fastidio!" scandì, seccata.
L si sentì come se qualcuno gli avesse appena sparato in pieno petto. Con un gesto istintivo, spinse via la sedia su cui teneva poggiata la mano: "Perfetto," concluse. "Perfetto. Buon riposo allora," disse, prima di uscire dalla stanza. Richiuse dietro di sé la porta.
Si rimise le mani in tasca, chinando un poco la schiena.
"'Tu mi dai fastidio!' Ma sentitela! Dopo tutto quello che ho fatto per lei!".
Fuori dall'infermeria, Matsuda ed Aizawa gli vennero incontro: "Ryuzaki, come..".
Lui non smise di camminare verso l'uscita: "Vuole riposare," rispose brevemente agli agenti.
"Eh?" Matsuda lo seguì trotterellando. "Ma Ryuzaki..."
"Non la disturbate".
"Ryuzaki!"
"Torno di sotto".
Aizawa si fermò davanti alla soglia dell'infermeria, osservando il detective scendere le scale con un diavolo per capello: "Io avevo cercato di avvertirlo," pensò.


**********


Light smanettava con poca voglia davanti al suo portatile. Dopo che L si era allontanato, suo padre era tornato al suo posto di lavoro alla scrivania dall'altra parte della stanza, lasciandolo solo. Era normale: quel povero vecchio non sospettava minimamente chi fosse in realtà. Guardò l'orologio: erano già dieci minuti che L era via. Doveva preoccuparsi?
Da come gliene aveva parlato, pareva che la ragazza a cui teneva tanto avesse uno stretto legame con Kira, o meglio, con il secondo Kira. Ed L era convinto che, se fossero riusciti a provare la sua esistenza e a trovarlo, avrebbero potuto usarlo per arrivare anche al Kira originale. Lui.
Nonostante Light fosse convinto che quella ragazza non potesse essere di minimo aiuto ad L, l'avrebbe uccisa volentieri per sicurezza, magari per una complicazione del coma; ma tutti i dannati medici con cui L aveva parlato continuavano a ripetere che lei non era in pericolo di vita.
Morale della favola: se Light l'avesse uccisa, L si sarebbe insospettito.
Non restava che aspettare il momento adatto.
Light aveva appena finito di digitare la password per disattivare il suo screensaver, quando un frammento di carta gli si posò, svolazzando, sul braccio.
Incuriosito, lo prese fra le mani per guardarlo, ed un istante dopo sentì la testa pulsargli per il terrore e la sorpresa: un orrendo Shinigami era comparso davanti a lui. Light si tirò indietro e represse a stento un grido di paura; lanciò una rapida occhiata agli agenti di polizia, troppo distanti per notare quel suo movimento improvviso.
Fingendo di tornare a guardare lo schermo del computer, si rivolse a bassa voce allo shinigami, un essere altissimo e pallido: "Tu sei lo shinigami del secondo Kira?" gli chiese.
"Io sono Rem," fu la risposta irata di quello. "Il secondo Kira ti manda la pagina del Death Note che ha scritto una settimana fa, come prova della sua fedeltà a te".
"Ma davvero?" Light aprì il frammento di carta che aveva toccato: con una scrittura chiaramente femminile, tonda e graziosa, recava la frase:

John Brook. 10/09/06, ore 13.00. Suicidio. Convince i suoi complici a prendere in ostaggio gli studenti dell'università Todai in cambio di L, affermando che li ucciderà tutti. Come prova, uccide il rettore dell'università. Minaccia di morte Amane Misa, portandola in una stanza isolata. Quando L si fa vivo, spara ai suoi complici e lo porta da lei. Infine, si spara alla testa.

Seguivano, sul retro del foglietto, i nomi dei complici e quindi quello del rettore, morti per ferita da arma da fuoco sparata da Brook.
Quindi, era stata Amane Misa ad organizzare quel casino. Ingegnosa, ma troppo ingenua ed impulsiva per i suoi gusti.
"Perchè Misa mi cerca? Come puoi vedere, il secondo Kira mi ha portato solo guai. Non voglio avere nulla a che fare con lui," sbottò.
"Per quanto io sia contraria, Misa vuole solo aiutarti nella tua missione," spiegò Rem. "So che vorresti conoscerla, e che hai bisogno di lei per raggiungere i tuoi scopi. Non mentirmi".
Light strinse gli occhi: quello shinigami era molto perspicace.
"Hai ragione, ma ora sono tenuto sotto sorveglianza, e non posso fare nulla. Vai via, Rem, L potrebbe tornare da un momento all'altro. Dici al secondo Kira che appena possibile lo contatterò io".
"Io non sono ai tuoi ordini, umano, e non me ne andrò finchè non mi avrai dato anche tu un pezzo del tuo Death Note da portare a Misa, per permetterle di vedere lo shinigami Ryuk".
"Perché, non si fida di me?"
"Io non mi fido di te".
Light, seccato, porse a Rem l'ultimo frammento che aveva nel portafogli, chiedendosi se avrebbe fatto meglio ad uccidere Misa.
"Ecco ciò che Misa mi ha detto di darti a questo punto". Rem gli porse un altro foglio. "Aspetto una tua risposta".
Light aprì e lesse quel secondo foglio: era un normale pezzo di carta, anche se vagamente profumato. Diceva:

Grazie per la tua fiducia, Kira! Sappi che Misa ha intenzione di aiutarti con tutta sé stessa! Sono in debito con te, perchè hai vendicato la morte dei miei genitori uccidendo il loro assassino. Te ne sarò grata per tutta la vita.
Per quanto riguarda il sequestro, come avrai capito avevo organizzato io tutto questo, ma solo per te. Speravo che sarebbe servito per avvicinarmi ad L. Misa ha fallito, ma tu sei riuscito ad entrare in contatto con lui. Spero che tu stia bene. Sappi che anche io ho un Death Note, e come te lo uso per uccidere solo le persone cattive. Ho ucciso il rettore perché mi aveva affidato quell'incarico solo in cambio di non ti dico quali schifezze che gli avrei dovuto fare. E quei criminali, ho usato loro perchè avevo notato al telegiornale di quella mattina che tu non li avevi ancora uccisi. Però posso aiutarti ad uccidere L. Io ho gli occhi, posso farlo per te. Fai finta che io sia la tua ragazza. Accetta il mio aiuto. Misa farà di tutto per vederti.

Lette queste righe, Light fece appena in tempo a nasconderle nella tasca prima che L comparisse alle sue spalle. Fortunatamente, il detective sembrava così preso dai suoi pensieri da non averlo notato.
"Allora...com'è andata?" gli chiese Light in tono vivace, cercando di ignorare l'inquietante presenza dello shinigami che L, inconsapevolmente, aveva appena attraversato.
"Male," buttò lì lui, mettendosi a sedere con aria nervosa e depressa. "Non ricorda nulla," precisò poi.
Gli occhi di Light, notò L, a quella risposta emisero un brillio divertito. Ma forse era una sua impressione: in quel momento, vedeva tutto nero.
"Proprio nulla?" chiese Light.
"Tabula rasa," recitò L. Aveva deciso di non dire a nessuno che Ichig...cioé, Sayo, ricordava solo il suo nome, perdipiù quello vero.
Come avesse fatto a scoprirlo, era e restava un mistero.
L prese dal vassoio gli ultimi due dolcetti con entrambe le mani, e fu a quel punto che Rem si pose davanti a Light. "Light Yagami, qual è la tua risposta a Misa?" domandò.
Lui parve esitare un momento. "Va bene," rispose infine a mezza voce.
"Cosa hai detto?" chiese L, voltandosi verso di lui.
"Allora ci rivedremo presto," disse Rem con voce pesante. "Ma ti avverto, se succederà qualcosa a Misa, io scriverò il tuo nome sul mio Death Note, e ti ucciderò". Si allontanò verso la parete più vicina, per poi passarvi attraverso come un fantasma e svanire.
"Ci mancava solo questa," pensò Light.
"Light-kun...?"
"Scusami, Ryuzaki, intendevo dire... va tutto bene, sarà una questione di tempo, ho letto che in casi del genere di solito la memoria torna dopo qualche giorno di riposo".
"Ah". L si leccò le dita, facendo una smorfia annoiata. "Lo spero". Premette qualche tasto, facendo comparire una cartella con alcuni file. Ne aprì uno.
Light gli fu subito accanto. "Cerchi ancora informazioni su di lei?"
"Magari c'è qualcuno che può aiutarla. A parte un manicomio, intendo".
L sfogliò rapidamente le informazioni che aveva già letto e riletto: Ichigo Furude, all'età di 10 anni, era stata data in affidamento ai suoi zii di Tokyo dopo la morte per incidente dei suoi genitori. Aveva frequentato le scuole medie ed il liceo più vicini, conclusi entrambi con ottimi voti. Per più anni aveva prestato volontariato e fatto parte di un'associazione umanitaria. Dopo il liceo, non risultava iscritta a nessuna università. C'era però una sua denuncia archiviata in commissariato: appena maggiorenne, aveva denunciato il suo padre adottivo per violenze e maltrattamenti - a suo avviso protratti per diversi anni - su sua moglie e su di lei, ma la polizia aveva presto archiviato il caso. Un mese dopo la denuncia, lei aveva abbandonato la sua casa e preso in affitto un piccolo appartamento in un altro quartiere. Lavorava come commessa in due negozi e la sera era barista.
"Forse lavorava così tanto per risparmiare soldi per l'università," commentò Light.
"Già." L chiuse la cartella. Non voleva far leggere a Light la parte più interessante delle sue ricerche.
Dalle sue indagini, risultava che poco meno di due settimane prima il padre adottivo di Ichigo era comparso al telegiornale come principale sospettato dell'omicidio di sua moglie. Poco prima di essere giustiziato da Kira, aveva confessato di aver ucciso sia sua moglie che Ichigo.
Ed in effetti, sull'arma del delitto ritrovata c'era il sangue della ragazza, di cui si erano trovate grosse tracce nelle vicinanze del suo appartamento. Ma nessuno aveva mai ritrovato il corpo.
Che cosa significava? Che quella ragazza era in realtà un fantasma?
"Mi sembra una brava persona, direi un angelo. Non sembra legata a Kira o al secondo Kira. Sospetti che lo sia?".
"Non lo so," disse L, frustrato.
Watari gli portò un vassoio con del té ed alcune paste alle mandorle. L ne prese una, incerto.
Quello che stava pensando andava contro tutte le sue convinzioni razionali, ma c'erano troppe cose che non quadravano in quella storia. Ichigo o Sayo, o chiunque fosse, era una persona normalissima, ma conosceva la sua identità. Era a conoscenza di cose importanti sul suo conto quando invece non avrebbe dovuto. E poi, aveva convinto tutti di essere L. Aveva evitato la morte di chissà quante persone, ed aveva salvato la vita a lui. Perdipiù, pareva essere tornata in vita due volte, di cui una proprio davanti ai suoi occhi. Lo aveva protetto da Brook e dal suo assassino. O forse, era stata lei stessa ad ucciderlo, utilizzando i suoi poteri.
Perché L, nonostante non avesse mai creduto a cose del genere, si ritrovò a considerare la possibilità che Ichigo fosse un esper, una persona dotata di poteri paranormali.
O forse, come diceva Light, era un davvero angelo, che lo stava proteggendo dalla morte che lui stesso presagiva da quando aveva iniziato a lavorare sul caso Kira.
O, più semplicemente, lui era impazzito.
Kira, morti paranormali, manipolazioni pre-morte, resurrezioni, Shinigami, esper, angeli... dannazione, lui era un detective, non un investigatore dell'ECSO!
L aveva sperato che, quando lei si fosse svegliata, avrebbe potuto spiegargli tutto, mantenendo la sua promessa. Quando si erano conosciuti, era sembrata così bendisposta nei suoi confronti! Ora che però gli serviva, lei aveva dimenticato tutto. Un tempismo perfetto.
"Ha detto che le dò fastidio," confessò a Light, mangiando il candito sulla cima del dolce e posando il resto accanto alla tazza.
"Chi non lo direbbe?" commentò Kira. "L'avrai fatta arrabbiare," disse invece Light in tono consolante.
"Ma io non le ho detto nulla di male!" fu la risposta, quasi piagnucolosa, del detective.
Light scrollò le spalle: "A questo punto, lei potrebbe non dirti nulla per ripicca".
L si morse il dito: questa non sarebbe stata una buona cosa.
"Potresti presentarmela," continuò Light. "Magari potrei parlarle io. Le racconto con calma ciò che è successo, la sua vita, la aiuto a riacquistare la memoria e ad aiutarti con le investigazioni. Non voglio vantarmi, ma ho un certo successo con le ragazze".
L lo guardò: "Meglio di no," fu la risposta nervosa.
"Perché?" domandò Light, stupito.
"Perché no".
"Ryuzaki, continua così e penserò che tu sia geloso".
L si innervosì: cercava di provocarlo? Sorrise internamente: non si può essere gelosi di una persona che non si ama. "Light-kun, se ti trovassi di fronte ad un probabile Kira, che ti chiede di farti conoscere l'unico testimone ad un suo delitto, tu cosa faresti?"
Light alzò una mano (l'altra era semi-immobilizzata per via della fasciatura...) in segno di resa. "Ho capito, non voglio alimentare i tuoi sospetti su di me insistendo. Ma io non sono Kira, e prima o poi te lo proverò," disse in tono sincero e convincente .
"E quando avrò convinto te e chi ti sta intorno, ti ucciderò," concluse nel pensiero, sogghignando.


**********
**********

(*) Ryuzaki in giapponese significa "Drago nascente".
Se non lo sapevate veneratemi, perchè ho perso due ore per scoprirlo, visitando ogni tipo di siti jap/eng . xD


To Anansy90:
Mia fedele commentatrice, auguri di tutto cuore per il tuo compleanno!!^o^; Non sapevo che lo fosse. Dai, con qualche giorno di ritardo, però ecco il nuovo capitolo! Forse ti ha deluso, perché la situazione è alquanto peggiorata, però... beh, se ho scritto nel rating che questa fanfic è "Romantica", il motivo c'è. ^.- Ichigo ricompare di tanto in tanto, ma solo nei ricordi o nelle ricerche di L, come puoi vedere. é.è;;; Ma, in fondo era lei un angelo, si è sacrificata per salvare la sua amica. >***<;

Questo è un capitolo abbastanza lungo ed incasinato quasi quanto l'amv che sto montando in questi giorni (e di cui poi naturalmente infilerò a tradimento un link anche qui xD). Mi spiace. @.@'
Ho fatto un calcolo orientativo, e mi sono resa conto che questa fanfic sarà più o meno di 15/20 capitoli. E' un bene? E' un male? Chissà. xD
Il prossimo capitolo, di cui per ora ho scritto solo mezza pagina, si intitola "Amore".
Alla prossima!^O^;

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: JunJun