Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: effieth    04/02/2013    0 recensioni
I suoi lunghi capelli tinti neri ricadevano a onde sul prorompente decolté poco nascosto dallo scollato vestito nero. Le sue mani accarezzarono provocanti la pelle beje del divanetto che faceva risaltare le sue unghie rosse ben curate. Sembrava una pantera; una bellissima pantera che, sensuale, attirava a se la sua preda per poi poterla addentare. La sua preda ero io.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo - seconda parte;




Il vento freddo si scagliò feroce su di me. La notte era ancora giovane; erano le stelle a dirmelo. Luminose e piccole stelle che da lassù vegliavano su di me, sulle mie azioni, sui miei pensieri.
Il solitario lampione illuminava solo una piccola parte di quel lungo marciapiede. Quel lampione era lontano da me, che ero avvolto dalle ombre.
L'unico quartiere di Hollywood piccolo e cupo, dove io passavo le serate, era vuoto. Nemmeno gli schiamazzi dei locali intorno erano udibili da dove mi trovavo io.
Il ruggito di un motore e poi una Mercedes schizzarmi veloce davanti agli occhi.
La seguii con lo sguardo mentre dentro il mio cuore si rimpiccioliva, diventava grigio e debole. Se n'era andata.
Ancora mi balenava in mente il suo corpo, i suoi movimenti, il suo profumo mentre dentro il sangue smetteva di fluire alla testa. Pensai di morire.
Nel silenzio un rumore di tacchi rimbombò nelle mie orecchie: i suoi tacchi.
Mi girai di scatto e vidi da dietro la sua esile figura nera svanire nella nebbia che si era formata tra i due palazzi affiancati: voleva la seguissi.
Con passo svelto e felpato mi diressi verso di lei ma la nebbia si faceva sempre più fitta, più bianca davanti i miei occhi accecandomi quasi totalmente. Solo il rumore leggero dei suoi passi mi faceva da guida.
Una porta. Stava entrando nel palazzo?
Il suono era metallico e freddo. E lì capii: stava entrando dalla porta di sicurezza.
Dimenai le mani in aria con l'intento di migliorare la visuale ma ben poco cambiò, finché non vidi una striscia di luce rossa che indicava l'uscita di sicurezza con la porta spalancata.
Senza pensarci due volte, saltai sul gradino e passai sotto la ringhiera di ferro.
Fatto un passo la temperatura cambiò drasticamente: dal freddo al caldo, quasi accogliente, dove lei mi aspettava.
Un enorme tavolo da biliardo bloccò i miei passi. Il suo profumo forte aleggiava nell'aria, e come una grossa freccia luminosa mi indicava che lei era alle mie spalle.
La porta si richiuse ma io ebbi l'istinto di rimanere immobile. Lei mi stava manovrando con il suo sguardo, che mi accarezzava prepotente e avido.
Le sue mani si appoggiarono sulle mie spalle e, come due ventose, fecero scivolare via il mio giubbotto che cadde pesantemente a terra.
Con un calcio lo lanciò nell'angolo della sala e mi fece girare.
I suoi occhi nei miei, le sua labbra vicinissime alle mie.
Il magnetismo nel suo sguardo era tale da mozzarmi il respiro.
La sua mano accarezzò il mio fianco e lentamente si spostò avanti, sfiorando quel pezzo di tessuto completamente tirato e rigido. Chiusi gli occhi e mi morsi il labbro cercando con tutto me stesso di non lasciarmi prendere dal desiderio.
Bastò una leggera pressione per far scattare la cerniera dei miei pantaloni neri.
Un ghigno cattivo nacque sul suo viso. Perfetto viso che ora mi stava leccando appena sotto l'orecchio.
Mi appoggiai al tavolo da biliardo e socchiusi gli occhi in attesa.
« Sarai la via del mio successo. »
Tagliente e sensuale come non mai la sua voce avvolse la mia mente strizzandola e facendomi perdere i sensi.
Le sue gambe si piegarono e le sue ginocchia toccarono terra.
Trattenni il respiro mentre il tessuto dei miei boxer sfregava contro le mie gambe e le sue dita fredde si avvicinavano vogliose verso il mio sesso.
Sinuosa la sua lingua si srotolava accarezzandomi mentre la mia mente si appannava man mano sempre di più.
In quel momento persi il controllo.
Le afferrai le spalle e con un gesto galante la posai sul tavolo da biliardo.
La sua risata si fece pesante mentre con la mano destra ornata di anelli, si asciugava la bocca accarezzandosi le labbra.
Quello spazio in mezzo alle sue gambe mi accolse caldo e umido quasi come fare un tuffo in una piscina riscaldata.
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da quella sensazione che avvolgeva la mia mente e i miei sensi facendomi perdere totalmente il controllo.
Pesanti sospiri e gemiti di lei mi incitavano a continuare, sempre più forte di prima. Aumentare la velocità, raddoppiare la forza. Ma lei non era ancora sazia.
Strizzò gli occhi e appoggiò la testa sul morbido tappeto del tavolo da biliardo.
Le sue dita si aprirono sulle mie spalle e le sue unghie affondarono feroci nella mia pelle lasciandomi lunghi solchi sulle braccia, ora color sangue.
Affondai le mie labbra nel suo collo e con la lingua le solleticai sotto il mento. Mostrò una lunga fila di bianchi denti.
Fece leggermente pressione su di me e mi fece sdraiare al suo fianco. Chiuse gli occhi e mi accorsi che aveva il fiatone. Forse era troppo per il suo esile corpo?
Improvvisamente un'ondata di sensi di colpa si impossessarono della mia testa. Le presi il viso tra le mani e arrotolai la mia lingua con la sua, forse per tranquillizzarla.
Il rumore dei suoi tacchi contro il pavimento mi riportarono alla realtà.
Scossi la testa e mi coprii il viso con le mani. Se ne stava già andando.
Riaprii gli occhi e il suo viso parve luminoso sopra di me.
« Sono stata quello che volevi, ora a me spetta la ricompensa »
Squallida notte, qui ad Hollywood: maledetto desiderio di provare sensazioni nuove. Dovevo aspettarmi che sarei finito sfruttato come sempre. Maledetta dicottenne dai tacchi alti e lo sguardo sensuale che era stata capace di usarmi.
Ora sei famosa, tra le braccia di un'altro uomo; starai ingannando lui come hai fatto con me?
Maledetta diciottenne, affamata di successo e accecata dall'invidia.
  
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