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Autore: 9Pepe4    03/02/2013    9 recensioni
Aggiornamento rimandato
[Per Nede]
E se Goku avesse una figlia?
Essere adolescenti, tra gli sbalzi d’umore e la goffaggine, non è mai facile.
Se poi si aggiunge un padre combattente, eroe affettuoso ma irraggiungibile, che è stato assente per quasi un terzo della tua vita… Be’, le cose si fanno ancor più complicate.
Son Aliys lo sa bene.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chichi, Goku, Goten, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20 – Ne vale la pena

Per come andarono le cose, Goten scoprì subito che non vedere più Goku non era proprio fattibile.
Non appena il giovane mise piede in casa, infatti, incrociò suo padre.
«Goten» disse Goku, vedendolo. «Possiamo parlare un momento?»
Il giovane abbassò rapido lo sguardo, con aria scontrosa. «Non ho tempo, adesso» mugugnò, cercando di sgusciare via.
Goku, però, lo afferrò per il braccio.
«Aspetta, figliolo, voglio solo…»
«Io voglio un padre che non vada via per l’aria che tira» ribatté Goten, in tono rancoroso. «Ma a quanto pare non si può avere ciò che si vuole».
Goku sbarrò gli occhi, e la presa sul braccio del figlio si allentò.
Per quanto l’osservazione di Goten lo avesse ferito, però, non era minimamente intenzionato ad arrendersi così presto.
«Goten, so che ho sbagliato».
«Ah, sì?» ribatté il giovane. Il cuore gli batteva fortissimo tra le costole; si sentiva come un animale in gabbia, e quella frustrazione dava forza e veleno alle sue parole. «E perché lo sai? Perché Al non è riuscita a sopportare la tua assenza ed è scappata via. Se lei non ci fosse stata, non avresti mai capito. Non saresti mai tornato».
Goku aprì la bocca, ma Goten lo precedette.
«O forse sì, saresti tornato, ma tra anni e anni, alla fine dell’allenamento di Ub. E sai cosa? Forse l’avrei preferito, perché…»
“Perché magari a quel punto non mi sarebbe importato più niente, di te” aggiunse mentalmente.
Non lo disse ad alta voce, però. Non voleva ammettere davanti a Goku che gli importava ancora di lui.
Con uno strattone, si liberò dalla stretta del padre, e Goku rimase immobile a fissarlo mentre si allontanava.
Quando Goten fu scomparso alla vista del saiyan, qualcuno suonò alla porta.
Riscuotendosi, Goku andò ad aprire, e si ritrovò davanti una ragazzina esile e bionda.
Marron.
«Salve, signor Goku» lo salutò lei. «Bentornato».
Lui aggrottò la fronte. Era ancora frastornato dal confronto avuto col figlio. «Ehm… Grazie».
«È un brutto momento?» aggiunse la ragazzina. «Volevo vedere Aliys…»
Goku la guardò davvero solo a quel punto, mentre gli tornava in mente che sua figlia aveva detto di aver fatto amicizia con la biondina.
«Entra pure» disse, facendosi da parte.
Un po’ di curiosità si fece strada nella sua espressione cupa…
Tra sé e sé, considerò che la ragazza somigliava molto alla madre, ma allo stesso tempo gli ricordava Crilin. E se davvero Marron aveva preso qualcosa dal padre, era un bene il fatto che Aliys avesse fatto amicizia con lei. Goku conosceva bene il cuore generoso dell’amico.
Marron guardò l’uomo con aria perplessa. «Va tutto bene?» azzardò.
«Uhm» rispose Goku. Non era bravo a dire bugie, così cambiò argomento. «Al è in camera sua. Devo accompagnarti, o…?»
«Non c’è problema, so la strada» replicò la ragazzina, sfoderando un sorriso. «Posso andare da sola».
Goku avvertì un certo rimpianto.
A quel che pareva, Marron era già stata a trovare Al lì sui Paoz… Chissà cos’altro aveva fatto sua figlia – cos’altro avevano fatto i suoi figli – mentre lui non c’era…

Quando Aliys sentì bussare alla propria porta, pensò che si trattasse di Goten.
Così, quando si trovò davanti Marron, non poté fare a meno di assumere un’espressione sbalordita.
La biondina, comunque, non le lasciò il tempo di dire nulla: si slanciò in avanti e la abbracciò forte.
Aliys strinse le mani sulla schiena dell’altra con un certo stupore. E anche con un po’ di vergogna: dopo aver urlato in faccia a Goku che lei e Marron erano diventate amiche,  non aveva pensato all’altra ragazza nemmeno una volta.
«Wow» si lasciò sfuggire, «ciao».
Marron si staccò da lei. «Scusami se sono venuta solo adesso» disse, con aria colpevole. «Ma pensavo che ieri fossi occupata con la tua famiglia».
«Pensavi bene» si affrettò a dire Aliys. «Tra i saluti di mia mamma, di Goten, Gohan, Videl e Pan, dubito che saremmo riuscite a passare un secondo insieme».
«Ma avrei dovuto telefonarti per sapere se stavi bene…» aggiunse Marron, scuotendo la testa come per rimproverarsi quella dimenticanza.
«No, no, non c’è problema» la contraddisse Aliys. «Io preferisco vedere le persone, piuttosto che parlare loro al telefono».
Marron le rivolse un sorriso. «Okay, allora non è stata una brutta idea quella di venire… Anche se avrei dovuto avvertirti» aggiunse, corrucciandosi. «È solo che sono stata alla Città dell’Ovest, e sulla via del ritorno ho pensato di fare un salto qui».
Aliys era un po’ imbarazzata dalle scuse più o meno implicite dell’altra ragazza. «Marron, davvero, non devi giustificarti» disse. «Va bene così».
«Okay». La biondina la guardò con un sorriso sulle labbra, poi assunse un’aria seria. «Allora stai bene, giusto?»
Aliys annuì. «Sono sana e salva».
«Bene…» Marron si sfregò le mani. «Goku è tornato e tutto si è sistemato».
Ahi.
Aliys non riuscì a trattenere una smorfia.
Senza volerlo, Marron aveva giusto girato il coltello in una certa piaga…
«Ho detto qualcosa che non va?» si preoccupò la ragazzina bionda.
«No, non sei tu» rispose Aliys, «è solo che…»
Esitò un attimo. Era il caso di parlare con Marron di una questione così delicata?
“Al diavolo” si disse alla fine. “Io posso parlare con chi voglio, non è un segreto di stato. Tanto più che non lo faccio per pettegolezzo: se non mi sfogo subito con qualcuno esplodo…”
«È solo che li vorrei tutti e due» affermò, tutto d’un fiato.
Marron la fissò. «Come, scusa?»
Aliys si sentì arrossire sino alla radice dei capelli.
Gran bella figura.
«Voglio dire… cioè…» farfugliò. «Si tratta di Goten. È arrabbiato con nostro padre… E io… Io mi sento come se… Non lo so. Quando papà era via, pensavo che sarebbe bastato il suo ritorno per mettere a posto le cose… Ma non è così. Goten non vuole perdonarlo, e io mi sento come se la mia famiglia fosse comunque spaccata… Non so se ha senso».
Tacque, con le guance in fiamme.
Da parte sua, Marron si concesse un momento per pensare.
«Be’, penso che ce l’abbia» disse alla fine. «Voglio dire, io non sono mai stata in una situazione simile, anche perché non ho fratelli…»
Aliys annuì. «Sì, lo so… Scusami, introduco sempre questi discorsi…»
«Figurati» replicò Marron, decisa. «Sarei un’amica scadente, se tu non potessi parlarmi dei tuoi problemi».
Aliys la guardò con gratitudine.
«Comunque» proseguì Marron, «credo che tu ti senta in colpa, e questo non va bene».
La figlia di Goku fu presa alla sprovvista da quel commento. «Cosa?» cercò di protestare. «Io non mi sento…»
Poi tacque.
Non era vero. Si sentiva in colpa eccome, anche se non sapeva bene perché.
«Accidenti» mormorò. «Mi sento proprio in colpa».
«Non dovresti» disse Marron, stringendosi nelle spalle. «Non è colpa tua se non puoi aggiustare le cose tra loro. Voglio dire, non è compito tuo… Forse devono sbrigarsela da soli».
Aliys arrossì. Era proprio vero: lei si sentiva inutile perché non poteva far sì che Goku e Goten si riappacificassero.
«Sì, ma…» iniziò a dire. Poi si interruppe, ricordando che Goku stesso le aveva detto che quella era una cosa che doveva cercare di risolvere da sé.
E si sentì come se qualcuno le avesse appena tolto un gran peso dallo stomaco.
Doveva avere fiducia in suo padre e in suo fratello. Loro potevano superare quella fase, potevano farlo, potevano farlo…

Più tardi, Marron e Aliys parlarono di cose più leggere, finché per la biondina non arrivò il tempo di tornare a casa.
Nell’ingresso, incrociò Goku.
«Ciao, Marron» le disse lui – sembrava stranamente imbarazzato. «Vai già via?»
«Sì, ho detto a mia mamma che sarei tornata presto» replicò Marron.
Goku fece una risata un po’ nervosa. «Meglio non contrariarla» disse.
«Infatti» concordò Marron. Aveva già la mano sulla maniglia, quando si voltò indietro. «Signor Goku, se posso darle un suggerimento… Credo che mio padre le direbbe di non arrendersi».
Goku sbatté le palpebre. Dopo un secondo, capì che parlava di Goten.
«“Se ne vale la pena” dice papà, “lotta sino allo sfinimento”» continuò Marron. Fece spallucce. «Io cerco di farlo, perché mio padre ha ragione spesso e volentieri».
Goku aggrottò la fronte. «Ah».
Marron sorrise. «Arrivederci» disse, uscendo dalla porta.
Rimasto solo, Goku tornò a pensare a Goten.
Se ne valeva la pena… Certo che ne valeva la pena.
Lui era un saiyan. Era un guerriero. Arrendersi non rientrava nel suo DNA.
Eppure, il fatto che il suo avversario, in quella lotta, fosse suo figlio, lo aveva bloccato.
No, doveva pensarla in un altro modo… Suo figlio non era l’avversario. Suo figlio era il premio da ottenere in caso di vittoria.
E, certamente, era il premio più importante per il quale avesse mai combattuto.

Quella sera, a cena, Goten ignorò Goku per tutto il tempo.
Chichi e Aliys cercavano continuamente di alleggerire l’atmosfera, ma la tensione nell’aria non svanì mai del tutto.
Verso la fine del pasto, Goten alzò la testa e guardò la madre.
Fece un respiro profondo, quindi domandò: «Stasera posso uscire, mamma?»
Chichi gli scoccò un’occhiata. «Devi proprio?»
Lui alzò le spalle, cercando di sfoderare l’espressione più implorante del suo repertorio. «Ho un appuntamento con la mia ragazza…»
«Non mi piace molto, come idea» osservò Chichi. «È già tardi».
«Dai, Chichi, lascialo uscire» intervenne Goku, con grande sorpresa di tutti i commensali.
Non capitava spesso che il saiyan prendesse parte a quel genere di discussioni.
«Sono giovani e sono innamorati» aggiunse lui. «L’amore è importante, no?»
Chichi guardò il marito come se fosse impazzito, ma poi sembrò ammorbidirsi.
Aliys era stupefatta, mentre Goten sembrava indeciso su come prendere l’intervento del padre. Alla fine, decise di mettersi a fissare il proprio piatto con la fronte aggrottata, ma più che arrabbiato sembrava incerto.
«E va bene» cedette Chichi, dopo un po’. «Puoi uscire. Ma solo perché lo ha detto tuo padre».
Non fece quella precisazione per caso. Sapeva bene cosa stava succedendo tra suo figlio e suo marito, e se poteva appianare un poco le loro divergenze… Non si faceva certo pregare.
«Bene, mamma! Grazie» disse Goten, alzandosi in piedi.
«Forse dovresti ringraziare tuo padre» insinuò la donna.
Il giovane sbatté le palpebre e gettò un’occhiata a Goku. Quest’ultimo lo guardava, e sembrava teso come prima di un difficile combattimento.
Il giovane distolse lo sguardo.
«Forse» mormorò, per poi uscire dalla stanza senza aggiungere altro.
















Spazio dell’Autrice:
Mah. Questo capitolo è uscito diversissimo da come me l’ero immaginato.
Spero vi sia piaciuto…
A domenica 10 febbraio, miei prodi!
  
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