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Autore: Daewen    27/08/2007    6 recensioni
Spoiler 7° libro!
Una serie di vicende o riflessioni dei vari personaggi. Quasi tutte prendono spunto dagli avvenimenti rivelati nel settimo libro. I pairings sono quelli scelti dall'autrice.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Attenzione! Spoiler del 7° libro! Leggete a vostro rischio e pericolo!

Ok, un nuovo progettino che mi è venuto in mente piano piano. Il capitolo che segue doveva essere in realtà una one-shot, ma continuavo a inserirci avvenimenti superflui, e alla fine mi sono detta: perché non faccio tutti capitoli diversi, ognuno che parla di un personaggio in particolare?
Ogni capitolo sarà introdotto da una poesia di Emily Dickinson, che io adoro =)
Il titolo della fic è idiota, lo so, e spero che Verga non si rivolti troppo nella tomba. Diciamo che sopra le venti volte comincio a preoccuparmi. O.o Comunque sia, l'ho scelto perché, in qualche modo, nonostante tutto, i protagonisti dei vari capitoli sono dei vincitori.
Fatemi sapere se devo continuare a scrivere, mi raccomando!

Una difficile promessa

L'acqua è insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani traversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglie.
L'amore, da un'impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve.
        Emily Dickinson (c.1859)

         Traduzione di Margherita Guidacci


Quello era, in un certo senso, un bambino difficile. Certo, Harry aveva un bel dire che non era affatto vero, ma crescerlo era terribilmente doloroso.
Era serio e tranquillo, sì, ma inciampava un po' troppo spesso. I suoi capelli diventavano rosa o biondicci un troppo frequentemente, nonostante li preferisse di un bel turchese brillante. Aveva la stessa risata contagiosa di sua madre, e la stessa gestualità di suo padre. Doveva sforzarsi di mantenere l'ordine che tanto gli piaceva, perché sebbene avesse per certi versi un carattere piuttosto metodico, tendenzialmente era disordinatissimo. Inoltre, come dimenticare la sua innata passione per i lupi e quell'attrazione apparentemente ingiustificata che provava per la luna? Ancora non sapeva nulla della “malattia” che aveva afflitto suo padre per tutta la sua breve vita. Non che il piccolo Teddy non sapesse nulla dei suoi genitori, tutt'altro: Harry, suo padrino, “zia” Ginny e sua nonna Andromeda si lanciavano spesso in lunghi, malinconici racconti. Harry era stato categorico: lui era cresciuto senza sapere quanto coraggiosi, forti, e giusti, fossero stati i suoi genitori; Teddy non avrebbe mai subito la stessa sorte, assolutamente no. Remus e Tonks erano vissuti da eroi, erano morti da eroi e come tali sarebbero stati ricordati da tutta la comunità magica, il loro giovane figlio compreso.
Se Harry spesso gli raccontava delle varie battaglie, combattute insieme o semplicemente sentite raccontare, e i vari episodi vissuti dai Malandrini, Ginny preferiva snocciolare esilaranti storielle su una Tonks adulta, che lei aveva sempre considerato alla stregua di una sorella maggiore, e Andromeda si lanciava in sfocati ricordi di una bambinetta dai capelli color rosa cicca.
A volte era proprio il piccolo Teddy a chiedere una storia su quei genitori che amava tanto senza averli mai conosciuti. Spesso accadeva quando andava a trovare Harry, che nel vecchio salotto teneva le foto di tutti coloro che erano morti in battaglia. Per non dimenticare, diceva. Tra quelle foto ce n'era una in cui Tonks e Lupin tenevano fra le braccia un fagottino minuscolo, reggendolo come fosse fatto di cristallo, e scrutandolo con tanto amore che chiunque si soffermasse troppo su quella foto finiva col piangere amaramente per quell'ingiustizia. Teddy prendeva quella foto in mano, e aspettava un poco. Aspettava che, come succedeva spesso, uno dei suoi genitori si abbassasse a dargli un bacio, e gli pareva di sentire davvero quel dolcissimo contatto. Allora si voltava verso Harry e gli diceva:«Parlami di loro.»

Era bellissimo veder brillare gli occhi di quel bimbo troppo malinconico, e questo spesso era sufficiente a ripagare i momenti più dolorosi. Harry adorava quel bambino, e faceva di tutto per renderlo felice e spensierato come sarebbe dovuto essere, come sarebbe stato se entrambi i suoi genitori non fossero morti combattendo i Mangiamorte. Da bravo padrino lo portava a vedere tutte le partite di Quidditch in cui giocava Ginny, dapprima loro due da soli, poi accompagnati da Bill, uno dei numerosi fratelli maggiori di sua moglie, e dalla sua figlioletta Victoire, che a soli due anni già presentava un fascino innaturale derivato dall'avere una bisnonna Veela. Teddy adorava quei giorni speciali, in cui non solo passava anche più tempo del normale con Harry, ma si ritrovava, per una volta, a non essere il piccolo di casa, visto che Vic aveva due anni meno di lui. Dopo la partita il piccolo gruppetto festeggiava con la squadra di Ginny, che avessero vinto o no – ma le vittorie erano assai più numerose delle sconfitte, non per niente si stava parlando delle Arpie. I bambini ottenevano una burrobirra a testa e un cartoccio di patatine bagnate di aceto bianco, come piaceva a loro, e i grandi buttavano giù un po' troppo Whisky Incendiario, cosicché poi toccava a Ginny riportare tutti a casa, tra le risate dei bimbi.

Le giornate speciali con nonna Andromeda erano più tristi, e meno intense, ma Teddy le aspettava per tutta la settimana, anche solo perché facevano stare meglio la sua nonnina adorata. La domenica mattina, alle otto in punto, sua nonna lo svegliava e scendeva a preparargli la colazione. Teddy si lavava la faccia e si vestiva – piuttosto malamente, ma insisteva per farlo da solo- e poi scendeva in cucina. Lì lo aspettava la colazione già pronta, e l'ispezione di Nonna Andromeda, la quale controllava che avesse allacciato bene le scarpe, e che i bottoni fossero nelle asole giuste, dopodiché lo spingeva dolcemente verso il tavolo. Lei, già vestita e presumibilmente con lo stomaco pieno, si sedeva accanto a lui e lo guardava mangiare. Mentre Teddy correva a lavarsi i denti, la strega dava una sfogliata veloce alla Gazzetta del Profeta, ma di cattive notizie, ormai, non ce n'erano quasi più. Poi uscivano. Viaggiavano in auto, poiché dopo la morte di suo marito Andromeda si era ripromessa di prendere la patente. Anche in auto ci si metteva almeno mezz'ora ad arrivare al cimitero.
Ogni volta che Teddy superava i cancelli del camposanto sentiva la temperatura abbassarsi di qualche grado, e si stringeva a sua nonna. Camminava aggrappato a lei, almeno fino a quando non si trovavano a pochi metri dalla tomba dei suoi genitori. La lapide era sempre lucida e ben curata, coperta di fiori lasciati lì da loro due, da Harry e sua moglie e da tutti i fratelli di sua moglie. Lasciati lì dai membri dell'Ordine della Fenice e dell'Esercito di Silente sopravvissuti, da maghi e streghe sconosciuti che volevano onorare il loro sacrificio.

Teddy, come secondo un rito che conosceva da sempre, si avvicinava, e carezzava con la punta delle dita le foto dei suoi genitori. E leggeva le scritte.

Remus John Lupin, nato il 10 marzo 1960, morto il 7 giugno 1998
Ninfadora Lupin, nata il 21 maggio 1973, morta il 7 giugno 1998

Il nemico ultimo da sconfiggere sarà la morte.

  
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