Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: roselline    04/02/2013    1 recensioni
Questa è una Rose/Scorpius. E' la mia prima fanfiction, quindi avanti con le critiche.
Poi, la sua attenzione fu catturata dalla bacchetta dai mille disegni, abbandonata sul tavolo della Sala. Guardò i due che erano diventati ormai rossi in viso per tutte le parole che si stavano dicendo e si alzò piano, in modo da non attirare la loro attenzione. Prese di soppiatto la bacchetta e uscì in giardino. Sorrise e iniziò a saltellare sull’erba umida. Poi però, agitando la bacchetta più di una volta, successe qualcosa
Genere: Comico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rose non faceva altro che pensare a quel bacio di quella magnifica sera che si era chiusa in bellezza per lei, dopo aver passato una bellissima giornata. Quando era tornata in dormitorio, non era riuscita neanche ad addormentarsi con tutta l’adrenalina che aveva in corpo. Era piena di energie che non riuscì per niente a dormire e si sentiva piena di forze, solo che proprio all’alba iniziò ad accusare i primi colpi e si addormentò, svegliandosi un’ora prima dell’inizio delle lezioni. Dovette lavarsi e vestirsi in fretta e furia, tant’è che il suo viso si era arrossato per la corsa per arrivare in Sala Grande per mangiare qualcosa, quando improvvisamente si fermò bruscamente (una volta sceso l’ultimo gradino) notando chi c’era un metro da lei: quel Corvonero che non vedeva da quella volta che aveva fatto a botte con Scorpius.
Rimase lì, ferma e immobile, con il fiato un po’ mozzato per la corsa e un po’ per la paura, guardandolo con gli occhi un po’ sgranati. Spostò lo sguardo poi all’entrata della Sala, cercando di prendere tutto il coraggio che aveva in corpo per poterlo superare il più lontano possibile, ma notò immediatamente il sorriso contorto che si era formato sulla sua faccia, nell’osservarla con cura e insistenza. Rose, per paura, fece un passo indietro ma si ritrovò ad arretrare e recuperare l’equilibrio perché suo cugino Al le era piombato addosso, abbracciandola forte. Dopo il suo arrivo il Corvonero aveva cambiato espressione e si rese conto che a fianco a lui c’era il biondino che lo aveva preso a pugni: lui sorrideva guardando la scena, ma appena Scorpius si rese conto che lo stava guardando, voltò lo sguardo e cambiò espressione, alzando un sopracciglio. Il Corvonero cambiò ancora una volta espressione, come se fosse disgustato e arrabbiato e se ne andò; Albus lo seguì con lo sguardo e poi prese il viso di Rose tra le mani, guardandola negli occhi.

« Va tutto bene? Non ti ha fatto niente vero? » Albus parve davvero preoccupato, continuando a scrutare il suo viso come per aspettarsi di vedere qualche livido o graffio ma Rose scosse la testa sorridendo e poggiando le mani sulle sue per toglierle dal viso, e sperando di tranquillizzarlo. Poi, però, il suo sguardo andò a Scorpius che era dietro di loro, che li guardava e sorrideva e appena entrambi incrociarono gli sguardi, la rossa sentì come un calore partire dal cuore e propagarsi in tutto il corpo. Restarono lì a guardarsi per un bel po’, poi Al li fece destare entrambi e la cugina arrossì inevitabilmente, andando avanti ed entrando in Sala Grande per mettere qualcosa sotto i denti.
Si sedette al suo tavolo e iniziò a mangiare uova e bacon molto velocemente, perché tra meno di due minuti iniziavano le lezioni e lei doveva far presto per non arrivare in ritardo alle due ore di Incantesimi che l’aspettavano con i Corvonero, anche se sarebbe stata una lezione noiosa adesso che era ritornata sorda. Si ficcò in bocca un po’ di pudding, mandò giù il tutto con il succo di zucca e si alzò subito, prendendo il suo zaino e andando velocemente fuori per raggiungere l’aula. Mentre saliva le scale svolazzò davanti a lei un uccello di carta che si posò sul palmo della sua mano non appena lei lo aprì e si accigliò, finì di salire le scale e, mentre attraversava il corridoio per raggiungere la classe, aprì il biglietto mostrando una calligrafia che ormai aveva imparato a conoscere e lesse il messaggio.

Oggi pomeriggio alle cinque alla Torre di Astronomia. Solo per un’oretta, so che devi studiare e so anche che non hai lezioni. Ho solo voglia di vederti.

Scorpius.

Sorrise, rileggendo più volte il messaggio anche quando aveva occupato un posto nell’aula, poi lo ripiegò meglio e lo mise nel libro di Trasfigurazione. Estrasse la bacchetta e volse lo sguardo all’ormai vecchio professor Vitious che era in piedi sulla scrivania, probabilmente per farsi vedere dagli studenti.
La lezione, comunque, era stata particolarmente difficile, perché Rose (a differenza di tutti gli altri) aveva provato a eseguire l’incantesimo pronunciandolo nella mente, tipo come aveva fatto a Difesa Contro le Arti Oscure, con il risultato di essersi presa un bel mal di testa e dovette massaggiarsi la tempia sinistra mentre saliva la lunga scalinata che portava alla botola per l’aula di Divinazione.
Una volta là dentro, si sedette in seconda fila, notando subito la sagoma nella penombra sia di Gresda sia della professoressa Cooman, che oggi era particolarmente allegra, probabilmente per qualche sostanza alcolica che assumeva. Estrasse la sua copia di Divinazione, mentre il centauro si avvicinò a lei e le diede il solito foglio con la lezione del giorno. Lei sorrise per ringraziarlo e lo mise nel libro, puntando gli occhi sulla professoressa che si alzava e iniziava la sua lezione. La rossa non ci capì poi molto, poiché per la prima volta in quell’anno la sua attenzione venne attirata da tutti quegli uccellini che svolazzavano fuori dalla finestra che aveva alla sua sinistra. Il verde dei prati, degli alberi e di tutto ciò che era natura, sovrastava il parco del castello. Il Platano Picchiatore era sempre lì, immobile come un vero albero, e in una posizione possente. Gli uccellini continuavano a svolazzare e c’è n’erano di molti colori: azzurri, gialli, alcuni di uno strano colore, tipo indaco o cose del genere, ma erano tutti bellissimi. Una giornata soleggiata come quella non capitava molto spesso lì a Londra, e Rose, guardandosi attorno, notò come i compagni erano distratti, probabilmente sopraffatti dalla voglia di uscire fuori al castello e godersi quei raggi prima che sparissero dietro alla solita nuvola.

La lezione, comunque, finì prima che se ne rendesse conto e, mentre si alzava, controllò il suo orologio da polso che segnava l’ora di pranzo. Così, dopo aver salutato Gresda che stava sistemando tutto mentre la professoressa Cooman aveva preso al volo una bottiglia ambigua dal tavolino e si stava dirigendo in una stanza, la rossa uscì dall’aula di Divinazione e scese giù, nella Sala Grande, per pranzare. Quando si sedette al tavolo di Grifondoro non aveva poi così tanta fame, in quest’ultimo periodo mangiava e dormiva poco, per colpa dello studio e degli esami del sesto anno che doveva tenere assieme ai suoi compagni di corso: per lei continuare a studiare, senza mai fermarsi era come trattenere il respiro sott’acqua e non risalire più, fin quando i polmoni collassano e il cuore non ha più sangue e ossigeno da mandare in tutte le parti del corpo… sì, in parte vedeva così lo studio in questo periodo, e sapeva che se la madre lo veniva a sapere le sarebbe venuto un colpo al cuore!
Rose era fatta per lo studio, questo è vero, ma era anche una ragazza di sedici anni che comunque aveva anche bisogno di divertirsi e conoscere gente nuova… problema permettendo, ma era comunque un’adolescente.
Persa nei suoi pensieri, alla fine, si ritrovò il clan PWL attorno a lei… e le sigle significavano PotterWeasleyLovegood. Non vedeva i gemelli Scamandro da tempo, ora che ci pensava. Vi chiedete perché Lovegood se loro avevano il cognome del padre? Beh… questo punto doveva ancora essere chiarito da parte loro. Comunque, ritornando alla realtà, fu accerchiata da così tanti membri, che Dominique litigava con Fred cercando di spingerlo più verso destra per lasciarle un po’ di spazio; James picchiettava con un dito sulla testa del fratello, sperando che quest’ultimo s’infastidisse e lasciasse il suo posto per tornare alla tavola di Serpeverde e Lily blaterava di non so che con Roxanne, fin quando proprio quest’ultima si rese conto che Rose li stava guardando in modo curioso e fece zittire tutti.

« Tu devi darci qualche spiegazione, signorina! » La rossa si accigliò ancora di più, e Al fece per alzarsi, quando poi James lo prese per il colletto della sua divisa e lo fece sedere bruscamente di nuovo.
Sempre la bruna attirò su di sé l’attenzione e fece segno a Rose di seguirla, e così fece, raccogliendo prima il suo zaino e prendendo due fette di pane tostato.
Seguì la lunga scia del clan giù al lago, e alla fine i primi ad urlare e sbraitare cose come “E’ DI SERPEVERDE!” oppure “COME HAI POTUTO! SEI UNA GRIFONDORO! TIENI ALTO IL TUO ONORE!” e altre cose che Rose, davvero, non riusciva a capire, furono Fred e James. Si sentiva solo confusa e accigliata e qualche altro sentimento che in quel momento non riusciva a decifrare, perché Lily iniziò a disinteressarsi dell’argomento guardando altrove con aria molto scettica e Roxanne che, con un semplice Silencio, fece perdere (molto probabilmente) la voce a quei due e iniziò a spiegarle meglio la faccenda.

« Ci sono arrivate voci che ti vedi con Scorpius Malfoy » Disse, intrecciando le braccia al petto e alzando un sopracciglio in segno di superiorità. Rose, d’altro canto, sgranò gli occhi e non vide altro che l’intera scuola che parlavano di questo nuovo scoop: la sorda e il rampollo dei Malfoy che escono assieme e che si baciano. Non aveva pensato a questo, e di certo con lui non ne aveva parlato, visto che tra di loro non c’era mai stato del vero e proprio contatto se non quel bacio. Ed, evidentemente, lui non ci aveva pensato a tutto questo. Non le aveva detto “dobbiamo parlare” o altre frasi che dovrebbero farti sudare le mani. E quella era proprio una situazione di questo genere.
Tornò in sé e guardò i suoi cugini che, si erano divisi in due gruppi: uno a destra e uno a sinistra, diviso solo da Lily che era rimasta al centro tra gli altri, continuando a guardarsi altrove.

« Allora? Vuoi spiegarci questa cosa, o devo farti uscire le parole con il Veritaserum? » Al solo pensiero, la rossa, deglutì guardandoli.

“Chi vi ha messo quest’idea in testa?” Mimò con le mani.

« Abbiamo le nostre fonti, ma non è questo il punto: è vero o no che stai uscendo con lui? O quello che dicono in giro sono solo baggianate? » Roxanne sembrava sul punto di perdere la pazienza… in effetti, lei somigliava più alla madre anche caratterialmente: poca pazienza entrambe. La Weasley però si fece venire un’idea per racchiudere tutti in un pugno e lasciarli lì.

“Andiamo ragazzi, se io uscivo con Malfoy si sarebbe già saputo, no? Se è una voce che gira solo tra di voi, è perché probabilmente non avete altri pettegolezzi su cui aggrapparvi. Possibile che non mi conosciate? Insomma…” Ma non finì neanche: Roxanne scosse la testa, agitando una mano in aria, come se volesse scacciare una mosca.

« Sapevo che ti saresti buttata su questo discorso: sei un libro aperto per tutti. Allora è vero: ti vedi con Malfoy. » Il sorriso beffardo che si dipinse sul suo viso era identico a quello che faceva quando aveva un’ottima idea per gli scherzi dei Tiri Vispi Weasley.
Prima che lei, però, potesse iniziare una frase senza senso per affermare il contrario, intervenne Dominique che era alla destra.

« Oh, ma insomma Roxanne! – il suo accento francese, pensò Rose, si poteva percepire anche se non lo si sentiva – La smetti di torturarla? E’ una sedicenne che ha bisogno di un po’ di tempo libero per lei. Cosa importa se è Serpeverde? » Iniziò irritata lei.
James armeggiò con la sua divisa, per poi far uscire da essa la bacchetta e eliminare l’incantesimo precedente di Roxanne.

« Cosa c’entra se è Serpeverde?! COSA C’ENTRA, MI DICI, DOMINIQUE?! Andiamo, per te uno ne vale l’altro, non è vero? Si dà il caso che Rose sia fragile, e si dà il caso che oltre ad essere un fottutissimo Serpeverde è anche un fottutissimo Malfoy, zitto tu! » Zittì immediatamente Albus, che stava per prendere parola, probabilmente per prendere le difese del suo migliore amico.
Dominique, d’altro canto, non riuscì a trattenersi e da brava Weasley qual’era, le orecchie le diventarono rosse per la rabbia e l’imbarazzo.

« Tu non hai il diritto di entrare nella mia privata, con chi esco e non, hai capito James Sirius Potter?! Posso uscire con chi mi pare e piace, e ora questo non è il momento di rinfacciarmi che io sia uscita con Giulius Hight! Stiamo parlando di lei e di noi che non c’entriamo ASSOLUTAMENTE con la sua vita privata, che è libera di uscire con chi vuole! Rose non è per nulla fragile, se lo era si sarebbe suicidata da tempo per il suo problema! Se lo era non l’avrebbero smistata in Grifondoro ma in Tassorosso! Pensi solo al suo buon nome e alla vecchia rivalità che c’è dietro?! Tutte fandonie, James Sirius! Se si vuole bene ad una persona, non si dovrebbe pensare al suo nome o al suo stato di sangue! E, sempre come dici tu – lo zittì di nuovo, mentre lui apriva bocca – allora tua madre avrebbe dovuto disprezzare tuo padre per il suo stato di sangue e zio Ronald avrebbe dovuto sputare sulle scarpe di zia Hermione perché è una Nata Babbana! » Alla fine Dominique aveva le orecchie rosse e le mani, chiuse a pugno, che tremavano come foglie e James, dall’altra parte che boccheggiava non sapendo come rispondere a tono.

« Io sono d’accordo con Dominique. Insomma, la vita è la sua. Se le piace Malfoy, non ci vedo niente di male. » Convenne uno.

« Sono d’accordo con Lysander. » Convenne l’altro.

« Io sono il fratello minore, non mi dà poi così fastidio, e poi l’ho conosciuto e ho avuto modo di parlarci, non è male quando lo conosci. » Intervenì Hugo, vedendo boccheggiare assieme a James anche Fred.
Al scosse la testa perché non credeva a quello che si era creato lì in quel momento. La parte sinistra che - ormai Rose aveva capito – era quella sostenuta dai contro, era in totale silenzio, fin quando Lily non sbuffò e guardò entrambe le parti.

« Siete odiosi, tutti, nessuno escluso. Insomma, state facendo un casino enorme per due persone. E dico due. Ci sono cose più importanti e dobbiamo pensare a loro due?! Non sono il centro del nostro mondo, non lo sono e non lo saranno mai. Fatele fare quello che vuole, magari adesso non starà sempre lì con quei suoi occhi da “Perdonatemi se non sono normale come voi”. » E, detto quello, se ne andò con passo felpato verso l’entrata del castello.

Tutti rimasero stralunati da quella risposta, ma quella che doveva essere il centro di quel discorso era l’unica che non credeva a quelle parole. Cercò di giustificarle quel gesto come il periodo premestruale, o anche un cattivo voto, addirittura cercò di attribuirlo alla posizione stramba che avevano preso i pianeti in quell’istante, ma non riusciva a pensare ad altro che alle sue parole. Fatele fare quello che vuole, magari adesso non starà sempre lì con quei suoi occhi da “Perdonatemi se non sono normale come voi”. “Perdonatemi se non sono normale come voi”...
Gli occhi di Rose iniziarono ad inumidirsi, continuando a guardare il punto in cui Lily era poco tempo fa, mentre la maggior parte dei cugini che erano lì iniziarono a correre con aria interrogativa dietro di lei, non badando ad altro che alle sue parole. Dominique si trattenne, ma guardando Rose assunse un cipiglio arrabbiato e corse anche lei dietro Lily. L’unico che rimase era Al. Era quello che rimaneva sempre, pensò Rose, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quel punto. Quando però il cugino cercò di avvicinarsi a lei per consolarla, lei si scostò e andò accanto al Lago e gettò il pane tostato nell’acqua, guardando poi il tentacolo della piovra gigante che lo prendeva e lo trascinava con sé verso il fondale marino. Era così che voleva sparire, in quel momento. Non voleva lasciare traccia.


Aveva passato il resto delle ore in biblioteca, invece di andare a lezione. Non ne aveva voglia, di stare in una classe in cui c’era sicuramente qualche suo parente che la teneva d’occhio, come se dovesse scoppiare a piangere da un momento all’altro proprio lì, in quel momento, in mezzo alla classe e davanti ad insegnanti e compagni di corso. Così era rimasta in biblioteca, a studiare cose che probabilmente si sarebbero fatte da lì a qualche settimana, ma era l’unica cosa che le teneva occupata la mente.
Sospirando, si passò una mano sugli occhi e il suo sguardo passò come una carezza sul quadrante dell’orologio che aveva posato accanto alla pila di libri che aveva raccolto per i suoi argomenti, ma subito sgranò gli occhi guardando l’ora. Le cinque e un quarto. Aveva scordato che doveva andare su, alla torre di astronomia per l’incontro con Scorpius! Con tutti i tentativi che aveva fatto per dimenticare l’accaduto, si era anche scordata del biglietto del Serpeverde!
Cercò di raccogliere tutto il più in fretta possibile e posare i libri con la magia – rischiando anche il crollo di altrettanti sulla sua testa – mise la sua borsa a tracollo e corse su, per le scale, cercando di raggiungere il luogo che aveva indicato Scorpius il più in fretta possibile. Aveva il fiatone, dopo soli due minuti di corse per le scale. Sentiva il cuore e i polmoni sbattere contro le costole e cercò di fermarsi per prendere fiato, ma dovette riprendere subito per non tardare ancora di più.

Arrivata sul posto, che respirava a malapena e non riusciva a fare altro che cercare di prendere quanto più ossigeno nei polmoni, si avviò verso lo spaziale che c’era sulla Torre. Arrivata lì, sulla piazzola, si guardò intorno, respirando a fatica, cercando una sagoma che poteva esserle familiare… ma non vide nessuno. Sospirò, tra i respiri che iniziavano a regolarsi, e chiuse per un attimo gli occhi, pensando che era stata una stupida. Non per l’appuntamento mancato, ce ne sarebbero stati altri, ma per tutto quello che stava succedendo tra lei e il clan PWL, e aveva cercato di dimenticare almeno per un istante crogiolandosi nello studio, ma era inutile. Non voleva deludere James, o Fred, e voleva capire perché mai Lily era stata così cattiva nei suoi confronti.
Fece un ultimo respiro, poggiandosi la mano sul cuore che ormai si era calmato, e aprì gli occhi, trovandosi però il bel viso del Serpeverde con cui aveva un appuntamento. La rossa non se l’aspettava, e il tempo si divise in tre momenti: lui che sorrideva e parlava avanzando verso di lei che, ovviamente, arretrava, cercando di capire cosa stesse dicendo; lui che stringeva le sue mani attorno alle sue braccia e le faceva poggiare la schiena al muro; e, infine, il bacio. Rose, a quel contatto, chiuse gli occhi, e sentì il suo cuore iniziare a battere più velocemente, come la sera precedente.
Quando Scorpius si staccò, scappò un piccolo sorriso alla ragazza, ma cercò di ricomporsi subito e far svanire quel po’ di calore che sentiva sulle guance e lo guardò, ritraendo in dentro il labbro inferiore.

« Perché hai ritardato così tanto? » Le chiese, allontanandosi giusto il dovuto per guardarla in viso. La rossa, alzò di poco il braccio con cui manteneva la borsa con dentro i libri e Malfoy annuì, capendo cosa volesse dire.
La guardò attentamente, e si rese conto che aveva lo sguardo perso, era spenta, così le fece voltare il viso verso di lui guardandola meglio.

« C’è qualcosa che non va? » Rose lo guardò per un attimo negli occhi grigi, e decise che per il momento i suoi pensieri non dovevano preoccuparlo, così accennò ad un mezzo sorriso e scosse leggermente la testa, poi aprì la borsa (che poco prima aveva poggiato sulla spalla) e prese un quaderno per le note e la piuma e iniziò a scrivere su di essa.

Mi dispiace aver ritardato così tanto al nostro incontro, ma mi ero rintanata nella biblioteca e dovevo finire di fare una ricerca. Ancora, mi dispiace, ma devo tornare alla torre di Grifondoro e finire di fare il resto, che vorrei finire il resto dei compiti e studiare per gli esami… scusami…

Scorpius, dopo aver letto, la guardò negli occhi: non era convinto (anche perchè era solo Aprile e gli esami si tenevano a Giugno), ma c’era davvero qualcosa che non andava nel suo sguardo, magari dopo avrebbe chiesto qualcosa ad Al, ma per il momento non era giusto insistere se lei non voleva parlargliene. Sorrise, infine, e annuì, leggendo di nuovo quello che aveva scritto.

« Questo sabato andiamo insieme a Hogsmeade? » Le chiese, prima di porgergli di nuovo il quaderno. Rose guardò le sue labbra per un istante, pensando alla risposta giusta da dargli. Se sarebbero andati ad Hogsmeade assieme sarebbe stata la fine, perché il clan non avrebbe acconsentito a quella relazione, se così si poteva chiamare. Insomma, si era ben capito che tutta la famiglia si opponeva, che solo a pochi andava bene, e che Lily disapprovava (o almeno così aveva capito) per qualche strano e assurdo motivo che non riusciva a capire.

Facciamo che decidiamo in settimana? Al momento non so se per sabato sono libera dallo studio o no, e vorrei davvero impegnarmi per questi ultimi esami…” Scrisse di nuovo e glielo porse, guardandolo mentre leggeva. Probabilmente non sapeva ancora niente, forse Al non glie ne aveva parlato, e quindi per questo non aveva accennato a niente… o forse lui aspettava che iniziasse il discorso lei e… non sapeva che pensare, non ci riusciva perché era una situazione che non aveva mai previsto. La sua vita era fin troppo monotona, e arrivata ad Hogwarts c’era stato il BOOM.
Lasciò andar via l’aria e mezzo sorriso non appena Scorpius le ridiede il quaderno e prima che lei lo posasse il biondo le poggiò una mano dietro la testa e la spinse verso di lui, baciandola ancora una volta. La rossa chiuse nuova mente gli occhi, poggiando la mano libera sul suo braccio; quando poi si staccarono Scorpius le disse che avrebbero deciso in settimana, come voleva lei, e prima di lasciarla andare le diede un ultimo leggerissimo bacio sulle labbra, e si salutarono.


La cena di quella sera era stata tra le peggiori classificate dalla primogenita di casa Weasley. Dopo aver deciso che lo studio poteva anche aspettare perché il cervello le chiedeva pietà e lo stomaco un po’ di cibo, scese giù, in Sala Grande, per l’ora di cena e poter mangiare qualcosa di davvero buono. (A detta sua le cucine di Hogwarts potevano essere paragonate alla cucina di nonna Molly). Non appena si era seduta e aveva iniziato a servirsi con un po’ di pane, si rese conto che si era persa qualcosa, ma non riusciva a capire cosa, ma dopo capì: non appena si era seduta l’intero clan Potter-Weasley Grifondoro le aveva dato le spalle, e probabilmente stavano parlando di lei. Posò lo sguardo di nuovo sul pane che era poggiato davanti a lei, mentre altri Grifondoro giungevano per la cena e si sedevano nei posti vuoti che c’erano tra lei e i cugini che si erano stretti più in là.
Alzò un attimo lo sguardo, ma la stanza iniziava ad essere troppo affollata per cercare con lo sguardo Al o Scorpius, ma non appena il cibo comparì nei piatti, tutti quei ragazzi primini e non, si sedettero e iniziarono ad abbuffarsi.

Non possono essere così arrabbiati con me da non parlarmi più. Insomma, neanche loro sono tutta questa santità, e si comportano con me in questo modo? E poi io e Scorpius non facciamo niente di male. Ci siamo visti per la prima volta oggi, perché diamine devono arrabbiarsi in questo modo? MISERIACCIA! Non è un bene che io stia parlando con me stessa. Guarda tutti questi ingordi attorno a me… Oddio, che cosa orrenda! A quel ragazzo sta uscendo il cibo dalla bocca! Oddio!
No, okay, non era questo il pensiero importante, ma…

Rose arrestò un attimo i suoi pensieri, mentre giocherellava col cibo, e guardò di nuovo dalla parte dei cugini. Le si era chiusa lo stomaco, in quel momento, così decise che alzarsi e tornare in camera a finire i compiti era la cosa giusta da fare. Così si alzò e camminò velocemente verso l’uscita della Sala Grande. (Probabilmente sotto gli occhi di tutti).

Nel frattempo Scorpius aveva alzato la testa, cercando di intravedere la testa rossa al tavolo di Grifondoro, ma venne catturato dalla medesima testa che, con lo sguardo basso e molto velocemente usciva da lì, sotto gli occhi di parecchie persone. Si accigliò e, dopo aver bevuto un sorso d’acqua, guardò Al con lo sguardo di chi non voleva nessuna scusa.

« Sai perché Rose è così giù di morale? » Chiese, mentre Albus rischiò di strozzarsi con la pasta.

« C-che? » Disse lui, dopo aver bevuto un sorso d’acqua.

« Tua cugina Rose è parecchio giù di morale, e ti chiedevo se fosse successo qualcosa, dato che tua cugina, colei che chiami “migliore amica”, è appena uscita di corsa e a testa bassa, e non credo abbia mangiato qualcosa. » Questa volta anche il suo tono non ammetteva repliche, ma appena Al lo guardò per qualche secondo negli occhi, capì che cosa stava succedendo.
« Oh, no… come l’hanno scoperto? » Posò la forchetta e intrecciò le braccia al petto.

« Beh… forse mi sarò fatto scappare qualcosa con Dominique, e forse lei in un atto d’ira contro mio fratello… glielo ha… detto…? » Cercò di sorridere, ma tutto quello che uscì al secondogenito di casa Potter fu una smorfia di nervosismo.

« Al! – disse, per poi abbassare il tono di voce – Non è che a me importi tantissimo che lo sappia tutto il mondo o meno, ma sono i tuoi cugini e TUO fratello! » Sussurrò incavolato.
« E i tuoi cugini e tuo fratello non sopportano molto la famiglia Malfoy, nonostante mio padre stia cercando di allacciare una qualche sottospecie di legame con la vostra famiglia! Rose non si merita la loro indifferenza! Non ha fatto niente di male! »

« E lo vieni a dire a me? – iniziò Al, gesticolando – Io per primo sono felice se voi vi frequentate, ma loro non lo capiscono. Hanno in mente solo il fatto che sei un Malfoy e che siete tutti uguali. Ho provato a convincerli di non parlare con lei, che tu non sei la versione maschile di Caroline, ma tutto quello che hanno sentito uscire dalle mie labbra è stato “blablabla si vede con Scorpius blablabla” » Si passò una mano sul viso, in un gesto parecchio nervoso, mentre Scorpius sbuffò irritato, scuotendo la testa, e volse lo sguardo verso il tavolo di Grifondoro, cercando lo sguardo dei cugini di Albus.
« Senti: questa situazione passerà, capiranno lo sbaglio che stanno commettendo e chiederanno scusa a Rose, fino a quel momento fai finta che io non ti abbia detto niente. Evidentemente se non lo ha fatto lei, era perché non voleva coinvolgerti o farti preoccupare. » Concluse, guardandolo.
Sospirò irritato, ponendo fine a quel discorso e riprendendo a mangiare, perché i loro compagni di squadra si erano avvicinati.


Era ormai giovedì, e i luoghi “preferiti” di Rose, ormai, erano la biblioteca e la sua stanza. I due posti in cui era certa di non incontrare i suoi cugini, e quindi rimanerci davvero male, più di quello che ormai era. Ovviamente usciva da quella stanza solo per seguire le lezioni, e cercava il più possibile di non guardare le persone in viso, per riconoscere quelle familiari.
Alla fine la sua insonnia si era aggravata, e aveva promesso a se stessa che sarebbe andata da Madama Chips, ma dopo aver studiato e aver fatto passare quella settimana che, a detta di lei e le altre centomila voci nel suo cervello, era stata orribile. Proprio in quel momento, mentre era stesa sul suo letto, entrarono le ragazze che dormivano con lei, chiedendole perché non era scesa giù per pranzo, e tante altre domande che iniziava a non sopportare.

Queste qui da quanto in qua si preoccupano per la mia salute? O sono state mandate da mio cugino Al? O da qualcun altro? Forse da Scorpius… aveva cercato di fermarmi e parlare con me, ma avevo preferito non farlo… forse dovevo infischiarmene dei miei cugini… AAAH! NON LO SO PIU’! E da quanto in qua parlo da sola?

Scrisse giusto due frasi su un foglio per rassicurarle e loro sorrisero in risposta. La rossa aveva sempre pensato che sarebbero state delle ragazze interessanti e, perché no, anche delle amiche, ma la sua condizione le spaventava parecchio, quindi (da quando Rose ha iniziato a chiudersi in stanza) ci restavano davvero poco, giusto per prendere l’essenziale, salutarla e filarsela come avevano fatto in quel preciso momento. Scosse la testa guardando la porta che si era appena chiusa.

Forse – pensò Rose – era meglio se usciva da lì e andava a rintanarsi nella biblioteca… o nella Stanza delle Necessità! Lì nessuno poteva entrarci, e non avrebbe incontrato nessun cugino arrabbiato! Si alzò velocemente, raccolse parecchi libri, pergamene e piume, e uscì dalla stanza riuscendo a stento a vedere dove stesse andando, e sperando che in Sala Comune non ci fosse nessuno che conoscesse nella cerchia dei suoi cugini.
Arrivata (con piume che cadevano, libri che le scivolavano per mano e un paio di primini quasi travolti) riuscì finalmente ad entrare nella stanza che, come le poche volte in cui era stata, esaudiva ogni desiderio di chi ne invocava l’aiuto. Poltrone rosse e dall’aspetto comodo; un camino enorme; un divano che sembrava un letto matrimoniale; scaffali, tavolini, insomma, tutto quello che desiderava era solo un po’ di tranquillità e nessuno che vi potesse entrare e guardarla come se fosse un incidente stradale.
Così sistemò le pergamene sul tavolino accanto al divano, la borsa su di una poltrona, e iniziò a saltare su di un’altra, ed era proprio come pensava: davvero morbida e comoda. Si ricompose, legò i suoi capelli in uno chignon basso e largo, e si sistemò sul divano con le sue pergamene e iniziò a terminare compiti che aveva lasciato in sospeso, per poi passare a quelli che erano per l’inizio della settimana dopo. Passò intere ore a studiare, guardarsi attorno, bere della cioccolata calda che la stanza le aveva gentilmente offerto, ed infine posò tutto e si mise alla lettura di un libro che aveva trovato sulla libreria che c’era.

Non si era resa conto, però, che qualcun altro era entrato nella stanza, che si era avvicinato, e neanche dopo un leggero colpo sulla spalla, aveva ricevuto una librata sulla testa dalla ragazza, che velocemente si era allontanata ed era salita sulla poltrona libera. Sgranò gli occhi quando si rese conto che era Scorpius, e lasciò cadere il libro sul tavolino per avvicinarsi velocemente a lui: salì sul divano e gli prese le mani con cui lui si manteneva la testa.

ODDIO! ODDIO! CHE CAVOLO HO FATTO? NON VOLEVO FARGLI MALE! Ma anche lui però, eh! Poteva almeno farsi vedere, invece di toccarmi il braccio e farmi spaventare in quel modo!

« Merlino, Rose! Mi hai fatto male! Cos’è che avevi in mano? Un libro o un mattone che hai gentilmente estratto dal muro? » Chiese, massaggiandosi ancora la parte in cui aveva avuto il colpo. La rossa, d’altro canto, fece una smorfia, sperando che capisse che era di scusa. Restò per un attimo fermo, a guardarla negli occhi che, davvero, erano dispiaciuti, e così sospirò scuotendo la testa.

« Non fa niente. Piuttosto, ero venuto a cercarti dato che sono giorni che non mi parli e che a stento ti fai vedere in giro. » Si passò una mano tra i capelli e la guardò, mentre gli faceva segno di sedersi mentre lei prendeva una pergamena e una piuma, e si sedeva accanto a lui sul divano.

Scusami ma ho avuto parecchio da fare in questi giorni, ecco perché non ho girato per il castello.” La guardò per un istante, giusto il tempo per decidere cosa dirle o meno.

« Ti sei rintanata qui a causa dei tuoi cugini? Al mi ha detto tutto. » Disse, prima che lei potesse strappargli la pergamena tra le mani e chiedergli come sapeva di tutta quella faccenda. Rose si immobilizzò e ritrasse la mani per un momento, non sapendo cosa dirgli, poi però riprese la pergamena tra le sue mani.

Non è una cosa per la quale immischiarti, Scorpius. I miei cugini sono fissati sul fatto che i purosangue non sono gente per bene, che sono sempre lì a fare i cugini più grandi di me e vogliono proteggermi. Non ti riguarda…” Scorpius rise nervosamente, passandosi di nuovo una mano fra i capelli.

« Non mi riguarda? Rose! Ci frequentiamo! Stiamo assieme! E non mi riguarda? Ci sono dentro quanto te, non puoi non dirmi niente per giorni. I tuoi cugini, comunque, odiano me, non te. » Aveva cercato di attutire il colpo all’ultima frase, ma aveva notato che aveva esageratamente detto qualcosa con poco tatto.

Non ho detto questo… ma… noi stiamo assieme?” Gli porse la pergamena con uno sguardo sgranato e che cercava di capire perché avesse detto quelle cose. Scorpius solo in quel momento si era reso conto di quello che aveva detto e cercò di trovare le parole giuste, ma ovviamente non poteva, dato che ormai l’aveva detto e che Rose l’aveva capito subito.

« Beh… sì, okay, penso che io e te dovremmo affrontare il discorso, vero? – Rose fece cenno di sì con la testa – Okay. Allora, io penso che noi due stiamo assieme – e mentre lo diceva, la rossa pensava che fosse davvero tanto carino, perché le sue guance iniziarono a colorirsi di un rosa un po’ più scuro. – però ovviamente anche tu devi dire qualcosa su questo rapporto. Ecco tutto. » Smise, respirando profondamente. Non aveva mai avuto problemi dl genere con altre ragazze. E’ vero, alcune erano da una botta e via, ma aveva avuto altre relazioni: certo, durate pochissimo, ma erano pur sempre relazioni, e non sapeva se anche questa sarebbe durata a lungo, ma a detta sua lo era. Si erano baciati più volte, visti più volte, e lei non era per niente la ragazza da una botta e via… tutt’altro. Si destò da quei pensieri quando vide la pergamena sventolargli davanti al naso.

Sinceramente non lo so. Cioè, se questo significa stare insieme, allora probabilmente lo siamo, no? E non so come possono prenderla questa notizia i miei cugini…

Scorpius guardò altrove storcendo le labbra e sospirando. Si preoccupava per i cugini – pensava – invece di pensare un po’ alla sua vita; non doveva essere così accondiscendente perché significava modellare la propria vita in base ai gusti degli altri. Quando si voltò per guardarla, gli si strinse il cuore perché (anche se Rose guardava dall’altra parte) si vedeva chiaramente che alcune lacrime iniziarono ad uscire dai suoi occhi. Così, alla fine, il biondo abbandonò l’idea di dirgli tutto quello che pensava su quell’argomento e, posando la pergamena di lato, l’abbracciò facendola avvicinare di più.
Le accarezzò la schiena per un po’, fin quando sentì che non piangeva più perché, anche se lei non poteva ascoltarsi, lui lo faceva, ed era davvero straziante. Così decise di non continuare più con quel discorso dei suoi cugini (o almeno per ora) e l’allontanò un po’, giusto per prendere il suo viso tra le mani e asciugarle con i pollici le guance, sorridendo.

« Allora, sabato andiamo insieme ad Hogsmeade? » Le chiese, mentre il suo viso era diventato di una dolcezza assurda, con le guance strette e che la facevano sembrare più paffuta, con una bocca piccola. La rossa, d’altro canto, lo guardò negli occhi, non sapendo che rispondergli. Insomma, se avesse accettato avrebbe significato far sapere a tutta la scuola che loro due stavano assieme, e non le importava tanto TUTTA la scuola, ma comunque una buona parte che era popolata da Weasley e Potter che odiavano un certo Scorpius Hyperion Malfoy.

« Andiamo Rose! Così i tuoi cugini hanno un solo impatto nel vedermi con te. Pensa se devi prima dirglielo e poi fatti vedere, sono due colpi. Invece, vedendoti già con me è un solo grande impatto. » Disse con un sorriso convincente, e che alla fine fece cedere la ragazza che, a sua volta, assunse un’aria divertita, mentre chiudeva gli occhi per trattenere le risate. E neanche lui ci riuscì, così la baciò.
Alla fine Scorpius aveva deciso di passare un paio d’ore con lei, prima di andare agli allenamenti della sua squadra, alle sette. Così entrambi si erano messi sul divano, a leggere il libro con cui poco prima Rose aveva picchiato sulla testa il ragazzo. La rossa, dopo aver finito di leggere la pagina, stava aspettando un gesto di lui per farle capire che poteva continuare nella lettura svoltando pagina, ma non arrivò perché si rese conto che Scorpius si era addormentato sulla sua testa. Sorrise, posando il testo sul divano affianco a lei, cercò di alzarsi senza svegliarlo, e gli mantenne la testa per un momento, giusto per guardarsi attorno e prendere un cuscino posto più in là, in modo da non fargli venire il torcicollo quando si sarebbe svegliato. Constatato che Scorpius non si sarebbe svegliato con il collo dolorante, si guardò attorno e cercò una coperta, che poi vide proprio su una delle due poltrone comode. La prese e la mise addosso a lui, guardandolo per un secondo e sorridendo.

Però dai, è carino, no? Cioè… anche quando dorme. Non è… carino?

Poi alla fine scosse la testa e si mise di nuovo seduta accanto a lui, poggiando la testa sulla sua spalla e piegando le gambe portandosele al petto e continuando a leggere quel libro.
Scorpius si svegliò improvvisamente, sbattendo più volte le palpebre e cercando di ricordare l’ultima cosa che stava facendo prima di addormentarsi, ricordandosi poi che era nella Stanza delle Necessità e che stava leggendo un libro assieme a Rose. Si accorse, poi, che aveva la testa poggiata su un cuscino e una coperta addosso; e poi si rese conto di un peso che aveva sulla spalla e sulle gambe e cercò di girare la testa per vedere cos’era…

No, chi era. Precisiamo.

Sorrise, notando che Rose si era addormentata sulla sua spalla e che le sue gambe piegate erano poggiate alle sue, ma quando guardò l’orologio appeso al muro alla sua sinistra, il sorriso sparì. Erano le sei e mezza, e tra un quarto d’ora doveva andare agli allenamenti per la squadra. Cercò di alzare la testa di Rose e di non farla svegliare per togliersi la coperta di dosso, poi prese il libro (che ancora teneva tra le sue mani) e lo posò sul divano (mantenendo ancora la testa alla rossa) e poi cercò di farla stendere, riuscendoci per metà perché sembrava che si era rotta qualcosa, data la posizione delle gambe e delle braccia, così la mise meglio, le fece poggiare la testa sul cuscino e infine la coprì con la stessa coperta che aveva usato per lui. La guardò per un altro secondo, spostandole dei ciuffi dal viso, le lasciò un bacio sulla guancia e prese una pergamena che c’era lì sul tavolino e scrisse un messaggio per lei, lasciandoglielo di fianco e poi uscì, cercando di raggiungere il campo da Quidditch più in fretta che poteva.


Erano ormai passati un paio di giorni da quando Rose aveva scelto la Stanza delle Necessità come posto in cui rintanarsi per non incontrare i suoi cugini: anche se, a detta di Scorpius e di Al che le facevano compagnia quando potevano, non poteva nascondersi lì e non affrontare il problema, ma la rossa aveva ripetuto che doveva far calmare le acque e poi poteva anche liberamente passeggiare per i corridoi di Hogwarts senza la paura di incontrare qualche suo cugino che l’avrebbe uccisa molto volentieri (o comunque torturata) per tutto quello.

Sì, lo so che comunque non dovrei nascondermi perché non ho fatto niente, ma… insomma, loro non lo capiscono, perché? Perché ovviamente non sono nella mia testa e non ragionano come me, ovvio. Però… oddio! Di nuovo! Non posso parlare da sola! Ma da quando lo faccio???

Scosse la testa mentre scendeva le scale in fretta e furia perché aveva fatto tardi nello scegliere i vestiti per quell’uscita che aveva promesso a Scorpius. Non era mai stata una ragazza che la faceva difficile con i capi da indossare, ma quella giornata era particolarmente fredda a causa dei due giorni di pioggia (quasi alluvione) e l’aria ti tagliava il viso davvero in due, così aveva dovuto scegliere un maglione, un jeans, stivaletti e un cappottino.

« Era ora Rose! Pensavo che non venissi più! » E lei, ovviamente, aveva previsto questa sua frase, così prese un foglio dalla borsa che si era portata dietro e glielo porse.

« “Non sapevo che mettermi visto il tempo orrendo in questi giorni. Mi dispiace.” » Alzò un sopracciglio biondo, guardandola.
« E hai perso perfino tempo a scrivermi questo? » La rossa incrociò le braccia al petto (a quello che disse) e gli fece segno di leggere di nuovo.
« “Dovevo, sennò come ti spiego le mie ragioni? Adesso vogliamo restare qui a parlare del mio ritardo di dieci minuti, o vogliamo andare ad Hogsmeade e distrarci dai compiti della scuola?!” » Tornò a guardarla, e questa volta era lei che aveva un sopracciglio alzato e con aria altezzosa. Scorpius, d’altro canto, alzo le braccia al cielo facendole ricadere ai suoi fianchi subito dopo, diede quel foglio a Rose (che iniziò a camminare e metterlo nella sua borsa) e la raggiunse dandole un bacio sulla guancia.

Arrivati ad Hogsmeade, ovviamente sotto i vari occhi increduli di metà scuola che aveva il permesso di andare in quel villaggio, si erano fatti un giro nei vari negozi, per poi fermarsi davanti a Mielandia.
« Fermati qui! No, non puoi entrare! – rispose ad un’occhiata della ragazza e alle sue mani che si alzavano a mezz’aria – Devo farti vedere una cosa! Aspetta qui e non entrare. » Le disse, prima di sparire dietro la porta del negozio di dolci. Sospirò, portandosi alcuni ciuffi ricci e ribelli dietro e si guardò attorno, scorgendo in lontananza i suoi cugini che, probabilmente, l’avevano vista e avevano anche rallentato.

Andiamo Scorpius! Muoviti! Altrimenti, per colpa tua, ci sarà un omicidio! Ma perché non mi ha fatto entrare con lui?! Io voglio dei dolci!

Cercò di non pensarci, ma subito Scorpius uscì da quel negozio, con un sorrisino sulle labbra appena la vide, nascondendo una mano dietro la schiena. Con un ultimo sorriso le fece vedere la sorpresa che le aveva preso: una rosa di cioccolato in un contenitore di plastica trasparente.
Alla ragazza le si illuminò l sguardo e lo guardò con gli occhi aperti al massimo, mentre le sue labbra si rimpicciolirono e rientrarono a mo’ di bimbo: si indicò, come a voler chiedere se era per lei e Scorpius rise divertito, guardando come la sua espressione era cambiata in pochi secondi.

« Sì, è per te. » Disse scuotendo la testa, ma non appena lei cercò di prendere quel regalo, lui lo nascose di nuovo dietro la schiena, e ovviamente l’espressione della ragazza divenne corrucciata e incredula.
« Prima, però, voglio un ringraziamento. » Disse, sporgendosi in avanti e guardandola negli occhi azzurri. Quando lei capì, arrossì parecchio e, con un sorriso imbarazzante cercò di fargli capire che non poteva, dato che già tutti li stavano guardando e li seguivano anche, ma evidentemente Scorpius non voleva sentir ragioni, perché restò in quella posizione, aspettandosi davvero un bacio. Probabilmente lo faceva anche a posta perché si era reso conto che i suoi cugini li avevano visti assieme.
Rose sospirò, abbassando un po’ lo sguardo e, prendendo il suo viso tra le mani, gli diede un leggero bacio sulle labbra, ma lui le mise una mano sulla schiena e la spinse verso di lui, costringendola a farla alzare sulle punte.
Sorrise, e poi si allontanò, aspettando il suo regalo, che le venne dato subito. In risposta la ragazza le fece un segno che probabilmente poteva essere interpretato come un grazie (anche perché era riuscito a capirlo leggendole il labiale), e sorrise, mentre apriva quella scatolina e mangiò un petalo di cioccolata.

ODDIO! E’ LA CIOCCOLATA MIGLIORE CHE IO ABBIA MAI MANGIATO! CIOE’! E’ STATO COSI’ CARINO A FARMI QUESTO REGALO! ODDIO! E poi adoro la magia! Guardate questa Rosa! Ha i petali sottili e morbidi come una rosa vera!

Guardò Scorpius con aria da bambina felice e gli porse la scatolina, sperando che capisse che stesse offrendo un po’ della sua cioccolata a lui (e chi la conosceva, non condivideva quasi con nessuno la sua cioccolata), ma lui scosse la testa e le diede un bacio sulla tempia, mentre la rossa si concentrò sul nuovo pezzo di cioccolata da addentare.

Il resto della giornata fu comunque tranquillo e piacevole. Prima di andare ai Tre Manici di Scopa, si erano fatti un giretto per i vari negozi; Scorpius non mancava a baciarla, e avevano incrociato i cugini anche parecchie volte. L’unico che non avevano ancora visto era Al, che a quanto pareva per qualche strano motivo aveva deciso di non venire a Hogsmeade a staccare un po’ la spina con loro.
Però, ovviamente, prima che finisse la giornata decisero di andare nel locale della zia di Rose a bere una burrobirra che potesse scaldarli, con il vento che aveva iniziato a tirare da poche ore. Questa volta fu Rose ad offrire a Scorpius la bevanda, e ritornò al tavolo concentrata al massimo per non buttarle a terra, ma al suo ritorno trovò un Maximillian e una Tristine intenti a parlare con il biondo. Tracciò una “o” con la bocca guardandoli e fece segno che ritornava al bancone della zia per prenderne altre due, anche se questa volta Tristine la seguì a ruota libera per aiutarla.
‹‹ Se ti dà fastidio, possiamo anche andarcene. Insomma, è la vostra prima uscita ufficiale davanti a tutti. ›› Disse lei, mentre stavano aspettando il loro turno per ordinare. La rossa, però, scosse la testa in modo ripetitivo e cercò di farle capire che non erano per nulla un peso, ma con scarsi risultati perché la ragazza capì “Voglio delle fragole.”

Com’è che comunicavo prima di riacquistare l’udito? Insomma, tutti mi capivano. Possibile che ci riuscivano solo perché avevano il mio stesso problema? Cioè, non possono capirmi solo i miei parenti! Però… a quanto vedo… sì. Diamine. Dovrò davvero camminare con un quaderno nella borsa per il resto della mia vita? E mi sa che devo abituarmi anche al fatto di parlare con me stessa: è l’unica che riesce a capirmi.

Si destò dai suoi pensieri quando si rese conto che Tristine martellava il suo braccio perché le loro due burrobirre erano pronte. Le portarono al loro tavolo, e Rose restò lì, a guardarli parlare. Si rese conto che era parecchio triste, così cercò di non farlo notare a nessuno, iniziando a bere e guardarsi attorno, quando vide Al all’entrata che vagava con lo sguardo. La rossa si accigliò e, posando il suo boccale, si alzò per andargli incontro.

« Oh! Tu sei qui! Pensavo che era successo qualcosa! Ti ho cercata da tutte le parti nel castello, ma non ti ho trovata! » Rose lo guardò in un modo accigliato, chiedendogli per quale motivo era così preoccupato.
« Niente. Ho fatto un sogno e mi sono spaventato, così sono corso a cercarti, ma se stai con Scorpius e Maximillian allora posso stare tranquillo, ritorno al castello! » Sventolò una mano in aria, ma Rose lo bloccò all’istante, chiedendogli spiegazioni perché doveva sapere che oggi lei e il biondo dovevano uscire assieme, ma il secondogenito di casa Potter scosse la testa alzando le spalle.
« Sono rimasto indietro con parecchi compiti, così sto cercando di recuperare. Io e Scorpius a stento ci vediamo quando dobbiamo mangiare o agli allenamenti. Adesso vado al castello. Ah, Rose, non te la prendi vero se ho preso in prestito le tue relazioni di Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa? » La rossa chiuse gli occhi e si passò una mano sul viso. Fece di sì con la testa e sventolò una mano in aria, un misto tra un saluto e un “Se non vai via, ti giuro che ti ammazzo. E questa è la volta buona che lo faccio per davvero.” Così si avviò di nuovo verso il tavolo, e guardandosi attorno notò che un tavolo, posto più in là del loro, era popolato da Caroline e dalle sue tirapiedi. Tutte che la guardavano davvero male. Sospirò, e cercando di non farci caso tornò da Scorpius e gli altri, che continuavano a parlare.
Li guardò di nuovo, come prima, ma alla fine tornò a sorseggiare della burrobirra (che era diventata tiepida, e quindi quasi imbevibile) e a torturare il centrotavola di legno, trovando un interesse improvviso in una crepa nel legno della tavola, quando poi sentì il tocco sulla sua mano e alzò lo sguardo su Scorpius, che le sorrise, cercando con lo sguardo di chiederle cos’aveva, ma che Rose non capì, perché fece un mezzo sorriso anche lei.
Alla fine della giornata, Scorpius l’accompagnò fuori dal suo dormitorio (e la baciò, ovviamente, prima che entrasse). Si richiuse il quadro dietro le spalle e sospirò, sorridendo.

Alla fine non è stata una brutta giornata: mi aveva fatto un regalo stupendo, avevamo girovagato senza meta, abbiamo preso in giro i vari capi della nuova collezione primavera estate esposti nei negozi (anche se il freddo che si sentiva era da inverno) e avevamo bevuto un sacco di burrobirre per scaldarci. Niente male come prima uscita ufficiale sotto gli occhi di tutti.

Si disse, mentre entrava nella sua stanza. Le altre non erano ancora tornate, quindi suppose che erano con dei ragazzi e che magari avrebbero passato anche la notte fuori. Mentre pensava a dove mettere la metà rosa di cioccolato sul comodino, si rese conto che c’era anche un’altra cosa lì: un braccialetto con una civetta.



NdA: OKAY, OKAY, LO SO, SONO TIPO SEI MESI CHE ASPETTATE IL MIO CAPITOLO (almeno quelli che seguono e recensiscono la storia), ora vi dò tutte le spiegazioni possibili, cercate di capirmi e di non ammazzarmi subito.
Allora, il mio ultimo capitolo è stato pubblicato a fine Luglio, quindi sono passati più o meno sei mesi, e in questi mesi ne sono successe: il tipo che mi piaceva mi ha snobbato con una "scusa"; poi ho dovuto fare un test d'ingresso per Infermieristica, ma non l'ho passato, quindi sono andata in una specie di depressione, che non mi ripigliavo più; poi mi sono iscritta ad una facoltà del ramo di medicina, e così ora sono qui, a dirvi che sono di nuovo in una specie di depressione perchè oggi non sono passata al primo esame. Quindi immaginate come sto. Ora, detto questo, l'unica cosa positiva della giornata è aver finalmente terminato questo capitolo (di cui avevo scritto a stento una pagina di word) in sole tre settimane, o giù di lì. Vi prego di accettare anche i miei errori (che sono certa che esistono), oltre alla storia che probabilmente non potrà dare giustizia a questo periodo di assenza.
Ora, detto questo, sono sincera: non so quando pubblicherò il nuovo capitolo (anche se ho parecchie idee, forse un po' confuse), però prometto di farlo al più presto, magari scrivendo qualcosa la sera, quando non studio.
AH! SONO QUATTORDICI PAGINE DI WORD. COSA INCREDIBILE *-* HO UN RECORD PERSONALE CHE NON SUPERERO' MAI.
Ringrazio, infine, le quattro persone che mi hanno recensito l'ultimo capitolo, e soprattutto ringrazio
Dear Juliet
per aver avuto il coraggio di recensire tutti i capitoli di questa storia.
CONTINUO LA PROPAGANDA DI "RECENSITE", e mi congedo.

Spero vi piaccia (sono incoerente, lo so).
Un bacio a tutti.
-M

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: roselline