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Autore: KowaretaTamashii    06/02/2013    2 recensioni
Fine del concerto. Il tour bus si allontana, lasciando la nostra protagonista da sola, in una città che non conosce molto bene.
Dubbi e timori s'insinueranno nella sua mente, fin quando un cambiamento improvviso non precipiterà nella sua vita, sconvolgendola.
Una richiesta inaspettata, fin troppo insolita. Di quelle che, anche a distanza di giorni, ci ripensi e ti domandi se non si fosse trattato soltanto di un sogno.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andy Biersack, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allargai le labbra in un sorriso radioso, trattenendomi a stento dall’esultare come se avessi vinto il premio più prestigioso al mondo e ricordandomi, solo in quell’istante, che dovessi chiamare a casa. In quel modo, avrei potuto già anticipare l’arrivo del cantante, sperando che nessuno protestasse per quell’ospitata improvvisa.
«Andy, mi faresti un favore, per piacere?».
«Certo! Spara!».
«Mi prenderesti il mio cellulare? È nella borsa, sul sedile dietro di me.». Esalai educatamente, facendogli un breve cenno con il capo, senza distrarmi dalla guida. Non mi era mai piaciuto particolarmente mettermi al volante ma, se c’era una cosa di cui potevo vantarmi, era il fatto che fossi sempre prudente quando si trattava di viaggiare su un qualsiasi mezzo di trasporto.
Il giovane annuì vigorosamente, allungandosi verso le mie spalle e riprendendo successivamente posto, appoggiandosi la mia tracolla sulle gambe. L’aprì cautamente, frugandovi al suo interno con le dita affusolate ed estraendone il telefono di ultima generazione, mostrandomelo con aria vittoriosa. Se avessi raccontato a qualcuno di ciò che mi stava accadendo, mi avrebbero presa per una pazza, o per una bugiarda in cerca del suo momento di gloria. Insomma, un’inguaribile sognatrice, che non era più in grado di distinguere la realtà delle proprie fantasie.
Senza perdere altro tempo prezioso, chiesi al ragazzo di comporre il numero che gli dettai prontamente e di mettere il vivavoce, cosa che si premurò di fare subito. Feci giusto in tempo a ringraziarlo che, dall’altro capo della linea, la voce di mio padre irruppe nell’abitacolo, seguita da un sommesso sbadiglio. Come avevo immaginato, era stanco e mi auguravo che riuscissi a convincerlo ad andare a letto, senza il bisogno di attendere il mio arrivo.
«Pronto?».
«Pa’, sono io. Ascolta … sono partita poco fa. Tra una quindicina di minuti, dovrei essere lì. Comunque, sto portando una persona, con me. Non aveva un posto dove passare la notte, così ho pensato d’invitarla. È una storia lunga. Ti spiegherò meglio, domattina. Va bene?». Dissi tutto d’un fiato, incrociando mentalmente le dita e sperando che non si opponesse in alcun modo. Capivo che, per un genitore, non sarebbe stato facile accettare di buon grado una simile proposta, soprattutto se comprendeva un perfetto sconosciuto, però, l’uomo sapeva di potersi fidare delle mie decisioni. Infatti, dopo svariati secondi di silenzio, la risposta che giunse alle mie orecchie, non poté che far ribaltare di gioia il mio cuore nella cassa toracica.
«Mh … ok, ma non voglio casini. Intesi?».
«Promesso. Grazie mille! E, ora, tu vai pure a dormire. Appena arrivo, penso io al resto. Non preoccuparti.». Esalai allegramente, ricevendo in cambio un’affermazione e scambiandoci, infine, la buonanotte. Chissà, come avrebbe reagito il giorno seguente, alla vista del cantante dei Black Veil Brides nel nostro salotto.
Ridacchiai a quel pensiero, traducendo brevemente al moro la chiacchierata che avevo avuto con mio padre ed anticipandogli a grandi linee, ciò che avrebbe trovato una volta giunti a destinazione. Non che vi fosse nulla di esorbitante nella mia abitazione, però, volevo assicurarmi che anche lui fosse felice, all’idea di ciò che lo attendeva.
Il resto del viaggio andò decisamente alla grande. Andy aveva spulciato in mezzo a tutti i CD che tenevo in macchina, facendo diversi apprezzamenti sulla musica che ascoltavo e finendo per esaudire un mio altro desiderio. Quello di cantare per me, una delle sue canzoni.
Non a caso, il tempo sembrò volare in sua compagnia e, quando parcheggiai nel cortile, fui un po’ dispiaciuta, che quel momento solo nostro si fosse già concluso. Eppure, mi auguravo di avere persino istanti migliori con lui, nelle ventiquattr’ore a venire. Degli attimi che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato.
Scesi lentamente dalla vettura, aspettando che pure lui imitasse il mio gesto e facendogli strada verso il portoncino principale del condominio. Lo aprii pacatamente, cominciando a salire la scala in completo silenzio e venendo seguita a ruota dal giovane che, come una sorta di bravo bambino, non fiatò nemmeno, fin quando non varcammo la soglia del mio appartamento. Grazie al cielo, aveva avuto il buon senso di non fare rumore sull’androne. Altrimenti, avrebbe svegliato tutti i vicini.
Dopo un giro veloce delle varie stanze, lasciai che il mio ospite occupasse il bagno, approfittandone per preparargli il posto in cui avrebbe passato la notte. Così, senza indugiare oltre, andai in soggiorno e aprii il grande divanoletto, sistemandolo con cuscini e coperte puliti e rendendolo il più presentabile possibile. Avendo già avuto l’occasione di dormirci duo o tre volte, potevo dire con certezza che fosse molto comodo e, per una sola persona, anche fin troppo spazioso.
All’improvviso, l’esile e alta figura di Andy apparve sulla soglia, richiamando immediatamente la mia attenzione. Il pesante trucco che gli cerchiava gli occhi era scomparso e gli eccentrici abiti di scena, che aveva indossato durante il concerto, avevano dato spazio ad un paio di pantaloni pesanti di una vecchia tuta invernale e ad un’ampia maglia, con il logo di Batman al centro.
«Non immaginavo, che Mr. Biersack usasse una simile tenuta notturna.».
«Un supereroe non smette mai di esserlo, nemmeno agli orari più insoliti ed improbabili!». Esalò con espressione fiera, picchiettandosi un pugno leggero contro il petto e scoppiando poi a ridere, cercando però di trattenersi. Non avrei mai immaginato, che un tipo come lui fosse così, nella sua vita privata. Sembrava un bambino mai cresciuto, sotto certi aspetti, e ciò non mi dispiaceva affatto. D’altronde, anch’io conservavo un lato ancora fanciullesco dentro di me.
Ridacchiai, scuotendo il capo con fare divertito e portandomi successivamente le mani sui fianchi, assumendo un’aria soddisfatta. Ora che tutto era sistemato, potevo finalmente andare a riposare, dopo un’intera giornata passata in piedi, fuori al gelo.
«Bene … signor Batman, il suo letto è pronto. Faccia pure come se fosse a casa sua.».
Senza farselo ripete due volte, si gettò sul materasso, lasciando ricadere le scarpe al suolo ed immergendosi poi sotto le coperte, facendo sbucare solo la testa corvina e gli occhi cerulei. Sembrava trovarsi a proprio agio e quella era la cosa più importante.
«Grazie mille. Ti stai sbattendo tanto per me. Sono in debito.».
«E’ il minimo che possa fare, no? Che razza di fan sarei stata, se non ti avessi aiutato in un momento di difficoltà?».
«Ma io mi sto riferendo a te come persona, non come fan. E, credimi, nel mio mondo, di gente così ce n’è davvero pochissima. Direi pure che sia inesistente.». Esalò con voce bassa, accentuando maggiormente il suo tono roco e sensuale ed abbozzando un sorriso nella mia direzione, attirandosi lo stesso gesto da parte mia. Magari, stavo impazzendo, tuttavia, percepii quel complimento, come se fosse stato un normale ragazzo a farmelo e non uno dei miei idoli. In fondo, prima di essere un cantante famoso, lui era molto di più. Era Andy. Andy e basta.
«Beh … direi che, adesso, sia meglio andare a dormire. Buonanotte.».
«E buonanotte sia, Rory.». Sussurrò piano, allungando un braccio per spegnere la luce, mentre abbandonavo la stanza, chiudendo la porta alle mie spalle. Sebbene fosse stato costretto ad accamparsi nel nostro salotto, volevo garantirgli il massimo della privacy.
Mi stiracchiai pigramente, andando subito in bagno a cambiarmi e fiondandomi poi nella mia camera, permettendo al letto di risucchiarmi completamente. Mi tirai il piumone fino al mento, volgendo lo sguardo sul soffitto ed avvertendo il mio cuore battere all’impazzata. Nonostante l’evidente stanchezza, al pensiero che il giovane stesse trascorrendo la notte sotto il mio stesso tetto e a pochi metri da me, mi metteva una certa agitazione addosso. Però, se non volevo ritrovarmi con due enormi occhiaie, il mattino dopo, avrei dovuto fare uno sforzo e assecondare Morfeo.
Così, seppur riluttante, calai lentamente le palpebre sulle iridi nocciola, tentando in ogni modo di calmarmi, con scarsi risultati. Avevo paura. Temevo che, se avessi ceduto al sonno, al mio risveglio, avrei scoperto che si fosse trattato solamente di un sogno. Certo, un sogno bellissimo ma, almeno per una volta, volevo che fosse realtà.




A/N: Eccomi qui, con il nuovo aggiornamento. Sebbene abbia solo ricevuto una recensione, riguardo a quello scorso, spero che, almeno per questo, possa sapere cosa ne pensiate. E, chissà, magari i vostri commenti mi aiuteranno a migliorare, dove possibile :)
Detto ciò, mi auguro che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e sono curiosa di sapere come, secondo voi, potrebbe proseguire la storia. Pareri, critiche e pensieri sono sempre tutti ben accetti.
Alla prossima e grazie di cuore a chi dedicherà qualche minuto del suo tempo per me e la mia storia, lasciandomi magari un piccolo segno del suo passaggio <3
  
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