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Autore: Kimberly Heiwa    05/02/2013    3 recensioni
Non è mai finita. Il filo in realtà non si è mai spezzato, si è allentato, ma il sentimento è ancora vivo.
Le due facce della stessa medaglia, inseparabili, compatibili tra loro, ma che non hanno mai avuto veramente tempo per loro stessi. E' passato tanto da allora, ma forse è proprio questo che li fa sempre riunire; li fa incontrare per vedere i risultati del cambiamento.
-Rory... dove sei?- sussurrò sperando che lo potesse sentire ed aspettare, come lui stava attendendo lei.
Il titolo viene dalla canzone 'Wait for me' di uno dei miei gruppi preferiti, i Theory of A Deadman.
Spero che gradiate questa storiella e che esponiate le vostre opinioni...
Buona lettura e... Enjoy! :)
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Rory Gilmore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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May I

 

May I hold you

as you fall to sleep.

When the world is closing in

and you can't breathe,

may I love you.

May I be your shield

when no one can be found

May I lay you down

(Trading Yesterday – May I)


 

 

Schiuse leggermente gli occhi per poi richiuderli immediatamente a causa della luce mattutina filtrata da una qualche finestra. Inspirò a pieni polmoni ed espirò con un largo sbadiglio, cercando di riprendere i sensi. Finalmente, con gli occhi aperti, si guardò intorno, nel tentativo di ricordare qualcosa della sera prima.

L'atmosfera non gli era molto famigliare: i mobili e l'arredamento non erano nel suo stile, c'erano un po' troppe finestre per essere il suo appartamento e la fragranza di caffè che profumava la casa non gli ricordò nulla di suo. Si stirò la schiena e percepì uno scricchiolare delle vertebre; restò ancora fermo dove si trovava a contemplare il luminoso appartamento e a rimettere in ordine i suoi pensieri ancora piuttosto confusi.

In posizione supina osservò in particolare il soffitto: era stato da poco intonacato, si poteva percepire dalla sua consistenza ancora un po' molle e dall'odore di vernice fresca. Realizzò definitivamente di non trovarsi a casa sua poiché il suo soffitto non era stato più intonacato dal 1985, anno di morte del proprietario originario dell'appartamento di Jess, un certo Rupert Gowan, sul quale giravano voci che fosse morto di solitudine e delusione amorosa. Si mise a sedere sul divano giallo per ottenere un'altra prospettiva e girò più volte la testa per cercare di confermare l'idea che si era fatto su chi potesse essere il proprietario. Il piccolo appartamento era pieno zeppo di libri; vari tipi di quotidiani erano messi disordinatamente sul tavolino alla sua sinistra; una tazza sporca visibilmente di caffè era tutta sola nel lavabo nell'attesa di essere lavata; svariati volantini di pizzerie e di ristoranti multietnici posti accanto a una guida telefonica aperta sulla sezione Gastronomia si trovavano sul tavolo in cucina; il televisore era silenzioso e spento, ma le custodie di varie videocassette erano aperte, probabilmente nel tentativo di essere viste; l'aroma di caffè profumava ogni angolo, perfino i cuscini e le cuciture del divano. Sogghignò leggermente quando i segnali del piccolo appartamento gli confermarono la tesi.

Si alzò dal divano e con passo felpato avanzò verso la camera da letto.

Pochi passi e si ritrovò davanti ad una porta chiusa, vitrea e colorata di bianco.

La scostò piano con la mano destra cercando di fare il minimo rumore e si fermò davanti alla soglia. Davanti a Jess si trovava un letto matrimoniale sul quale giaceva lei, raggomitolata su se stessa, avvolta dalle coperte e dal piumone azzurro. I capelli un po' arruffati riflettevano la luce solare acquistando un sorprendente colore rosso; gli occhi chiusi dalle lunghe ciglia presentavano un residuo di lacrime, e la bocca, morbida e rosea, era schiusa. I suoi respiri erano leggeri e delicati, accompagnati dall'alzarsi e abbassarsi del ventre. Le mani sottili erano allungate verso il cuscino, come se volessero abbracciarlo. Jess, non sapendo cosa fare, restò immobile sulla soglia, muovendo solo gli occhi scuri per osservare più accuratamente la figura di Rory. Una specie di istinto lo fece avanzare con i piedi scalzi verso il letto, mentre il cuore cominciava a pompare più sangue e l'adrenalina veniva rilasciata dal midollo spinale.

Si arrestò una volta arrivato a toccare con la coscia il materasso e cercò di pensare alle conseguenze a cui avrebbe potuto andare incontro. Col tempo aveva cercato di imparare come controllare la sua impulsività, così strinse i pugni e si girò di scatto.

Emise vari sospiri mentre il fiato si faceva sempre più irregolare. Chiuse le palpebre per tranquillizzarsi, ma non funzionò più di tanto.

Mosse una gamba per avanzare e decise di uscire dall'appartamento il più in fretta possibile. Si sciacquò il viso nel bagno, si diede una sistemata ai vestiti e si infilò le scarpe. Guardò per un'ultima volta la casa e mise la mano sulla maniglia. Qualcosa però, gli impedì di premere su di essa per uscire. Se fosse andato via così, senza neppure lasciarle un biglietto, senza un saluto, le conseguenze non sarebbero state sicuramente piacevoli.

Scappare era sempre stato il suo forte, ma in certe situazioni occorre rimanere.

Tolse piano la mano dalla maniglia fredda e si guardò i piedi.

Si passò una mano sulla fronte e tornò a sedersi sul divano giallo.

E ora?” si domandò. Rimase ad aspettare che si svegliasse, nel silenzio assoluto.

Tutto ad un tratto gli suonò il cellulare e comparve sul display il nome di Matt.

-Pronto?- rispose sussurrando.

-Perché sussurri?- gli chiese Matt, imitandolo.

Jess si alzò e si diresse verso il piccolo balcone, cercando di non fare rumore.

-Sono a casa di Rory- disse con tono normale.

-Cavolo! Non pensavo che mi avresti preso alla lettera!

Sul viso di Jess apparve una smorfia.

-Beh? Perché sei lì?

-Perché ti ho preso alla lettera. Ieri sera mi sono...

-Fermo fermo fermo! Ieri sera? Vuol dire che... Oh-mio-Dio!

-Matt! Non è successo niente!- lo zittì – Abbiamo SOLO dormito.

-Ah, okay...

-Lei sta ancora dormendo e io non so che fare. Insomma, me ne vorrei andare ma se lo facessi... sarebbe peggio.

-Mm. Sì, sarebbero guai.- confermò, pensoso.

-Come mai mi hai chiamato?

-Beh, perché volevo sapere dove fossi...- disse vago.

-Matt, dimmi la verità. Chi sei diventato, mia madre?

-Molto divertente. No grazie! Ok, ho dimenticato le chiavi e non posso aprire la libreria...- confessò infastidito.

-Ah, ecco! Non è la prima volta che dimentichi le chiavi da Meredith e poi mi chiami per avere la mia copia...

-Ehi, io non ho detto di averle dimenticate da Meredith! Potrebbe avermele prese un ladro in metropolitana!

-Sì, certo. Come se non lo sapessi... ecco a voi “Il ladro della metrò” in “Furti di chiavi”!- scherzò Jess, facendo un po' di teatro.

Matt abbozzò una falsa risata e restò in silenzio.

-Per quanto ne avrai, piuttosto? Sono già le nove e siamo in ritardo.

-Scusa non potresti chiedere a Joanna? O a Gabe?

-Ci ho pensato, ma Joanna ha il cellulare spento e Gabe... beh, lui non l'ho chiamato.

-Ecco. Bene, allora chiama Gabe, prova anche sul cellulare di Alf e nel caso nessuno ti rispondesse, sfonda il campanello di Joanna. Intesi?

-Ricevuto! Fammi poi sapere com'è andata con Rory...

-Se insisti... impiccione.

-Anche io ti voglio bene! Ciao! E fai il bravo!

Jess staccò, ridendo.

Si cacciò il cellulare in tasca e rimase ancora un po' sul balcone ad osservare il panorama urbano di New York, la sua città nativa. Il piccolo e colorato appartamento era al quinto piano di una alta palazzina, così forniva una buonissima vista dall'alto

della metropoli pullulante di insegne fluorescenti, taxi gialli, il cibo dei fast-food, la metropolitana, i numerosi grattacieli di nome e di fatto. Inspirò l'aria a pieni polmoni e la lasciò andare gradualmente come per assorbire ogni singola particella.

Dopo essersi liberato la mente, ricominciò a pensare riguardo quella mattina.

E se Rory si svegliasse?” si chiese. Contrasse i muscoli della mascella come per calmare il nervosismo crescente ma finì per irrigidire anche la schiena e i quadricipiti femorali.

***

Svegliata da una luce insistente filtrata dalla finestra accanto al letto, sbatté le palpebre varie volte prima di riuscire ad aprire completamente gli occhi chiari. Affossò il viso nel cuscino per riuscire a riaddormentarsi, ma non riuscì nel suo intento.

Gemette, con la voce soffocata dal lenzuolo e decise infine di alzarsi e cominciare la giornata. La testa le girava tutto in tondo e ogni minimo rumore le sembrò un caos allucinante. Con passi incerti cercò le sue ciabatte sotto il letto; ogni mattina succedeva così, sembrava quasi che lo facessero apposta per darle una svegliata. Se le infilò e si diresse verso la cucina illuminata e automaticamente aprì l'anta del frigo per bere un bicchiere d'acqua e togliersi la sensazione di gola secca. Quando si fermò a tracannare una bottiglia intera, si guardò intorno perché qualcosa le sembrò diverso.

Scrutò la zona giorno e alla fine si accorse che la porta finestra del balcone era socchiusa. Corrugò la fronte e, con passo felpato andò a vedere chi fosse stato a voler soggiornare sul suo piccolo balcone del quinto piano.

Con cautela scostò prima la tenda sottile e si ricordò della sera prima. Cominciò dunque a fare avanti e indietro davanti alla porta finestra prima di decidersi a scostare di poco l'anta lignea e salutare il suo ospite.

Jess si voltò non appena sentì la porta aprirsi alle sue spalle.

-Buongiorno...

-Ciao...

L'imbarazzo aveva raggiunto il suo massimo livello in quei pochi secondi di conversazione e si era impossessato del roseo colorito delle guance di Rory, infuocandole. La gola di Jess si seccò e per ricompensare l'umidità mancata cominciò a deglutire e tossire.

-Come mai sulla terrazza?- gli chiese, socchiudendo gli occhi per la forte luce.

-Non volevo fare rumore.- si limitò a rispondere.

Rory asserì col capo e incrociò le braccia sopra il livello dell'ombelico, giusto per fare qualcosa.

-Ti va se entriamo?

Jess annuì e la seguì fino alla piccola zona giorno.

-Allora... dormito bene?- esordì, una volta che si erano entrambi seduti sul divano.

-Sì, sempre meglio della scrivania o del materassino di Luke.

Rory si fece sfuggire un sorriso.

-Grazie... sì, insomma, grazie per ieri sera...- gli disse, un po' titubante sul da farsi.

Jess si strinse nelle spalle e prese a guardare fuori dalla finestra, come se fosse alla ricerca di una qualche via di fuga.

Rory si alzò e prima di scomparire del tutto dietro la porta del bagno restò a fissare Jess alle sue spalle, indecisa su cosa fare.

-Beh, direi che è meglio che vada...

-Va bene.- rispose secca, quasi senza accorgersene.

Jess asserì con la testa e si mosse in direzione della porta.

-Ascolta, - aggiunse prima di uscire – se ti va passa dalla libreria oggi pomeriggio... ti vorrei esporre un'idea.

Non la lasciò nemmeno rispondere che scomparì richiudendo la porta dietro di sé.

-Certo, come non detto.- esclamò Rory, battendo con la mano sullo stipite della porta del bagno.

 

How do I live without you?
How could you walk away from this,

just walk away from this again?
How do I live without you?
How could you walk away from this,

just walk away from this?
(Theory Of A Deadman, Hello Lonely)

 

*** Ore 17

-Ehi Rory, ti va se domani andassimo a cena fuori? Una serata solo donne!- incominciò Lizzie, una volta fuori dalla sala riunioni.

-Non lo so, Lizzie... avevo promesso a mia madre che sarei andata a trovarla a Stars Hollow...- rispose scuotendo la testa.

-Va bene, allora sarà per la prossima volta!

-Ehi Lizzie, - le chiese senza alcuna esitazione – ti va di venire con me in Connecticut?

-Dunque, domani è venerdì, così per lunedì saremo a casa...- fece due calcoli sul momento- affare fatto!

Rory le sorrise e posò tutto il materiale sulla scrivania, prese la giacca ed uscì dalla redazione. Quella sera non aveva per niente voglia di camminare, così decise di prendere un taxi. Si ricordò però dell'appuntamento che le aveva chiesto Jess quella mattina e cambiò così destinazione : - Mi porti sulla West 4th Street, per favore.

Dopo cinque minuti e qualcosa di più, scese dal taxi e rimase un po' spaesata a studiare la vetrina della “Truncheon Books”. Decise poi di entrare e si ritrovò dentro ad una libreria notevolmente cresciuta rispetto a quella primordiale di Philadelphia, con ancora più libri, separati come si deve per sezioni, poltroncine per la lettura sul posto, sale per club di letterati e addirittura un reparto “Introduzione alla lettura”.

-Cerchi qualcosa o qualcuno?- le domandò una giovane donna, dai capelli scuri e dall'acconciatura particolare.

-Ehm, io stavo cercando Jess.

-Certo! Vieni, ti accompagno!- disse cordialmente.

Il piccolo regno cartaceo era sorprendente: il sogno di ogni lettore.

-Jess, hai una visitatrice che ti cerca- gli disse sorridendogli.

-Grazie, Jo.

-Sei venuta, alla fine.- si rivolse a Rory, non prestandole nemmeno uno sguardo.

-Sì, eccomi qua.- confermò, ancora sorpresa dalla libreria.

-Siediti pure.

Rory seguì le indicazioni e prese posto su una poltrona rossa davanti alla scrivania.

-Vedi, -cominciò come se fosse un colloquio di lavoro – come hai potuto notare la nostra casa editrice si è trasformata oramai in una libreria a tutti gli effetti. Il problema è che, nonostante siamo abbastanza conosciuti, manca personale. Per arrivare al punto della mia richiesta, ti vorrei proporre, vista la tua attuale condizione lavorativa non molto soddisfacente per le tue capacità, se vorresti far parte della “Truncheon Books”.

-Beh... ti ringrazio per aver pensato proprio a me...

-Ci stai o no?- le chiese, composto.

Rory si domandò per un attimo perché dovesse avere l'improvviso sbalzo di umore.

-Accetto la tua proposta e ti ringrazio, Jess.- rispose con lo stesso suo tono.

Jess asserì col capo e si rilassò sulla poltrona girevole.

-Bene, Gilmore, ora ti spiego in cosa consisterà il tutto.

Rory lo guardò con aria di sfida, mordendosi il labbro inferiore.

-Avevo pensato che potresti lavorare con me per valutare gli aspiranti scrittori e, se vuoi, ti posso affidare anche il corso di scrittura creativa con Joanna o l'introduzione alla lettura, un piccolo club dedicato ai ragazzi sotto i sedici anni per appassionarli alla letteratura. A te la scelta.

-Mi alletta la proposta della valutazione di nuovi scrittori, ma i due corsi che mi hai esposto non mi sembrano affatto male.

-Beh, te li affiderei entrambi, ma non vorrei costringerti a lasciare il tuo lavoro al giornale.

Rory prese fiato prima della risposta definitiva.

-Opto per l'introduzione alla lettura e per l'analisi dei testi di nuovi possibili scrittori.

-Bene, se anche tu sei d'accordo, inizierai lunedì.

-Per me va benissimo.

-Okay.

Rory rimase in silenzio per poi rilasciare, assieme all'aria espirata, un flebile “grazie”.

-Non c'è di che.- le rispose, sorridendole.

-Ora è meglio che vada...- disse Rory, alzandosi in piedi.

-Bene, allora ci vediamo lunedì.- la salutò, accompagnandola all'uscita.

Rory annuì, aprì la porta e lo salutò con un sorriso grato.

Ricambiò e tornò nel suo ufficio.

Al ritorno decise di andare a piedi verso casa e così ebbe l'opportunità di conversare con Lorelai al cellulare.

-Domani ti verrò a trovare!

-Finalmente! Preparati a tutta Stars Hollow in festa!

-Non sarò da sola, mamma. Verrà anche Lizzie, la mia collega...

-Oh... beh, sempre meglio tre donne che due! Tranquilla tesoro, avremo l'occasione di stare insieme a mangiare schifezze un'altra volta!- disse Lorelai, come se le stesse facendo l'occhiolino.

-Ti avviso che Lizzie, nonostante il suo aspetto da donna perfettina, è peggio di noi in ambito di cibo spazzatura! Per quelle poche volte che fa uno sgarro alla regola della buona alimentazione, mangia come una fogna!

-Che stregoneria è mai questa?- chiese a bocca aperta.

-Non lo so! Dobbiamo armarci di nuove ricette, soldato.- disse, teatrale.

-Hai ragione, soldato 3445006! Vi aspetto, tutta la città attende il tuo ritorno, signore!

-Ricevuto! Ah, ho proprio bisogno di sentire l'aria di casa!

-Su quello non avrai problemi, segui l'aroma di caffè!

Rory rise e, arrivata all'appartamento, si stese sul letto.

-Buona serata e salutami Luke!

-D'accordo! Domani avrai una sorpresa...

-Sul serio? Quale? - cercò di corromperla.

-È un mistero misterioso! Lo saprai domani al tuo arrivo... un bacio e notte! Passo e chiudo!

-Mamma!

-Passo e chiudo!- sussurrò la madre.

-Va bene, mi arrendo! A domani!- concluse sorridente.

Restò sul letto disfatto ad osservare il soffitto e a rimettere insieme i pezzi della giornata. Avrebbe lavorato con Jess, “Mica male!” pensò.

Subito dopo le venne in mente la stranezza del suo carattere: aveva mille sbalzi di umore, si comportava ogni volta in maniera diversa e lei, sinceramente, non sapeva più cosa pensare e come agire ad ogni mutamento. Sospirò e scrollò le spalle dopo essersi alzata dal letto.

-Sopravviverai...- si disse, prima di afferrare una valigia e prepararsi il bagaglio.

 

All I want is to keep you safe from the cold...
to give you all that your heart needs the most.

(Trading Yesterday- May I)

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

NOTA DELL'AUTRICE: Allora, eccoci qui con il settimo capitolo di 'Wait for me'. Che ve ne pare fino ad ora?

Tra pochissimo arriverà la parte molto attesa, promesso!

Anticipazioni sul capitolo seguente: il capitolo 8 sarà pieno di sorprese e molto romantico...

Sarà perciò un po' più lungo rispetto agli altri, ma cercherò di non renderlo affatto noioso ma divertente! Bene, non mi rimane che lasciarvi alla lettura e augurarmi che continuiate a seguire l'evoluzione della storia! 

Grazie a chiunque passi di qui! 

A presto, Litlover

   
 
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