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Autore: Aimee    25/08/2007    3 recensioni
Un insolito triangolo amoroso ... Usagi, Mamoru e ... Tuxedo Kamen!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"La mia anime attende il Signore più di quanto le sentinelle attendano il giorno." Salmo 130:6

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La mia vista iniziò a sfocarsi e ciò che mi stava intorno svanì. Il mondo sparì mentre una luce accecante mi raggiungeva, inglobandomi in un mare di bianco infinito.

Urlai mentre tutto diventava nero.

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The Coldest December
di Aimee

Tradotto da Erika per EFP

Capitolo 10

"Girati,
Guarda cosa ti sta davanti.
Nel viso di lei,
Lo specchio dei tuoi sogni."
~Neverending Story

L'oscurità mi sommerse in un nero fitto che si estendeva senza fine davanti al mio fisico spaventato e allarmato. Non sentivo più il marciapiede bagnato sotto i miei piedi. Infatti non sentivo assolutamente nulla e questo per diversi attimi che mi sembrarono un'eternità. Ma prima di quanto avessi pensato, l'oscurità si alzò come un velo, tornando rapidamente da dove erano venuta, ed ero nuovamente conscia di ciò che mi stava intorno.

L'aria lasciò i miei polmoni in un lungo singhiozzo spaventato e i miei pensieri corsero rapidamente al fatto che non mi trovavo più su un marciapiede bagnato al centro della città di Tokyou. Una sensazione di costernazione si espanse nelle mie vene come fuoco feroce, facendole bruciare di apprensione ed ansia.

I miei occhi incredubi girarono a destra e sinistra. Mi girai su me stessa una volta, in un piccolo cerchio, poi ancora una volta, memorizzando ogni dettaglio di ciò che mi circondava. Sotto i miei piedi c'era solo terra pallida e secca, che andava avanti fin dove i miei occhi riuscivano a vedere. Una nebbia bianca ricopriva le antiche rovine che mi circondavano. Una volta erano state strutture bellissime, ma ora le pietre e i marmi degli edifici giacevano distrutte e rovinate ovunque mi girassi. Le statue e i monumenti erano monchi, abbandonati e di fatto in completa rovina.

Cosa poteva aver causato una tale distruzione? E dove erano le persone che una volta avevano regnato sopra questa città in rovine? Tremai senza volerlo, pensando alla battaglia che doveva aver avuto luogo sotto i miei piedi. L'aria che respiravo sapeva di morte. Era come se fossi nel bel mezzo di un incubo.

In effetti, così somigliante ai 'miei' stessi incubi ...

Senza fiato, i miei occhi viaggiarono verso il cielo infinito sopra di me e vide letteralmente migliaia di stelle. Pareva che mi trovassi ben lontana da qualunque città moderna. Non c'era modo di vedere tanti corpi celesti vicino alle luci di una metropoli di qualunque tipo. Fissai le stelle e la loro luce si rifletteva sui miei occhi ansiosi e pieni di lacrime.


Mi girai, ancora stupita e senza fiato, e continuai a cercare qualcosa nello spazio infinito che si estendeva davanti a me.

Le mie pupille si dilatarono per l'orrore e lo sgomento nel momento in cui vidi ciò che stava nel vasto cielo davanti a me. E per un lungo momento, rimasi in piedi a fatica davanti a quello che vedevo nel cielo, torreggiante sopra di me.

La Terra.

I miei occhi si chiusero, cercando disperatamente di negare la realtà.
Caddi a terra, svenuta.


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Ignara di dove mi trovassi, solo per metà cosciente, sorrisi istintivamente quando qualcosa di soffice toccò la mia guancia, accarezzandola con affetto e amore ... come il tocco di una madre. I mie occhi si aprirono piano man mano che lo svenimento andava passando e osservai senza ben focalizzarla la donna radiante sopra di me, che mi accarezzava il viso con sorprendente tenerezza.

Era ... bellissima.

I pallidi occhi blu che incontravano i miei erano pacifici e sereni, e sapevo senza pensarci due volte che non mi avrebbe fatto del male. Una tale dignità non apparteneva al nemico. I suoi occhi capelli erano color argento vivo e brillavano alla pallida luce che ci avvolgeva nelle sue ombre. Erano acconciati come i miei, ma erano molto più lunghi e ricadevano in bellissime onde fino a toccare terra. La sua pelle era pallida e sembrava brillare. Il meraviglioso vestito che indossava era come di seta bianca svolazzante.

Ma la cosa più strana di tutte era sicuramente il marchio luccicante che aveva sulla fronte. Era molto simile al simbolo della luna crescente, solo che brillava tanto quanto le stelle sopra di noi.

"Sei ... sei un angelo?" bisbigliai, con gli occhi spalancati per lo stupore e l'incanto.

Sorrise. Era un sorriso felice, ma anche triste e pensieroso. Lacrime cristalline le cadevano chiare dagli occhi mentre parlava in un mormorio tranquillo e pieno di emozione. "Oh, Serenity ... mia piccola Sere. Come mi sei mancata."

Sgranai gli occhi. "Come mi hai chiamata?"

Ma l'avevo sentita bene. Ma soprattutto, conoscevo quel nome. In qualche modo .... *in qualche modo* lo conoscevo. Era scolpito dentro di me, in profondità ... in un posto di cui non avevo saputo nulla.

"Ho così tanto da dirti," continuò l'angelo con lo stesso sorriso struggente che le piegava le labbra. "C'è così tanto che devi imparare ... e ricordare."


Scossi la testa confusa, sentendomi sopraffatta e disorientata. "Io ... io non capisco."
Mi sedetti da dove ero sdraiata, ignorando il mal di testa che cercava di farmi tornare a terra.

"Capirai, principessa. Lo prometto. Sei venuta da me ... come, non lo so. Ma deve essere tempo per te di sapere del tuo passato."

Detto ciò, si avvicinò a me e mi baciò sulla fronte. Qualcosa si mosse in quel punto e si accese. Sentivo una sensazione di bruciore soffice. Non era dolorosa, ma mi confondeva immensamente. Mi toccai la fronte con dita curiose. Che era successo?


L'angelo mosse il braccio e contenni a malapena un grido di sorpresa quando uno specchio si materializzò dal nulla, svolazzando davanti a noi. Come era possibile una cosa del genere?

< Stai perdendo la testa, Usagi. Perdendo quel poco di sanità mentale che ti rimane. Lo specchio non sta *volando*. No no no! Inconcepibile! E' solo un trucco! Deve esserlo! E di certo non è la *Terra* che sta là sopra in cielo! Oh no! E' solo un altro pianeta a casa che ha deciso di visitare il nostro sistema solare e guarda caso somiglia tantissimo alla Terra. Niente di cui preoccuparsi! Proprio niente! E' tutto nella tua testa Usagi. Pensa positivo! >

Sicuramente stavo sognando. Alzando di nuovo la testa al cielo, incontrai nuovamente il pianeta verde-azzurro, così familiare. Dissetandomi di quella incredibile visione, mi rassicurai ancora una volta sul fatto che fosse tutto una mera allucinazione.

Ma sembrava così reale ....

"Vieni," ordinò l'angelo, prendendo la mia mano fra la sua e conducendomi allo specchio che non era *davvero* sospeso in aria ... o almeno questo era quello che volevo credere. Fissai il mio riflesso, ma riconobbi a malapena la mia faccia mentre mi guardava di rimando. Il mio vestito era bianco, oro e ricamato d'argento e cadeva a terra in cascate di seta. Il corpetto era attillato, ma l'abito aveva un che di innocente. Avevo un anello nella mano sinistra che sembrava incredibilmente estraneo e familiare tutto in una volta e un bracciale di perle stava sul mio polso destro.

I miei capelli ... oh, mio Dio, come potrei iniziare a descriverli? Erano *argento*. Proprio come quelli dell'angelo, solo non così lunghi o magnifici. Toccai le ciocche con meraviglia, non riuscendo a credere che le immagini che i miei occhi stavano passando al mio cervello fossero corrette.

Ma la cosa che mi scioccò di più fu la luna crescente e luminosa sulla mia fronte. Con mano tremante andai a toccarla, piano. Era calda sulla punta delle mie dita, ma non mi fece male. Mi lasciai sfuggire un gemito di confusione. Era reale. Ma più di questo, era *parte* di me.

Ma ... *come*?

L'angelo appoggiò le mani sulle mie spalle e insieme guardammo ai nostri riflessi nello specchio. Anche mi sovrastava di una testa circa, fui stupita dalle somiglianze nei nostri tratti. "Come fai tutto questo?" bisbigliai, sentendomi a disagio e piena di apprensione. Ma ancora una volta l'angelo sorrise e quelle sensazioni svanirono rapidamente. Non riuscivo a spiegare perchè, ma la sua presenza portava pace.

"So che sei confusa, Serenity. Ed è giusto," commentò lei, facendo un altro gesto con la mano. Gemetti quando lo specchio sparì. "Ma sarà tutto spiegato a suo tempo. Prima dobbiamo discutere quello che sta succedendo sulla Terra."

Senza un'altra parola, mosse una mano verso il pianeta blu e io guardai con occhi spalancati e increduli mentre fasci di luce di ogni colore partivano dalla Terra e venivano verso di noi con una velocità che riuscivo a malapena a concepire. Era come guardare una pioggia di meteore ... solo che le meteore si avvicinavano sempre di più. Mi allontanai di un passo spaventata mentre i fasci arrivavano impossibilmente vicini, ma l'angelo rispose alle mie preoccupazioni con un semplice, "Non avere paura."

Nel momento in cui l'ultima delle parole uscì dalla sua bocca, i fasci colorati erano sopra di noi. Accesero il cielo e io mi coprii gli occhi per lo spavento mentre convergevano tutti in uno. Quando ebbi il coraggio di guardare fra le mie dita, vidi sette cristalli colorati galleggiare sopra di me. Mi meravigliai della loro bellezza, notando che non era la prima volta che vedevo quello blu. Tuxedo Kamen lo aveva rubato dopo la battaglia col mostro. Ma non sapevo nulla della natura o significato dei cristalli.

"La tua missione non è semplice," continuò l'angelo, il viso illuminato dai colori dell'arcobaleno che le strane gemme emanavano. "Ma questo aiuterà la tua battaglia."

I suoi occhi si chiusuro e le sue mani andarono verso i cristalli. Brillarono tutti immensamente e nel giro di un battito di palpebre erano diventati una cosa sola, un singolo cristallo chiarissimo che brilava e crepitava con una intensità a cui non avevo mai assistito. Il suo nome si formò sulla mia lingua istintivamente.

Il cristallo d'argento.

Ne avevo sentito parlare. Luna aveva spesso parlato della sua importanza, ma non eravamo riusciti a trovarlo per quanto lo avessimo cercato. E ora mi stava davanti e avevo le nocche bianche contro le mie labbra per lo spavento, meravigliata davanti alla presenza di un tale potere.

Era *potere*. E mi spaventava a morte.


"E' per me?" mormorai. Lei annuì e immediatamente pensai di essere stata investita da quattordici elefanti. "Ma ... m-mi era stato detto che il c-cristallo apparteneva alla Principessa della Luna."

L'angelo sorrise, come se tutto sapesse, gli occhi luminosi puntati su di me. "Sei stata correttamente informata, ed è questo il motivo per il quale lo dono a te ora. E' tuo."

Le mie labbra si aprirono, ma non ne uscì nulla. Non riuscivo a parlare, nè ad espellere l'aria che stava racchiusa nei miei polmoni. Tutto quello che riuscivo a fare era ripetere le stesse tre parole nella mia mente, ancora e ancora.


*LA* Principessa della Luna. La *Principessa* della Luna. La Principessa della *Luna*.

*Io*? Mio Dio, ma l'angelo delirava. Era semplicemente assurdo! Ridicolo! Fuori dal mondo ed estremamente POCO DIVERTENTE.

"Non mi credi?" chiese l'angelo.

Non ero divertita e il mio viso lo faceva ben vedere.

"Quando è nato mai tale scetticismo dentro di te?" continuò lei, scuotendo la testa e non attendendo una mia risposta. "Credi a quello che desideri per il momento, piccola Serenity, ma presto la verità sarà difficile da negare. Per ora, focalizzati sulla missione."

"The Terra è in pericolo," continuò. "Beriglia attaccherà presto ... da Nord. Devi comprendere la sua determinazione. Dal momento che il pianeta era una volta sotto il suo dominio, ora è ossessionata dall'idea di riaverlo. Tu, le altre guerriere e Tuxedo Kamen dovete fermare questa assurdità."

Sbiancai, ancora una volta colpita da quello che mi diceva. "Tuxedo Kamen? Ma ... lui è nostro nemico! Magari lavora persino per lei!"

Scosse la testa. "No, bambina. Non è così. Ma soprattutto, lui è cruciale per il tuo successo nella guerra."

"Ma ..."

"Dimmi," mi interruppe, "ricordi il nome Endymion?"

La mia fronte si aggrottò. "Endymion ... ?" le feci eco. Il nome sembrava stranamente familiare alle mie labbra e il mio cuore sembrò battere più forte al solo pronunciarlo. Quel nome era nascosto in profondità dentro il mio subconscio, scolpito lì per l'eternità.

E poi ricordai l'incubo e il nome che avevo urlato nei miei ultimi momenti. Non era altro che quel nome. Endy, l'avevo chiamato. Nobile e forte. Affettuoso e giusto. Crudelmente assassinato da una strega di nome ... Beriglia.


Tremai a quel ricordo, gli occhi spalancati mentre incontravano lo sguardo intenso che l'angelo mi offriva. "Tu ... tu se quella che mi ha mandato quei sogni, non è vero?" bisbigliai.

La donna scosse la testa, gli occhi brillanti di qualcosa che somigliava ad una maliconica ed eterna tristezza. "No, piccola, non sono io. I sogni sono venuti a te, credo, perchè era tempo che comprendessi che ciò che avevi nella tua vita non era abbastanza."


< Il vuoto ... > Ricordai, poggiando una mano sopra il cuore. < Grida da dentro di me, e vuole di più. Vuole *cosa*? Cosa potrebbero portarmi questi ricordi? >

"Sai che Mamoru fa questi sogni sin da quando i suoi genitori sono stati uccisi?" chiese.

Mi irrigidìi, presa alla sprovvista dalla domanda, desiderando disperatamente di non pensare a lui. Faceva troppo male. E il vuoto ... il dolore che urlava per il suo tradimento ... come quella volta sulla strada quando la luce mi aveva sopraffatta. Ma perchè? Che aveva a che fare quel vuoto con lui? Di certo no poteva essere *lui* ciò di cui avevo bisogno per completarmi.

Ma Dio, quanto volevo che lo fosse ...

"Come sai di Mamoru?" chiesi con rabbia, farfugliando senza speranza il suo nome, sentendomi come se delle unghie stessero grattando il mio cuore.

"Mamoru è Endymion," disse semplicemente l'angelo.

Tremai dentro, chissà come sapendo già tutto quello che mi stava dicendo. "Mamoru è un bugiardo."

"Endymion ti ama."

"Endymion è morto."

"Tuxedo Kamen ti protegge."

"Tuxedo Kamen mi ha tradito."

"La tua mente ti ha tradito."

"La mia mente è tutto ciò che mi rimane," dichiarai arrabbiata. "Inoltre, fa troppo male dare retta al mio cuore."

"Ma non puoi allontanarti da loro, vero? Tutti e tre ti perseguitano e lo faranno sempre. Anche se riuscissi ad allontanare per sempre Mamory, sarebbe ancora nel tuo cuore."

Lacrime di rabbia mi scivolarono sulle guancie. "Perchè mi hai portata qui?"

"Sei venuta qui da sola, piccola Serenity."

"Io non so nemmeno chi sei!"

"Ma certo che lo sai," rispose lei calma.

Con un grido di frustrazione, scoppiai a piangere, lacrime di confusione e insoddisfacimento che mi presero completamente. Portando con forza le mani alla faccia, mi allontanai da lei, desiderando di svegliarmi da quest'incubo in cui mi ero ritrovata.

Ma dentro di me, in profondità, sapevo che non stavo sognando. E ancora di più ... in un qualche modo sapevo chi era. E sapevo anche chi ero io.

Come potevo spiegarlo. Era come una luce nascosta dentro la profondità della mia mente, che apriva stanze segrete lì nascoste. Le porte di quelle camere ora erano spalancate e le catene che le avevano ingabbiate a terra.


Spalancai la bocca con un gemito e i miei occhi si riempirono di lacrime mentre la conoscenza mi assalivano ... obbligandomi ad accettare ... fornendomi un ricordo alla volta ... lasciandone da parte altre per un altro momento. Ma anche così era troppo veloce e le lacrime caddero sulle mie guancie fino a che non tremai.

Delle braccia mi circondarono, stringendomi forte fino a che non gridai. Mi rivolsi all'genlo con un altro nome ancora prima di capire quello che stavo dicendo. "Madre ... " mormorai, appoggiando la mia testa sulla sua spalla, gli occhi che si chiudevano.


"Sei sopraffatta, piccola principessa. I ricordi stanno venendo a te troppo rapidamente," mi dise, lisciandomi i capelli. "E' accaduto molto, e ancora tanto deve accadere. Devi trovare riposo, Serenity. Devi perdonarlo e andare avanti o non avrai mai la forza di affrontare le battaglie che verranno."

"E' vero? Lui mi ama?" bisbigliai, osando accettare quello che mi aveva detto ... osando sperare in Mamoru ... in Endymion.

"Ti ama, tesoro. Ma questo lo sai già. Non hai bisogno che te lo dica."

Il mio cuore si gonfiò. < Endy ... hai mantenuto la tua promessa. Mi giurasti di tornare da me. >

"Cosa devo fare?" mormorai tra i suoi capelli.

Sorrise. "Amalo a tua volta."


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Fui riportata sulla strada con la velocità con cui vi ero stata allontanata. Anche se non più infreddolita per l'esposizione alla fredda pioggia di Dicembre, ero come intorpidita, dentro. Riuscivo a malapena a parlare, tanto era il mio choc per l'incredibile viaggio.

Gli occhi viaggiarono rapidi al cielo, appena visibile dietro le nubi di pioggia. Sembrava ricambiare il mio sguardo, fissarmi attraverso il cuore e la mente.


Ero davvero stata là? Con lei? Con mia *oh dio* madre? Ero davvero una principessa? Sua figlia? La futura regina? Custode del cristallo?

Sentì un peso poco familiare che mi gravava sul collo e abbassai lo sguardo sopresa. Il cristallo d'argento era lì appeso ad una catena d'argento anch'essa, e si muoveva assieme al mio respiro, come il ciondolo di una collana qualunque. Ma era così tanto più di quello ...

Lo prese protettiva tra le mani, timorosa di perderlo ... timorosa di guardarlo ... timorosa del suo significato ...


L'angelo aveva ragione. La verità stava iniziando a diventare difficile da negare.

Una voce familiare mi svegliò dal torpore in cui mi trovavo.
"Usagi!" urlò da lontano.

Sgranai gli occhi. "Rei?"

Mi girai verso i passi che si avvicinavano in fretta e vide la sacerdotessa. "Usagi! Eccoti qui! Oh, Dio, ti ho cercata dappertutto!" Le sue braccia mi avvolsero in un abbraccio inaspettato prima che potessi rispondere. "Stai bene? Cos'è successo? Dove sei stata? Ero così preoccupata ... "

Ed io ero senza parole. "Perchè?"

Lei si interruppe per un istante e i suoi occhi viola si allontanarono dal mio viso, come se stesse rimuginando su qualcosa. "Ne parleremo al tempo, va bene? Sei stata qui abbastanza a lungo." Si tolse la giacca ma io la allontani prima che potesse mettermela sulle spalle.


"No, non ho freddo. Indossala tu."

"Non hai freddo? Usagi, non indossi nemmeno le maniche lunghe! Si gela qui fuori!"

"Sto bene, Rei," risposi tranquilla, guardando ancora una volta la lunga prima che sparisse di nuovo dietro le nubi. Il mio respiro si congelò in una piccola nuvola davanti a me e il vento soffiò contro le mie braccia nude, ma nemmeno lo sentivo. Era come se fossi scaldata dall'interno da una forza sconosciuta. Poggiai una mano sul mio cuore e sul vuoto che si girò su se stesso dolorosamente in risposta. Gli occhi mi si chiusero nel vano sforzo di tenere le mie lacrime a bada.




"Usagi-chan?" bisbigliò Rei, guardandomi con occhi preoccupati. "Dovremmo veramente entrare in casa."

La mano si allontanò dal petto e io deglutii il nodo che avevo alla gola, non notando nemmeno che Rei mi aveva nuovamente messo la giacca sulle spalle. "Sì."

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Rei insistette per avere una spiegazione non appena raggiungemmo il tempio. Io esitavo dapprima ... comprensibilmente, dal momento che ero ancora a mia volta sospettosa sull'intera vicenda. Ma il cristallo che pendeva dal mio collo mi fece ricredere. Se il sogno fosse stato null'altro che un'allucinazione, allora non avrei avuto alcun modo per spiegare l'apparizione del cristallo. E d'altronde, *qualcosa* mi era accaduto là fuori, e davvero non potevo tenermi una tale esperienza solo per me ... non quando mi erano stati rivelati dettagli così importanti.

Rei sgranò a malapena gli occhi. Dire che era folgorata era dire niente. Ero un po' sorpresa dal fatto che non mi avesse interrotto dopo la prima frase, facendomi capire che soffrivo di manie di grandezza.

"Allora *è* vero," mormorò. "Sei la principessa."

"Non lo crederei nemmeno io, se non fosse per questo ..."

Il cristallo era ora nelle sue mani e i suoi occhi si allargarono a dismisura. "Usagi ... " si lasciò sfuggire in un sospiro. Insieme lo osservammo semplicemente, inspiegabilmente meravigliate dal fatto che una tale piccola gemma potesse essere così bella e potente, eppure apparire così innocente e indifesa. "Lo sapevo ... lo *sapevo* proprio che eri tu," continuò.

Fu il mio turno di rimanere stupita. "Lo sapevi? Ma come?"

"Non ero completamente certa fossi tu, ma lo sospettavo," ammise. "Da molto faccio sogni sulla principessa e sul Regno della Luna."

I miei occhi si spalancarono. "Da quando esattamente."


Ci riflettè un attimo. "Suppongo che siano iniziati quando le cose hanno cominciato ad andare male a casa mia ... prima che venissi ad abitare col Nonno." Annuì facendo capire che avevo inteso, e lei continuò. "Quando ti ho incontrata, ho iniziato a sospettare che fosse tua la faccia che vedevo nei miei sogni, ma non era un'ipotesi seria almeno fino a che non ho parlato con Mamoru l'altro giorno. Avevo riconosciuto anche il suo viso come il tuo. Gli parlai dei sogni, la cui frequenza era continuata ad aumentare in maniera continua sin da quando lo avevo incontrato."

Come era successo a me ...

"Lui non si ricordava di me nè mi riconosceva e sembrava completamente sorpresa da quello che gli dicevo," continuò, "ma ammise che anche lui faceva dei sogni ... sin da quando era bambino."

"L-lui sognava la principessa?" bisbigliai, facendo scorrere le parole ancora e ancora nella mia testa, cercando di fare del mio meglio per accettarle, ma ancora incredula davanti ad esse, anche se l'angelo stesso mi aveva detto la stessa cosa.

Rei sorrise alla domanda. "Sì, sognava te. Gli dissi di sospettare che tu fossi la principessa e lui ammise di aver avuto un'idea simile. Mi disse anche che era Tuxedo Kamen."

Mi morsi il labbra a sentir pronunciare *quel* nome, e al dolore che il mio petto produceva inesorabilmente. Rei notò lo sguardo disperato sul mio viso con un sospiro colpevole. "Usagi, mi spiace di non avertelo detto, ma voleva farlo lui. Me lo fece promettere."


"Voleva dirmelo?" le feci eco e fui sorpresa davanti al cenno di assenso con cui rispose. "Ma ... non l'ha mai fatto alla fine e mi ha fatto così male quand lho scoperto da sola."

"Con tutto il dovuto rispetto, Usagi ... non è che tu stessa abbia mai offerto a Mamoru indicazioni sul tuo essere Sailor Moon."

Tacqui. Oh Dio.

"Non so perchè Mamoru non te l'abbia detto. Dovrai discuterne con lui tu stessa," continuò, "ma so perchè non ti ha mai parlato dei suoi sospetti sulla tua natura di principessa. Io e lui eravamo entrambi d'accord sul fatto che dovessi essere tu stessa a scoprire la verità sul tuo passato. Non pensavamo fosse giusto metterci a parlarti seduti ad un tavolo, spiegandoti cose che ti riguardavano personalmente. Avresti ricordati quando fossi stata pronta." Esitò, sorridendomi. "Suppongo che ora tu sia pronta, giusto?"

Il mio labbro inferiore tremò mentre le lacrime mi pungevano gli occhi. "No, non lo sono. Ho paura, Rei."

Il suo viso si addolcii. "Usagi, non è necessario avere paura. Non sei da sola. Hai Luna, le guerriere e me. Sai che ti aiuteremo sempre e ti proteggeremo. Siamo le guardiane della principessa. Ma soprattutto, siamo tue amiche."

Annuii silenziosamente, incapace di parlare. E per la prima volta nella storia della nostra amicizia, Rei mi lasciò piangere in silenzio. Apprezzai il suo silenzioso conforto e la sua premura nel permettermi di raccogliere i miei pensieri secondo i miei tempi. Ogni cosa era un tale colpo .... riuscivo a malapena a comprendere tutto quello che mi era stato rivelato. Ma in un modo o nell'altro alla fine digerii ogni cosa e le lacrime si fermarono.


"Rei..." mormorai, passandomi la mano sopra le guancie per asciugarle, "come sapevi che dovevi cercarmi stanotte?"

"Mamoru mi ha chiamata," ammise esitante.

Deglutii forte. "Ah sì?"

"Era piuttosto preoccupato per te. In effetti, cancella quella frase. E' dire poco. Era impazzito dalla preoccupazione. Ti aveva cercata dappertutto e mi aveva chiamata nella speranza che ti avessi vista o sentita." Esitò, aggiungendo dopo un po', "Mi ha detto quello che è successo."

Mi mossi un poco, a disagio, occupando la mia mente colpevole con un filo invisibile sul vestito. "Penso di aver davvero rovinato tutto, no?"

"Qualcosa mi dice che lui sta pensando la stessa cosa," rispose lei, mettendomi una mano sulla spalla per confortarmi. "Vuoi usare il telefono per chiamarlo?"

"No. Abbiamo bisogno di parlarci faccia a faccia."


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Mi strinsi nella giacca che Rei mi aveva dato mentre aspettavo fuori il taxi che aveva chiamato per me. Non volevo che mi accompagnasse all'appartamento di Mamoru, sapendo che sarebbe dovuta tornare a casa da sola e, da testarda qual era, si rifiutò di farmi andare lì a piedi da sola. Così aspettai un taxi per farmi percorrere la 'lunghissima' distanza di dieci isolati. Avrei potuto percorrere la strada in pochissimo tempo, e dio solo sapeva quanto volessi parlare con Mamoru, ma la pioggia che ancora cadeva mi scoraggiò dall'andare prima che arrivasse il taxi. Mi rifugiai sotto la tettoia, vicino alla porta del tempio ancora aperta, ad osservare la strada alla ricerca del mio taxi.

Il suono di un ramo che si spezzava catturò la mia attenzione. Girando velocemente la testa a destra, mi misi in attento ascolto ma udii solo il soffice crepitare delle gocce di pioggia sul terreno. Indietreggiando un po' di più verso la porta gemetti un poco, sentendo come degli occhi su di me.


I *suoi* occhi. Quelli di Tuxedo Kamen.

Deglutii forte e mi guardai intorno. Non vidi niente, ma sapevo che era lì. Riuscivo a sentirlo fra le ombre, che mi guardava.

"Tuxedo Kamen?" lo chiamai debolmente nella notte. "Sei lì?"

A rispondere fu solo lo scroscio della pioggia.

"Voglio parlare," tentai ancora. "Per favore ... "


Attesi ancora. Niente.

La mia testa si abbassò miserabilmente e cercai con forza di non piangere ... ma era impresa impossibile. Una singola lacrima mi scappò. Forse mi ero sbagliata. Forse non era affatto qui.

Perchè dovrebbe esserlo? Dopo tutto quello che avevo fatto e le cose orribili che avevo detto, lo consideravo un miracolo il fatto che mi avesse cercata. Lo avrei schiaffeggiato, avrei rifiutato di ascoltarlo, lo avrei accusato senza prove, insultato senza ragioni e poi sarei scappata da lui come se fosse una sorta di violentatore. Non riuscivo a pensare ad una sola ragione per la quale non dovesse odiarmi.

Forse Rei si sbagliava. Forse non mi aveva cercata. Perchè dovrebbe volermi vedere dopotutto?

Ma, dannazione, io volevo vederlo. Rifiutandomi di aspettare il taxi un secondo di più, mi girai determinata in direzione dell'appartamento di Mamoru.

E mi fermai suoi miei passi, come congelata.


Tuxedo Kamen stava davanti a me, completamente bagnato dalla pioggia che ancora cadeva.

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NdT: l'epilogo sarà online dopodomani sul tardi.

  
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