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Autore: headintheclouds    04/02/2013    0 recensioni
Agli attacchi di panico Luca era ormai abituato. Erano passati ben dodici anni dal primo. Aveva solo sei anni e pensava che stesse per morire. Dopo anni di terapia gli attacchi non erano finiti, ma lui riusciva talmente bene a controllarli che tutti credevano che fosse guarito. Ma quel dolore, era uno di quelli che non finiscono mai. Che ti danno una tregua ogni tanto, ma che ritornano puntuali a ricordarti che non potrai mai essere felice.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La piccola Denise suonava ancora lo xilofono quando la porta della stanza si aprì di botto. –Andiamo bambini.- Franco, il padre di Luca e Denise, prese entrambi i bambini per mano e li fece salire sulla macchina. –Stasera mangiamo fuori- disse con un tono stranamente nervoso. I due bambini non dissero una parola, rimasero nei sedili posteriori, mano nella mano per tutto il viaggio. Giada rimase a casa e, piangendo, iniziò a riempire la valigia.

Più che al lago, a Luca sembrava di stare al mare, con così tanta gente che faceva il bagno. Il colore predominante però non era il giallo della sabbia, ma il verde del prato, e in lontananza non c’era più un orizzonte che dava su un oscuro infinito, ma montagne ancora innevate, che gli davano invece uno strano senso di sicurezza. Era la prima volta in diciotto anni che Luca vedeva le montagne.
Mentre il resto della famiglia passeggiava lungo il perimetro del lago, Luca decise di sedersi sul prato. Non voleva allontanarsi dalla visione che l’aveva così tanto scosso. Quella ragazza non faceva altro che sorridere, era circondata da amici, anch’essi contagiati dal suo sorriso. Mai a Luca era capitato di soffermarsi a guardare una ragazza e di rimanere ammaliato. E quando lei si accorse di essere osservata e lo guardò con sguardo interrogativo, Luca si voltò di scatto in un’altra direzione, si alzò e corse fino al bagno pubblico lì vicino. Il petto iniziò a battere e sentì un forte calore avvolgere il suo viso. Un altro attacco pensò Luca. Eppure stavolta non sembrava che stesse per morire. No, quella era una sensazione del tutto nuova per lui. Non doveva accadere di nuovo. Uscì dal bagno e corse fino a raggiungere la casa di Carlo.

Circa un’ora dopo sentì gli altri arrivare, e dei passi veloci lo raggiunsero in quella che sarebbe dovuta essere la stanza dei ragazzi. Denise entrò piangendo e si buttò sul letto. Probabilmente qualche sua amichetta le aveva rubato il ragazzo. –La odio, voglio morire!- urlava. Nell’udire quelle parole a Luca venne un tonfo al cuore, ma si trattenne dal rimproverare la sorella perché ella aveva  solamente quindici anni e non capiva quanto dolorose fossero per lui quelle parole. Si limitò ad uscire dalla stanza silenziosamente. Entrò in bagno per fare una doccia e si soffermò a guardare il panorama dalla finestra. Si vedeva proprio il punto in cui era seduto poco prima e, con suo stupore, vide di nuovo quella ragazza. Non era più circondata da amici ma camminava da sola, forse stava rientrando a casa. Si fermò per qualche minuto forse per assaporare quel dolce vento che le scompigliava i ricci capelli neri. Era scalza, indossava dei pantaloncini blu e una larga canotta bianca . Aveva una mano portata alla fronte per proteggere gli occhi dal sole e l’altra che reggeva i sandali. Sorrideva. Luca avrebbe voluto essere felice e spensierato come quella ragazza. Ma ecco che a distruggere il suo desiderio di felicità giunse la sua malattia. Portò una mano al petto, che batteva all’impazzata. Iniziò a sudare e cadde a terra. Questa volta l’aveva riconosciuto benissimo. Era un altro attacco. Quando questo cessò, Luca si rialzò asciugandosi le lacrime. Tornò a guardare fuori dalla finestra ma lei non c’era più.

Si trovavano in una strada al piccolo Luca sconosciuta, nel bel mezzo della campagna. Non c’erano case lì intorno né abbastanza fari a illuminare il sentiero. Il cofano dell’auto era attaccato all’albero contro cui era andato a sbattere, una delle ruote a pochi metri di distanza. –Non fa nulla bambini,- aveva detto il padre poco prima di sparire nel nulla –ormai non c’è niente da fare.
  
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