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Autore: Alexiel_Slicer    06/02/2013    3 recensioni
"Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un soffitto bianco, al cui centro troneggiava una lampada al neon circolare che emetteva una luce talmente bianca da accecare i suoi occhi appena svegli da quel sonno che sembrava fosse durato un'eternità.
Nell'aria si sentiva l'inconfondibile odore di medicina, mista ad alcol tipica degli ospedali.
Si guardò attorno vedendo le pareti ricoperte a metà da piastrelle di una azzurro-verde pallido. Si, era in un ospedale, ma che ci faceva lì? L'unica cosa che ricordava era quel super evento in una delle discoteche più in voga di Los Angeles.
Cercò di sollevare il busto dal meterasso per osservare meglio l'ambiente che lo circondava. A quel gesto avvertì la sensazione che il suo corpo fosse diventato stranamente pesante e leggero al contempo. Sentiva come se gli mancasse qualcosa, qualcosa che gli rendeva difficoltoso quel movimento." [...]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IX


Era una splendida giornata. Il cielo limpido, il sole splendente e l'aria tiepida, sembrava quasi estate.
Il parco pululava di persone: a quanto pareva non solo loro, ma quasi l'intera città aveva avuto l'idea di passare una bella giornata all'aria aperta.
Vivienne si lasciò andare sull'erba sospirando a pieni polmoni "Ah, ci voleva proprio staccare la spina per un giorno dal lavoro. Che bell'aria!".
Bill sorrise e lasciando le stampelle che caddero a terra gli si sedette accanto.
Era trascorso più di un mese e ormai i miglioramenti si susseguivano l'uno dopo l'altro. Dal riuscire a stare in piedi per un tempo abbastanza lungo senza correre il rischio di crollare era passato ad abbandonare l'odiata sedia a rotelle per prendere sottobraccio le stampelle.
"Ti amo, lo sai?" le sussurrò all'orecchio per poi morderlo delicatamente tra i capelli.
"Bill! Le persone ci guardano!".
L'abbracciò "E allora? Qui è pieno di fidanzatini, di certo non si scandalizeranno per noi" detto quello la trascinò con sè facendola sdraiare sull'erba. "Credevo che un momento così non l'avrei mai più vissuto, dopo l'incidente...credevo che le cose sarebbero andate solo a peggiorare, ma...".
Vivienne gli posò l'indice sulle labbra impedendogli di proseguire "Basta, adesso non ci pensare. E' tutto passato ed è questo ciò che conta".
Lui annuì "C'è un regalo per te" le disse poi.
"Davvero? E cos'è?".
"Ah, ma in non c'è l'ho".
"Ma come? Hai detto che c'è l'avevi".
"Non ho detto che c'è l'avevo, ho detto che c'è e basta".
Lo guardò con diffidenza "Mi stai prendendo in giro?".
"Io? Prenderti in giro? No, mai stato più serio di così...perchè non dai un pò un'occhiata a questa..." detto quello dalla tasca della giacca tirò fuori una piccola mappa del parco.
"Una  mappa? E che devo farci?".
"Guarda bene, ci sono dei cerchi e dei numeri. Seguili in ordine progressivo".
Lo fissò cercando di carpire dal suo viso qualche indizio in più, ma Bill non lasciò trasparire niente. Allora si alzò ed andò verso il primo punto che altro non era che un albero ad una trentina di metri da loro.
Trovò un foglietto di carta gialla fluorescente, di quelle che si usano per gli appunti tra gli articoli di cancelleria, appesa al tronco.

"A te che sei l'unica al mondo
l'unica ragione per arrivare fino in fondo
ad ogni mio respiro"

Non riuscì ad elaborare un pensiero compiuto e si limitò a mandare un'occhiata fugace a Bill che tutto compiaciuto stava a guardarla.
Mise il bigliettino in tasca e passò al secondo punto che si trovava nel carretto degli hot dog due aiuole dopo.

"A te che mi hai trovato
all' angolo coi pugni chiusi
con le mie spalle contro il muro
pronto a difendermi
con gli occhi bassi
stavo in fila
con i disillusi
tu mi hai raccolto come un gatto
e mi hai portato con te"

Sentì le sue guance venire colpite da un'improvvisa ondata di calore che le fece colorire di rosso. Si guardò attorno a disagio, probabilmente in viso aveva il sorriso più stupido che avesse mai potuto fare.
Andò al terzo punto. Qui il bigliettino stava attaccato sul bordo della piccola fontana.

"A te io canto una canzone
perché non ho altro
niente di meglio da offrirti
di tutto quello che ho"

Si morse un labbro trattenendo le lacrime. Se aveva intenzione di farla piangere come una bambina era sulla buona strada. Si sentiva una ragazzina alle prese  con il primo amore, solo che il suo primo amore non le aveva mai riservato nulla di simile.
Quarto punto: una panchina.

"A te che sei
semplicemente sei
sostanza dei giorni miei"

Basta. Adesso non riusciva più a trattenersi. Lasciò scorrere le lacrime che calde uscirono dai suoi occhi, per poi scendere sulle guance della medesima temperatura.
Il quinto punto era un bidone dell'immondizia.

"A te che hai preso la mia vita
e ne hai fatto molto di più
a te che hai dato senso al tempo
senza misurarlo
a te che sei il mio amore grande
ed il mio grande amore"

Sorrise e corse al sesto punto, ma non lo trovò. Poi improvvisamente si sentì chiamare.
"Signorina, signorina".
Si voltò incontrando un musicista di strada che le tendeva una mano che teneva il suo biglietto.

"A te che mi hai insegnato i sogni
e l'arte dell'avventura
a te che credi nel coraggio
e anche nella paura
a te che sei la miglior cosa
che mi sia successa
a te che cambi tutti i giorni
e resti sempre la stessa"

Settimo punto un altro albero.

"A te che sei una meraviglia
le forze della natura si concentrano in te
che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
sei l'orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
a te che sei l'unica amica
che io posso avere
l'unico amore che vorrei
se io non ti avessi con me"

Si portò una mano sul viso nascondendo agli occhi di tutti i passanti le lacrime che la soffocavano. Sarebbe voluta correre subito da lui e stringerlo forte, ma non poteva, mancava ancora l'ottavo e ultimo punto. Si fece forza e lo raggiunse trovandosi di nuovo al punto di partenza con Bill che l'osservava teneramente, per poi avvicinarle il loro cestino da pic-nic.
L'aprì e dentro trovò l'ultimo biglietto. Probabilmente doveva averlo messo mentre lei era in giro in cerca degli altri.

"A te che hai reso la mia vita bella da morire,
che riesci a render la fatica un immenso piacere"

Gli buttò le braccia al collo piangente.
"Sei uno stupido, stupido e stupido! Mi stai facendo piangere davanti a tutti! Ma sei lo stupido più dolce che io abbia mai visto" singhiozzò.
Lui l'abbracciò "Era il minimo che potessi fare per ringraziarti, anche se so che non è niente in confronto a ciò che hai fatto tu per me...".
"Non dire stupidaggini, quello che hai appena fatto vale più di tonnellate d'oro".

Passarono la mattinata felicemente scherzando, coccolandosi e mangiando l'insalata di riso che aveva preparato Vivienne, poi il cielo inaspettatamente si incupì e decisero di rincasare.
Uscirono dal parco e in quel momento il semaforo segnò il via libero per i pedoni così i due attraversarono, ma a metà strada Vivienne si accorse di aver dimenticato qualcosa così ritornò indietro "Torno subito" gli aveva detto, per poi lasciarlo, mentre lui continuava ad attraversare.
Improvvisamente sentì un fragoroso stridio di freni sull'asfalto, si girò e la sua borsa cadde a terra.
"Bill!". 

  
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