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Autore: Gemini_no_Aki    02/02/2013    0 recensioni
Quando la Terra venne creata in cielo si alternavano il sole e la luna soltanto, e poi c’erano i giorni bui, non solo il cielo coperto, ma erano giorni oscuri, di terrore e disperazione.
La storia della prima stella, la guida di tutte.
La stella del Nord.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Northern Star



Quando la Terra venne creata in cielo si alternavano il sole e la luna soltanto, e poi c’erano i giorni bui, non solo il cielo coperto, ma erano giorni oscuri, di terrore e disperazione.
Giorni in cui tutti si chiudevano in casa, abbracciati ai loro famigliari per rincuorarsi.
Dicevano ai bambini di non aver paura, e che il sole e la luna sarebbero tornati, e insegnavano loro preghiere per gli Æsir, per invocare il loro perdono senza sapere che loro stessi erano la causa di quei giorni e gli Dei poco potevano contro una razza così inferiore eppure piena di oscurità e luce in egual misura.
Mai quei giorni duravano per più di 3 cicli, eccetto una volta.
Il sole tramontò ma la luna non arrivò a prendere il suo posto, alto nel cielo un puntino nero che già da 2 giorni gli occhi attenti avevano potuto scorgere.
Al tramonto quel punto iniziò ad allargarsi, la notte calò, e il buio oscurò il cielo e la luna, tutti si nascosero nelle proprie abitazioni stretti uno contro l’altro.
I cicli passavano e il mondo cadeva sempre più nell’oscurità, dal cielo si passò agli alberi, le foglie scivolarono a terra, secche e ingiallite, i rami protesi verso il cielo imploravano con gli uomini gli Dei che osservavano impotenti la caduta di quel mondo legato e simile al loro più di qualunque altro regno.
In una di quelle case, a Nord di quel mondo viveva una giovane donna dai capelli biondi e dagli occhi come il cielo.
Liv viveva con la sua famiglia in un paese circondato dalla neve e ogni volta che il buio arrivava i suoi occhi ne prendevano il colore diventando neri come il carbone.
Non pregava gli Dei, ma sedeva alla finestra, col volto accostato al vetro appannato dal suo caldo respiro, a fissare il buio.
Accadde in uno di quei giorni, durante la lunga oscurità, che lo vide.
Era una piccola luce che danzava impaziente davanti alla sua finestra, senza ascoltare i richiami e le implorazioni dei famigliari, sempre più lontani, Liv corse fuori seguendo la luce, cercando di prenderla.
Corse senza sprofondare nella neve, senza accorgersi di non lasciare tracce del suo passaggio dietro di se, senza sentire il freddo nonostante gli abiti leggeri e i piedi scalzi.
La luce si fermò in mezzo ad un lago e prese una forma incorporea ma quasi somigliante ad un umano, non che ella avesse mai visto qualcuno che non lo fosse.
La figura, fatta di luce tenue era sospesa sulla superficie e la guardava.
E allora parlò, con voce leggera che sembrava arrivare dal vento.
“A lungo ti abbiamo attesa, figlia del Nord, colei che giunge per cacciare l’oscurità. Vieni avanti, vieni da me, non temere.”
Liv osservò il ghiaccio alcuni istanti prima di muoversi verso la figura, sotto i suoi piedi, ora stupida di non sentire il freddo, il ghiaccio scricchiolò ma lei non vi fece caso, arrivò davanti alla figura e la guardò cercando di scorgere dei lineamenti che non vedeva.
“Chi sei?”
“Siamo tanti, noi, migliaia, e centinaia di migliaia, siamo infiniti, e continuiamo ad aumentare.”
Attorno a loro si riversarono una moltitudine di piccole luci che danzavano impazienti, e il vento portava con sé ognuna delle loro voci.
Tutti invocavano il suo nome danzandole attorno, e le voci crescevano, aumentavano, senza mai urlare o essere invadenti, la avvolgevano in un abbraccio caldo e famigliare.
“Chi siete?”
Precisò, ancora la figura non le aveva dato una risposta.
“Siamo stelle, siamo le compagne della luna, quando essa illumina il cielo di notte.”
“Stelle? Non ho mai visto nulla, oltre alla luna, nel cielo.”
Una scintilla di luce le si posò sul palmo della mano, teso davanti a sé, e per un attimo Liv la vide sorridere e se ne meravigliò.
E al tempo stesso ne rimase incantata, dalla delicatezza e dalla dolcezza.
“Perché mi aspettavate?”
“Tu puoi salvarci, puoi salvare tutti quanti. Questi giorni non passeranno mai, non sono gli dei ad oscurare il mondo, ma sono gli uomini.”
Disse ancora la figura mentre le piccole luci ripetevano le prime parole, con speranza.
“Puoi salvarci. Puoi salvarci.”
“Noi? Come potremmo noi fare... Questo...?”
Domandò spaesata indicando l’oscurità che li circondava, oltre le luci.
“Il cuore degli uomini non è più come quando questo luogo venne plasmato, è corrotto, e spaventato da questa corruzione. Ma non può fermarsi. L’oscurità divora ogni cosa, non lascia vie di scampo.”
“Come potrei aiutare allora?”
“Sei diversa, tu assorbi l’oscurità. Ti abbiamo trovata così, perché brilli, l’oscurità non riesce a toccarti eppure la assorbi e ne sei circondata.”
Liv guardò il proprio riflesso sullo specchio ghiacciato sotto di sé senza capire ciò che la figura stava dicendo.
“Noi lo vediamo. Tu puoi salvarci.”
“Ma come?”
Chiese ancora, le piccole scintille le si avvicinarono circondandola.
“Il come lo scoprirai, capirai da sola cosa fare.”
La figura si rimpicciolì e di colpo, come spazzate via dal vento, le luci svanirono.
Quando rientrò silenziosamente scoprì che non erano passati che pochi minuti, le era sembrato molto di più.
Alla domanda stupita “Dove sei andata?” Rispose semplicemente.
“Mi era sembrato di vedere una luce, ho voluto controllare... Ma non c’era nulla, mi dispiace.”
I giorni passavano e l’oscurità era sempre più fitta e spaventosa, all’inizio era sembrato impossibile, ma giorno dopo giorno la consapevolezza che ciò che quelle misteriose luci, stelle avevano detto di essere, avevano detto riguardo al buio si faceva più forte.
Erano gli uomini a crearlo e lei davvero ne era circondata.
Erano passati 4 giorni da quell’incontro, in 4 giorni Liv trovò la risposta, la ragione per cui non aveva paura, e la consapevolezza che poteva davvero salvarli, tutti quanti.
Nella notte corse verso il lago fermandosi al suo centro e guardandosi attorno in cerca di quelle minuscole luci.
Ma non c’era nessuna di loro, inghiottite in quella tenebra troppo fitta.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo iniziando lentamente ad assorbire l’oscurità dentro di sé.
Avevano detto che lei poteva salvarli tutti e in quel momento decise che l’avrebbe fatto, poteva essere colpa degli uomini, quel regno di paura e sconforto, ma a nessun uomo doveva essere permesso di vivere in un mondo simile.
Aprì le braccia verso il cielo e lentamente il buio andò diradandosi e una timida luna solitaria fece capolino da dietro quelle nubi che parevano eterne.
Quando ogni angolo più remoto del mondo fu libero da quella prigionia Liv avvertiva dentro di sé il dolore che aveva imprigionato quei fragili cuori, capì che non sarebbe mai svanito, che nonostante quello che aveva fatto sarebbe ritornato, un giorno.
Sulla sponda del lago un bambino era in piedi a guardarla, quando se ne rese conto sorrise ma non lo fece avanzare.
Continuò a sorridere mentre il suo giovane corpo iniziò a risplendere e dal buio della notte le piccole luci giunsero ad abbracciarla.Alzò le braccia al cielo ed esse si alzarono trapuntandosi sulla volta celeste al fianco della luna, alcune rimasero, danzando allegre attorno al bambino meravigliato da quella magia.
“È tempo di andare, torna a casa bambino mio, le mie lucciole ti guideranno.”
“E tu?”
Domandò con voce innocente.
“Tu non torni a casa?”
Liv annuì, e avrebbe voluto scuotere la testa.
“Ho un’altra casa in cui sono attesa da molto tempo. Ma verrò da te tutte le notti, proprio in questo punto.”
Sorrise e mentre anche il suo volto veniva invaso dalla luce un ultima lacrima scorse lungo la guancia della giovane madre.
Allungò le braccia verso di lui, in un silenzioso e dolce arrivederci, prima di sparire.
Nel cielo una stella più brillante e solitaria da quel momento splendeva in mezzo a quel lago di ghiaccio che aveva accolto l’ultima lacrima della prima stella, la guida di tutte loro.
Col tempo la leggenda si tramandò, di padre in figlio, il bambino di quella notte crebbe, si fece una famiglia e la raccontò loro, e da loro passò ai nipoti, e così, fino alla fine dei tempi.
E quando l’oscurità minaccia la Terra c’è sempre una stella che la assorbe e la illumina, un erede di colei che portava il nome di Liv, colei che per prima illuminò la paura e le tenebre del cuore degli uomini.
Un erede della Stella del Nord.





Note dell'autrice: In una delle storie che sto scrivendo in questo periodo si parla di una Stella del Nord, erroneamente si può pensare alla Stella Polare perchè è conosciuta così, ma non qui... La Stella del Nord non è quella.
è una vecchia leggenda, della prima stella che salvò dall'oscurità che si annidava nel cuore degli uomini.
Avevo intenzione di inserire una leggenda simile, così l'ho creata, vuole sembrare come una favola della buonanotte in cui il bene vince sempre, e spero di esserci riuscita .
Però anche se il bene finisce col vincere, il buio è sempre in agguato, pronto a calare di nuovo.
(Viene detto ma lo ripeto qui, le stelline che non salgono in cielo e accompagnano il bambino, tecnicamente figlio di Liv, diventeranno lucciole.)
Spero vi sia piaciuta come è piaciuto a me scriverla.

Bye Bye~
Aki
   
 
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