Capitolo
13
Edward
andò via poco dopo, dopo che ebbe torturato le mie labbra con i suoi dolci baci
e quando capì che anche a me, come a lui, serviva una buona dose di sonno.
Senza contare che l’indomani mattina entrambi dovevamo andare a lavoro e che
dovevamo, di conseguenza, alzarci presto.
La
prospettiva di rivederlo a così poche ore di distanza dal’ultima volta mi fece
fremere di entusiasmo, come un’adolescente che sente nominare la persona che le
piace. Ma forse io ero davvero regredita a quel livello e non me ne ero ancora
resa conto.
Edward,
prima di andare via, mi aveva anche suggerito di svegliare Allyson ogni ora per
controllare che non avesse nessun segno che facesse pensare a un trauma
cranico: la botta che aveva preso era stata bella forte, ed era meglio
controllare che non ci fosse anche quella conseguenza.
Quando
la svegliai per controllarla e per cambiarle il pigiama, mi disse in un
sussurro assonnato che a farle male era stato ‘il comodino’. Doveva essere
scivolata, quindi, e la sua testa aveva bruscamente incontrato il mobile …
potei solo ringraziare il cielo che non avesse preso lo spigolo con l’occhio,
altrimenti sarei davvero morta per la paura.
Le
poche ore di sonno che potevo ancora concedermi sfumarono, e così restai fino
alle sei e mezza di mattina stesa sul letto accanto alla bambina, e la
osservavo mentre dormiva. Non si era agitata per niente, tranne quando la
svegliavo per controllarla. Per spiegarle il motivo per cui la disturbavo ogni
ora, mi ero inventata la storia di un gioco, dove io le facevo delle domande e
lei doveva rispondermi. E visto che le domande erano sempre le stesse (Come ti
chiami? Quanti anni hai? Chi è la tua mamma?), si era stancata presto.
«Mamma,
non mi piace questo gioco!» aveva esclamato quando la svegliai per la terza
volta.
Così la
avevo lasciata riposare e non la disturbai più, anche se compensai quella
mancanza e rimasi a guardarla. Ero sicura che oltre alla paura e alla ferita
sulla fronte non avesse nient’altro, non aveva neanche accennato a un mal di
testa …
Mi
alzai quando la sveglia suonò, e dopo averla spenta andai a farmi una doccia e
a vestirmi per uscire. La stanchezza cominciava a farsi sentire, ma avevo
passato tante di quelle notti insonni che ormai ci avevo fatto l’abitudine. E
fortunatamente la doccia contribuì a scacciare quell’accenno di sonno che mi
portavo dietro.
Stavo
bevendo il caffè appena fatto, appoggiata al tavolo della cucina, quando sentii
il citofono che suonava: quella era sicuramente Rose che veniva a fare la baby-sitter.
E dando un’occhiata veloce all’ora notai che era anche in anticipo! Forse anche
per lei c’era stato qualcosa che l’aveva buttata giù dal letto prima del
previsto.
Le
aprii, e la aspettai nel corridoio con in mano due tazze di caffè: visto che svolgeva
il suo ‘hobby’ gratis e che non voleva accettare nessun soldo da parte mia, mi
sembrava giusto prepararle almeno la colazione. E poi, a lei piaceva molto come
cucinavo.
«Buongiorno
Bella!» trillò, allegra come sempre, non appena sbucò dall’ascensore. Mi venne
incontro e mi baciò una guancia. «Ah, grazie!» aggiunse, prendendo la tazza che
le porgevo.
«Di
niente, Rosie.» la sbeffeggiai, usando il nomignolo con cui la chiamava sempre
Emmett.
«Ti
prego, odio Rosie! Mi ricorda il nome di un elefante.» borbottò, bevendo il
caffè.
Nel
frattempo ci eravamo spostate in cucina ed io mi stavo occupando di portare in
tavola tutto quello che avevo preparato – frittelle, uova e pancetta, pane
tostato, e un po’ di torta che avevo preparato il pomeriggio prima.
«Bella,
sai che mi piace tutto quello che cucini … ma tutta questa roba devo mangiare?
Dopo ingrasso e diventerò davvero un elefante!»
«Ma che
dici, sciocca! Mangia tutto quello che vuoi, non preoccuparti. E poi, ho
cucinato anche per Allie.» mi sedetti a tavola con lei e mi riempii il piatto
con un po’ di uova: al contrario delle altre mattine, avevo un po’ di fame.
«Ah, è
vero! Non so come ma me ne stavo dimenticando!» rise. «Sta ancora dormendo?»
«Sì,
stanotte ha dormito poco, ma sicuramente più di me.» smisi di mangiare, mentre
ripensavo a quello che era successo la sera prima. «Rose, per te è un problema
restare con Allie tutto il giorno?» le chiesi.
Smise
di mangiare anche lei e soppesò il mio sguardo, battendo le ciglia. «No, non è
un problema. Posso tranquillamente stare lontana dal centro per un giorno … ma
perché? Sta poco bene?»
«Ieri
sera ha avuto un piccolo incidente. Ha battuto la testa contro il comodino e le
hanno dato tre punti di sutura sulla fronte …» le spiegai. «Non me la sento di
mandarla all’asilo.»
«Non me
la sentirei neanche io, adesso che me lo hai detto Bella. Ma sta bene adesso,
vero?» chiese, preoccupata.
«Sì,
sta benissimo! Però voglio lasciarla tranquilla, almeno per oggi.»
«Non
preoccuparti di questo, tesoro. Ma … sai che potevi chiamarmi se c’era qualche
problema, no? Ti avrei accompagnata al pronto soccorso!»
«Eh …»
adesso ero super sicura che quello che le avrei detto non le sarebbe piaciuto
per niente. «Edward mi ha aiutata, ieri. Era qui quando è successo e ci ha
accompagnate lui …»
Le
sopracciglia super curate di Rosalie si aggrottarono immediatamente e la sua
faccia assunse l’espressione più scettica del mondo intero. Quando si tratta di
Edward faceva sempre così. «Edward era qui? E vi ha portate lui al pronto
soccorso?»
«Sì.»
Rimase
in silenzio per diversi secondi prima di riprendere a parlare, con un sospiro.
«Bella, lo so che sei adulta e che dirti quello che penso non servirà a niente,
ma Edward non mi piace. Lo sai benissimo, non mi piace nonostante ormai io
faccia quasi parte della sua famiglia e dovrebbe essere mio parente! Non mi
fido di lui …»
«Infatti,
non mi interessa quello che pensi. Ma Edward non è come credi, è davvero
cambiato da quando … da quando abbiamo fatto la pace e siamo diventati amici.»
dire quell’ultima parola, ‘amici’, mi costò più saliva del dovuto perché dopo i
baci di qualche ora prima, non sapevo se lo eravamo ancora o se eravamo anche
qualcos’altro. «E comunque, se non fosse cambiato non perderebbe di certo il
suo tempo con una come me.»
«Che
cosa intendi quando dici ‘una come me’? Bella, che ti sei messa in testa?»
domandò subito, inclinando la testa e arricciando le labbra.
«Una …
ragazza madre?» sussurrai.
Lei
sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Va bene, lo sanno tutti che sei una
ragazza madre … e questo non vuol dire che sei inferiore alle altre. Sei una
persona al pari di tutte le altre, se non di più e migliore.»
«Quindi,
Edward potrebbe accettarmi anche se ho una figlia?» chiesi, spinta dalle mie
insicurezze alle quali non riuscii a opporre resistenza.
«Perché
mi fai questa domanda?»
«Semplice
curiosità.» scrollai le spalle e tornai alla mia colazione, che non mi andava
poi così tanto di mangiare.
«Beh,
se è davvero cambiato come dici potrebbe farlo senza problemi … ma io non mi
fido di lui e del suo cambiamento, quindi la mia risposta non conta poi così
tanto.»
Guardai
la mia amica, con il boccone di uova che non riuscivo ancora a mandare giù. La
sua risposta, invece di rassicurarmi, mi aveva agitata più di prima.
Quella
mattina in ospedale più di una persona, incrociandomi, mi aveva chiesto se
Allyson stava bene. La cosa mi aveva lasciata del tutto confusa perché molte
delle persone con cui avevo scambiato quelle poche chiacchiere neanche le
conoscevo: erano più conoscenti che altro, quindi la mia confusione era più che
giustificata.
La voce
dell’incidente della mia bambina si era sparsa alla velocità della luce, a
quanto sembrava. Persino Brenda mi aveva domandato se la bambina stava bene,
quando la incontrai. Senza contare che tutti quelli con cui avevo parlato mi
avevano chiesto se io e Edward stavamo insieme, perché la sera prima eravamo
arrivati insieme al pronto soccorso.
E a
quella domanda cosa potevo rispondere, se non ‘no’?
Dopotutto,
non sapevo neanche io se stavo insieme a Edward. Dopo i baci casti della sera
prima, e alla possibilità che avevo deciso di dargli, non avevamo parlato di
altro … era presto per parlare già di una relazione tra noi due, lo sapevo
benissimo.
Strofinandomi
gli occhi con le mani e reprimendo uno sbadiglio, percorsi per l’ennesima volta
il corridoio principale del reparto maternità: non avevo fatto altro che
camminare su e giù per il reparto tutto il tempo, controllando le neo mamme e spingendo
verso le loro stanze le cullette con i loro piccoli bambini. E adesso
cominciavo a sentire davvero il bisogno di una bella dormita.
Forse
potevo rimediare alla cosa bevendo ancora del caffè.
«Ehi,
Bella, buongiorno.» alzai la testa e guardai Jacob, sorridente. Indossava
ancora il camice bianco e la divisa da dottore e teneva in mano diversi
fascicoli, e sembrava più sveglio di me. Lui aveva anche lavorato tutta la
notte, caspita! Dovevo farmi dire qual’era il suo segreto.
«Buongiorno.
Credevo che avevi già terminato il turno.» ammisi.
«In
teoria, ho staccato da quasi tre ore. In pratica, invece, devo occuparmi di un
appendicite che hanno fissato alle dodici e quindi …» scrollò le spalle. «Come
sta la bambina? Nessun problema, spero!»
«Oh sì,
sta benissimo! È a casa, adesso, non ho voluto mandarla a scuola per oggi.»
smisi di parlare per poter prendere il caffè di cui avevo così tanto bisogno
per tirare avanti. «Non sei il primo che me lo chiede stamattina, sai?»
«Immagino.
Tutti sanno del piccolo incidente di tua figlia … e che Edward era con te.»
Annuii.
«Pensano che stiamo insieme.»
«Ed è
vero?»
«Beh,
io …» stavo per dire di nuovo ‘no’, ma gettai la spugna: mi ero stancata di
ripeterlo. «Non lo so.»
«Forse
questo è il momento buono per scoprirlo … buongiorno Edward!» Jacob cominciò ad
agitare la mano, salutando qualcuno alle mie spalle, e mi fece sobbalzare tanto
che rischiai di far cadere il mio caffè.
Lanciandogli
un occhiata inviperita, mi girai e mi scontrai con gli occhi verdi che mi
piacevano così tanto. Edward ci aveva appena raggiunto, con i suoi soliti
occhiali che indossava solo quando lavorava ed i capelli scompigliati che gli
davano un aria trasandata. E con il camice blu da chirurgo era ancora più bello
del solito …
«Ciao,
Jacob. Che hai stamattina?» domandò, anche se i suoi occhi rimasero fissi su di
me. Arrossii, notandolo.
«Niente,
assolutamente niente! Ci vediamo in giro ragazzi.» e se ne andò via, con il suo
malloppo di fascicoli.
Edward
scosse la testa, osservando la sua figura che si allontanava lungo il
corridoio. «Ha qualche rotella fuori posto, è pazzo!» commentò, ridendo. Poi la
sua attenzione si spostò su di me, e mi sorrise. «Ciao.»
«Ciao.»
il mio fu un soffio che mi uscì dalle labbra, a causa della timidezza.
«Stai
bene? Mi sembri stanca …» chiese, passando la punta delle dita sui segni delle
occhiaie che avevo cercato di coprire, ma a quanto pare inutilmente.
«Ho
dormito poco, tutto qui.» mentii, non rivelandogli che invece avevo passato la
notte insonne, e scrollai le spalle.
Le sue
sopracciglia si aggrottarono, ed espirò dalle narici come se fosse rimasto
seccato dalla mia risposta. Ritirò la mano. «Pensavo che avresti seguito il mio
consiglio, e che avresti riposato.»
«Lo so,
ma ho seguito anche quell’altro tuo consiglio …» vedendo che non aveva capito
di quale consiglio stessi parlando, mi affrettai a aggiungere: «Ho svegliato
Allyson ogni ora per controllare che non avesse un trauma cranico.»
«Ah,
capisco! Sta bene, vero?» chiese ancora, e stavolta mi poggiò una mano sulla
spalla.
Annuii,
abbozzando un sorriso. «Sì, sta bene. Adesso è con Rose …»
«Rose?
La fidanzata di mio fratello?» il tono con cui mi fece quella domanda mi
insospettì.
«Sì,
proprio lei. Mi aiuta con la bambina durante il lavoro … credevo di avertelo
già raccontato.»
«Già,
ma credo di averlo dimenticato per un momento.» si grattò i capelli, a disagio.
«Non le piaccio molto.»
«Lo so,
me lo ha detto. Ma io lo avevo capito già prima che me lo dicesse.» ridacchiai,
appoggiandomi con la spalla alla parete, e bevvi il caffè che si andava
raffreddando.
«Vorrei
tanto capire per quale motivo le sto sulle palle.» borbottò, imitando i miei
movimenti.
Tornò a
guardarmi e mi sorrise, abbassando il viso e avvicinandolo al mio. Socchiusi
gli occhi, preparandomi a quello che sapevo stava per fare, ma all’ultimo secondo
voltai il viso, sentendomi improvvisamente a disagio al pensiero di doverlo
baciare davanti agli altri. Edward, così, si ritrovò a lasciare un bacio
leggero sulla mia guancia e rialzò il viso quasi subito, un po’ deluso.
Sospirai,
tornando a guardarlo. «Ti devo parlare.»
Lui
annuì. «Mi devo preoccupare?»
Trattenni
una risata e scossi in fretta la testa. «No, no. Però … c’è un posto tranquillo
dove possiamo farlo? Cioè, intendo parlare, non … quell’altra cosa!» mi
corressi in fretta, con le guance che cominciavano già a scaldarsi per la gaffe
che avevo appena fatto.
Fu il
turno di Edward di ridere. «Ho capito, Bella. Vieni con me.»
Lo
seguii fino agli ascensori, e dopo averne preso uno salimmo al terzo piano; una
volta lì, camminammo fino a raggiungere la stanza riservata ai chirurghi.
Sapevo che si trovava a quel piano, ma non ci ero mai stata dentro: mi ero
limitata a dare una piccola sbirciata dalla porta.
Dopo
essere entrati e aver controllato che fossimo soli, Edward chiuse la porta
dandole un giro di chiave. «Così non ci disturberà nessuno.» spiegò, e mi
raggiunse sul piccolo divano a due posti dove io, nel frattempo, mi ero seduta.
Mi sorrise, carezzandomi un ginocchio. «Allora, cos’è che devi dirmi?»
All’improvviso
mi sembrava di essere entrata in una delle puntate di “Grey’s Anatomy”, dove
lui era il dottor Bollore ed io ero Lexie. Oddio, non Lexie! Povera, aveva
fatto una brutta fine! Beh, anche Mark dopotutto non stava messo molto meglio
di lei …
Okay,
mi sa che avevo scelto la coppia ed il telefilm sbagliato.
«Volevo
parlare riguardo a quello che è successo ieri sera …» mormorai, stringendo le
mani in grembo; avevo provvisoriamente poggiato il bicchiere su un tavolo poco
lontano. «Ecco, non so come spiegarmi, e non vorrei dire qualcosa di sbagliato
…»
«Tranquilla,
dimmi quello che pensi. Non aver paura.» mi rassicurò lui, e mi accarezzò una
guancia.
Se
faceva così, però, non mi aiutava molto. Contribuiva a rendermi ancora più
nervosa e mi distraeva. Però, le sue piccole attenzioni mi piacevano … ma se
dovevo dirgli quello che provavo, dovevo assolutamente cercare di non
distrarmi.
«Oggi
molti mi hanno chiesto se io e te stiamo insieme, perché hanno sentito che ieri
mi hai accompagnata qui, ed io ho risposto loro di no. Però l’ho detto solo
perché non sapevo cos’altro dire! Non so se dopo quello che c’è stato tra di
noi qualcosa è cambiato … ecco, io volevo chiederti se secondo te qualcosa è
cambiato, oppure è ancora come prima e siamo soltanto amici …»
«Ehi,
fermati un secondo!» Edward fermò il fiume in piena che le mie parole avevano
creato, stringendo le mie mani e carezzandole leggermente. Presi un respiro,
annuendo, e mi morsi le labbra a disagio.
«Bella,
io sono confuso come te, forse più di te.» ammise. «Credimi, non ho mai pensato
che un giorno avrei messo la testa a posto e … mi sarei impegnato con qualcuno.
E non so come comportarmi, sono del tutto inesperto!»
Eravamo
entrambi confusi e questo mi tranquillizzò, anche se non del tutto. Abbassai lo
sguardo sulle nostre mani, stringendo lievemente la presa. «Sotto certi aspetti
sono inesperta anche io.» confessai. «Con il mio ex non ho mai affrontato
questa fase. Siamo passati dal semplice sesso occasionale all’essere
direttamente … sposati e genitori in poco tempo.»
Edward
mi fece alzare nuovamente il viso e mi costrinse a guardarlo, anche se in quel
momento ‘costringere’ non era proprio la parola adatta da usare. Ero più che
contenta di fissare i suoi occhi. «Andiamoci con calma, allora, non acceleriamo
le cose … ma una cosa devo davvero dirtela. Bella, io non credo di volerti
considerare solo una semplice amica.»
«Non
credo di volerlo fare neanche io.»
Sorrise.
«Quindi, possiamo dire che ci stiamo … frequentando?» domandò incerto, come se
avesse paura di sbagliare parola.
Risi,
annuendo. «Ci stiamo frequentando, va bene.»
E
stavolta, quando Edward avvicinò di nuovo il viso al mio per baciarmi, non mi
allontanai né mi voltai, ma rimasi nella stessa posizione e poggiai le mani
sulle sue spalle mentre ricambiavo il suo bacio. Edward mi cinse la schiena con
le braccia e mi strinse a sé intensificando il bacio, ma senza spingersi oltre.
Stava facendo davvero le cose per bene, forse per non spaventarmi, e a me stava
bene … anche se, lo ammettevo, mi sarebbe piaciuto se si fosse spinto un po’ più
in là.
Gli
baciai leggermente le labbra prima di spostarmi sulla sua guancia, per poi
poggiare il mento sulla spalla e ricambiare l’abbraccio in cui mi aveva tenuta
stretta durante quei minuti.
«Mi
spieghi perché ti comportavi in quel modo con le ragazze?» chiesi ancora prima
che me ne potessi rendere conto.
Edward,
sicuramente pensando la stessa cosa, smise di accarezzarmi la schiena e sciolse
l’abbraccio, allontanandosi per guardarmi bene in faccia e regalandomi una
bella occhiata sospettosa. «Ti sembra il momento giusto per parlarne?» domandò,
e dal tono che aveva usato capii che non era arrabbiato.
«Mi è
scappato, non volevo! Scusami!» squittii, coprendomi la bocca con le mani.
Lui
sbuffò, trattenendosi dal ridere: i suoi occhi me lo stavano suggerendo. «Beh,
ormai l’hai domandato, quindi … diciamo che qualcuno, anni fa, mi aveva
raccontato che alle ragazze piaceva l’uomo stronzo, che non mostrava i suoi
sentimenti. Così ci ho provato e … funzionava veramente.»
«Il
classico Casanova?»
Rise.
«Sì, un po’ come Casanova.»
«Ma non
hai mai pensato che a qualcuna non potesse piacere questo comportamento? Noi
ragazze non siamo mica tutte uguali …» gli feci notare.
«Infatti
ci ho pensato, ma solo quando ho visto che una persona in particolare non
accettava la mia corte, e che mi odiava.» mi guardò di sottecchi, facendomi
capire che stava parlando di me, e questo mi fece di nuovo arrossire.
«Io, no
… ma io non ti odiavo! Non mi piaceva il tuo carattere da stronzo megalomane,
ecco!» incrociai le braccia al petto, socchiudendo gli occhi mentre lo guardavo
e lo facevo ridere. «E smettila di ridere, mi fai innervosire!»
«Ah, la
mia piccola Bella nervosa …» mormorò, chinandosi di nuovo su di me per
baciarmi, ancora una volta.
Ridendo,
ricambiai il suo assalto seppellendo le dita tra i suoi capelli – era tanto che
volevo farlo, sì! -, e gioii in silenzio quando sentii che voleva approfondire
per bene il bacio. Ed in breve tempo, ci stavamo godendo una vera e propria
battaglia di lingue e saliva, che venne interrotta però dal mio cellulare.
Mugolai,
con disappunto. «Devo rispondere …» ansimai quando mi staccai da lui.
«No,
non lo fare.» Edward cominciò a baciarmi il collo, causandomi un nuovo sospiro
estasiato.
«Potrebbe
essere importante.» ribattei, e presi il telefono dalla tasca del camice
cercando di ignorare l’assalto di Edward. Me lo staccai di dosso con forza,
causandogli un lamento infastidito, quando notai chi fosse a chiamarmi.
«Rose!
Che succede?» risposi in fretta, in ansia. Non mi aveva mai chiamato durante il
giorno! Che fosse successo qualcosa?
«Bella, mi trovo all’entrata dell’ospedale …
puoi scendere subito?»
Uscii
in fretta e furia dall’ascensore, rischiando quasi di investire quelle poche
persone che stavano aspettando il loro turno per salire. Per loro sarei potuta
benissimo passare per una maleducata, ma non potevo preoccuparmi anche per
quello adesso.
Camminai
speditamente, diretta all’entrata dell’ospedale dove sapevo che Rosalie mi
stava aspettando insieme a mia figlia. Mi aveva assicurato al 100% che andava
tutto bene, ma che dovevo ugualmente scendere e raggiungerla. L’urgenza con cui
me lo aveva chiesto mi aveva fatta agitare lo stesso, però.
Stavo
diventando più apprensiva del solito.
Feci
correndo gli ultimi metri che mi separavano dall’entrata prima di fermarmi, e
di mettermi a cercare con lo sguardo le persone che mi interessavano. Intravidi
subito una chioma bionda e abbastanza familiare, e mi diressi subito verso la
sua direzione.
«Rose!»
la chiamai ad alta voce, e lei si voltò subito non appena mi sentì.
«Ciao!»
ricambiò il mio saluto, sobbalzando e abbassando lo sguardo non appena qualcosa
la urtò.
Feci
per vedere anch’io cosa la aveva sorpresa, ma capii quasi subito che era
soltanto Allyson. Lasciò subito andare le gambe di Rosalie e correndo mi venne
incontro, chiamandomi. Sembrava stesse benissimo, quindi smisi subito di
preoccuparmi per lei … una cosa che non era per niente facile, però.
«Ciao
mamma!» mi si buttò tra le braccia, aggrappandosi ai miei capelli.
«Ehi,
piccola! Come stai? Ti fa male la bua?» osservandola attentamente, le scostai i
capelli dalla fronte e guardai il cerotto che le copriva il taglio. Quel
particolare stonava, ed era l’unica cosa che mi ricordava che aveva avuto
quell’incidente … ma per il resto, stava benissimo. Era più in forma di me,
cavolo!
Allyson
scosse la testa. «No, non mi fa male. Mamma, stamattina non mi hai salutato.»
terminò la frase, e mi mise il broncio.
«Ah.»
non avevo neanche pensato di svegliarla, quella mattina, e avevo voluto farla
dormire con calma visto che a scuola non ci doveva andare. «Dormivi così bene …
volevi che ti svegliassi, tesoro?»
Annuì.
«Lo fai sempre!»
«La
mamma se n’è dimenticata, scusami.» la presi in braccio e me la strinsi contro
il petto, e le baciai anche le guance. «Non lo faccio più, promesso! Mi
perdoni, stellina?»
«Sìììì!
Ti predono, mamma!» esclamò, e mi baciò il naso.
«Va
bene, predomani pure!» risi. Guardai Rosalie, che si era nel frattempo
avvicinata e sorrideva, osservandoci. «Ma se va tutto bene, come mai siete
venute qui?»
«Perché
Allie voleva vederti! Le ho detto che stavi lavorando e che non potevamo
venire, ma non sono riuscita a convincerla.» mi spiegò, e pizzicò il braccio
della bambina. «E’ testarda, mi chiedo da chi abbia preso questo difetto …»
«Da me,
senza dubbio.»
«Da te?
Beh, almeno adesso lo so.»
Risi,
ritornando a guardare Allie. «Allora, adesso che facciamo? Non puoi mica restare
qui con me, signorina …»
«Ma io
voglio stare con te, mami.» si lamentò subito, arpionandomi ancora di più i
capelli.
«Ma io
devo lavorare … ahia, non tirarmi i capelli!» le diedi uno schiaffetto leggero
sulle manine e lei mollò subito la presa.
«Cosa succede?
Oh, ciao Rose.» quella voce sbucò all’improvviso, come accadeva quasi ogni
volta d’altronde, ma ormai cominciavo a farci l’abitudine. Girai il viso per
vedere meglio Edward, e lui ricambiò la mia occhiata, sorridendo e lasciandomi
una carezza leggera sulla spalla. Girò il viso non appena Rosalie rispose al
suo saluto.
«Ciao,
Cullen. Non dovresti essere a lavorare?» chiese sospettosa lei, incrociando le
braccia sul petto.
«Sto
lavorando infatti, sono in ospedale! Sono solo venuto a controllare che andasse
tutto bene, Bella mi è sembrata parecchio preoccupata prima … ehi, signorina!
Come va oggi?» cambiò del tutto argomento non appena incrociò lo sguardo di
Allyson, che si aprì in un sorriso enorme.
«Edwadd!»
pigolò, sbracciandosi verso di lui.
«Sì, va
tutto bene.» commentò, ridendo, prima di prenderla in braccio.
«Fatemi
capire bene, eravate insieme? Voi due?» domandò ancora Rose, battendo le ciglia
in maniera confusa mentre osservava Edward con la bambina in braccio.
«Sì,
eravamo insieme.» dissi sbrigativamente, sentendomi a disagio mentre la
fulminavo con un occhiata: sembrava che volesse fare un terzo grado.
«Okay,
lasciamo parlare la mamma e Rose con calma … sai cosa facciamo adesso, piccola?
Andiamo a prendere un muffin! Ti piacciono i muffin?»
«Sììì!
Io voglio quello con la cioccolata, tanta tanta cioccolata!»
«Bene,
andiamo allora! Però camminiamo, così tutti vedranno che sei una signorina
grande grande …»
Edward
si allontanò insieme a mia figlia, salutandoci con la mano libera mentre
stringeva quella della bambina con l’altra. Doveva stare abbastanza chinato per
camminare e per tenerla d’occhio, alto com’era. Era buffo, e questo mi fece
sorridere.
«Bella,
mi ascolti? Cosa stavi facendo insieme a Edward?» chiese ancora la mia amica,
dandomi una pacca sulla spalla.
Tornai
a guardarla, mordendomi le labbra: dovevo proprio dirle la verità? Per forza,
tanto prima o poi la notizia sarebbe uscita fuori lo stesso. Io e Edward non
saremmo rimasti nascosti mentre ci frequentavamo, no?
«Io e
Edward ci stiamo frequentando … e ci siamo baciati.» dissi tutto d’un fiato.
«Che
cosa?» esclamò, ma solo dopo che ebbe sgranato gli occhi all’inverosimile. «Non
ci credo!»
«È
vero! Rosalie, ti sorprende così tanto questo? Sapevi già che tra me e lui le
cose andavano meglio, te l’ho detto anche stamattina …»
«Sì, lo
so, ma sapevo che eravate solo ‘amici’. E adesso vi frequentate!» allungò le
braccia in avanti, indicandomi. «Ci hai pensato bene, almeno? Non mi fido di
lui.»
Annuii
stancamente: sapevo benissimo come la pensava. «Lo so, e ci ho pensato bene.
Credimi, non avrei deciso di frequentarlo se non ne fossi del tutto sicura.»
«Quindi,
adesso state insieme?» più tranquilla di prima, mi osservò attentamente.
«Non
stiamo proprio ‘insieme’, ci stiamo andando con calma.» ripetei le stesse
parole che aveva usato Edward poco prima, cosa vera in fondo.
«Bene,
bene …» senza dire nient’altro, Rosalie prese dalla borsa il suo cellulare e
cominciò subito a premere velocemente i tasti. Forse stava scrivendo un sms a
qualcuno …
«Cosa
stai facendo?»
«Sto
mandando un messaggio ad Alice.» appunto. «‘Bella
e Edward si stanno frequentando e si sono baciati. Che ne pensi?’ ecco,
adesso aspetto la sua risposta!» rialzò il viso, sorridendo euforica.
«Non
perdi tempo a spargere la notizia, eh?» la rimbeccai, e cominciai a passarmi le
dita tra le punte dei capelli. Anche io volevo sapere la risposta di Alice,
imprevedibile com’era.
«Voglio
solo sapere il suo parere, tutto qui.» scrollò le spalle.
Due
secondi dopo, un allegro ‘bip’ risuonò dalla sua borsa, e si affrettò a
prendere il cellulare.
«Che ha
scritto?» mi avvicinai alle sue mani, mentre vedevo il suo viso cambiare più
volte espressione.
«‘Penso che hanno sprecato anche troppo tempo
per farlo. Era ora! Dì a Bella che deve raccontarmi tutto, urgentemente,
altrimenti la strozzo!’» il messaggio terminava con un sacco di faccine
allegre, cuoricini e baci. «Ma sarei passata da lei a dirglielo, dopo il
lavoro!» esclamai, osservando ancora una volta il messaggio.
«Che ci
vuoi fare, è Alice. Sai com’è fatta.»
«È
strana, ecco com’è fatta!» replicai, arricciando le labbra.
Quella
nanetta da quattro soldi …
______________
Buon
pomeriggio ragazze :)
Oggi sono
veramente di poche parole – che strano, di solito non mi fermo mai XD
Capitolo
un po’ corto rispetto agli altri, essendo un capitolo di passaggio… ma accadono
ugualmente un paio di cosine.
Edward e
Bella stanno (FINALMENTE!) cominciando a frequentarsi! *-* a Rosalie però non
piace questo elemento… o meglio, piace poco. La ragazza è prevenuta, e anche un
po’ impicciona XD vediamo se col tempo cambia idea :)
E… che
altro?
Ah, il
prossimo cap – quasi finito di scrivere! – è un sacco importante. Accadrà finalmente
quello che stavate aspettando tutte! Non intendo ‘quello’, però XD
Okay,
per adesso è tutto :) ci vediamo come sempre tra dieci giorni più o meno. Vi lascio
il link al mio
gruppo su Facebook, se siete interessate agli spoiler sulle mie storie o anche
per curiosità :D