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Autore: KrisJay    06/02/2013    6 recensioni
Bella Swan si è appena trasferita a Los Angeles con la sua figlioletta Allyson. Sta per cominciare una nuova vita lì, cercando di dimenticare il passato che le ha regalato qualche delusione e anche qualche dispiacere. Ci riuscirà, grazie anche all'affetto della sua famiglia, dei nuovi e vecchi amici che la circondano e, naturalmente, grazie ad un nuovo amore che la conquisterà quando meno se lo aspetta...
"«Oh, interessante!» quello, era un modo carino di dire “Non me ne frega niente di ciò che c’è scritto lì sopra, anche se tu me lo stai dicendo ugualmente.”
«Sì, molto interessante… ma non interessante quanto te, Isabella.» il dottor Cullen posò di nuovo la cartella sul tavolo e posò gli occhi su di me, guardandomi intensamente.
Oh, merda.
Ci stava provando con me dopo neanche cinque ore che ci eravamo conosciuti… era la prima volta in assoluto che mi accadeva una cosa simile!
«Eh… Dottor Cullen…»
«Ti prego, Isabella, chiamami Edward.»
«Edward,» dissi, accontentandolo, «non so… che stai facendo?»
«Sto cercando di conoscerti meglio, Isabella. Sai, non mi dispiacerebbe affatto sapere qualcosa in più su di te… in tutti i sensi.» sorrise sghembo, facendomi rabbrividire.
Dio mio, che persona sfacciata!"
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Solo il tempo... - Capitolo13

Solo il tempo

 
 

Capitolo 13
 

Edward andò via poco dopo, dopo che ebbe torturato le mie labbra con i suoi dolci baci e quando capì che anche a me, come a lui, serviva una buona dose di sonno. Senza contare che l’indomani mattina entrambi dovevamo andare a lavoro e che dovevamo, di conseguenza, alzarci presto.
La prospettiva di rivederlo a così poche ore di distanza dal’ultima volta mi fece fremere di entusiasmo, come un’adolescente che sente nominare la persona che le piace. Ma forse io ero davvero regredita a quel livello e non me ne ero ancora resa conto.
Edward, prima di andare via, mi aveva anche suggerito di svegliare Allyson ogni ora per controllare che non avesse nessun segno che facesse pensare a un trauma cranico: la botta che aveva preso era stata bella forte, ed era meglio controllare che non ci fosse anche quella conseguenza.
Quando la svegliai per controllarla e per cambiarle il pigiama, mi disse in un sussurro assonnato che a farle male era stato ‘il comodino’. Doveva essere scivolata, quindi, e la sua testa aveva bruscamente incontrato il mobile … potei solo ringraziare il cielo che non avesse preso lo spigolo con l’occhio, altrimenti sarei davvero morta per la paura.
Le poche ore di sonno che potevo ancora concedermi sfumarono, e così restai fino alle sei e mezza di mattina stesa sul letto accanto alla bambina, e la osservavo mentre dormiva. Non si era agitata per niente, tranne quando la svegliavo per controllarla. Per spiegarle il motivo per cui la disturbavo ogni ora, mi ero inventata la storia di un gioco, dove io le facevo delle domande e lei doveva rispondermi. E visto che le domande erano sempre le stesse (Come ti chiami? Quanti anni hai? Chi è la tua mamma?), si era stancata presto.
«Mamma, non mi piace questo gioco!» aveva esclamato quando la svegliai per la terza volta.
Così la avevo lasciata riposare e non la disturbai più, anche se compensai quella mancanza e rimasi a guardarla. Ero sicura che oltre alla paura e alla ferita sulla fronte non avesse nient’altro, non aveva neanche accennato a un mal di testa …
Mi alzai quando la sveglia suonò, e dopo averla spenta andai a farmi una doccia e a vestirmi per uscire. La stanchezza cominciava a farsi sentire, ma avevo passato tante di quelle notti insonni che ormai ci avevo fatto l’abitudine. E fortunatamente la doccia contribuì a scacciare quell’accenno di sonno che mi portavo dietro.
Stavo bevendo il caffè appena fatto, appoggiata al tavolo della cucina, quando sentii il citofono che suonava: quella era sicuramente Rose che veniva a fare la baby-sitter. E dando un’occhiata veloce all’ora notai che era anche in anticipo! Forse anche per lei c’era stato qualcosa che l’aveva buttata giù dal letto prima del previsto.
Le aprii, e la aspettai nel corridoio con in mano due tazze di caffè: visto che svolgeva il suo ‘hobby’ gratis e che non voleva accettare nessun soldo da parte mia, mi sembrava giusto prepararle almeno la colazione. E poi, a lei piaceva molto come cucinavo.
«Buongiorno Bella!» trillò, allegra come sempre, non appena sbucò dall’ascensore. Mi venne incontro e mi baciò una guancia. «Ah, grazie!» aggiunse, prendendo la tazza che le porgevo.
«Di niente, Rosie.» la sbeffeggiai, usando il nomignolo con cui la chiamava sempre Emmett.
«Ti prego, odio Rosie! Mi ricorda il nome di un elefante.» borbottò, bevendo il caffè.
Nel frattempo ci eravamo spostate in cucina ed io mi stavo occupando di portare in tavola tutto quello che avevo preparato – frittelle, uova e pancetta, pane tostato, e un po’ di torta che avevo preparato il pomeriggio prima.
«Bella, sai che mi piace tutto quello che cucini … ma tutta questa roba devo mangiare? Dopo ingrasso e diventerò davvero un elefante!»
«Ma che dici, sciocca! Mangia tutto quello che vuoi, non preoccuparti. E poi, ho cucinato anche per Allie.» mi sedetti a tavola con lei e mi riempii il piatto con un po’ di uova: al contrario delle altre mattine, avevo un po’ di fame.
«Ah, è vero! Non so come ma me ne stavo dimenticando!» rise. «Sta ancora dormendo?»
«Sì, stanotte ha dormito poco, ma sicuramente più di me.» smisi di mangiare, mentre ripensavo a quello che era successo la sera prima. «Rose, per te è un problema restare con Allie tutto il giorno?» le chiesi.
Smise di mangiare anche lei e soppesò il mio sguardo, battendo le ciglia. «No, non è un problema. Posso tranquillamente stare lontana dal centro per un giorno … ma perché? Sta poco bene?»
«Ieri sera ha avuto un piccolo incidente. Ha battuto la testa contro il comodino e le hanno dato tre punti di sutura sulla fronte …» le spiegai. «Non me la sento di mandarla all’asilo.»
«Non me la sentirei neanche io, adesso che me lo hai detto Bella. Ma sta bene adesso, vero?» chiese, preoccupata.
«Sì, sta benissimo! Però voglio lasciarla tranquilla, almeno per oggi.»
«Non preoccuparti di questo, tesoro. Ma … sai che potevi chiamarmi se c’era qualche problema, no? Ti avrei accompagnata al pronto soccorso!»
«Eh …» adesso ero super sicura che quello che le avrei detto non le sarebbe piaciuto per niente. «Edward mi ha aiutata, ieri. Era qui quando è successo e ci ha accompagnate lui …»
Le sopracciglia super curate di Rosalie si aggrottarono immediatamente e la sua faccia assunse l’espressione più scettica del mondo intero. Quando si tratta di Edward faceva sempre così. «Edward era qui? E vi ha portate lui al pronto soccorso?»
«Sì.»
Rimase in silenzio per diversi secondi prima di riprendere a parlare, con un sospiro. «Bella, lo so che sei adulta e che dirti quello che penso non servirà a niente, ma Edward non mi piace. Lo sai benissimo, non mi piace nonostante ormai io faccia quasi parte della sua famiglia e dovrebbe essere mio parente! Non mi fido di lui …»
«Infatti, non mi interessa quello che pensi. Ma Edward non è come credi, è davvero cambiato da quando … da quando abbiamo fatto la pace e siamo diventati amici.» dire quell’ultima parola, ‘amici’, mi costò più saliva del dovuto perché dopo i baci di qualche ora prima, non sapevo se lo eravamo ancora o se eravamo anche qualcos’altro. «E comunque, se non fosse cambiato non perderebbe di certo il suo tempo con una come me.»
«Che cosa intendi quando dici ‘una come me’? Bella, che ti sei messa in testa?» domandò subito, inclinando la testa e arricciando le labbra.
«Una … ragazza madre?» sussurrai.
Lei sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Va bene, lo sanno tutti che sei una ragazza madre … e questo non vuol dire che sei inferiore alle altre. Sei una persona al pari di tutte le altre, se non di più e migliore.»
«Quindi, Edward potrebbe accettarmi anche se ho una figlia?» chiesi, spinta dalle mie insicurezze alle quali non riuscii a opporre resistenza.
«Perché mi fai questa domanda?»
«Semplice curiosità.» scrollai le spalle e tornai alla mia colazione, che non mi andava poi così tanto di mangiare.
«Beh, se è davvero cambiato come dici potrebbe farlo senza problemi … ma io non mi fido di lui e del suo cambiamento, quindi la mia risposta non conta poi così tanto.»
Guardai la mia amica, con il boccone di uova che non riuscivo ancora a mandare giù. La sua risposta, invece di rassicurarmi, mi aveva agitata più di prima.
 

***

 
Quella mattina in ospedale più di una persona, incrociandomi, mi aveva chiesto se Allyson stava bene. La cosa mi aveva lasciata del tutto confusa perché molte delle persone con cui avevo scambiato quelle poche chiacchiere neanche le conoscevo: erano più conoscenti che altro, quindi la mia confusione era più che giustificata.
La voce dell’incidente della mia bambina si era sparsa alla velocità della luce, a quanto sembrava. Persino Brenda mi aveva domandato se la bambina stava bene, quando la incontrai. Senza contare che tutti quelli con cui avevo parlato mi avevano chiesto se io e Edward stavamo insieme, perché la sera prima eravamo arrivati insieme al pronto soccorso.
E a quella domanda cosa potevo rispondere, se non ‘no’?
Dopotutto, non sapevo neanche io se stavo insieme a Edward. Dopo i baci casti della sera prima, e alla possibilità che avevo deciso di dargli, non avevamo parlato di altro … era presto per parlare già di una relazione tra noi due, lo sapevo benissimo.
Strofinandomi gli occhi con le mani e reprimendo uno sbadiglio, percorsi per l’ennesima volta il corridoio principale del reparto maternità: non avevo fatto altro che camminare su e giù per il reparto tutto il tempo, controllando le neo mamme e spingendo verso le loro stanze le cullette con i loro piccoli bambini. E adesso cominciavo a sentire davvero il bisogno di una bella dormita.
Forse potevo rimediare alla cosa bevendo ancora del caffè.
«Ehi, Bella, buongiorno.» alzai la testa e guardai Jacob, sorridente. Indossava ancora il camice bianco e la divisa da dottore e teneva in mano diversi fascicoli, e sembrava più sveglio di me. Lui aveva anche lavorato tutta la notte, caspita! Dovevo farmi dire qual’era il suo segreto.
«Buongiorno. Credevo che avevi già terminato il turno.» ammisi.
«In teoria, ho staccato da quasi tre ore. In pratica, invece, devo occuparmi di un appendicite che hanno fissato alle dodici e quindi …» scrollò le spalle. «Come sta la bambina? Nessun problema, spero!»
«Oh sì, sta benissimo! È a casa, adesso, non ho voluto mandarla a scuola per oggi.» smisi di parlare per poter prendere il caffè di cui avevo così tanto bisogno per tirare avanti. «Non sei il primo che me lo chiede stamattina, sai?»
«Immagino. Tutti sanno del piccolo incidente di tua figlia … e che Edward era con te.»
Annuii. «Pensano che stiamo insieme.»
«Ed è vero?»
«Beh, io …» stavo per dire di nuovo ‘no’, ma gettai la spugna: mi ero stancata di ripeterlo. «Non lo so.»
«Forse questo è il momento buono per scoprirlo … buongiorno Edward!» Jacob cominciò ad agitare la mano, salutando qualcuno alle mie spalle, e mi fece sobbalzare tanto che rischiai di far cadere il mio caffè.
Lanciandogli un occhiata inviperita, mi girai e mi scontrai con gli occhi verdi che mi piacevano così tanto. Edward ci aveva appena raggiunto, con i suoi soliti occhiali che indossava solo quando lavorava ed i capelli scompigliati che gli davano un aria trasandata. E con il camice blu da chirurgo era ancora più bello del solito …
«Ciao, Jacob. Che hai stamattina?» domandò, anche se i suoi occhi rimasero fissi su di me. Arrossii, notandolo.
«Niente, assolutamente niente! Ci vediamo in giro ragazzi.» e se ne andò via, con il suo malloppo di fascicoli.
Edward scosse la testa, osservando la sua figura che si allontanava lungo il corridoio. «Ha qualche rotella fuori posto, è pazzo!» commentò, ridendo. Poi la sua attenzione si spostò su di me, e mi sorrise. «Ciao.»
«Ciao.» il mio fu un soffio che mi uscì dalle labbra, a causa della timidezza.
«Stai bene? Mi sembri stanca …» chiese, passando la punta delle dita sui segni delle occhiaie che avevo cercato di coprire, ma a quanto pare inutilmente.
«Ho dormito poco, tutto qui.» mentii, non rivelandogli che invece avevo passato la notte insonne, e scrollai le spalle.
Le sue sopracciglia si aggrottarono, ed espirò dalle narici come se fosse rimasto seccato dalla mia risposta. Ritirò la mano. «Pensavo che avresti seguito il mio consiglio, e che avresti riposato.»
«Lo so, ma ho seguito anche quell’altro tuo consiglio …» vedendo che non aveva capito di quale consiglio stessi parlando, mi affrettai a aggiungere: «Ho svegliato Allyson ogni ora per controllare che non avesse un trauma cranico.»
«Ah, capisco! Sta bene, vero?» chiese ancora, e stavolta mi poggiò una mano sulla spalla.
Annuii, abbozzando un sorriso. «Sì, sta bene. Adesso è con Rose …»
«Rose? La fidanzata di mio fratello?» il tono con cui mi fece quella domanda mi insospettì.
«Sì, proprio lei. Mi aiuta con la bambina durante il lavoro … credevo di avertelo già raccontato.»
«Già, ma credo di averlo dimenticato per un momento.» si grattò i capelli, a disagio. «Non le piaccio molto.»
«Lo so, me lo ha detto. Ma io lo avevo capito già prima che me lo dicesse.» ridacchiai, appoggiandomi con la spalla alla parete, e bevvi il caffè che si andava raffreddando.
«Vorrei tanto capire per quale motivo le sto sulle palle.» borbottò, imitando i miei movimenti.
Tornò a guardarmi e mi sorrise, abbassando il viso e avvicinandolo al mio. Socchiusi gli occhi, preparandomi a quello che sapevo stava per fare, ma all’ultimo secondo voltai il viso, sentendomi improvvisamente a disagio al pensiero di doverlo baciare davanti agli altri. Edward, così, si ritrovò a lasciare un bacio leggero sulla mia guancia e rialzò il viso quasi subito, un po’ deluso.
Sospirai, tornando a guardarlo. «Ti devo parlare.»
Lui annuì. «Mi devo preoccupare?»
Trattenni una risata e scossi in fretta la testa. «No, no. Però … c’è un posto tranquillo dove possiamo farlo? Cioè, intendo parlare, non … quell’altra cosa!» mi corressi in fretta, con le guance che cominciavano già a scaldarsi per la gaffe che avevo appena fatto.
Fu il turno di Edward di ridere. «Ho capito, Bella. Vieni con me.»
Lo seguii fino agli ascensori, e dopo averne preso uno salimmo al terzo piano; una volta lì, camminammo fino a raggiungere la stanza riservata ai chirurghi. Sapevo che si trovava a quel piano, ma non ci ero mai stata dentro: mi ero limitata a dare una piccola sbirciata dalla porta.
Dopo essere entrati e aver controllato che fossimo soli, Edward chiuse la porta dandole un giro di chiave. «Così non ci disturberà nessuno.» spiegò, e mi raggiunse sul piccolo divano a due posti dove io, nel frattempo, mi ero seduta. Mi sorrise, carezzandomi un ginocchio. «Allora, cos’è che devi dirmi?»
All’improvviso mi sembrava di essere entrata in una delle puntate di “Grey’s Anatomy”, dove lui era il dottor Bollore ed io ero Lexie. Oddio, non Lexie! Povera, aveva fatto una brutta fine! Beh, anche Mark dopotutto non stava messo molto meglio di lei …
Okay, mi sa che avevo scelto la coppia ed il telefilm sbagliato.
«Volevo parlare riguardo a quello che è successo ieri sera …» mormorai, stringendo le mani in grembo; avevo provvisoriamente poggiato il bicchiere su un tavolo poco lontano. «Ecco, non so come spiegarmi, e non vorrei dire qualcosa di sbagliato …»
«Tranquilla, dimmi quello che pensi. Non aver paura.» mi rassicurò lui, e mi accarezzò una guancia.
Se faceva così, però, non mi aiutava molto. Contribuiva a rendermi ancora più nervosa e mi distraeva. Però, le sue piccole attenzioni mi piacevano … ma se dovevo dirgli quello che provavo, dovevo assolutamente cercare di non distrarmi.
«Oggi molti mi hanno chiesto se io e te stiamo insieme, perché hanno sentito che ieri mi hai accompagnata qui, ed io ho risposto loro di no. Però l’ho detto solo perché non sapevo cos’altro dire! Non so se dopo quello che c’è stato tra di noi qualcosa è cambiato … ecco, io volevo chiederti se secondo te qualcosa è cambiato, oppure è ancora come prima e siamo soltanto amici …»
«Ehi, fermati un secondo!» Edward fermò il fiume in piena che le mie parole avevano creato, stringendo le mie mani e carezzandole leggermente. Presi un respiro, annuendo, e mi morsi le labbra a disagio.
«Bella, io sono confuso come te, forse più di te.» ammise. «Credimi, non ho mai pensato che un giorno avrei messo la testa a posto e … mi sarei impegnato con qualcuno. E non so come comportarmi, sono del tutto inesperto!»
Eravamo entrambi confusi e questo mi tranquillizzò, anche se non del tutto. Abbassai lo sguardo sulle nostre mani, stringendo lievemente la presa. «Sotto certi aspetti sono inesperta anche io.» confessai. «Con il mio ex non ho mai affrontato questa fase. Siamo passati dal semplice sesso occasionale all’essere direttamente … sposati e genitori in poco tempo.»
Edward mi fece alzare nuovamente il viso e mi costrinse a guardarlo, anche se in quel momento ‘costringere’ non era proprio la parola adatta da usare. Ero più che contenta di fissare i suoi occhi. «Andiamoci con calma, allora, non acceleriamo le cose … ma una cosa devo davvero dirtela. Bella, io non credo di volerti considerare solo una semplice amica.»
«Non credo di volerlo fare neanche io.»
Sorrise. «Quindi, possiamo dire che ci stiamo … frequentando?» domandò incerto, come se avesse paura di sbagliare parola.
Risi, annuendo. «Ci stiamo frequentando, va bene.»
E stavolta, quando Edward avvicinò di nuovo il viso al mio per baciarmi, non mi allontanai né mi voltai, ma rimasi nella stessa posizione e poggiai le mani sulle sue spalle mentre ricambiavo il suo bacio. Edward mi cinse la schiena con le braccia e mi strinse a sé intensificando il bacio, ma senza spingersi oltre. Stava facendo davvero le cose per bene, forse per non spaventarmi, e a me stava bene … anche se, lo ammettevo, mi sarebbe piaciuto se si fosse spinto un po’ più in là.
Gli baciai leggermente le labbra prima di spostarmi sulla sua guancia, per poi poggiare il mento sulla spalla e ricambiare l’abbraccio in cui mi aveva tenuta stretta durante quei minuti.
«Mi spieghi perché ti comportavi in quel modo con le ragazze?» chiesi ancora prima che me ne potessi rendere conto.
Edward, sicuramente pensando la stessa cosa, smise di accarezzarmi la schiena e sciolse l’abbraccio, allontanandosi per guardarmi bene in faccia e regalandomi una bella occhiata sospettosa. «Ti sembra il momento giusto per parlarne?» domandò, e dal tono che aveva usato capii che non era arrabbiato.
«Mi è scappato, non volevo! Scusami!» squittii, coprendomi la bocca con le mani.
Lui sbuffò, trattenendosi dal ridere: i suoi occhi me lo stavano suggerendo. «Beh, ormai l’hai domandato, quindi … diciamo che qualcuno, anni fa, mi aveva raccontato che alle ragazze piaceva l’uomo stronzo, che non mostrava i suoi sentimenti. Così ci ho provato e … funzionava veramente.»
«Il classico Casanova?»
Rise. «Sì, un po’ come Casanova.»
«Ma non hai mai pensato che a qualcuna non potesse piacere questo comportamento? Noi ragazze non siamo mica tutte uguali …» gli feci notare.
«Infatti ci ho pensato, ma solo quando ho visto che una persona in particolare non accettava la mia corte, e che mi odiava.» mi guardò di sottecchi, facendomi capire che stava parlando di me, e questo mi fece di nuovo arrossire.
«Io, no … ma io non ti odiavo! Non mi piaceva il tuo carattere da stronzo megalomane, ecco!» incrociai le braccia al petto, socchiudendo gli occhi mentre lo guardavo e lo facevo ridere. «E smettila di ridere, mi fai innervosire!»
«Ah, la mia piccola Bella nervosa …» mormorò, chinandosi di nuovo su di me per baciarmi, ancora una volta.
Ridendo, ricambiai il suo assalto seppellendo le dita tra i suoi capelli – era tanto che volevo farlo, sì! -, e gioii in silenzio quando sentii che voleva approfondire per bene il bacio. Ed in breve tempo, ci stavamo godendo una vera e propria battaglia di lingue e saliva, che venne interrotta però dal mio cellulare.
Mugolai, con disappunto. «Devo rispondere …» ansimai quando mi staccai da lui.
«No, non lo fare.» Edward cominciò a baciarmi il collo, causandomi un nuovo sospiro estasiato.
«Potrebbe essere importante.» ribattei, e presi il telefono dalla tasca del camice cercando di ignorare l’assalto di Edward. Me lo staccai di dosso con forza, causandogli un lamento infastidito, quando notai chi fosse a chiamarmi.
«Rose! Che succede?» risposi in fretta, in ansia. Non mi aveva mai chiamato durante il giorno! Che fosse successo qualcosa?
«Bella, mi trovo all’entrata dell’ospedale … puoi scendere subito?»
 

***

 
Uscii in fretta e furia dall’ascensore, rischiando quasi di investire quelle poche persone che stavano aspettando il loro turno per salire. Per loro sarei potuta benissimo passare per una maleducata, ma non potevo preoccuparmi anche per quello adesso.
Camminai speditamente, diretta all’entrata dell’ospedale dove sapevo che Rosalie mi stava aspettando insieme a mia figlia. Mi aveva assicurato al 100% che andava tutto bene, ma che dovevo ugualmente scendere e raggiungerla. L’urgenza con cui me lo aveva chiesto mi aveva fatta agitare lo stesso, però.
Stavo diventando più apprensiva del solito.
Feci correndo gli ultimi metri che mi separavano dall’entrata prima di fermarmi, e di mettermi a cercare con lo sguardo le persone che mi interessavano. Intravidi subito una chioma bionda e abbastanza familiare, e mi diressi subito verso la sua direzione.
«Rose!» la chiamai ad alta voce, e lei si voltò subito non appena mi sentì.
«Ciao!» ricambiò il mio saluto, sobbalzando e abbassando lo sguardo non appena qualcosa la urtò.
Feci per vedere anch’io cosa la aveva sorpresa, ma capii quasi subito che era soltanto Allyson. Lasciò subito andare le gambe di Rosalie e correndo mi venne incontro, chiamandomi. Sembrava stesse benissimo, quindi smisi subito di preoccuparmi per lei … una cosa che non era per niente facile, però.
«Ciao mamma!» mi si buttò tra le braccia, aggrappandosi ai miei capelli.
«Ehi, piccola! Come stai? Ti fa male la bua?» osservandola attentamente, le scostai i capelli dalla fronte e guardai il cerotto che le copriva il taglio. Quel particolare stonava, ed era l’unica cosa che mi ricordava che aveva avuto quell’incidente … ma per il resto, stava benissimo. Era più in forma di me, cavolo!
Allyson scosse la testa. «No, non mi fa male. Mamma, stamattina non mi hai salutato.» terminò la frase, e mi mise il broncio.
«Ah.» non avevo neanche pensato di svegliarla, quella mattina, e avevo voluto farla dormire con calma visto che a scuola non ci doveva andare. «Dormivi così bene … volevi che ti svegliassi, tesoro?»
Annuì. «Lo fai sempre!»
«La mamma se n’è dimenticata, scusami.» la presi in braccio e me la strinsi contro il petto, e le baciai anche le guance. «Non lo faccio più, promesso! Mi perdoni, stellina?»
«Sìììì! Ti predono, mamma!» esclamò, e mi baciò il naso.
«Va bene, predomani pure!» risi. Guardai Rosalie, che si era nel frattempo avvicinata e sorrideva, osservandoci. «Ma se va tutto bene, come mai siete venute qui?»
«Perché Allie voleva vederti! Le ho detto che stavi lavorando e che non potevamo venire, ma non sono riuscita a convincerla.» mi spiegò, e pizzicò il braccio della bambina. «E’ testarda, mi chiedo da chi abbia preso questo difetto …»
«Da me, senza dubbio.»
«Da te? Beh, almeno adesso lo so.»
Risi, ritornando a guardare Allie. «Allora, adesso che facciamo? Non puoi mica restare qui con me, signorina …»
«Ma io voglio stare con te, mami.» si lamentò subito, arpionandomi ancora di più i capelli.
«Ma io devo lavorare … ahia, non tirarmi i capelli!» le diedi uno schiaffetto leggero sulle manine e lei mollò subito la presa.
«Cosa succede? Oh, ciao Rose.» quella voce sbucò all’improvviso, come accadeva quasi ogni volta d’altronde, ma ormai cominciavo a farci l’abitudine. Girai il viso per vedere meglio Edward, e lui ricambiò la mia occhiata, sorridendo e lasciandomi una carezza leggera sulla spalla. Girò il viso non appena Rosalie rispose al suo saluto.
«Ciao, Cullen. Non dovresti essere a lavorare?» chiese sospettosa lei, incrociando le braccia sul petto.
«Sto lavorando infatti, sono in ospedale! Sono solo venuto a controllare che andasse tutto bene, Bella mi è sembrata parecchio preoccupata prima … ehi, signorina! Come va oggi?» cambiò del tutto argomento non appena incrociò lo sguardo di Allyson, che si aprì in un sorriso enorme.
«Edwadd!» pigolò, sbracciandosi verso di lui.
«Sì, va tutto bene.» commentò, ridendo, prima di prenderla in braccio.
«Fatemi capire bene, eravate insieme? Voi due?» domandò ancora Rose, battendo le ciglia in maniera confusa mentre osservava Edward con la bambina in braccio.
«Sì, eravamo insieme.» dissi sbrigativamente, sentendomi a disagio mentre la fulminavo con un occhiata: sembrava che volesse fare un terzo grado.
«Okay, lasciamo parlare la mamma e Rose con calma … sai cosa facciamo adesso, piccola? Andiamo a prendere un muffin! Ti piacciono i muffin?»
«Sììì! Io voglio quello con la cioccolata, tanta tanta cioccolata!»
«Bene, andiamo allora! Però camminiamo, così tutti vedranno che sei una signorina grande grande …»
Edward si allontanò insieme a mia figlia, salutandoci con la mano libera mentre stringeva quella della bambina con l’altra. Doveva stare abbastanza chinato per camminare e per tenerla d’occhio, alto com’era. Era buffo, e questo mi fece sorridere.
«Bella, mi ascolti? Cosa stavi facendo insieme a Edward?» chiese ancora la mia amica, dandomi una pacca sulla spalla.
Tornai a guardarla, mordendomi le labbra: dovevo proprio dirle la verità? Per forza, tanto prima o poi la notizia sarebbe uscita fuori lo stesso. Io e Edward non saremmo rimasti nascosti mentre ci frequentavamo, no?
«Io e Edward ci stiamo frequentando … e ci siamo baciati.» dissi tutto d’un fiato.
«Che cosa?» esclamò, ma solo dopo che ebbe sgranato gli occhi all’inverosimile. «Non ci credo!»
«È vero! Rosalie, ti sorprende così tanto questo? Sapevi già che tra me e lui le cose andavano meglio, te l’ho detto anche stamattina …»
«Sì, lo so, ma sapevo che eravate solo ‘amici’. E adesso vi frequentate!» allungò le braccia in avanti, indicandomi. «Ci hai pensato bene, almeno? Non mi fido di lui.»
Annuii stancamente: sapevo benissimo come la pensava. «Lo so, e ci ho pensato bene. Credimi, non avrei deciso di frequentarlo se non ne fossi del tutto sicura.»
«Quindi, adesso state insieme?» più tranquilla di prima, mi osservò attentamente.
«Non stiamo proprio ‘insieme’, ci stiamo andando con calma.» ripetei le stesse parole che aveva usato Edward poco prima, cosa vera in fondo.
«Bene, bene …» senza dire nient’altro, Rosalie prese dalla borsa il suo cellulare e cominciò subito a premere velocemente i tasti. Forse stava scrivendo un sms a qualcuno …
«Cosa stai facendo?»
«Sto mandando un messaggio ad Alice.» appunto. «‘Bella e Edward si stanno frequentando e si sono baciati. Che ne pensi?’ ecco, adesso aspetto la sua risposta!» rialzò il viso, sorridendo euforica.
«Non perdi tempo a spargere la notizia, eh?» la rimbeccai, e cominciai a passarmi le dita tra le punte dei capelli. Anche io volevo sapere la risposta di Alice, imprevedibile com’era.
«Voglio solo sapere il suo parere, tutto qui.» scrollò le spalle.
Due secondi dopo, un allegro ‘bip’ risuonò dalla sua borsa, e si affrettò a prendere il cellulare.
«Che ha scritto?» mi avvicinai alle sue mani, mentre vedevo il suo viso cambiare più volte espressione.
«‘Penso che hanno sprecato anche troppo tempo per farlo. Era ora! Dì a Bella che deve raccontarmi tutto, urgentemente, altrimenti la strozzo!’» il messaggio terminava con un sacco di faccine allegre, cuoricini e baci. «Ma sarei passata da lei a dirglielo, dopo il lavoro!» esclamai, osservando ancora una volta il messaggio.
«Che ci vuoi fare, è Alice. Sai com’è fatta.»
«È strana, ecco com’è fatta!» replicai, arricciando le labbra.
Quella nanetta da quattro soldi …
 
 
 
 
 
 

______________
Buon pomeriggio ragazze :)
Oggi sono veramente di poche parole – che strano, di solito non mi fermo mai XD
Capitolo un po’ corto rispetto agli altri, essendo un capitolo di passaggio… ma accadono ugualmente un paio di cosine.
Edward e Bella stanno (FINALMENTE!) cominciando a frequentarsi! *-* a Rosalie però non piace questo elemento… o meglio, piace poco. La ragazza è prevenuta, e anche un po’ impicciona XD vediamo se col tempo cambia idea :)
E… che altro?
Ah, il prossimo cap – quasi finito di scrivere! – è un sacco importante. Accadrà finalmente quello che stavate aspettando tutte! Non intendo ‘quello’, però XD
Okay, per adesso è tutto :) ci vediamo come sempre tra dieci giorni più o meno. Vi lascio il link al mio gruppo su Facebook, se siete interessate agli spoiler sulle mie storie o anche per curiosità :D

Un bacione, e alla prossima!
   
 
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