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Autore: ibegyourhate    02/02/2013    7 recensioni
«Sei solo invidiosa, Eileen Heat» sibilò. In quel momento, avvertii un brivido di freddo percorrermi il corpo.
«Perché mai dovrei esserlo, sentiamo?» sbuffai, preparandomi alla risposta insensata che mi avrebbe comunicato di lì a poco.
«Perché nessuno crede in te.» un sorriso beffardo gli occupò il viso.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Jamie, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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08; You protect people.





Gli occhi scuri del bambino erano riflessi nei miei, ero talmente emozionata che forse non sarei nemmeno stata capace di intendere e di volere.

Dopo secoli, qualcuno aveva creduto in me. In modo forse un po' strano, dato che nessuno sapeva della mia esistenza, ma non era questo che importava.
Finalmente avevo un posto anche io. Finalmente una lucina su quel globo brillava anche per me.
Il globo di Nord che Kurtis aveva distrutto, ma non aveva di certo distrutto le speranze dei bambini, la loro fantasia: era inevitabile.
E quel Jamie, somigliava così tanto al mio piccolo Ronan che avrei potuto scambiarlo per lui, se non avessi avuto la sua tomba di fianco.
Malgrado fossi ancora indecisa su cosa fare nel resto della mia vita, i Guardiani avrebbero avuto bisogno di me in ogni caso.

Li avrei aiutati a sconfiggere Kurtis, ma dovevo ancora decidere se restare oppure continuare a vivere la vita di tutti i giorni.
Per la prima volta dopo la mia “morte” erano stati gli unici in grado di farmi sentire parte di qualcosa di concreto, non potevo di certo sottovalutare questo aspetto.
Nonostante tutto però, non potevo cambiare radicalmente la mia vita in pochi giorni: dovevo abituarmi al pensiero.

Solo il giorno prima avevo constatato di essere diventata parte dei Guardiani, e in quel momento un bambino credeva in me.
Tutto nella mia vita si stava stravolgendo, non riuscivo ancora a cogliere tutti i lati positivi. Sarei stata una persona diversa, con una vita diversa, da vivere con persone diverse, ed ero spaventata.

Tuttavia, la serenità di quel momento non perdurò.
Proprio fuori dalle mura del cimitero, si sentì una sottospecie di fragore, e qualche urlo.
Io, Jack e Jamie ci dirigemmo fuori dal cimitero correndo, trovandoci di fronte una scena alquanto assurda e divertente allo stesso tempo.
«Atterraggio perfetto Nord, sei veramente un esperto!» sbraitò Calmoniglio, evidentemente sbigottito.
La slitta del Guardiano si era schiantata violentemente a terra, si poteva benissimo comprendere dal boato di pochi secondi prima.

E, come d'abitudine, Calmoniglio non aveva mai tollerato quel mezzo di trasporto.
«Calmoniglio, sempre solito ingrato! Slitta ci ha portati da loro, tu vivo. Qualche problema?» il comportamento perennemente beato di Nord mi faceva sempre scombussolare.
Ben poche volte lo avevo visto preoccupato.

L'enorme coniglio inarcò le sopracciglia, guardando Sandman e Dentolina in attesa di sostegno. Questi però, erano perfettamente a loro agio.
Calmoniglio roteò gli occhi piegando la testa e sbuffando, poi scese quasi barcollando dalla slitta che per tutto il viaggio aveva fatto sì che la nausea gli facesse compagnia.

«Sarebbe bastato attraversare un solo Stato in più, e io..» Calmoniglio si dirigeva verso di noi esasperato, alzando un dito della zampa e cominciando a gesticolare.
Nel vedere anche noi abbastanza a nostro agio però, decise di chiudersi la bocca da solo.

Scoppiai quasi a ridere.
Dentolina scese velocemente dalla slitta volando verso di me, fino a trovarmi di fronte a lei.
«Come mai hai deciso di andartene, Eileen?» chiese, preoccupata. Come mamma, sarebbe stata perfetta.
Guardai lei, poi Jack di fianco a me e il resto dei Guardiani.
«Non me ne sono andata, avevo solo bisogno di.. sai, stare un po' da sola. Potete contare sul mio aiuto» spiegai, con lo sguardo basso.
In realtà avevo ben pensato di andarmene, ma dovevo restare. Dovevo farlo per loro cinque, per Jamie e per tutti i bambini del mondo.
Lei mi sorrise, comprensiva. Solo in quel momento i Guardiani si accorsero di Jamie, nascosto dietro l'esile corpo di Jack.
«Oh, Jamie, quanto sei cresciuto!» esclamò Dentolina, andandogli di fronte.
«Che bello, un altro dente, l'ho raccolto proprio stanotte. Un molare a dir poco fantastico!» probabilmente senza accorgersene, la Fatina dei Denti stava ispezionando con forse eccessivo interesse la bocca del bambino.
«Oh, andiamo!» si lamentò Jack. Qualcosa mi fece capire che la situazione non gli era affatto nuova.
«Si si, Dentolina ha ragione. Cresciuto in fretta ragazzo!» esclamò Nord orgoglioso, sistemandosi le mani sui fianchi.
«E crescerà ancora. Molto, molto in fretta» una voce proveniva dalla foresta che circondava lo sperduto cimitero, facendoci rabbrividire tutti.
Jack impugnò in fretta il bastone, Nord estrasse entrambe le spade dai foderi, Calmoniglio prese i boomerang, Sandman preparò le sue due fruste, e Dentolina si mise allerta.
Impugnai il mio arco prendendo già una freccia dalla faretra, sistemando il piccolo Jamie dietro di me.
Tutti ormai ci eravamo resi conto a chi appartenesse quella voce sinistra, non era affatto una sorpresa.
Il bambino si aggrappò a me, altrettanto spaventato. Non avrei mai permesso che gli succedesse qualcosa.
Sempre con gli occhi che scrutavano la foresta, Jack raccomandò a Jamie di restare insieme a me qualunque cosa accadesse, poi vidi Kurtis spuntare fuori dai margini della foresta con il suo piccolo aiutante, Bill.
«Cosa ci fai qui, Kurtis? Cosa vuoi?» ringhiò Jack. Era la prima volta che lo vedevo arrabbiato in quel modo.
«Oh, che domanda stupida. Voglio fare sì che il mio piano vada a buon fine, no? E quale modo migliore per iniziare, se non sconfiggere voi?» la sicurezza che regnava nella sua voce mi spaventava, tanto che sentivo le mie gambe fare fatica nel sostenere il mio stesso peso.
Le sue scie di fumo, molto più numerose, si erano già fatte strada dietro di lui fino ad affiancarlo, pronte per attaccare.
«Non gli farai del male» si impuntò Calmoniglio, l'intonazione era così rigida da non sembrare reale. I Guardiani mi affiancarono, determinati quanto me a proteggere Jamie.
Strinsi con forza il mio arco, puntando una freccia verso Kurtis. Scagliai la freccia senza preoccuparmi di esitare, ma inspiegabilmente mancai il bersaglio.
Kurtis scoppiò a ridere. «Tutto qui?»
Le scie di fumo, veloci più che mai, si scagliarono contro di noi. Mi abbassai per afferrare Jamie, circondandolo con le mie braccia per evitare che ne restasse vittima, mentre gli altri stavano combattendo.
Gli occhi lacrimavano per il vento che producevano le scie, e nel frattempo cominciò a nevicare.
Potevo sentire Jamie che si stringeva sempre più forte a me, evidentemente atterrito.
«EILEEN, PORTALO VIA!» gridò Jack, dovendo urlare per il rumore del vento che producevano le scie che sovrastavano tutto.
Lesse nel mio sguardo che avevo paura che potesse succedere qualcosa a loro cinque, ma non potevo farmelo ripetere. Probabilmente teneva molto di più a Jamie.
Non me lo feci ripetere due volte prima di sollevarmi a una ventina di metri da terra con il bambino in braccio, decisa a portarlo via.
A grandi falcate percorrevo tutta la foresta, ma una scia mi stava seguendo.
Riuscii a tenerle testa per diversi minuti, ma quando cercai di seminarla, mi afferrò per una caviglia persi tutte le speranze che avevo.
Gridai, cadendo a terra fra la grande quantità di neve che già si era formata attaccandosi al suolo. Fortunatamente, Jamie non si era fatto niente.

«Stai bene?» gli chiesi.
Lui mi guardò senza dire niente. Tremava.
Proprio dietro di lui vidi la scia prepararsi all'attacco. Senza pensarci troppo, scaraventai Jamie a qualche metro da me, per evitare che si facesse male.
In un secondo, scagliai una freccia incendiata contro la scia, riuscendo questa volta a farla scomparire.

Ne fui sorpresa, visto che l'ultima volta che ci avevo provato, la mia arma era andata distrutta.
Velocemente corsi da Jamie, più impaurito che mai. Pensai che fossimo al sicuro, ma come al solito non dovevo cantare vittoria troppo presto.
Kurtis si materializzò proprio di fronte a noi nell'attimo in cui avevo abbassato la guardia.
Afferrò Jamie per il cappotto, sollevandolo fino a ritrovarsi il suo volto di fronte.
Ero terrorizzata.
«Diventerai un adulto perfetto» sibilò Kurtis a pochi centimetri dal suo viso.
«LASCIALO STARE!» urlai, cercando di riprendere il bambino prima che si trasformasse in un adulto.
Mi scagliai contro il nemico, facendo sì che lasciasse la presa e che Jamie finisse a terra. Forse aveva preso una bella botta, ma decisi che trasformarsi in un adulto sarebbe stato molto peggio.
Una nuova cosa mi spaventò molto di più del pensiero di Jamie che diventava adulto: avevo preso fuoco, e Kurtis si stava scottando a causa mia mentre lo stavo massacrando di botte.
Non l'avevo mai fatto, nemmeno sapevo di esserne lontanamente capace.

Capii che era così solo perché non mi ero mai ritrovata in una situazione che richiedesse il combattimento, fino a pochi giorni prima.
Contorcendosi dal dolore, Kurtis afferrò un mio braccio, spegnendolo.
Era strano da dire, ma tutto il mio corpo stava cominciando a smettere di bruciare.
Rimasi sconvolta quando mi resi conto che al suo contatto, stavo congelando. Lo stesso tipo di reazione che provocavano i poteri di Jack.
«Come diavolo..» mormorai confusa, mentre un sorriso si fece spazio sul volto di Kurtis.
Riuscì ad avvolgere una mano intorno a tutto il mio collo, e sentii i suoi artigli graffiarmi lievemente la pelle.
Non era come un semplice graffio: sentivo che la ferita bruciava in maniera anormale.
Qualcosa colava proprio sotto ai miei piccoli graffi. Sangue? Le ferite non dovevano essere così profonde, forse.
Mi sollevò da terra, e sentivo come se qualcosa schiacciasse il mio cuore, come se sentissi un peso. Respiravo a fatica, era inutile tentare di liberarmi.

Nonostante questo, poco dopo mi scaraventò a terra. Non capivo perché non mi avesse uccisa: mi aveva in pugno.
Mi stavo di nuovo dirigendo verso di lui, quando il suo corpo cominciò a dissolversi, e in poco tempo di lui non era rimasto niente se non la sensazione di freddo sul mio braccio sinistro e sul mio collo.

Era scappato, di nuovo.
Talmente in fretta che i ricordi di quella scena si erano fatti impenetrabili.

Quando arrivai di fronte al cimitero dove avevo lasciato i Guardiani, la situazione non era affatto migliorata.
Ero riuscita a salvare Jamie, ma potevo benissimo capire che non vedeva l'ora di tornare a casa.
Sandman fu il primo ad accorgersi del mio ritorno, mentre gli altri erano tutti vicini tra loro. Mi corse incontro agitato, cominciando a far comparire varie immagini sopra la propria testa.
Del fumo, un fiocco di neve, un bastone spezzato in due uguale a quello di Jack, e poi del fumo che racchiudeva un fiocco di neve.
Facevo fatica a capire.
Mi afferrò con la sua minuscola mano, facendomi constatare che fino a quel momento avevo sottovalutato la sua forza fisica.
Venni trascinata dagli altri Guardiani, e avrei tanto desiderato che non lo facesse.

Al centro, circondato da tutti gli altri, c'era un ragazzo identico a Jack, tranne per i capelli color cioccolato.
Inizialmente pensai che il suo corpo fosse senza vita, ma poi realizzai che era solo svenuto. Aveva i suoi stessi vestiti, ma la pelle aveva un colore più naturale.
Il battito del mio cuore cominciò ad accelerare, mentre Jamie si rivolse agli altri Guardiani.
«Cosa gli è successo?» il tono spezzato della sua voce mi fece provare ancora più paura. Perfino lui si era accorto che non era nulla di buono.
Io però, mi accorsi di quello che era successo.
Mi sforzai di non cominciare a piangere, limitandomi a sussultare, portandomi entrambe le mani davanti alla bocca. Non poteva essere vero.

«È.. è umano» rispose Calmoniglio.
Nessuno aveva voglia di parlare, e lì non volevo nemmeno sapere come fosse accaduto.
Stranamente, Dentolina mi abbracciò, in quel momento crollai.
Le lacrime cominciavano scottanti a scendere sul mio viso, mentre assistevo impotente a quella scena.
Era tutta colpa mia.

Senza che nessuno dicesse niente, ci dirigemmo tutti quanti sopra la slitta di Nord, Calmoniglio era talmente abbattuto che non aprì bocca nemmeno per una lamentela.
Decisi di trasportare Jack, visto che aveva solo una felpa, dei pantaloni fini e i piedi scalzi. Cercai di riscaldarlo più che potevo.
Nemmeno le renne sembravano essere potenti come prima. Procedevamo molto lenti con la slitta, non sembrava nemmeno di vaggiare.
Non ero capace di escogitare qualcosa per risolvere il grosso problema che avevo creato. Se solo fossi rimasta alla fortezza senza scappare, Jack sarebbe ancora in possesso dei propri poteri, e Kurtis non si sarebbe rafforzato il doppio.
Ci fermammo a casa di Jamie, di certo non potevamo portarlo insieme a noi.
Appena atterrammo, lui mi guardò. Non era quello che voleva.
Scesi per prima dalla slitta, adagiando il corpo di Jack privo di sensi su di essa.
Allungai la mano aspettando che Jamie la afferrasse, ma esitò.
«Io voglio venire con voi» mi disse, con gli occhi lucidi.
«Jamie, non è sicuro. Kurtis vuole noi, potresti essere più in pericolo di adesso. Non farci preoccupare anche di questo. Devi essere al sicuro. Lo facciamo per te, riesci a capirlo?» dissi, afferrandolo per le spalle.
«Ma Jack.. Jack..»
«Jack starà bene» lo interruppi, non sapendo neanche se quella fosse la verità «Non devi preoccuparti per lui, okay? Promettimi che non uscirai di casa, devi restare al sicuro. Me lo prometti?» lo implorai, sperando che mi ascoltasse.
Tirò su col naso, cercando di non piangere, poi mi rispose. «Lo prometto»
Saltò giù dall'enorme slitta di Nord, e poi fece un gesto inaspettato.
Mi ritrovai le sue piccole braccia avvolte intorno alla mia vita, mentre mi stringeva in un abbraccio. Rimasi a corto di aria per qualche istante, stupita.
«Promettimi che lui starà bene, e che non vi accadrà niente di male» sapere che non potevo essere sicura di niente mi distruggeva, ma almeno lui doveva esserlo.
Non volevo che si intestardisse a seguirci per poi finire nei guai, perciò glielo promisi.
Lo salutai in fretta, prima che potesse iniziare a insistere, e me ne andai mentre lo guardai entrare in casa.

«Nord dobbiamo fare qualcosa, non può restare così!» lo incitai, indicando il corpo di Jack privo di sensi sul letto di camera sua.
La fortezza di Nord sembrava addirittura meno fredda.
«E cosa possiamo fare? Non avere idea!» quella era una volta in cui lo vedevo veramente preoccupato.
«Dobbiamo andare a cercare Kurtis!» esclamò Calmoniglio. In quel momento lo avrei benedetto.
«Esatto! Non possiamo starcene qui mentre lui rischia la vita! È pericoloso. Ti rendi conto che morirà tra qualche decennio se non riusciamo a farlo tornare come prima?» era strano che mi preoccupassi così tanto per Jack, ma non potevo fare altrimenti. Per quanto il mio carattere fosse ostinato, gli volevo bene e avevo paura.
«Come troviamo Kurtis? Si nasconde in luogo sconosciuto!» ah, quanto avrei voluto picchiare Nord.
«Con pazienza, Nord. Con pazienza, e logica. Non vorrai mica farlo morire?» risposi, forse con un tono di voce troppo alto e nervoso.
Mi diressi verso di lui fino a trovarmi a pochi centimetri dal suo viso, rossa dalla rabbia. Riuscii perfino a incutergli timore.

«Morire?» ci voltammo tutti e cinque quando udimmo la voce di Jack. Si era seduto sul letto, con l'aria confusa.
Anche gli occhi erano castani come i capelli. Era strano vederlo in quel modo.
Jack si guardò le mani, e poi cominciò a tremare. Forse per il freddo, forse per lo sconforto.
Gli sistemai velocemente una coperta intorno alle spalle.
«Jack..?» lo chiamai, prudente.
«Sono.. sono..» non faceva altro che pronunciare monosillabi a vanvera, senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
Umano? Impazzito? Sconvolto? avrei potuto continuare quella frase con un aggettivo qualsiasi.
Cominciò a correre -scalzo- per la stanza fino a che non trovò uno specchio, sistemandosi nuovamente seduto sul letto.
Scrutai la sua faccia sconvolta mentre si metteva le mani tra i capelli e seguiva con le dita il contorno dei suoi occhi, esaminando il nuovo colore delle sue iridi.
Lo vidi prima impallidire, tanto che per un po' la sua pelle sembrò ritornare come prima, quasi fosse color avorio. In seguito, i suoi occhi diventarono lucidi.
Ero indecisa se avvicinarmi o no, avevo paura che avesse reagito male arrabbiandosi, ma dovetti ricredermi quando si buttò tra le mie braccia esasperato.
I suoi singhiozzi erano quasi impercettibili, ma riuscivo a sentirli.
Dov'era finito il Jack Frost spavaldo e audace che avevo conosciuto? Non era una cosa naturale.
«Troveremo un modo Jack, non ti preoccupare» cercai di rassicurarlo, ma alla fine potevo limitarmi a qualche frase fatta e qualche pacca sulla spalla.
«Ci metteremo alla ricerca di Kurtis. Jack riavrà poteri, e lo sconfiggeremo» stabilì Nord, dopodiché ognuno se ne andò nella propria stanza, me compresa.
Il morale di tutti era sottoterra.

Malgrado tutto ciò che era successo durante la giornata, non riuscivo a chiudere occhio.
Fissavo il soffitto ripensando a tutto quello che era successo, e a tutto quello che ancora doveva succedere.
Mille domande attraversarono la mia testa, ma nemmeno per una trovavo la risposta.

Con l'avvenimento di quel giorno, sembrava di essere giunti al capolinea.
La mia mente smise di viaggiare quando sentii bussare alla porta.
«Avanti» dissi, troppo pigra per alzarmi e aprire la porta.
La porta si aprì, e riuscii a scorgere l'ombra di Jack con la luce fioca provenente dal corridoio, che pian piano si avvicinava al mio letto. Si fermò quando si trovò di fronte ad esso.
«Tutto bene?» domandai. In quel momento riuscivo a vederlo perfettamente per via della forte luce scaturita dalla luna.
«Posso stare qui?» chiese Jack, senza rispondere alla domanda che gli avevo fatto. Arrossii.
«Perché?» okay, era piuttosto imbarazzante, forse ero anche stata un po' scortese nel chiederglielo, ma non potevo fare altrimenti.
«Ho freddo» fu la sua semplice risposta. Sembrava abbattuto. Infondo, lui aveva sempre freddo, solo che da umano lo infastidiva. Se invece fosse stato uno spirito, sarebbe stato perfettamente normale per lui.
Con le guance più rosse dei capelli, gli feci spazio, e Jack si sdraiò accanto a me.
Solo lì sentii che stava tremando. Sempre più imbarazzata, cercai di avvicinarmi a lui, e fu inevitabile non toccarlo.
No, santo cielo, togliti. Sei troppo, troppo vicino.
Insomma, era solo Jack, ma dannazione, era pur sempre un ragazzo nel mio letto.
Nell'avvertire che avevo stabilito un contatto, Jack si strinse a me.
Quando percepii del tutto il suo contatto, una scarica elettrica attraversò il mio corpo, e maledii Nord per aver scelto il Polo Nord come luogo in cui creare il suo piccolo mondo.
Non poteva trovare una zona con una temperatura un po' più mite?
Se non altro non mi sarei ritrovata con un ragazzo di trecentoventuno anni che si era agguantato su di me mentre stava morendo dal freddo.
Cercai di smorzare la tensione di quel momento provando a parlare.
«Mi dispiace se non è andata come speravo. Pensavo di combinare un disastro restando con voi, ho provato a proteggervi andandomene e guarda qui il risultato..» mormorai in preda alla demoralizzazione. Alzai lo sguardo e mi ritrovai a fissarlo negli occhi.
No, non riuscivo a sorreggere una cosa così.
«Tu proteggi le persone, Eileen. Questo è il tuo Centro secondo me. Tu le proteggi, dai loro affetto, ti preoccupi della loro sicurezza e del loro benessere. E se a volte non ci riesci, significa che è così che doveva andare, c'è un motivo. Non si può sempre riuscire a far tutto»
Boom. Colpita e affondata.
«Jack..» avrei voluto continuare la frase, ma avevo troppi sensi di colpa e troppo rammarico.
Per un istante che parve durare un secolo (e sapevo bene cosa significava) Jack passò una mano tra i miei riccioli, poi la spostò sulla mia guancia.
Si avvicinò lentamente a me, senza interrompere il contatto visivo.
Non capivo cosa stava per fare, ma qualunque cosa fosse, per un attimo esitò. Sembrava volesse prolungare quel lasso di tempo.
Poi, ancora più lentamente di prima, continuò ad avvicinarsi.
Potevo avvertire la sua mano tremare, il suo respiro non era più regolare.
E quando le sue labbra toccarono le mie, tremai anche io.







spazio autrice.
*we are the champions in sottofondo* *orchestra che suona qualcosa di epico* *fuochi d'artificio* *applausi*
YYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYEAH.
ammetto di non essere orgogliosa della stesura di questo capitolo, ma lo sono per il bacio che fa tanto mlmlmlmlml, anche se è solo un bacio. (?)
bene, adesso posso anche sotterrarmi. *prende pala e comincia a scavare*
è probabile che ci siano errori di battitura, ortografia, e chi più ne ha più ne metta.
iiiiio proporrei di cominciare a decidere un nome tanto figo per la coppia.
Jaileen, Eilack, quello che volete (?) no okay, vado a prendere una pala più grande. *continua a scavare*
la scena del combattimento era alquanto penosa, anche se spero che non la pensiate allo stesso modo.
non ho molto da dire, se non che essere a casa mi fa bene: la vostra cara autrice si è presa la seconda distorsione al ginocchio ieri, e deve riposare.
perciò, quando sto a casa, scrivo che è una meraviglia. -nel senso che scrivo al volo, poi che è una meraviglia, è da rivedere-
vi ringrazio per tutto, davvero. siete la mia gioia. çç
*si butta dentro la fossa che ha scavato e fa ciao con la mano*
un abbraccio a tutti ♥ vi capirò se la vostra recensione avrà una bandiera bianca o arancione LOL.
al prossimo capitolo!



(merda, e ora che mi sono buttata, chi rimette tutta la terra dentro la fossa per sotterrarmi completamente?)

 

  
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