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Autore: Lyla    27/08/2007    7 recensioni
Naruto e Sasuke sono morti in guerra da cinque anni, lasciandosi alle spalle un'irriconoscibile e distrutta Sakura a crescere una bambina da sola. Una notte la ragazza decide di mettere fine alle sue sofferenze raggiungendo finalmente i due compagni di squadra, quando accade l'inaspettato... una fic strappalacrime dedicata a tutti i fan della coppia LeexSakura.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rock Lee, Sakura Haruno
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Disclaimer: I personaggi non appartengono a me, ma a Masashi Kishimoto

Disclaimer: I personaggi non appartengono a me, ma a Masashi Kishimoto. Questa fanfiction non è stata scritta a scopi di lucro ma per puro divertimento.

 

In questa storia i personaggi hanno circa 24/25 anni, sono quindi maggiorenni e non realmente esistenti.

 

Ciao a tutti! Era da secoli che non scrivevo una fanfic su Naruto (per l’esattezza sei mesi), e questa mi è venuta in un lampo di ispirazione, dopo aver trascorso un pomeriggio a cercare fanart su questa coppia alla quale ho sempre voluto dedicare qualcosa di più ‘impegnativo’ rispetto a “A new promise”. L’ho scritta di getto in un momento in cui mi sentivo particolarmente triste, ascoltando Sadness and Sorrow, Grief and Sorrow, Serenata (Immediate Music) e altri brani strappalacrime dello stesso genere. Temo che i personaggi siano OOC (più che normale, visto quello che è successo loro in questa storia), ma forse dipende dal fatto che è da tempo che non leggo il manga o guardo l’anime. Una storia del genere “sdolcinatezza strappalacrime” che spero possa piacere ai fan della coppia LeexSakura o anche solo di Lee (io lo adoro!). So che probabilmente questa coppia non si avvererà mai e che Sakura è nata per stare insieme a Sasuke o Naruto, ma che ci posso fare, nella mia mente quei due farebbero proprio una bella coppia, e in ogni caso, che mondo sarebbe se non si potesse sognare? I commenti sono bene accetti! Detto questo, vi lascio alla lettura della fic.

 

 

Don’t leave me alone

 

 

Una giovane donna continuava a rigirarsi nel letto, i capelli di un tenue color rosa sparsi sul cuscino, le dita strette convulsamente alle lenzuola, il volto madido di sudore.

 

“N-no… no… N-naruto…”

 

Fredde gocce di pioggia s’infrangevano con forza sul vetro della finestra.

 

Sembrava che non volesse smettere di piovere, e numerosi lampi e tuoni squarciavano con violenza il buio della notte, mentre Sakura era in preda all’ennesimo, terribile incubo senza riuscire a svegliarsi.

 

“No… Sasuke… anche tu…”

 

Ancora una volta, stava rivivendo la notte più orribile della sua vita, la notte in cui lei si era resa conto una volta per tutte di essere inutile… di non essere in grado di proteggere le persone che amava di più al mondo… i suoi due compagni di squadra, Naruto e Sasuke.

 

La guerra di cinque anni prima si era portata via numerose vite, sradicandole con violenza dal mondo terreno senza alcuna pietà.

 

Ninja valorosi erano periti miseramente nella lotta contro l’Alba, volti amici che erano scomparsi per sempre e che nessuno avrebbe mai potuto sostituire.

 

Gente come Neji Hyuuga, che aveva sacrificato la sua vita per la cugina Hinata com’era dovere della casata cadetta, proteggendo lei e il figlio che portava in grembo; come Choji Akimichi, che aveva sfruttato tutte le sue forze per aiutare i suoi compagni di squadra a fronteggiare il nemico; come Gai, che aveva aperto tutte le porte per proteggere Rock Lee; come Iruka, il maestro Kakashi, Tsunade, Sai…

 

La guerra si era portata via anche i suoi due compagni di squadra.

 

Naruto e Sasuke erano caduti in battaglia, morti sotto i suoi stessi occhi, senza che lei potesse fare nulla per impedirlo.

 

Lei aveva cercato di strapparli alla morte, ma non c’era riuscita.

 

Lei, il ninja medico più dotato dell’intero villaggio dopo Tsunade-sama.

 

Erano morti per proteggerla, e Sakura non riusciva a tollerarlo.

 

A cosa era servito sacrificarsi per lei, se adesso la sua vita non aveva più alcun senso, privata com’era della loro presenza, delle persone che più amava al mondo?

 

L’immagine del volto di Naruto coperto di sangue e del corpo di Sasuke riverso in una strana posizione tormentava ancora i suoi sogni, i suoi pensieri, senza lasciarle un attimo di tregua.

 

Era tutta colpa sua se erano morti. Sua e di nessun altro.

 

Lei non era stata in grado di fare nulla.

 

Lei era inutile.

 

Inutile.

 

Inutile.

 

 

“Tu sei inutile, Sakura” disse Naruto, guardandola con odio, il volto irriconoscibile per via delle ferite, guardandola dall’alto in basso.

 

“Non sei degna di essere la nostra compagna di squadra… sei un’incapace!” gli fece eco Sasuke, con un sorriso inquietante, gli occhi fiammeggianti che sembravano trapassarle il corpo come due lame affilate.

 

“No… Naruto… Sasuke… io non… perdonatemi!”

 

Sakura implorò loro di non andarsene, li implorò con tutte le sue forze… prima di precipitare nel buio.

 

 

Sakura si sollevò di scatto nel letto, respirando affannosamente.

 

“Un altro incubo…” pensò, il cuore che le batteva forte e le guance rigate di lacrime.

 

Si rese conto del fatto di non essere più sola, nell’oscurità della sua stanza.

 

Una bambina di circa cinque anni la stava fissando con due enormi occhi azzurri in preda all’angoscia, i lunghi capelli biondi arruffati, le mani strette convulsamente intorno a un peluche.

 

“Mammina… ho paura… posso dormire con te?” disse la bimba con voce incerta, un po’ spaventata dallo sguardo sconvolto della madre.

 

Sakura non le rispose.

 

La fissò per un attimo, senza riuscire a impedirsi di voltare la testa dall’altra parte.

 

Somigliava così tanto a Naruto.

 

“Mammina… che cos’hai?”

 

Sakura non riuscì a trattenere un singhiozzo.

 

La bambina rimase inchiodata lì, in piedi accanto al letto della madre, sentendosi confusa e smarrita.

 

La mamma era sempre triste, era vero, ma lei non l’aveva mai vista piangere. Non sapeva come comportarsi.

 

Di solito era lei che piangeva, ed era la mamma a consolarla. Non era mai successo il contrario.

 

“Mamma, perchè piangi?”

 

Sakura si accorse delle lacrime della bambina.

 

La strinse a sè con forza, cercando di rassicurarla.

 

“Niente… non è niente, tesoro… resta pure con me” mormorò tra le lacrime, e la piccola si sentì rincuorata.

 

La mamma era tornata quella di sempre.

 

Era tornata a guardarla con quegli occhi tristi, ma non piangeva più.

 

Andava tutto bene. Di nuovo.

 

Sakura si chiese se la vista di Kushina non fosse una sofferenza che avrebbe potuto evitarsi, e se non avesse fatto meglio ad abortire, quando aveva scoperto di essere rimasta incinta cinque anni prima.

 

Quella bambina era tutto ciò che le rimaneva di Naruto.

 

Avrebbe dovuto essere felice di averla data alla luce, e invece…

 

Cercava di non farle capire che non era lei il motivo del suo perenne stato di malinconia, eppure Sakura sapeva che non riusciva bene a mascherare alla bambina il suo stato d’animo.

 

Lo capiva da come Kushina la guardava spesso da lontano, con occhi smarriti e tristi.

 

Sakura si chiese se non avesse fatto meglio ad affidarla a qualcun altro. Magari a Ino.

 

Sempre così solare, sempre così perfetta nonostante la sofferenza per aver perduto Sai e un compagno di squadra a sua volta...

 

Lei sì che sarebbe stata in grado di dare una vita felice alla bambina.

 

Sakura non era mai riuscita a dirle cos’era successo a suo padre, nè avrebbe mai avuto la forza di farlo.

 

Kushina non lo aveva mai visto, eppure ammirava tantissimo il suo volto di sesto hokage scolpito nella roccia accanto a quello del settimo, Konohamaru, chiedendole con insistenza quando Naruto sarebbe tornato dal suo ‘lungo viaggio’.

 

E ogni volta, lei non sapeva cosa risponderle.

 

Sakura si odiava per il fatto di non riuscire a vivere guardando avanti a testa alta con serenità.

 

Da quando Naruto e Sasuke erano morti, lei aveva rinunciato a essere una ninja.

 

Era stata un fallimento, sia come ninja, sia come medico, sia come donna.

 

Non poteva far altro che trascorrere le sue giornate immersa nei ricordi del passato, con la sensazione che non fosse passato più di un giorno da quando Sasuke e Naruto avevano unito le loro forze contro l’Alba ed erano tornati a essere una squadra… e da quando lei aveva scoperto che ciò che la legava a Naruto era ben più di una semplice amicizia.

 

Odiava il suo essere debole.

 

Odiava la sua debolezza…

 

Però…

 

Avrebbe dovuto rendersi conto del fatto che erano Naruto e Sasuke la sua forza, e che quando loro se ne sarebbero andati, lei non sarebbe stata che un’inutile, debole kunoichi incapace di crescere la sua bambina… e di dirsi di essere fiera di com’erano andate le cose.

 

Perchè Naruto e Sasuke erano morti con onore, per proteggere il villaggio della Foglia… per proteggere lei.

 

Era proprio questo particolare a procurarle tanto dolore e risentimento.

 

Quella morsa al petto sembrava non abbandonarla mai, nemmeno quando Kushina le sorrideva – aveva lo stesso sorriso di Naruto.

 

Così come sembravano non abbandonarla mai quegli orribili incubi…

 

“Basta. Basta!”

 

Sakura capì che c’era una sola cosa da fare, a cui aveva pensato a lungo e che tante volte si era presentata come la soluzione più efficace alla sua sofferenza.

 

Si alzò lentamente dal letto, attenta a non svegliare la piccola addormentata.

 

Come un fantasma, uscì di casa incurante della pioggia, camminando lentamente, con in mente soltanto i volti dei suoi adorati compagni di squadra, muovendo i piedi nudi verso una destinazione ben precisa.

 

Tra poco sarebbe sorto il sole, eppure a lei non importava.

 

Non sarebbe rimasta a guardarlo inondare ancora una volta i tetti del villaggio di luce.

 

Non le importava più di niente.

 

C’era una cosa che le premeva fare più di ogni altra, in quel momento, e lei sapeva che non se ne sarebbe pentita.

 

Era tutto chiaro e perfettamente razionale nella sua mente stravolta dal dolore e dalla perdita di Naruto e Sasuke, e in breve tempo, Sakura si ritrovò in piedi davanti alla lapide sulla quale erano stati incisi i loro nomi, così terribilmente nitidi sotto la pioggia scrosciante che le scorreva sul volto come impietose lacrime.

 

La ragazza stette a guardarli per un tempo che le sembrò interminabile.

 

Stringeva il kunai con così tanta forza che le faceva male la mano.

 

Si concentrò sui battiti del suo cuore – gli ultimi, pensando ancora una volta a Naruto e Sasuke e a quanto poco fosse il tempo che mancava per rivederli, a Kushina e a come la sua vita sarebbe stata felice una volta che lei sarebbe morta…

 

Appoggiò la lama tagliente sul polso sinistro, sicura che il dolore che avrebbe sentito sarebbe stato insignificante in confronto a quello che aveva dovuto sopportare il suo cuore fino a quel momento.

 

“Sakura!” gridò una voce che lei non riconobbe, guardando il sangue scorrerle dal taglio sul polso e mescolarsi alla pioggia, scivolare e scomparire tra l’erba sul terreno davanti alla lapide, incurante del mondo che la circondava.

 

“Sakura, svegliati! Che stai facendo?”

 

Era una voce disperata, una voce che Sakura sentì questa volta stranamente vicina e che riconobbe all’istante.

 

Era Rock Lee che le stava strappando il kunai di mano e guardava con orrore la ferita al polso.

 

Era Rock Lee che le stava stringendo le spalle con forza, incredulo e turbato.

 

“Sakura… che cosa stavi cercando di fare?”

 

La ragazza si riscosse, puntando gli occhi colmi di lacrime di un verde sbiadito dritto nei suoi.

 

Era vestita solo di una leggera camicia da notte.

 

I capelli le ricadevano scomposti sulle spalle, fradici di pioggia.

 

Sul volto aveva un’espressione distrutta.

 

“Sakura, non dirmi che stavi pensando di...”

 

“Io… io volevo solo… raggiungere N-naruto e Sasuke…” fu tutto quello che riuscì a mormorare, prima che il mondo si oscurasse…

 

…e prima di accasciarsi priva di sensi tra le braccia di uno sconvolto Rock Lee.

 

 

 

 

Bianco.

 

Un bianco distante, accecante.

 

Dove si trovava?

 

Sakura aprì lentamente gli occhi, abbagliata dalla luce del sole che entrava dalla finestra.

 

Avvertì un profumo delicato, quello delle lenzuola del letto sul quale era distesa… un bianco letto di ospedale.

 

Tutto era troppo bianco, per i suoi gusti, così candido che era impossibile, per lei, pensare che quella notte si era trovata davvero sulla tomba di Naruto e Sasuke, pronta a mettere fine alla sua misera esistenza…

 

Era successo davvero?

 

Sollevò leggermente la testa per notare come il taglio che si era procurata con il kunai fosse ormai ridotto a una bianca cicatrice.

 

“Devo trovarmi qui da molto tempo” pensò Sakura.

 

La porta della stanza si aprì in quel momento, lasciando entrare una figura a lei familiare.

 

Rock Lee si fermò di scatto, bloccandosi sulla soglia per una manciata di secondi nel vedere che la ragazza aveva gli occhi aperti e lo stava fissando a sua volta.

 

“Ah… Sakura, sei sveglia” disse il giovane, abbozzando un sorriso mentre si avvicinava al tavolino di fianco al letto per sistemare un mazzo di fiori all’interno di un piccolo vaso.

 

Erano cosmee. I fiori preferiti di Sakura.

 

“Da quanto tempo mi trovo qui?” mormorò la ragazza debolmente, e Lee si affrettò a risponderle, raggiante.

 

“Da sette giorni esatti! Sembra che le tue condizioni stiano migliorando… presto sarai dimessa!”

 

“Che bei fiori…” commentò Sakura, il volto accarezzato dalla tiepida brezza primaverile che entrava dalla finestra.

 

Aveva smesso di piovere.

 

“Speravo di sentirtelo dire! Te li ho portati ogni giorno… sai, io… sono venuto a trovarti spesso, anche se tu non te ne accorgevi” confessò lievemente in imbarazzo.

 

Proprio come lei aveva fatto quando lui era rimasto ferito durante gli esami di selezione dei chunin…

 

La ragazza non rispose, tenendo lo sguardo basso, fisso davanti a sè, immersa nei suoi pensieri.

 

Sapeva che Rock Lee la stava guardando.

 

Sentiva il suo sguardo penetrante su di sè, e Sakura era sicura che se avesse alzato gli occhi, non sarebbe riuscita a sostenerlo.

 

Era viva.

 

Nonostante tutto, non ce l’aveva fatta.

 

Non era riuscita a ricongiungersi a Naruto e Sasuke.

 

Quel pensiero le provocò una fitta di dolore al petto, dolore che si trasformò presto in rabbia.

 

“Perchè?”

 

La voce di Sakura non era che un sussurro.

 

“Perchè l’hai fatto? Perchè…”

 

Stava tremando, le mani strette convulsamente alle lenzuola, i capelli che le oscuravano il viso.

 

“Sakura…”

 

Lee le si avvicinò, l’ansia e la preoccupazione negli occhi mentre le sfiorava leggermente una mano nel tentativo di calmarla con un tocco gentile, ma la giovane lo allontanò bruscamente da sè, e lui ritirò la mano, mentre Sakura gli scagliava addosso tutto quello che le si era agitato dentro da quando Lee era entrato nella stanza.

 

“Perchè mi hai impedito di raggiungere Naruto e Sasuke? Chi ti ha chiesto di fermarmi?

 

Le urla di Sakura erano urla di disperazione, urla di un’incontenibile amarezza, di rabbia, urla di puro dolore.

 

Urla di una vita distrutta e segnata dalla perdita, da un vuoto incolmabile che lui aveva immaginato tante volte di poter colmare…

 

“Sakura, io… io l’ho fatto per te, non…” tentò di spiegarle, ma era inutile, lei non lo stava ascoltando.

 

Chi ti ha dato il diritto di fermarmi?” gridò Sakura, mettendosi a sedere nel letto e gettando le lenzuola da una parte, senza smettere di guardarlo con odio, il volto reso irriconoscibile dalla rabbia. “Dimmelo Lee, dimmi perchè mi hai impedito di uccider…”

 

Un dolore bruciante al volto le fece voltare la testa dall’altra parte, lasciandola stordita per un attimo.

 

Si portò una mano sulla guancia colpita, incapace di guardare Lee, il corpo che tremava senza riuscire a controllarsi.

 

Cadde un silenzio carico di tensione.

 

Lee abbassò la mano che aveva colpito Sakura, lo sguardo carico di delusione fisso sul pavimento.

 

Nessuno mi ha dato il diritto di farlo” ammise tristemente, costringendola ad alzare gli occhi e guardarlo. “Avrei potuto guardarti da lontano e lasciare che ti uccidessi. Ma non l’ho fatto, e sai perchè?”

 

I suoi grandi occhi neri, immutati nel passare degli anni, erano carichi di una rabbia bruciante, e Sakura si sentì incredibilmente stupida, rendendosi conto di sapere già la risposta.

 

“Perchè io ho promesso di proteggerti… e ti proteggerò fino alla morte, Sakura. Non dimenticarlo mai” disse Lee, mentre lacrime di rabbia gli inumidivano gli occhi.

 

Era sempre stato incapace di controllare le sue emozioni. Proprio come il suo maestro.

 

Ma lui non poteva farci nulla, e non gli importava se in quel momento stava mostrando a Sakura la sua debolezza, anche se si era detto fino allo sfinimento che non doveva permettere mai e poi mai di farsi vedere da lei in quello stato, di farle vedere la sofferenza che gli aveva procurato e gli avevano procurato le sue parole…

 

“Non hai pensato a Kushina? Non hai pensato neanche per un istante che in questo mondo c’è ancora gente che ha bisogno di te? Che ti considera ancora importante? Sakura, sei… sei stata una stupida!”

 

Come poteva essere così crudele?

 

Quando l’aveva vista davanti alla lapide, poco prima del sorgere del sole, quella mattina, mentre stava andando ad allenarsi nonostante la pioggia, Lee aveva capito subito che qualcosa non andava.

 

Si era precipitato da Sakura e le aveva tolto di mano il kunai appena in tempo per impedirle di porre fine alla sua vita senza che lui potesse fare nulla per fermarla.

 

L’aveva portata di corsa all’ospedale, il suo corpo pesante tra le braccia, la terribile paura che fosse troppo tardi per salvarla che gli attanagliava il petto come in una gelida morsa…

 

Quando gli era stato detto che Sakura era fuori pericolo, Lee si era sentito rincuorare per la prima volta dopo giorni di angoscia.

 

Si era affrettato a rassicurare la piccola Kushina, affidata temporaneamente alle cure di Ino, che gli aveva offerto i fiori da portare a Sakura ogni giorno e gli aveva chiesto costantemente sue notizie, in quanto lo stato di avanzata gravidanza le impediva di muoversi da casa…

 

Persino Shikamaru era andato a trovarla una volta insieme a lui, pur di rassicurare la moglie.

 

Lee aveva sperato ogni volta di vederla sorridere, di vedere ancora una volta la gioia negli occhi di Sakura.

 

Aveva sperato di vederla nuovamente felice dopo tanta sofferenza…

 

Lui le aveva salvato la vita.

 

E lei lo odiava.

 

Con il cuore carico di amarezza, Rock Lee fece per andarsene, quando una mano minuta gli sfiorò il braccio, esitante.

 

“Lee… non andartene. Non lasciarmi da sola… ti prego.

 

La voce di Sakura era ridotta a poco più di un sussurro. Eppure lui riusciva a sentirla perfettamente.

 

Si voltò a guardarla, e i loro occhi si incontrarono.

 

Era incredibile quanto sembrasse fragile e indifesa in quel momento.

 

I suoi occhi, un tempo di un verde brillante, erano scoloriti e umidi di lacrime.

 

I capelli le ricadevano in ciocche disordinate davanti al viso, facendolo sembrare ancora più minuto.

 

Il corpo magro era perfettamente visibile al di sotto del pigiama candido d’ospedale.

 

Non c’erano dubbi.

 

La sofferenza aveva reso Sakura irriconoscibile, l’aveva trasformata nella pallida ombra della ragazza piena di vita che era stata un tempo non molto lontano...

 

Eppure, il suo sguardo aveva ancora il potere di turbarlo.

 

Lee sentì qualcosa di doloroso muoversi dentro di lui.

 

“Sakura…”

 

Non poteva andarsene… non ci riusciva.

 

Non quando i suoi sentimenti per Sakura lo spingevano a desiderare di restare così per l’eternità.

 

L’aveva stretta a sè senza neanche rendersi conto di quello che stava facendo.

 

Aveva sentito il corpo di Sakura rilassarsi gradualmente contro il suo, quel corpo che aveva desiderato a lungo di poter stringere… il corpo della ragazza che amava da dodici lunghi anni, e che aveva immaginato più volte di poter rendere felice.

 

La ragazza si abbandonò a quel gesto, sentendosi per la prima volta amata dopo tanto tempo.

 

 

 

 

Il giorno in cui fu dimessa, qualche tempo dopo, i ciliegi erano in fiore, e il sole accecante.

 

Ogni cosa sembrava splendere e celebrare la guarigione di Sakura, agli occhi di Rock Lee, ora che lei camminava al suo fianco, tenendo Kushina per mano, rivolgendogli di tanto in tanto un debole sorriso.

 

“Che bello! Andiamo a casa!” cinguettò la bambina, trascinandola in avanti in preda alla felicità.

 

“Sì, tesoro… andiamo a casa” disse Sakura, guardandola con affetto, quindi la vide allungare una manina esitante verso Rock Lee.

 

Preso alla sprovvista, lui rimase un attimo interdetto.

 

Lanciò un’occhiata a Sakura, lei annuì.

 

Quindi, lasciò che la mano di Kushina stringesse la sua.

 

Era stato lui a rassicurarla riguardo le condizioni della madre.

 

Le aveva detto che non le era accaduto niente di grave, che sarebbe tornata presto.

 

Si era interessato a lei, a come stava… l’aveva affidata a Ino e Shikamaru, ma era andato a trovarla ogni volta, dopo gli allenamenti e le visite in ospedale.

 

La bambina si era abituata alla sua presenza, a vederlo accanto alla madre… sentiva che era merito suo se ora lei stava meglio. 

 

D’altro canto, Sakura aveva riflettuto parecchio, nei giorni successivi al suo risveglio.

 

Lee aveva ragione, era stata una stupida a cercare di suicidarsi.

 

La sua bambina aveva bisogno di lei, e Naruto non glielo avrebbe mai perdonato se l’avesse lasciata da sola.

 

Lui e Sasuke erano morti per darle la possibilità di vivere in un mondo migliore, per salvare il loro villaggio.

 

Non era stata colpa sua, se non era riuscita a salvarli.

 

Semplicemente, loro avevano deciso che sarebbe andata così.

 

Sentiva terribilmente la loro mancanza, ma doveva essere forte.

 

Per loro, per Kushina… per se stessa.

 

Non era più sola.

 

Rock Lee le era stato vicino come mai prima di allora. Le aveva fatto capire che forse, con il suo aiuto, avrebbe potuto essere felice come un tempo…

 

Gli era grata dei suoi sentimenti, grata della sua presenza, del calore che era riuscita a darle con un solo abbraccio.

 

Gli era grata di esistere.

 

 

 

“Si è addormentata” sussurrò Sakura, e Rock Lee si voltò a guardarla, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla fotografia che la donna teneva sul comodino e che la ritraeva insieme a Naruto, Sasuke e Kakashi, risalente a dodici anni prima.

 

Sembrava trascorsa un’eternità, da allora.

 

Eppure quella fotografia era ancora lì, a testimoniare ciò che era stato e che sarebbe per sempre rimasto nel cuore di Sakura, senza che il tempo intaccasse i ricordi dei passati giorni felici con loro.

 

Rock Lee si rese conto che il velo di tristezza degli occhi di Sakura non sarebbe mai scomparso del tutto, ma nonostante questo, continuava a considerarla bellissima. I suoi sentimenti per lei non erano mai cambiati.

 

Aveva cercato più volte di soffocarli, in passato, ma loro erano rimasti lì, vividi come sempre.

 

Aveva cercato di ricacciarli in un angolo remoto del suo cuore, dicendosi con tutte le sue forze che Sakura non l’avrebbe mai ricambiato.

 

Era cresciuto, era diventato un giovane uomo, maturato tramite le sofferenze della guerra.

 

La perdita di Gai lo aveva segnato nel profondo, così come quella di Neji: gli aveva fatto capire una cosa fondamentale.

 

Da allora in poi nessun’altra delle persone che per lui erano importanti sarebbero morte.

 

Avrebbe trascorso il resto della vita a proteggere Sakura, a impedire che le fosse successo qualcosa di male…

 

L’avrebbe protetta perchè la amava, avrebbe lottato con tutte le sue forze per impedirle di soffrie come aveva sofferto per anni, e quella consapevolezza gli affiorò vivida nella mente, mentre ricambiava lo sguardo della giovane ferma sulla soglia della porta nella semioscurità della sera.

 

“Si è fatto tardi… sarà meglio che vada” disse Lee, parlando a voce bassa per non svegliare la bambina addormentata nella stanza accanto.

 

Un attimo di silenzio.

 

Poi Sakura gli si avvicinò, sfiorando le sue labbra con le proprie. 

 

“Resta con me…” mormorò la giovane, e Lee sentì di non avere più motivo di andarsene, quella notte.

 

Sentiva che Sakura e la piccola Kushina erano diventate la sua famiglia, tutto quello che gli era rimasto al mondo… e che doveva proteggere a ogni costo.

 

“Sakura…”

 

Le loro labbra si incontrarono di nuovo, questa volta in un bacio appassionato, e Lee si sentì stordito, mentre lui e Sakura si stendevano sul letto senza smettere di baciarsi e accarezzarsi come se non avessero fatto altro per tutta la vita.

 

Quello che aveva sempre desiderato stava accadendo veramente.

 

Non si trattava di un sogno.

 

Il calore della donna che amava tra le sue braccia era quanto di più reale potesse esserci, così come le sue mani tra i suoi capelli e sul suo volto, le sue labbra sulle proprie, il corpo premuto contro il suo…

 

Si liberarono dei vestiti, e Lee si sistemò su di lei, gli occhi fissi in quelli di Sakura.

 

Aveva giurato a sè stesso da anni che per lui, lei sarebbe stata la prima e l’unica…

 

Sakura se ne rese conto, e provò per lui un’incontenibile tenerezza.

 

Lee la strinse a sè, facendola finalmente sua, e la ragazza sospirò, abbandonandosi alle sensazioni che provava.

 

Si muovevano come una cosa sola, come se fossero nati per quel momento, come se esistessero soltanto loro due…

 

Quando tutto finì e si strinsero l’un l’altro, privi di forze, Sakura gli rivolse uno sguardo carico di gratitudine.

 

“Lee…”

 

“Sì, Sakura… ?” sussurrò lui, disteso al suo fianco, rivolgendole un lieve sorriso, il respiro fattosi più regolare, gli occhi neri fissi in quelli verdi della ragazza.

 

“Promettimi che resterai con me per sempre…”

 

Lee la strinse a sè, senza riuscire a pensare più a nulla, se non al fatto che Sakura ricambiava finalmente i suoi sentimenti e che sarebbero vissuti insieme felici, crescendo la piccola Kushina come una vera famiglia.

 

“Te lo prometto, Sakura.”

 

 

FINE

 

 

A/N:

Se siete arrivati fin qui, vi adoro!  

Il mio scopo principale era quello di far mettere insieme Lee e Sakura, e ci sono riuscita con tanto di lieto fine… a quanto pare, i finali tragici non fanno per me!

Doveva esserci una scena più “esplicita”, ma visto il tono generale della fic, ho pensato che era meglio lasciare molto all’immaginazione… e mi sa che ho fatto bene!

 

Risposte ai commenti: 

 

Mary Garner: Innanzitutto ti ringrazio per la recensione! Un’altra fan di questo pairing, non posso crederci! Ormai siamo una razza in estinzione! XD Se sono riuscita a commuoverti significa che dopotutto la fic non era scritta poi così male, e poi speravo che qualcuno provasse le mie stesse emozioni mentre la scrivevo… ancora grazie per il commento!

 

Solarial: Ciccia, ricevere una tua recensione mi ha rallegrato la giornata! *__* Sono felice di essere riuscita a emozionarti, e anche del fatto che trovi il mio stile migliorato rispetto ad alcuni mesi fa… e io che credevo di essermi "arrugginita" un po’! Ho fatto reagire Sakura al dolore in modo volutamente immaturo, proprio per accentuare come la perdita di Naruto e Sasuke l’abbia segnata nel profondo… meno male che poi c’è Lee a ridarle la forza di andare avanti e a farle capire che in fondo qualche motivo per vivere ce l’ha ancora! Ti ringrazio tantissimo per il commento, un bacio anche a te e alla prossima!

 

Mimi18: Un’altra fan della coppia! *__* Sono contenta che la fic ti sia piaciuta e che ti abbia commossa, in fondo l’ho dedicata a tutti/e quelli/e che amano Lee e Sakura insieme… grazie mille dei complimenti, il tuo commento mi ha fatto molto piacere!

 

Rory_chan: Sono contenta che la fic ti sia piaciuta nonostante tu non sia una fan della coppia…l’apprezzo veramente da parte tua, anche se non so come tu abbia fatto a immaginarti Sasuke al posto di Lee (sono troppo diversi in tutto!), ma va bene lo stesso! Spero anch’io di avere di nuovo l’ispirazione sufficiente a scrivere un’altra fic su una coppia diversa, grazie mille per il commento, l’ho apprezzato davvero tanto!

 

Felicia91: Ti ringrazio tantissimo per i complimenti! *__* Davvero hai pianto dall’inizio alla fine? Sono contenta di averti emozionato, e soprattutto del fatto che anche a te piace questa coppia! Fino a ieri credevo di essere l’unica! Un bacio e alla prossima!

 

Alla prossima fanfic,

Lyla

 

 

 

 

  
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