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Autore: drewsvoice    06/02/2013    6 recensioni
Quando abbiamo terminato entrambi, colgo l’attimo. «Niall, posso chiederti una cosa?»
«Certo!» dice sorridente.
Prendo fiato. «Insegnami ad essere rozza come te.»
Lui aggrotta la fronte ed abbozza un sorriso. «Non so se prenderlo come un insulto, ma va bene.» accetta lui, stringendomi la mano. «Preparati ad essere una scaricatrice di porto, principessa.»
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi stiracchio e trascino i miei piedi fino alla cucina, dove i raggi del sole mi colpiscono in fronte, costringendomi ad aprire gli occhi.
«Buongiorno.» mi saluta Niall alle mie spalle, appoggiato allo stipite della porta.
Mi volto verso di lui e sorrido. «Ti ho svegliato?» gli domando.
Lui scuote la testa e sbadiglia, dando uno sguardo all’orologio appeso nel salotto.
«Oggi la casa è mia.» mi avverte, poi prende un biscotto dal pacco e lo immerge nella mia tazza.
Prendo un grosso respiro. «Perché non ti fai la tua colazione?» scandisco ogni parola, stringendo la mascella per contenermi. «E seconda cosa, perché la casa dovrebbe essere tua?»
Lui sospira, annoiato da tutte le mie domande. «Perché non ti fai un po’ di cazzi tuoi, principessa?»
«Zoe.» lo correggo per l’ennesima volta, stanca. «Ed il “principessa” non addolcisce la frase, ti ripeto che ho un nome.» gli faccio notare.
«Sicura non ci sia del limone nel latte?» domanda sarcastico, roteando gli occhi al cielo.
Faccio una smorfia. «Almeno non sono rozza!» mi difendo, ridendo sotto i baffi.
«Però lo vuoi diventare.» dice con tono furbetto, avvicinandosi a me ulteriormente.
Prendo un respiro e mi giro verso di lui. «Non mettere quella questione in ballo, ti ho già detto che c’è un motivo sensato.» sospiro, abbassando lo sguardo.
Lui si avvicina. «E dimmi il perché, principessa.» sussurra, cercando di farmi sputare il rospo.
Mi riprendo e riacquisto un po’ del mio buon senso. «Perché... non hai il diritto di sapere il perché!» mi difendo, strabuzzando gli occhi.
Niall si allontana e sbuffa, affondando una mano tra i capelli. «Vestiti ed esci, ti ripeto che la casa è mia oggi.» dice serio, allontanandosi nel salotto.
Metto la tazza nel lavandino, poso i biscotti nello scaffale e lo seguo.
«Vai dal tuo amico, la tv è mia.» rispondo irritata.
«Devo vedere la partita!» gridiamo all’unisono.
«Una principessa che guarda una partita, non me lo devo perdere!» ridacchia lui e si avvicina per baciarmi la guancia.
Rimango immobile, con le spalle tese ed i pugni serrati. «Non hai il diritto di baciarmi la guancia.» dico, chiudendo gli occhi. «E ti ripeto, per l’ultima volta, che non sono una principessa.»
Lui sospira e non da peso alle mie parole, buttandosi sul divano.
Lo seguo e mi siedo accanto al bracciolo, guardando disgustata i suoi calzini grigi.
«Cosa c’è? Non puzzo mica.» ridacchia, appoggiando il telecomando sulla sua pancia.
Fisso i miei piedi avvolti dalle ciabatte, sospiro e prendo incoscientemente la testa tra le mani, maledicendo il mio carattere.
«Zoe, tutto bene?» mi chiede lui in un sussurro, mettendosi seduto. «Forse ho esagerato troppo, devo ricordare che non sei abituata e che questo è anche il tuo appartamento, mi dispiace...» si scusa lui, appoggiando una mano sulla mia schiena incurvata.
Alzo lo sguardo ed incrocio i occhi preoccupati, ritrovandoci un ragazzo diverso.
È come se dentro di lui ci fossero due persone diverse, che combattono una contro l’altra incessantemente.
Scuoto la testa, confusa. «Non ti preoccupare. E poi.. devo pur imparare dal maestro, no?» chiedo retorica, dandogli una piccola spinta.
Lui butta la testa all’indietro e contraccambia la spinta, facendomi aggrappare al bracciolo per non cadere.
«Delicato, mi dicono.» ci scherzo su, incrociando le gambe sul divano.
Lui batte una mano sul divano, appoggia i gomiti sulle ginocchia e comincia a sgranocchiare le noccioline. «Cercherò di contenermi, sappi che lo faccio solo per te.»
«Non farlo,» dico, con la coscienza pesante. «d’altronde questo è anche il tuo appartamento, no?» gli faccio notare, prendendo un pugno di noccioline.
Lui resta ammutolito, non sa cosa dire. E d’altronde nemmeno io, così restiamo fermi a guardarci finché non sentiamo lo stadio urlare.
«Un giorno vorrei essere lì.» mi rivela, portando un mucchietto di noccioline alla bocca.
Apro le labbra in un sorriso e porto le gambe al petto, circondandole con le braccia. «È il tuo più grande sogno?»
Lui irrigidisce la mascella e fissa i giocatori, facendomi pensare che non abbia realmente sentito.
«No, non lo è.» dice freddo. «Ma ciò non significa che per me non sia importante, sai? A volte sei costretto a decidere ciò di cui hai bisogno fondamentalmente, materialmente. A volte i sogni restano solo sogni, perché ci sono cose molto più importanti per sopravvivere.»
Porto la ciocca dietro l’orecchio e rifletto su ciò che ha appena detto. «Qual è il tuo più grande sogno?»
Lui appoggia l’indice sul naso, per zittirmi. «La partita sta cominciando, voglio sentite le urla dello stadio.» cambia discorso lui.
Sospiro, faccio una smorfia e mi alzo per andare in camera mia.
«Dove vai?» mi domanda lui.
Mi volto e accenno un sorriso. «Faccio come mi hai desso, adesso esco e... non lo so, vado da qualche parte, non preoccuparti.» gli spiego, confusa quanto lui.
Mi chiudo dentro la mia camera ed apro la valigia ancora non disfatta, afferrando velocemente un vestitino e delle ballerine.
Indosso il cardigan sopra e mi trucco, rendendomi alquanto meno presentabile.
Afferro la borsa ed esco con lo sguardo basso, cercando di non incontrare ancora una volta i suoi occhi azzurri.
Quando sono giunta alla porta principale, lui mi blocca. «Non andare.» mi supplica.
«Ho bisogno di prendere una boccata d’aria, Niall.» mi giustifico io, mordicchiandomi il labbro superiore.
Lui stringe i pugni, facendo diventare le nocche biancastre. «Allora vengo anche io. Vai tu, vado io.»
Lo guardo scettica. «Non siamo in Titanic.», sbuffo.
Lui corre in camera e ritorna velocemente con i jeans addosso ed una maglietta fra le mani.
«Però posso il tuo Jack.» dice con fare teatrale, scoppiando poi a ridere.
Incrocio le braccia ed imprimo le labbra per non ridere. «Smettila!» esclamo, ridendo anche io.
Lui infila la maglietta ed entra in bagno, uscendo velocemente con le chiavi in mano. «Muoviti, che la partita sta iniziando!» batte le mani, come a velocizzare il mio passo.
Scendo le scale, con lui al mio fianco.
«Se vuoi vedere la partita, perché stai uscendo?» gli chiedo, corrucciando confusa le sopracciglia.
Lui rotea gli occhi e mi prende sotto braccio. «Troppe domande, principessa. Allora, vuoi imparare ad essere rozza, o no?»
Fisso il suo braccio e poi fisso lui, ammutolita da così tanta dolcezza e confidenza.
«Awn, va bene!» mi arrendo stringendo la sua mano, che ciondola accanto al mio collo.


Dopo una decina di minuti arriviamo ad un bar. Lui entra e saluta il ragazzo al bancone, tirandomi accanto a sé per presentarmelo.
«Zoe, lui è Liam. Liam, lei è Zoe.» ci presenta Niall.
Mi tendo in avanti e gli afferro la mano, sorridente.
«Perché siamo qui, quindi?» chiedo al biondino, mentre si siede sullo sgabello di legno e prende una birra.
Lui mi fa segno di avvicinarmi, così lo faccio.
«Bevi questa.» ridacchia, porgendomi la sua birra.
«Cosa? Stai scherzando, vero?» la indico, stupita dalla sua frase.
Lui ne beve un sorso e me la porge.
Sospiro e mordo il labbro inferiore. «Va bene.» lo accontento, non convinta della mia scelta.
Prendo la bottiglia tra le mani, la avvicino alla bocca e ne bevo un sorso.
Il suo sorriso si ampia e la riprende tra le mani, bevendone un altro sorso.
«Felice?» chiedo scorbutica, incrociando le braccia al petto. «Ora mi faccio pure condizionare da uno sconosciuto, tze.» mi lamento.
Lui ride, prende il telecomando ed imposta il canale dove c’è la partita iniziata da poco.
«Sì, sono felice.» risponde, avvicinandomi a lui. «E comunque, non possiamo considerarci amici?» chiede divertito.
Sbuffo. «Amici. È già tanto se ci guardiamo in faccia senza sputarci, poi ci conosciamo solo da un giorno, Niall.»
Lui non mi presta attenzione, poiché si alza ed inizia ad esultare.
«Sì, cazzo sì.» continua ad esultare, battendo pugno con Liam.
Sorrido, immaginando papà davanti alla tv.
«Allora principessa, che stavamo dicendo?» torna a me, con il sorriso stampato in volto.
Scuoto la testa e rido, appoggiandomi allo sgabello su cui è seduto. «Nulla.» ridacchio, portando una ciocca dietro l’orecchio.
Lui fa aderire il suo petto contro la mia schiena e mi stringe. «Comincio a pensare che tu abbia un doppia personalità, sai? D’oggi in poi ti chiamerò Hannah Montana.» ci scherza su lui.
«Prima cosa: Hannah Montana ha una doppia vita, non una doppia personalità.» lo ammonisco e roteo gli occhi.
«Ecco che ricomincia!» sbuffa, divertito dalla mia predica.
Faccio finta di non ascoltarlo e continuo. «Seconda cosa: non viaggiare nella fantasia, mi sono messa qui solo perché mi ricordi mio padre, tutto qui.»
Lui mi bacia la guancia, istintivamente. «Che dolce, la mia Hannah Montana!» scherza ironico, prendendomi in giro.
Arriccio le labbra, in disappunto. «E terza, ed ultima, cosa: quando imparerai il mio nome?» gli chiedo, contando con le dita le cose elencate.
Lui rotea gli occhi al cielo, sarcastico. «Ai suoi ordini, principessa




It's Ziall, YO! (?)
Sinceramente non sono convinta del capitolo, anche perché è davvero troppo corto per i miei gusti.
Però ci sono dei momenti dolci tra Zoe e Niall jsdfkhbghjw.
E voi, ovviamente, vi chiederete: perché prima si sputano in faccia e poi si abbracciano?
Ebbene, avete ragione! AHAHAH. In ogni caso, Zoe vede per un attimo suo padre in Niall, quindi 'si lascia andare'.
Vorrei sapere che ne pensate del capitolo, o magari se avete letto adesso entrambi i capitoli magari della storia in generale.
Ringrazio TUTTE, le ragazze che recensiscono e le lettrici silenziose.
Spero vi piaccia, e mi scuso in anticipo per eventuali errori.
Comunque sia adesso vi saluto, ciao bellissime kjfdbgkj.
@xhemakesmehappy su twitter.
Banner by Chiara_88.

  
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