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Autore: Gillian_Lightman    04/02/2013    3 recensioni
Dopo circa cinque minuti raggiunge la via dove abita Gill, ed accosta di fronte a casa sua; sta per scendere, ma si accorge di una cosa, di un qualcuno: cè un uomo che sta infilando una busta nella cassetta per la posta di Foster.
Lightman socchiude le palpebre, sforzandosi di capire perché quell’ individuo gli sembri familiare…dopo qualche secondo non ce n'è più bisogno, perché quello si volta, e lo può vedere chiaramente in faccia:....
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Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3. The last chance.
 
Sono le otto meno un quarto, e Lightman è in macchina davanti a casa della collega, che sta per andare a chiamare. Non riesce a smettere di guardare l’ orologio, e i suoi sensi di colpa sono a mille, quasi fatica a restare lucido. La lettera che tiene scrupolosamente nascosta nella giacca sembra pesante come un macigno, e affilata come un coltello.
7.46: Cal scende dall’ auto, e, cercando di non pensare a quello che sta facendo alla donna che ama, va a suonarle il campanello.
Quando Gillian apre la porta, nella mente dell’ uomo cè solo un susseguirsi di flash-back. I capelli sono mossi, come non li portava da secoli, ed indossa lo stesso splendido completo da cerimonia con cui si era presentata oltre due anni prima al matrimonio del figlio dell’ ambasciatore Sud-Coreano, dove dovevano indagare. Un filo di matita nera intorno agli occhi e un lucida labbra color carne.
Cercando di respingere tutti i ricordi che stanno tentando di affollargli la mente, si allunga verso l’ amica per abbracciarla. Quando il suo viso si avvicina al collo della donna può sentire benissimo il suo splendido profumo che lo invade, trasportandolo in un’ altra dimensione.
“Hei tesoro, sei uno schianto!”
“Grazie” replica lei con un grosso sorriso, e una punta di imbarazzo.
Effettivamente è un po’ che fra di loro si insinua quello strano sentimento, quando rimangono soli…L’ imbarazzo.
Si, Gillian ha notato che in questo ultimo periodo le cose si stanno facendo sempre più, se vogliamo usare questo termine, strane.
Strane perché per definizione loro erano ancora amici, ma quando restavano soli appuravano (o almeno lei di sicuro) che non era così. Che c’era quel sentimento, troppo grande per essere semplice amicizia, che li rendeva eccessivamente protettivi, eccessivamente gelosi…eccessivamente tutto per due semplici amici, anche negli abbracci.
Oramai Gillian  non poteva più negare che fossero in quella fase amici/amanti, quando sono aperte tutte e due le porte e tu sei lì, nel mezzo, senza sapere che diavolo fare.
Ma presto una di quelle porte si sarebbe chiusa, o peggio tutte e due…doveva agire in fetta, doveva decidere una volta per tutte quale voleva che fosse il ruolo di Cal nella sua vita.
Presa da tutti questi dubbi, Gillian non si è nemmeno accorta di aver percorso il viale di casa, sottobraccio con il suo accompagnatore, e di essere appena salita in macchina.
“Dove andiamo a cena?” domanda la donna.
“Non so se te lo ricordi, è quel vecchio ristorante dove eravamo andati l’ anno scorso, quello in centro vicino al cinema…?”
“Uuh quello che faceva quei tortini al cioccolato da sveniree?” chiede lei con gli occhi che luccicano.
Cal distoglie un attimo lo sguardo dalla strada, per fissarla esasperato “Si, tesoro, quello”.
Mentre la guarda passano accanto ad un lampione, che illumina perfettamente, anche se solo per un momento, il viso di Gillian.
Vederla così sconvolge completamente Cal, che non riesce più a respingere i ricordi, ed in pochi attimi ricorda un susseguirsi infinito di loro momenti durante il corso di quei due anni.
Ricorda la prima volta che Zoe è venuta al Lightman Group chiedendo la consulenza per un caso, scatenando l’ ira di Gillian e uno scambio di battutine fra le due che lui non si sarebbe perso per nulla al mondo; ricorda quando l’ indagine per la scomparsa di Samantha Burch ha costretto Foster a riaprire vecchie ferite, e alla sera lui la ha trovata sulla terrazza, sola, a piangere…lui è rimasto con lei; ricorda di quando è stato lui a dover soffrire ripensando alla madre, quando le giovani indiane hanno iniziato a suicidarsi, e nonostante la avesse tratta a pesci in faccia, Gillian cè stata;  ricorda quando quel bastardo di Jenkins la aveva fatta rapire, e lui l’ aveva salvata per un pelo, o di quando quel pazzo di Eric lo aveva quasi ucciso, e la sera lui si era fermato a dormire da Gillian. Ricorda quando, sette anni dopo, avevano dovuto rivivere il loro passato, e Foster gli aveva rivelato un segreto che, fino a quel momento, aveva custodito con il più profondo dei silenzi. Ricorda quanto gratificante è stato cogliere un lampo di gelosia nello sguardo della donna quando lo ha visto con Wallosky, e quando, solo qualche settimana prima, la aveva ritrovata ubriaca sulla terrazza, finalmente pronta a baciarlo, ma lui aveva dovuto raccogliere tutta quanta la sua forza di volontà per respingerla…e poi, inevitabilmente, quel ricordo arriva.
Nella mente di Cal torna nitida l’ immagine di Gillian, in ufficio, abbracciata ad un tizio che le presenta come Dave Burns, un nome che lo perseguiterà molto a lungo. Ricorda il modo in cui lei lo guardava, come non ha mai guardato lui…ricorda quando è andato di proposito al loro bar preferito e li ha incontrati, felici, sorridenti, la tipica coppietta perfetta. Poi la sua copertura è saltata, e se n’ è dovuto andare, lasciandola senza dirle nulla nella sala dell’ ospedale; non dimenticherà mai lo sguardo così perso che aveva Gillian quella sera.
 “Cal…tutto bene?” la voce della donna lo riporta alla realtà.
Lui la guarda negli occhi, la fissa intensamente per un momento.
“Si, scusa, mi ero distratto” le risponde tornando a concentrarsi sulla guida, e svoltando a destra.
Gillian continua a tormentarsi le mani, cercando di scacciare il nervosismo procuratole dal silenzio che si è insinuato fra di loro. In realtà non è proprio la cosa in se a metterla a disagio, quanto la paura che questo persista durante tutta la serata.
Perché Cal è una delle poche persone con cui ama condividere anche il silenzio…certo che se poi avrebbero passato la cena con il rumore del tintinnio dei piatti e qualche scambio di sguardi imbarazzati allora non sarebbe stato proprio il massimo!
I suoi pensieri vengono interrotti da una frenata piuttosto brusca. “Siamo già arrivati?” domanda aprendo la portiera e guardando fuori.
Tuttavia quello che vede non è un ristorante, ma il Campidoglio.
Dubbiosa, Gillian si volta verso l’ uomo “Cal che ci facciamo qui?”

Lui trae un profondo respiro, e con una tristezza che quasi la spaventa sussurra “E’ qui che dovresti essere…” estrae qualcosa dalla tasca “va da lui Gillian.” _________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
 
Muahahah, altro colpo di scena :3 speroo che il capitolo vi sia piaciuto e che vi vada di lasciare una piccola recensione!
Jenny
  
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