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Autore: Akil    03/02/2013    3 recensioni
Prendete il finale di Inheritance e dimenticatelo. Tenete solo la partenza di Murtagh. Nessun addio strappa lacrime, nessuna nave, nessun viaggio verso est.
Mettete Eragon al fianco di suo fratello, aggiungete una promessa più importante di Alagaësia e un viaggio che sotto sotto è una fuga.
Un Eragon cambiato profondamente da segreti nascosti al mondo.
Una famiglia distrutta.
Due giovani promettenti cresciuti senza conoscere parte di ciò che li forma.
Nuovi e vecchi personaggi, travolti dall’amore e dall’amicizia, ma soprattutto dal rancore e dalla vendetta.
Perché ad Alagaësia sono i pregiudizi a essere sovrani e il nome di tuo padre potrebbe decidere il tuo futuro.
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«Be’, ti devo fare i miei più sinceri complimenti, Eragon», disse infine. «Credo tu sia l’unica persona al mondo che è riuscita a cambiare il Fato».
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«Sai cosa c’è di più pericoloso di un pazzo con molto potere, Murtagh?», chiese cambiando apparentemente discorso.
Era ovvio che Eragon non si aspettasse una risposta, perciò stette zitto.
«Un pazzo, con molto potere e un
obbiettivo», spiegò il Cavaliere. «Perché l’unica cosa che gli importa è realizzare quell’obbiettivo, a qualunque costo»
Genere: Azione, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per nove giorni nessuno ebbe notizie di Eragon.
Murtagh e Loralynn avevano fatto in tempo ad andare sia nel Surda che a Terim e ad ottenere il permesso di esaminare i maghi, tornando ad Ilirea con un largo anticipo rispetto al Cavaliere.
Nadja, invece, era rimasta chiusa in camera sua, per quasi tutto il tempo, rifiutando di parlare con chiunque. Nemmeno Logan, impegnato nel continuare l’addestramento di Kevan e del suo piccolo compagno Erath, era riuscito a strapparle una parola.
Fu proprio nella Sala delle Armi che Arya trovò i due Cavalieri. In particolare, li colse nel momento in cui il compagno di Liar atterrò per l’ennesima volta il giovane apprendista.
«Ti prego», implorò Kevan con il fiatone, «facciamo una pausa; è quasi un’ora che combattiamo senza tregua».
Logan ci pensò un po’ sopra, poi sorrise e gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi. «D’accordo, ma sappi che, se al mio posto ci fosse stato Eragon oppure Murtagh, con questa frase ti saresti guadagnato quaranta minuti supplementari. Parlo per esperienza».
Il quindicenne lo guardò stupito. «Devono essere dei tiranni. Come fate ad accettarli?».
Il Cavaliere rise amaramente scuotendo la testa. «Beata ignoranza… Tu non hai la minima idea di cosa sia un tiranno, Eragon e Murtagh non gli si avvicinano neanche lontanamente. Ora va’, continueremo questo pomeriggio».
Kevan obbedì senza fiatare correndo da Erath.
Arya attese che si fosse allontanato fino ad essere fuori portata d’orecchio e si avvicinò a Logan che, vicino ad una bacinella di acqua gelida, aveva cominciato a rinfrescarsi incurante della sua presenza.
«E tu hai idea di cosa sia un tiranno?», gli chiese mentre lui si toglieva la camicia sudata e si passava un panno bagnato sulle spalle.
«Avevo sette anni quando ho lasciato Alagaësia con Eragon. Ho vissuto sotto Galbatorix», sussurrò girandosi verso di lei, «e ricordo molto più dolore di quanto un bambino dovrebbe provare».
Gli occhi dell’elfa vennero calamitati verso una forma scura sull’addome del ragazzo. Sospirò sorpresa quando vi riconobbe una fiamma attorniata da una corona.
«Quello è…».
«Il suo stemma*», annuì atono Logan.
«Sette anni?», ripeté stupita.
Lui assentì guardandola amaramente. «Come vedi, ho idea di cosa sia un tiranno e anche di cosa sia un mostro».
«Cosa avevi fatto per meritartelo?».
«Meritarmelo?», sibilò il ragazzo ad occhi socchiusi. «Come può un bambino di sette anni meritarsi un ferro rovente sulla pelle?».
L’elfa tacque, incapace di ribattere. Cosa gli stavano facendo quegli uomini? Da quando erano arrivati, un paio di settimane prima, si sentiva sempre più debole nell’anima; una pallida copia della donna che era sempre stata. Insomma, da quando Arya Islanzadisdaughter non riusciva a tenere testa a qualcun altro durante un discorso?
«Perché non hai rimosso quel marchio? Eragon, Murtagh, o anche proprio tu, avrebbe potuto farlo, immagino».
«Eragon aveva aspettato che avessi vent’anni per chiedermelo», ammise. «Me lo propose come regalo per la mia Investitura. Disse che diventando Cavaliere sotto tutti gli aspetti avrei potuto ricominciare da capo e eliminare questo marchio avrebbe sancito questo nuovo inizio».
«E rifiutasti, a quanto vedo. Perché?».
«Perché è legato al mio passato, volente o nolente, è una parte di me. Per quanta sofferenza mi causi vederlo ogni giorno sulla mia pelle, ho paura che distruggendolo potrei dimenticare quella parte. Fuggire dai nostri dolori non fa altro che ingigantirli e renderli più pericolosi una volta che si ripresenteranno», spiegò sfiorandosi la pelle annerita.
Arya si chiese se al suo posto avrebbe fatto lo stesso. Si rispose che sarebbe tutto dipeso dal motivo per cui aveva dovuto soffrire.
«In ogni caso», continuò il ragazzo voltandosi nuovamente, «non è qualcosa che mi piace raccontare, spero capirai».
Lei annuì, rimanendo in silenzio. Abbassò lo sguardo e lo posò casualmente sul bracciale del Cavaliere.
«Che cosa significa?», chiese indicandolo. «Ho notato che ne portate tutti uno».
Logan guardò a sua volta la striscia di cuoio nero con la piastra di metallo che portava al polso. La fece ruotare per un po’ pensando a come iniziare il discorso. «È un simbolo, serve a… identificare una persona. Ogni individuo a Mandras ha uno di questi bracciali. Si chiamano Rodahi, anche se il termine dovrebbe indicare solo l’elemento metallico, ma ormai nessuno usa più il nome giusto… e in verità non me lo ricordo nemmeno io». Fece un sorriso di scuse.
Arya sorrise a sua volta, invitandolo a continuare.
Il Duecuori indicò la placca lucente.  «Comunque, ogni classe sociale – a volte anche mestiere –, ha un suo metallo specifico: la nobiltà è d’oro, i Cavalieri sono di platino, i soldati d’acciaio, i fabbri di ferro e i contadini di rame. Appena apri gli occhi per la prima volta, viene forgiata la tua Rodahi, con il materiale che ti spetta e con lo stemma della tua famiglia, o dei signori della tua famiglia», le mostrò il rilievo della sua Rodhai. Un sole tramontate dietro a delle montagne attraversate da un drago in volo. «Eragon, Murtagh, Nadja ed io portiamo lo stemma dei Cavalieri, perché arrivando a Mandras abbiamo creato questa famiglia… o meglio, Stato».
«E quando, per esempio, un contadino diventa Cavaliere? Che ne è della sua vecchia Rodahi?».
«Viene fusa insieme al platino e viene aggiunto il Drago Splendente**. Il tutto viene fatto la notte della tua Investitura, una delle rarissime occasioni in cui è concesso separartene. Nulla indica un cambiamento più del modificare la tua Rodahi».
«Il colore del bracciale ha qualche significato?».
«No. Di solito è un colore che per te è speciale, perché rappresenta la tua magia o il tuo compagno. Il mio per esempio è nero all’esterno, ma dentro è dorato, in onore di Liar e Glaedr».
«Hai detto che ad un neonato viene subito messa al polso la Rodhai, ma ovviamente un bambino cresce e hai anche detto che non ce la si può togliere quasi mai. Come puoi non separartene mai per non cambiare il bracciale in cuoio?», domandò Arya curiosa.
Logan cercò le parole più adatte per spiegarsi. Creare una Rodhai non era un processo semplice, e riferirlo, seppur in modo superficiale, era ancora più difficile. «Mentre vengono forgiate e assemblate», iniziò, «maghi esperti le incantano usando il tuo sangue. In questo modo il bracciale crescerà assieme a te, adattandosi completamente al tuo braccio e anche… ai tuoi gusti, in modo che tu possa anche decidere il colore che preferisci e che più valorizza i tuoi occhi», aggiunse con il tono frivolo delle diciottenni della corte. L’elfa sorrise a quell’imitazione. «La Rodahi rappresenta te in tutto e per tutto, è per questo che non te ne separi mai tranne per una modifica del metallo e perciò per un drastico cambiamento della tua vita», concluse tornando serio.
«Da quello che mi hai spiegato però, la placca metallica indica solo il tuo grado sociale e la famiglia a cui appartieni. Non lo definirei "tutto”».
Logan ruotò il braccio mostrandole la parte inferiore del bracciale, dove i due lembi di pelle nera erano uniti da alcuni fili ed anellini di diversi colori. Non erano piccoli e l’elfa si stupì di non averli mai notati. «Sono questi a mostrare la tua vita», le disse. Indicò il filo rosso al centro della cucitura. «Questo, per esempio, rappresenta la famiglia natale ed ogni anello è uno dei suoi membri. Questi due uniti rappresentano i genitori, di solito sono viola, ma i miei sono neri perché sono morti. I fratelli, invece, sono blu».
«E tu sei figlio unico, poiché non c’è nessun anello blu», dedusse Arya.
«Esattamente. Allo stesso modo non c’è nessun anello sul filo viola del matrimonio dove l’anello dorato indica il consorte, mentre i figli sono rossi e molto spessi».
«Ed il filo verde? Ci sono diversi anelli su quello».
«Indica gli affetti, diciamo. Le amicizie principalmente. Non tutte, ovviamente, solo quelle che consideri pilastri nella tua vita. Come vedi ne ho sette: Liar, Eragon, Nadja, Murtagh, Lynn e due persone che non conosci», spiegò. «Infine ci sono il filo nero e quello blu. Il primo è quello più disprezzato dai Mandrasi e simboleggia le persone che hai ucciso».
Arya lo guardò stupita. «Avevo capito che a Mandras non ci fossero tanti omicidi».
«Ed è così, ma ci sono state anche lì delle guerre… ed anche operare una vendetta vuol dire rubare un vita, per quanto possa essere per nobili motivi». Si fermò un secondo cercando le parole adatte a spiegarsi. «Uccidere è qualcosa di terribile e non è ammissibile che le persone dimentichino di essersi macchiate le mani di sangue, perciò l’omicidio è di piombo. Un solo anello, però, per quanto spesso non è abbastanza pesante, quindi vengono magicamente modificati sia il filo che l’anello. Il secondo perché si avverta un peso superiore a quello reale, il primo perché lo regga».
L’elfa lo ascoltò interessata, ma all’improvviso le venne in mente un dettaglio. «Eragon ha combattuto durante la Guerra. Era in prima linea e più volte ha guidato gli attacchi. Lui ha ucciso più persone di quante egli stesso possa ricordare».
Logan sospirò annuendo. «Eragon e Murtagh sono ben consci di aver spezzato molte vite, così tante che anche se conoscessero il numero sarebbe impossibile avere abbastanza anelli. L’ex-re di Mandras era “in debito” con loro - per motivi che non ti spiegherò ora - ed aveva anche proposto di cancellare il loro passato agli occhi di Mandras, infondo nessuno li conosceva ancora, nessuno avrebbe saputo. Entrambi si opposero con forza. Ricordo bene le parole di Eragon, nonostante fossi un bambino: “Negli ultimi due anni mi è stato perdonato tutto perché ero Eragon Ammazzaspettri, l’ultimo Cavaliere libero di Alagaësia, pronto a combattere con i Varden e l’unica speranza di abbattere Galbatorix. Ho iniziato rubando pelli ed ho finito rubando vite. Sono cambiato più volte, ma non ho mai dimenticato le mie colpe. E non lo farò di certo adesso, Maestà ”. Giunsero alla conclusione che la Rodhai sarebbe stata insufficiente, perciò Eragon chiese che venissero forgiati una collana, uno spallaccio e due cavigliere in maglia di piombo che potesse indossare sempre».
La regina rimase sinceramente stupita. Ricordava come Eragon si sentisse male nell’uccidere, ma non credeva fosse qualcosa di così radicato nella sua anima. Era sicura che la maggior parte degli elfi avrebbe accettato quel perdono. Probabilmente la sua razza non avrebbe neanche ammesso i propri errori.
«Hai molta stima di lui», considerò dopo un po’.
Logan sorrise. «Mi ha salvato la vita», ammise. «Se sono così adesso, lo devo a lui, principalmente. Vedi il filo blu? Non ha anelli, solo delle piccole gemme. Rappresentano i momenti fondamentali della mia vita, quelli che sento avermi cambiato profondamente. Ce ne sono cinque e per via diretta o meno, sono tutti collegati a lui.  Mi ha portato via da Alagaësia quando ero un bambino solo e senza futuro, mi ha insegnato a controllare la mia mente, ad essere un mago ed un Cavaliere razionale e giusto. Gli devo tutto».
«Lo seguiresti in ogni sua decisione?».
«Fino a quando non andrà contro i miei principi, sì».
Arya sorrise. «Immagino sia stata la prima lezione che ti ha impartito Eragon».
Logan ricambiò annuendo. Stava per aggiungere qualcosa ma dei passi veloci che si dirigevano verso la sala lo bloccarono. Si girò verso la porta esattamente nel momento in cui Murtagh fece la sua comparsa.
«Regina Arya. Logan», li salutò il Cavaliere di Freedom, per poi concentrarsi solo sul ragazzo. «Eragon non è ancora tornato, in qualità di suo erede devi occuparti degli affari del Regno. Aleis ti sta aspettando».
Logan sospirò prevedendo due ore, forse di più, di lamentele dei contadini. Per quanto i Cavalieri amministrassero bene il loro regno, era impossibile che qualcuno non fosse scontento. «Arrivo subito, grazie». Si rimise la camicia velocemente. «Spero di aver risolto i tuoi dubbi, Arya», le disse, portandosi il braccio destro al cuore e mettendo in mostra la Rodhai, per congedarsi.
«In realtà credo tu ne abbia aperti molti altri, Cavaliere», rispose l’elfa guardandolo scherzosamente male.
Logan fece un mezzo sorriso, sparendo nel corridoio.

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*Sinceramente, non mi ricordo bene lo stemma di Galbatorix, so solo che è rosso e c’è una fiamma, ma non mi vengono in mente altri particolari e andare a rivedere tutti i libri in cerca, probabilmente, di tre parole in croce, mi porterebbe solo via tempo. Perciò, ho deciso che nella mia fanfiction lo stemma del Re Nero sarà una corona nera nel cui mezzo c’è una fiamma viola, il tutto su sfondo oro e rosso a bande orizzontali. Spero che i più affezionati e tradizionalisti non me ne vogliano.
**Credo si capisca, ma meglio specificare, il Drago Splendente è il nome con cui viene generalmente indicato lo stemma dei Cavalieri di Mandras

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Okay, questo è uno dei capitoli che trovo più odiosi, perché ho dovuto spiegare. Quanti di voi si chiedevano cosa fosse quel bracciale e perché si portassero il braccio al petto? Bene, adesso direttamento e indirettamente lo sapete!
Per il resto, boh... Eragon è ancora disperso (probabilmente starà trucidando dei pucciosissimi conigli dagli occhi rossi); Nadja si è rinchiusa in camera; Murtagh corre avanti e indietro per Alagaesia senza un apparente motivo; Lynn starà dormendo; Arya va a dar fastidio a Logan e Logan è l'unico che sta veramente facendo qualcosa. Mi ricorda lo stereotipo dello stagista usato da tutti per portare il caffé in ufficio, solo che per lui il lavoro è molto più duro. XD

Avviso: sono aperte le iscrizioni al Movimento Abbassiamo la Cresta agli Elfi (MACE), per ora siamo due membri ufficiali (io ed Eli), cerchiamo qualcuno che ci segua e ci aiuti nella nostra missione: far capire agli elfi che non sono nulla di meglio del mio gatto grasso e dormiglione!

Tornando seri, ringrazio Edo ed Eli per aver recensito e un'altra volta sempre Edo perché ora ha Revenge anche nella lista dei preferiti. Evidentemente, più maltratto l'autostima degli elfi, più lui è felice. Aspetta ancora due capitoli e ti divertirai.

Ci vediamo con il prossimo capitolo tra due settimane,
Akil
  
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