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Autore: Ellie_x3    06/02/2013    5 recensioni
Oni, Rasetsu e Umani: creature diverse legate dal filo della disperazione, dell'orgoglio.
Da quella tenacia che non si spezza mai.
00. Open Army for Plain Hearts: " Neh, Kondou-san. "
01. Make them believe you are the One: "Andrà tutto bene. Dobbiamo sposarci, giusto?
02. Reach the Borderline- Step back: "A volte, Yukimura Kodou provava rabbia. Altre, semplice rassegnazione."
03. Poison in her Veins: Anni che la vedeva, nelle occasioni più disparate, e mai un commento.
04. Forever and Always- Lies for the Oni: Perchè era un demone, lo sapevano entrambi, e gli avevano insegnato che è pericoloso mentire ai demoni.
05. Di piscine e Tentati Onicidi; Perchè Kazama non sa nuotare e Shiranui non è un assassino a sangue freddo: "Nessuno mi ha mai insegnato a nuotare".
06. Bunraku - Urabon; C'è uno spiraglio fra i pannelli di carta di riso. E' piccolo, sufficiente per far passare appena appena uno spicchio di luce, ma riflette ombre enormi.
07. Storm - Il Principe e l'Imperatrice; Forse, davvero, Kazama era sempre stato solo un giovane cercatore di gloria troppo orgoglioso.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disperati senza Gloria


Forever and always;
Lies for the Oni


Genere
:  Slice of life; Storico; Romantico

Note: Missing moments; 
Raiting:  Verde
Pairing: Het; Accenni OCxCanon
Universe: Hakuouki Shinsengumi Kitan - II stagione
Personaggi: Yukimura Kodou, Hijikata Toshizou; Okoto [OC]
Note storiografiche:  "Before leaving for Kyoto, he was engaged to be married to a woman named Okoto. The arrangement had been made by his oldest brother, Tamejiro, who played the shamisen. Okoto’s parents owned the shamisen shop that he often visited. Tamejiro introduced his brother to Okoto and their families urged them to marry at once. For his part, Hijikata seems to have been agreeable to the marriage. However he was already planning to join the Roshitai with Kondo and the others at that point and was reluctant to give up his dream now that he was so close. So he said to them, “After winning a promotion, I want to carry out my marriage.”

Once in Kyoto, he continued to appear to be sincere in his intentions to marry Okoto. He sent her a present and later visited her when he returned to Edo for a brief visit. But the social situation in Kyoto proved to be far more unstable than they had anticipated and when he finally did receive the “promotion” that he sought, he found that the Shinsengumi had put him in a position that would be dangerous for anyone involved with him. Hijikata felt that he had no choice but to cancel the engagement."  @Shinsengumi no Makoto

[ You're free to leave me
but just
don't deceive me
and please, believe me when I say
I love you
]



Yukimura Chizuru aveva labbra rosa, troppo sottili per essere sensuali, e i capelli d'uno slavato castano scuro che le cadevano disordinatamente sulle spalle ossute.
Aveva gli occhi grandi, lucidi.
Aveva visto cose che avrebbero sconvolto qualsiasi altra donna -ma quello era un tratto che, in fondo, non le apparteneva.
Ma era coraggiosa.

“Hijikata-san?”
Il vice comandante abbassò il pennello e guardò la tazza fumane che la giovane Oni gli stava porgendo.
Sencha, a giudicare dal colore verdognolo; già poteva sentire il sapore aspro sulle labbra.
Le sorrise senza dire nulla e Chizuru ricambiò. Con le guance arrossate, Hijikata non era certo se fosse per l'aria fredda di Ezo o se per la contentezza, posò il vassoio sullo scrittoio. 
Sapeva interpretare il silenzio, lei.
Anche se all'inizio non era stato facile, dopo anni era riuscita a comprendere che quelle parole non dette, quegli sguardi gentili, valevano più delle false promesse.

Promesse.

Guardando il pezzo di carta, e i Kanji che si susseguivano ordinati come tanti petali nei giorni della sfioritura, non poteva negare che quella parola lo ferisse.
Perché erano false tutte le sue rassicurazioni. Le illusioni mancavano di significato.
La lettera che aveva davanti glielo ricordava ad ogni occhiata.

Lanciò uno sguardo a Chizuru, senza che lei se ne accorgesse: mangiava poco o nulla, ultimamente, ma quella sua strana bellezza infantile non ne aveva sofferto. Al contrario, pareva più languida, più adulta, più Oni.
Quando la guardava dormire, con il kimono che le lasciava scoperto il collo, Hijikata non poteva non domandarsi quanto sarebbe diventata bella, col tempo. A quanto sarebbe cresciuta in forza, in dignità, in consapevolezza.

Perchè era un demone, lo sapevano entrambi, e gli avevano insegnato che è pericoloso mentire ai demoni.


Ma quei Kanji.
Quella Promessa.

La prima volta che aveva baciato Chizuru -e lei piangeva, dei, quanto piangeva!- aveva pensato che era la cosa giusta.
La seconda, solo pochi istanti dopo, pensò che la voleva.
La terza, che sarebbe stato per sempre.
La quarta, che un per sempre non esisteva.
E la quinta...la quinta si era fermato.


Perchè il peso del senso di colpa gli si era scaricato addosso come un macigno.

Hijikata-san, non credete che sia un male affrettare le cose?”
Okoto aveva le labbra rosse come le foglie dell'acero in autunno, il bel viso dai tratti delicati incorniciato da una cascata corvina che profumava di camelia.
Era l'unica figlia di una famiglia di costruttori di Shamisen, presso la quale suo fratello usava rifornirsi.
Toshizou non si era mai chiesto perchè le famiglie volessero un matrimonio: lei era bella, aveva portamento, lo assecondava.
Tanto bastava.
No.” replicò lui, annoiato. Allungò una mano per sfiorare le corde dello shamisen che la giovane teneva sulle ginocchia. “In fondo, non ho molto tempo.”
Lei sfarfallò le ciglia, perplessa.
Per un istante temette di averla offesa, ma si rilassò quando lei gli rivolse un sorriso.
Intendete sempre arruolarvi nella Roshitai?”
Lui annuì.
Se è quello il mio destino, sono pronto ad affrontarlo.” commentò.
Okoto non era sciocca, questo gli era stato chiaro fin dalla prima volta che l'aveva vista.
Tuttavia, un po' gli dispiaceva per quegli occhi scuri carichi di fiducia: in fondo, aveva sempre saputo di non meritarla.
Prima che lei potesse risponderle, si tese per prenderle le mani fra le proprie; quelle della ragazza erano bianche, con le nocche rosse e i polpastrelli segnati dalle corde, ma calde.
E quel calore, per un attimo, lo avvolse.
E non era più il bravo fratello minore né il più caro amico di Kondou-san, ma solo un ragazzo cresciuto un po' troppo in fretta, sbattuto davanti ad una coetanea che già sapeva che avrebbe fatto soffrire.
Ma non ti preoccupare.” le disse, nel suo tono più autorevole. “Non lascerò questo matrimonio incompleto. Proteggerò il Giappone come Samurai e, una volta portato a termine il mio dovere, tornerò a Tama. Nel frattempo, dal momento che dovremmo sposarci, sarò fedele.”


Due volte bugiardo.
Non solo non l'aveva sposata, ma non riusciva nemmeno a contare i tradimenti.
Chizuru, che l'aveva seguito da Kyoto esattamente come quella lettera.
Okoto, che ancora aspettava.

C'erano quelle due donne, nella sua vita.
Non le uniche, né forse le più importanti. Tuttavia erano le ultime che gli erano rimaste.


Desideri.
Prese il pennello, ignorando la tazza fumante, e lo intinse nell'inchiostro.
Li aveva scordati, procrastinando crudelmente, lasciandola sola ad attendere un giorno che lui si era preoccupato di tenere ben lontano.
Con che occhi avrebbe potuto guardarla?
D'altra parte, lo stesso valeva per Chizuru: per quale motivo l'aveva strappata ad un matrimonio, quando lui stesso scappava da uno?


Due volte crudele.
Due volte egoista.
Due volte avrebbe fatto soffrire Kondou-san, se l'avesse saputo.


La morte forse poteva essere una giusta punizione, ma la verità era che una volta chiusa la lettera avrebbe smesso di interessarsi ai sentimenti di Okoto e si sarebbe dimenticato di Chizuru.
Non erano importanti quanto quella guerra, nessuna delle due.
Alzò il pennello, lasciò che la punta gocciolasse sul tavolo mentre prendeva un foglio pulito con la mano libera.
Hijikata-san, a chi state scrivendo?” domandò Chizuru, alzando gli occhi su di lui.
Non era da lei farsi gli affari altrui, ma il vice comandante capiva quanto dovesse essere noioso vivere con lui: non aveva ragazze con cui scambiare qualche parola e in quei giorni nessuno era in vena di chiacchiere.
Le sorrise.
A mio fratello.” mentì.
Ma quel nome non detto gli rimase conficcato in gola, come una spina.
Hijikata, no, semplicemente Otoko.


Non ho mai inteso farvi soffrire.”


   
 
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