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Autore: Alexiel_Slicer    03/02/2013    3 recensioni
"Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un soffitto bianco, al cui centro troneggiava una lampada al neon circolare che emetteva una luce talmente bianca da accecare i suoi occhi appena svegli da quel sonno che sembrava fosse durato un'eternità.
Nell'aria si sentiva l'inconfondibile odore di medicina, mista ad alcol tipica degli ospedali.
Si guardò attorno vedendo le pareti ricoperte a metà da piastrelle di una azzurro-verde pallido. Si, era in un ospedale, ma che ci faceva lì? L'unica cosa che ricordava era quel super evento in una delle discoteche più in voga di Los Angeles.
Cercò di sollevare il busto dal meterasso per osservare meglio l'ambiente che lo circondava. A quel gesto avvertì la sensazione che il suo corpo fosse diventato stranamente pesante e leggero al contempo. Sentiva come se gli mancasse qualcosa, qualcosa che gli rendeva difficoltoso quel movimento." [...]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VII


"Quello che è successo ieri è stato davvero fenomenale" disse Vivienne ancora stupita "Ma non dobbiamo strafare, è meglio fare tutto con calma e cautela se no rischiamo di peggiorare le cose e mandare a monte tutti questi miglioramenti".
La ragazza parlava con voce quasi sommessa, mentre sottoponeva Bill ad uno dei suoi soliti massaggi.
"Io non voglio aspettare".
Lei sospirò "Invece devi, non sei un bambino...".
"E cosa non ti fa pensare che io sia un bambino leggermente cresciuto?".
Vivienne si mise a ridere "Leggermente cresciuto? Bill Kaulitz fai il serio, come si conviene ad un ragazzo della tua età".
"Il serio, eh?" fece Bill inarcando un sopracciglio.
"Si, il serio" ripetè la ragazza.
"Ok" e così dicendo l'afferrò per un braccio e la tirò a sè, ad un centimetro dal suo viso, poi la baciò.
Fu un bacio breve, perchè lei si allontanò di colpo. Aveva il viso pallido, ma al tempo stesso le guance erano chiazzate di un rosso intenso.
"B-Bill...che ti salta in mente?".
"Perchè, non lo volevi?".
"N-no! Non so cosa tu abbia capito, ma sicuramente hai frainteso! Il nostro è solo un rapporto professionale: medico, paziente, paziente medico".
"Io non ho frainteso...".
"Invece dal tuo gesto si direbbe di si! Io sono solo la tua fisioterapeuta!".
"E poi il bambino sarei io? Tu che ti aggrappi a queste stupidaggini del puro rapporto professionale tra paziente e dottore...".
"Io non mi aggrappo a un bel niente!".
"Oh si invece".
Vivienne divenne viola in volto "Sei un arrogantee presuntuoso! Adesso credi di sedurre il tuo medico solo perchè sei famoso...". Si interruppe, Bill l'aveva attirata di nuovo a sè.
"Sono?" le soffiò in faccia.
Lei non rispose e lui la ribaciò.
Questa volta anche Vivienne ricambiò il bacio, lasciandosi guidare dalle labbra di Bill.
"Non..." mormorò lei.
"Ssst".
Si baciarono ancora, poi il ragazzo la lasciò andare.
"Tu sei davvero impossibile" disse Vivienne scuotendo la testa.
"Non c'è nulla di male...io provo qualcosa per te e lo stesso tu..."
La ragazza fece un mezzo sorriso incerta.
"Proviamoci, che ti costa?".
Annuì "Proviamoci".
Bill sorrise e si mise a sedere sulla sedia a rotelle.
"Scendiamo di sotto? Abbiamo ancora un pò di tempo ed io voglio provare ad alzarmi e...".
Vivienne lo interruppe "Non se ne parla nemmeno! Per oggi credo che possa bastare così".
"E se poi non riesco più a muovere le gambe? Voglio provarci!...Ho paura di dimenticare come ho fatto ieri...".
"Possibile che dobbiamo fare sempre di testa tua? Ma cosa sono io? Il mio parere di specialista non conta?".
"Dai" la supplicò con occhi da cerbiatto.
Lei sospirò "Va bene".
Le porte di vetro facevano vedere l'interno della sala completamente immersa nel buio. Vivienne tirò fuori da una tasca del suo camice il tintinnante mazzo di chiavi e scegliendone una la infilò nella serratura che ruotò, per poi aprire la porta.
Entrò e allungò una mano verso la parete piggiando l'interruttore delle grandi luci al neon al soffitto e l'ambiente fu invaso da una forte luce bianca.
Bill andò alle sbarre e cominciò i suoi esercizi, mentre lei l'osservava.
Riusciva ancora a muovere incerto gli arti inferiori e sul suo viso vi era dipinta una smorfia di dolore. Quei pochi passi oltre che fatica gli costavano anche una grande quantità di forza di volontà.
Ad un certo punto Vivienne vedendo che i piccoli passi si accorciavano sempre di più decise che per quel giorno era sufficiente così. "Ok, per oggi può bastare" disse andandogli incontro.
"N..." fece il ragazzo.
"Non ti azzardare a replicare. Si fa come dico io" l'ammonì lei seria aiutandolo a sedersi sulla sedia.
Improvvisamente Bill l'afferrò per un braccio e la fece abbassare verso di lui, per poi baciarla.
"Non te lo meriti" mugugnò la ragazza "Non mi ascolti mai".
"Scusa, ma io voglio poterti guardare negli occhi e abbracciare senza che questa sedia me lo impedisca...".
Vivienne sorrise "A me va bene anche così. Ho imparato ad apprezzarti su questa sedia...mi piaci così come sei e con o senza sedia questo per me non cambia".
Il ragazzo la fece sedere sulle sue gambe e le posò una scia di piccoli baci dalla fronte al mento. Lei gli accarezzò i capelli e ricambiò i baci partendo dalla bocca e scendendo sul collo.
Bill accarezzò i suoi fianchi e salì fino alle spalle dove fece scorrere le sue mani guidando il camice che ricadde sulle braccia ed infine a terra.
La mani di Vivienne tra i capelli argentei di lui si fecero più audaci e si perdevano tra quei soffici fili, mentre si appropriava delle sue labbra.
Lui con i polpastrelli sfiorava la schiena di lei coperta da una canottiera nera, per poi insinuarsi sotto di essa.
La ragazza acciuffò l'orlo della maglietta di Bill e la sfilò via scoprendo il suo torace pallido colorito dai vari tatuaggi e muscoloso. I pettorali erano perfettamente evidenziati, gli addominali erano graziosamente accennati, ma le braccia furono la cosa che la colpirono maggiormente: forti e massicce dai muscoli ben delineati. Magari il fatto che lui fosse bloccato su una sedia a rotelle avrebbe affievolito di molto il suo senso di protezione agli occhi di chiunque, ma non a lei che stretta da quelle braccia si sarebbe sentita nel luogo più sicuro al mondo.
Vivienne si spogliò della canottiera rivelando i due minuti seni racchiusi nel semplice reggiseno dai motivi verticali di un nero opaco che si alternava con un nero di raso.
Sbottonò i pantaloni del ragazzo e si alzò dalle sue gambe per sfilarglieli. Con le dita sfiorò le lievi cicatrici che le deturpavano con una leggera nota di malinconia che nascose agli occhi di lui, poi gli regalò un mini spogliarello privandosi dei jeans che fece scorrere lungo le sue cosce sensualmente e il reggiseno che elegantemente lasciò cadere sul pavimento.
Si avvicinò a Bill e lo spogliò dei boxer. Lui subito dopo l'afferrò per i fianchi e fece scivolare le mani sui suoi glutei sodi coperti da delle brasiliane di pizzo nero. La denudò di quell'ultimo indumento che persisteva ancora sul suo candido corpo e tirandola a sè la fece sedere sulla sua eccitazione.
Con le labbra sfiorò le sue spalle, salendo sulla clavicola e infine sul collo, poi riscese posando sullo stesso tragitto appena percorso piccoli ed umidi baci, mentre lei si teneva stretta al suo collo e premeva leggermente la sua testa contro la sua pelle.
Con i suoi fianchi preda dalle sue mani Bill entrò in lei facendola gemere.
Vivienne si strinse ancora di più a lui lasciandosi andare a sospiri di piacere che si infrangevano contro una guancia del ragazzo. Tra le sue braccia, il luogo più sicuro del mondo. 
  
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