Crossover
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Autore: Siirist    06/02/2013    2 recensioni
Siirist Ryfon è un giovane ragazzo della città di Skingrad, figlio di benestanti agricoltori che sogna di entrare nella Gilda dei Guerrieri per ricevere onore e gloria. Ma non è una persona comune, discende da un'antica casata elfica, della quale fece parte millenni prima un Cavaliere dei draghi leggendario. Un giorno la sua vita cambierà drasticamente e verrà catapultato in un mondo di magia, tecnologia, intrighi politici, forze demoniache e angeliche, per poi affrontare la più grande crisi della storia di Tamriel. Questa fanfic è una crossover tra tre mondi fantasy che amo: Final Fantasy (di cui troviamo le ambientazioni, come Spira, Lindblum), "Il ciclo dell'eredità" di Paolini (di cui sono presenti molti dati, quale i draghi con i Cavalieri e il sistema della magia, ma l'ispirazione è molto libera) e The Elder Scrolls IV: Oblivion (di cui sono presenti le città). Oltre a questo ci saranno anche alcune citazioni di One Piece e di Star Wars. I personaggi principali sono tutti originali. Ci saranno alcune comparse da vari manga (Bleach, ad esempio) e in alcuni casi i nomi saranno riadattati (Byakuya), in altri saranno quelli originali (Kenpachi).
NB: il rating è arancione in quanto è adatto alla maggior parte della storia, ma in alcuni capitoli dove compaiono i demoni (non il primo che si incontra all'inizio, quello è ridicolo) gli scontri possono essere anche molto cruenti.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IL DESTINO DELL’IMPERATORE

 

Siirist non era nemmeno passato per la tribuna reale, visto che il suo era il primo incontro della giornata. Mentre entrava nell’arena, venne accolto da grida non molto entusiaste: nonostante l’intervento di Raizen, al popolo di Hellgrind non era piaciuto il modo in cui aveva vinto contro Katsumi, i demoni non comprendevano a fondo gli invocatori, li vedevano come dei deboli codardi che si nascondevano dietro ad altre creature. Ovviamente la pensavano così perché ignoravano le fatiche che un invocatore affrontava per mettere sotto sigillo un daedra, ma stare a spiegarglielo sarebbe stato come insegnare ad un elfo di duemila anni ad usare una macchina. Per di più nessuno degli spettatori aveva potuto vedere lo svolgimento della sua battaglia contro Katsumi e Kiyo, vista la velocità a cui era stata portata; quella era senza dubbio stata una battaglia deludente per loro. Non era qualcosa che si sarebbe ripetuto.

«Quei demoni inferiori non dovrebbero permettersi di rivolgersi a voi in questa maniera, Siirist-sama.» ringhiò Akira.

«Lascia perdere.» rispose noncurante il biondo.

Attese con il fedele vampiro e la frizzante “sorellina” l’arrivo degli avversari. E passarono quasi cinque minuti prima che questi arrivarono, il pretendente al trono, Kazuo, uno dei fratelli maggiori di Kaede, che camminava con un’espressione soddisfatta in volto.

‹Se la tira perché ti ha fatto aspettare. E senti il tifo degli spettatori. Non saresti molto amato come Imperatore.› osservò Rorix.

Kazuo era accompagnato da quindici servitori, otto dei quali portavano tre katana al fianco. In tutti i suoi anni a Hellgrind, Siirist si era sempre tenuto sulle sue, familiarizzando poco con gli altri demoni, frequentando solo l’Imperatore, Kaede e i suoi servitori. Negli ultimi sei anni era stato in tutto trentanove volte a mangiare nel gran salone assieme a tutta la corte, solitamente rimanendo nella sua ala del palazzo. Era rispettato e temuto per la sua forza, ma non era amato, specie perché era risultato essere un successore di Obras, un oltraggio a sentire i demoni puri.

‹Ancora quel ghigno soddisfatto. Sta iniziando a darmi sui nervi.› ringhiò il drago.

‹Non ce lo avrà ancora per molto.›

Il segnale d’inizio fu dato.

«Non è mia intenzione far male alla mia sorellina, perciò proporrei di…»

A Siirist non interessò minimamente cosa l’altro stesse per dire. Invocò la cintura di Agar hyanda, cosa che allarmò il nemico, e la sguainò. La sentì vibrare. Ma non era la sadica gioia che aveva imparato a percepire dall’arma, era puro potere distruttivo. Era come un predatore pronto a balzare, un feroce Inferno, che al minimo movimento avrebbe scatenato tutta la sua potenza, anziché una diga pronta a collassare, facendo esplodere l’acqua e liberandola senza il benché minimo controllo. Sollevò la spada, entrandoci in sintonia, e nemmeno la avvolse nel colore dell’armatura, né liberò le sue emozioni nel menare il fendente, un movimento preciso ed elegante, per cui nemmeno mosse la schiena: Agar hyanda era inarrestabile di suo. Scatenò un’onda d’urto come non se ne erano mai viste se non alimentate con il Juyo, che si divise in due ed andò a colpire tutti i servitori ai lati di Kazuo, facendoli a pezzi. Il sangue andò a tingere il terreno dell’arena fino a cinquanta metri indietro, seguendo la direzione dell’onda d’urto. Kazuo impallidì.

«Stavi dicendo?» chiese indifferente il mezzo demone.

L’avversario deglutì a forza e sfoderò tutte e tre le sue spade. Si velocizzò con il fulmine e si avvolse in fiamme nere.

«Arte del Lampo: Assorbimento.»

Il corpo di Siirist brillò per un momento di scariche elettriche azzurre e gialle, che vennero poi assorbite all’interno del corpo: all’interno delle iridi rosso sangue, le pupille diventarono intermittenti, azzurre e gialle. Intercettò l’attacco avversario con Agar hyanda, e nemmeno sentì l’impatto del colpo. Le fiamme nere che avvolgevano le katana del demone non fecero niente alla lama rossa che, invece, le assorbì. Siirist sorrise soddisfatto. Aprì il braccio, menando un tondo dritto manco e facendo a pezzi il nemico. Rilasciò il Lampo e tutto intorno a lui ritornò alla sua normale velocità. Rinfoderò la spada e si voltò per uscire dall’arena, seguito dai compagni di squadra, la rigenerazione vampirica che si occupava dei crampi alle spalle, ai polpacci e ai quadricipiti.

 

Il giorno dopo, Siirist andò a sedersi al suo posto nella tribuna reale per assistere allo scontro tra Kikyou e Heiji: il secondo non aveva la minima possibilità. Dal suo incontro con Kiyo, i suoi alleati erano stati decimati e non si era alleato con nessun altro dopo. Aveva ancora un vantaggio numerico di otto a uno, ma dopo il modo in cui Kikyou aveva trucidato Fujiko e Alucard e Sesshoumaru si erano occupati dei sostenitori della succeditrice di Obras, era chiaro che non sarebbe bastato.

«Noi siamo i quarti oggi.» gli comunicò Akira.

«Per ultimi? Che palle.»

«Non vi innervosite, fra due giorni ci sarà la finale, allora tutto sarà finito.»

Le due bestie del fulmine si fissavano, pronte a combattersi con tutto il loro potere, e con un’intesa silenziosa non usarono la velocità di fulmine, visto che entrambi erano allo stesso livello e sarebbe solo stato uno spreco di energie. Le concentrarono invece tutte nelle sacre arti del fuoco nero, e la battaglia era a malapena cominciata che già i due Susanoo erano stati eretti e innumerevoli Amaterasu volavano per tutta l’arena. Alucard non ebbe il minimo problema ad immobilizzare tutti gli avversari con il suo potere di sangue; li obbligò ad allontanarsi dal centro dell’arena e lui e Sesshoumaru fecero lo stesso, lasciando il campo libero ai figli di Raizen. Quando sessantasei Amaterasu penetrarono la schiena del Susanoo di Heiji e la Spada Kusanagi del gigante di Kikyou gli spezzò lo Scudo di Yata, l’uomo si arrese e si inchinò alla sorella.

«Dopodomani saremo contro sorellona. Sarà una sfida interessante.» sorrise Kaede.

«Se non vi dispiace, Siirist-sama, vorrei occuparmi personalmente di Alucard-sama.» chiese Akira.

«Sarebbe meglio di no, i suoi poteri sono superiori ai tuoi su tutti i fronti. Adesso pensiamo a Kenpachi-sensei, dopo lavoreremo su una strategia efficace per sconfiggere Kikyou-san.»

Terminati i successivi due incontri, toccò all’ultimo della giornata, tra le squadre di Siirist e Kenpachi: il mezzo demone con Akira e Kaede contro il licantropo con Oghren e Ikkaku.

«Oghren.» sorrise amabilmente e falsamente il mezz’elfo.

«Narik ha voglia di assaggiare il tuo sangue, biondino.» disse con aria di sfida, accarezzando il filo della sua ascia.

«Vorrei tanto pestarti e insegnarti qual è il tuo posto, ma oggi sono prenotato per Kenpachi-sensei, perciò dovrà farlo Akira al posto mio.» disse scrocchiando le nocche e le congiunzioni delle falangi di entrambe le mani.

Oghren grugnì.

«Kaede, attenzione, Ikkaku non è da sottovalutare. Occhio alla sua naginata, ha una portata maggiore rispetto alle tue spade.»

«Lo so da sola, fratellone!» si arrabbiò.

«Scusa.»

«Userai la tua Agar hyanda?» chiese in un ringhio eccitato Kenpachi.

«No. Pensavo di divertirmi con te, maestro.»

Il licantropo ringhiò e si trasformò, il suo occhio dorato sfavillante.

«Sarò io che mi divertirò.» abbaiò ferocemente.

Siirist si riequipaggiò con il Samurai e sguainò le due spade, avvolgendole nell’elemento Tempesta: attorno alle lame, l’aria apparve distorta e percorsa da intense scariche elettriche che generarono un forte stridio. Il mezz’elfo preferiva di gran lungo l’arte della Folgore, che aveva come proprietà quelle di perforazione e elettricità del fulmine unite a quelle di propagazione e bruciore del fuoco. Ma contro Kenpachi la Tempesta sarebbe stata più appropriata, con la sua proprietà tagliente del fulmine ancora più amplificata a discapito di quella elettrizzante (come l’elemento Incubo di Syrius) e unita alla capacità del vento di lacerare ogni cosa. Kenpachi fece altrettanto, e impugnò solo due delle tre katana che portava al fianco. Ikkaku, con tre katana al fianco destro e la naginata legata alla schiena, impugnò quest’ultima; Siirist aveva sempre trovato interessanti gli usi del Juyo applicati ad armi diversi dalle spade: era diverso sia che se si usava una katana o una spada dritta. Solitamente più armi si brandivano, più il Juyo risultava efficace, perché si poteva immettere la forza delle emozioni in più corpi, ma anche usare armi lunghe come lance, alabarde e naginata aveva i suoi vantaggi. Siirist li conosceva bene grazie ai suoi allenamenti con le sei lance del riequipaggiamento del Cavaliere, gli attacchi a distanza risultavano più potenti che quelli portati con una spada, mentre nello scontro fisico una lancia perdeva contro la spada. Il problema era se anche Kaede conosceva i punti deboli e di forza dell’arma dell’avversario. Decise di aprire degli occhi mentali che avrebbero seguito la “sorellina” e il suo sfidante, così da poter intervenire in caso di bisogno.

‹Sicuro sia una buona idea non concentrarsi del tutto su Kenpachi? Sai che può essere pericoloso se si eccita troppo. Di recente lo hai sempre sconfitto con moderata facilità anche senza i tuoi poteri, ma sai che i poteri dei licantropi sono imprevedibili, specie quelli di questo psicopatico qui.› si preoccupò Rorix.

‹So quello che faccio.› rispose andando in forma draconiana.

Scattò verso il vecchio maestro, le braccia incrociate e le katana che gli sfioravano i fianchi con il loro lato contundente. Kenpachi parò con la spada sinistra messa perpendicolare al terreno, la punta rivolta in basso, e fu scagliato via dalla forza devastante del mezzo demone. Ma un altro occhio mentale che aveva aperto accanto al licantropo gli mostrò come questi stesse sorridendo, il braccio non si era neppure piegato e la lama di Hellsteel era ancora perfettamente intatta: se non fosse stato Totosai a forgiarla, sarebbe stata tagliata in due, c’era veramente da ammirare la maestria con cui il vecchio fabbro lavorasse la lega demoniaca.

‹Tu hai un milione douriki ora, giusto?› chiese per sicurezza Rorix.

‹Sì.›

‹Hm. Quindi mi spieghi come accidenti ha fatto Kenpachi, che non dovrebbe averne più di 400mila, a resistere così bene al tuo attacco?›

Il demone in questione toccò terra, creando un lungo solco discendente mentre continuava a volare indietro. Il momento in cui si fermò, fece forza sulle gambe e scattò verso il mezz’elfo; fu così veloce che Siirist neanche se ne accorse.

‹Come…?› fece solo in tempo a pensare.

La katana destra di Kenpachi scese come una saetta, squarciando il biondo dalla spalla sinistra all’anca destra. Era stato così rapido che Siirist neanche aveva avuto il tempo di tramutare il corpo in ombra, e la veste di seta di tsuchigumo incantata non fece niente per fermare la lama. Il suo sangue, schizzato come da una fontana, non era nemmeno caduto a terra che il mezz’elfo si era dislocato dall’altra parte dell’arena con la Tenebra. Si prese un momento per guardare come se la stessero cavando i suoi compagni di squadra mentre il sangue che colava fuori dalla ferita veniva sostituito da fumo nero e lo squarcio si richiudeva: Akira e Oghren erano alla pari, con il vampiro messo in difficoltà perché obbligato a trattenersi, le sue katana che si scontravano con Narik e generavano scintille sempre più intense; l’aura arancione del nano era così forte che avrebbe potuto fungere da faro nella notte e di conseguenza tutti i suoi colpi erano così devastanti che il demone non avrebbe mai potuto parare senza rompersi i polsi, perciò si limitava a schivare, compito reso facile dal suo colore dell’osservazione; Kaede e Ikkaku si combattevano a suon di fiammate di fuoco nero e attacchi istantanei portati con il fulmine.

‹Pensa a Kenpachi! Per essersi mosso così velocemente da sorprendere persino te e non allertare il settimo senso, deve avere una forza spaventosa! Odio i licantropi.› concluse il drago.

E Siirist non poteva dargli torto. L’unico potere di quel clan era quello di diventare sempre più forti più il loro animo battagliero si risvegliava, difatti erano tutti delle macchine da guerra, primo fra tutti il loro capo-clan, quel folle che aveva persino pensato di sfidare l’Imperatore, perdendo l’occhio destro nello scontro. E questo solo perché Raizen non si era alzato dal trono. Ma in compenso gli era stato dato il diritto di portare tre spade ed era diventato un membro della corte imperiale. E al potere innato della sottospecie demoniaca, c’era da aggiungere il superbo, per quanto assolutamente non raffinato, uso del Juyo. Il kimono riparato grazie alla creazione oscura combinata agli incantamenti, Siirist si rimise in piedi e guardò il suo avversario che lo fissava con occhio eccitato, le fauci aperte in un basso ringhio e la saliva colante. Scattò ancora, ma questa volta Siirist non si lasciò sorprendere.

«Confine assoluto.»

La sua impenetrabile barriera di Vuoto lo avvolse, chiudendolo in una sfera che cancellò dallo spazio persino la terra sotto i suoi piedi e gli sbuffi d’aria che c’erano quel giorno. Accortosi del pericolo, più d’istinto che altro, Kenpachi infilzò la spada destra nel terreno con il filo falso rivolto verso Siirist, e con essa come àncora interruppe il suo balzo a mezz’aria.

«Ottimi riflessi, maestro. Dovendo affrontare Kikyou-san dopodomani, non posso permettermi di usare gli elementi Lampo e Infernale, ma le mie magie spazio-temporali saranno più che sufficienti per sconfiggerti.»

Alzò la mano verso il demone e aprì medio, anulare e mignolo, continuando a reggere la spada con solo indice e pollice. Il Cerchio d’argento brillò intensamente mentre l’energia magica ci si accumulava.

«Spinta onnipotente.»

L’incantesimo generò davanti alla faccia di Kenpachi un nucleo a gravità inversa che lo respinse con la forza di una martellata in faccia. Il muso sanguinante, il licantropo volò indietro per un centinaio di metri, il collo quasi spezzato dall’impatto. Ryfon annullò il Confine assoluto e usò la velocità di fulmine combinata all’arte della Tenebra per muoversi così velocemente che Kenpachi non se ne sarebbe mai potuto accorgere. Ma quando si rilocò per menare il suo doppio tondo con le katana ancora avvolte nell’elemento Tempesta, il licantropo non c’era. Siirist fu azzannato da dietro sul trapezio sinistro e quella bestia famelica quasi gli strappò via tutto il braccio, spalla compresa. Doveva ringraziare Obras che Siirist non aveva ancora e non avrebbe abbracciato mai del tutto la mentalità demoniaca e che si rifiutava di togliere la vita alla gente che conosceva e che gli stava, chi più chi meno, cara, altrimenti un Confine assoluto e lo scontro sarebbe finito lì.

«Esplosione.» disse, liberando l’incantesimo di Vampa da tutto il corpo.

Il licantropo venne sbalzato indietro, ustionato gravemente e con il pelo nero in fiamme, e con la spalla che si guariva grazie al fumo nero, Siirist alzò ancora la mano sinistra.

«Schiacciamento.»

Kenpachi precipitò a terra con la faccia premuta contro la roccia. Si stava rialzando, ogni secondo che passava diventando più forte e lottando contro la gravità amplificata, il mezz’elfo gli puntò contro le spade e la Tempesta che le circondava si intensificò.

«Raffica di saette.»

Ma non importarono le capacità perforanti dell’elemento di fusione, la forza fisica e l’aggiunto potere del Flusso che Siirist vi aveva inserito, e nemmeno gli amplificatori sulle katana, il pelo di Kenpachi, già di natura durissimo come lo era per tutti i licantropi, era difficile da penetrare, era un’armatura avvolta nel suo Juyo e nella sua Ambizione, e ancora più furente e desideroso di combattere, si rialzò. Aveva atteso un’occasione simile per anni, la possibilità di combattere contro l’ultimo dei successori di Obras dando fondo a tutte le sue capacità, senza pensare alle leggi di Raizen che impedivano duelli fino alla morte; Siirist lo sapeva bene, e avrebbe dovuto aspettarsi che sconfiggere il vecchio maestro non sarebbe stato semplice.

‹Pensi che voglia che lo uccida?›

‹Non lo so proprio, capire questo qui mi è più difficile di capire l’amore e altre stronzate simili che voi bipedi provate. Non puoi usare l’arte Infernale perché devi risparmiare le forze per il duello contro Kikyou, ma puoi usare il Vuoto quanto vuoi. Il mio consiglio è di farlo.›

‹Hai ragione.›

‹Ovvio.›

«Ultima possibilità per arrenderti, maestro, altrimenti ti dovrò abbattere sul serio, visto che non vuoi restare giù.»

Per tutta risposta, Zaraki rise e mise in bocca la spada sinistra, portando la mano al fianco e sguainando la terza.

«Come vuoi.» sospirò Siirist, annullando la Tempesta attorno alle katana e riponendo la destra.

Prima che l’altro potesse balzare all’attacco, il mago aveva già puntato in avanti indice e medio destri, una sfera nera che si stava concentrando sulle punte.

«Raggio di annullamento.» mormorò, liberando tre incantesimi.

Colpirono l’avversario al basso ventre, trapassandogli il corpo e uscendo dalla schiena senza incontrare la minima resistenza, eliminando dall’esistenza tutto ciò con cui entrarono in contatto. Kenpachi tossì sangue, ma non perse la presa della spada in bocca e arrivò a decapitare Siirist che, intanto, aveva compiuto un passo laterale e aveva mosso la spada. Prima di dissolversi in una nube di fumo nero, la bocca del mezzo demone mormorò “Obriiniil hyanda” e la katana fu avvolta nel Vuoto; falciò l’avversario all’altezza delle ginocchia che, ritornato a terra, rovinò in avanti. Con la testa che si era andata a riunire al resto del corpo, Siirist roteò la spada e la abbassò sulla colonna vertebrale del vecchio maestro, arrivando a cancellare il terreno sotto alla sua pancia.

Si voltò verso Akira e lo vide stringere in mano Narik e premere la faccia di Oghren contro il terreno, poi guardò Kaede che era in difficoltà contro Ikkaku. Di cattivo umore per come aveva dovuto finire Kenpachi, Siirist generò il Susanoo di fuoco nero che si erse a difesa della sorellina. L’altra bestia del fulmine si arrese istantaneamente.

«Coff, coff, puah! Guarda che non sono morto.» mormorò debole Zaraki tossendo sangue.

«Ne sono contento. Ma la prossima volta arrenditi quando te lo dico, non voglio doverti ridurre così un’altra volta, sei qualcuno che rispetto troppo.»

«Quale onore. Coff! Adesso guariscimi.»

«Non è così facile. Secondo te perché non volevo usare il Vuoto? Ora ti do un trattamento d’emergenza per non rischiare di farti morire, ma dovrò lavorare per bene per riattaccarti le gambe e rigenerarti la pancia e la schiena.»

«Allora mettiti al lavoro.»

Siirist scosse la testa e manipolò le viscere del licantropo per far sì che non perdesse sangue dagli otto fori e che tutto il sistema funzionasse ugualmente bene. Cauterizzò i moncherini delle gambe e sollevò il corpo in fin di vita del vecchio maestro assieme agli arti amputati. Si avvicinò alla tribuna reale dove si inchinò.

«È ancora vivo, nonno, ma devo andare a guarirlo subito.»

Raizen annuì e sorrise e il mezzo demone, seguito da Akira e Kaede, lasciò l’arena. Ritornò alla sua stanza con una dislocazione e appoggiò Kenpachi su un lettino a cui aveva dato forma con la creazione di vento.

‹Adesso che farai?› chiese Rorix.

‹Non lo so. È la prima volta che mi pongo il problema di dover guarire qualcuno colpito dal Vuoto.›

‹Io dico di lasciarlo morire: se l’è cercata.›

‹Non pensare che non ne sia tentato.› sbuffò.

 

La sera a cena, Siirist scese nel grande salone e si sedette alla sinistra di Raizen, con Kenpachi accanto a lui.

«Come ti senti?»

«Non riesco a sentirmi le gambe.» si lamentò il licantropo.

«È già tanto che sia riuscito a riattaccartele. Nei giorni a venire cercherò di rimetterti in funzione tutti i nervi, ma tu vedi di non agitarti troppo. Non so quanto resisteranno i miei incantesimi spaziali e le illusioni reali. Dovrei farti visitare da Adeo, il Cavaliere che mi ha insegnato a lanciare illusioni e tutto ciò che concerne le mie conoscenze di magia organica, lui farebbe certamente un lavoro migliore del mio.»

«Quando finisce il torneo voglio la rivincita!» disse con un ringhio eccitato.

«Mi ascolti o no?! Ti ho detto che non ti devi agitare fino a che non verrai visitato da Adeo, o almeno aspetta che le mie illusioni si assestino!»

«Bah.»

 

Il giorno dopo Siirist scese di prima mattina nella fucina di Totosai per trovare i tre fabbri al lavoro. Bhyrindaar e Hans si stavano occupando di incantare tutti gli oggetti di Adamantite che erano stati forgiati per sostituire gli scettri distrutti durante lo scontro con Katsumi, ed erano ora più numerosi e più potenti, poiché si legavano direttamente ad Agar hyanda che, ora che era stata domata, era diventata il vero centro delle arti Infernale e Lampo. Totosai, invece, si stava occupando di affilare una katana di Hellsteel e Siirist ne vide altre otto vicino a lui già pronte. Erano identiche a tre a tre, e quella in mano al demone aveva l’elsa ricoperta da fasci di seta bianchi con alcuni ricami verde chiaro. Il mezz’elfo aveva già visto katana uguali a quella.

«Totosai, che stai facendo?»

Il demone alzò la testa e fissò il mezzo con i suoi grandi occhi rotondi e la sua espressione da vecchio rincoglionito.

«Sto terminando le nuove katana di Sesshoumaru-sama. Che cosa ti sembra stia facendo?»

«Perché stai forgiando delle nuove katana per Sesshoumaru-sensei?! E quelle altre sarebbero per Kikyou-san e Alucard-san?!»

«Sì. Qualche problema? Non sono il tuo fabbro personale, sai? Mi hanno chiesto delle spade nuove e io ho obbedito.»

Siirist ringhiò.

«Tranquillo, Siirist, per quanto superbe, rimangono delle spade di Hellsteel, niente che Agar hyanda e le sue sorelle non possano sconfiggere facilmente.» gli disse Hans.

Ma Siirist non si tranquillizzò affatto. Il potere demoniaco che percepiva da quelle spade era spaventoso, dovevano essere state infuse dell’energia dei loro padroni molto più del solito. Questo cambiava tutto, sarebbe dovuto andare a rivedere il piano di battaglia con i suoi compagni di squadra.

Presi con sé gli scettri appena terminati dai fabbri elfici, Ryfon uscì rapidamente dalla fucina e si diresse alla sua aeronave, contattando mentalmente Akira e Kaede e dicendo loro di raggiungerlo alla macchina. Diretti gli scettri levitanti sul pavimento del salottino, il mezz’elfo si sedette alla postazione di pilotaggio e attese l’arrivo dei due demoni prima di decollare.

«Cosa succede, Siirist-sama?»

«Sesshoumaru-sensei, Kikyou-san e Alucard-san si sono fatti forgiare delle katana nuove da Totosai. Le ho appena viste e sentite: sono almeno il doppio più potenti delle loro spade attuali.»

«Questo sarà un problema.» commentò il vampiro.

«Come facciamo, fratellone? Affrontarli ora sarà anche più difficile.»

«Il modo più semplice sarebbe di invocare un Esper, ma dopo averlo fatto con Katsumi-san, dubito il nonno sarebbe tanto felice se lo rifacessi. Per di più l’unico Esper immune al fuoco nero non è uno molto simpatico e non so per certo se invocarlo sarebbe una buona idea. Certo, potrei invocare uno degli altri e, tenendo Kikyou-san occupata, lo terrei al sicuro dal suo fuoco nero, ma rimane il problema del nonno.»

«Sono d’accordo, l’Imperatore non sarebbe molto felice di un secondo Esper. Ma purtroppo nessuno dei vostri altri daedra, nemmeno i Primi, sarebbe in grado di affrontare Alucard-sama e Sesshoumaru-dono.»

«Se l’avessimo saputo, ci saremmo fatti forgiare anche noi delle spade nuove.» disse Kaede.

«Akira già ce le ha, ma le tue, purtroppo, non sono eccezionali. Potrei darvi degli scettri incantati per rafforzarvi e difendervi.»

«Per quanto sappiamo ora che saranno anche più forti, suggerisco di mantenere la stessa tattica, Siirist-sama. La cosa più importante è difenderci dagli attacchi mentali di Alucard-sama, altrimenti è la fine.»

Ryfon annuì mentre sotto di loro scorreva veloce il territorio di Hellgrind e si dirigevano verso nord per raggiungere il mare e da lì si sarebbero diretti a ovest, verso Alagaesia.

 

Ritornati a Kami no seki dopo essere arrivati nei pressi di Rabanastre, essere andato alla casa nei bassifondi e, da lì, a Oblivion per depositare i nuovi scettri, Siirist e i due demoni andarono all’arena ad attendere il proprio turno. Erano giunti in semifinale: vincendo quella battaglia, sarebbero passati al turno successivo in cui avrebbero affrontato la squadra di Kikyou. Ad attenderli sul terreno vi erano Seiji e Haruna, fratello e sorella gemelli e cugini adottivi di primo grado del mezzo demone. Erano potenti, all’interno della famiglia reale, erano le due bestie del fulmine più potenti dopo i successori di Obras e l’ora defunto Hisaki, mentre Kaede si piazzava in quattordicesima, ora decima, posizione. E con i due fratelli vi erano venti dei loro servitori più potenti, inclusi alcuni alati.

«Akira, voglio che elimini almeno cinque dei servitori, incluso un alato. Kaede, dai spazio ad Akira, intervieni solo se strettamente necessario, altrimenti occupati dei nemici più distanti da lui, prima.»

Entrambi annuirono e sguainarono le loro spade. Siirist invocò il riequipaggiamento del Cavaliere con l’armatura e la cintura di Agar hyanda.

«Chiedo scusa, ma in previsione dello scontro di domani, non posso permettermi di andarci piano con voi e sprecare troppa energia. Vi combatterò con tutta la mia forza ma, se possibile, gradirei non uccidervi, quindi vi chiedo di arrendervi quando vi troverete in troppa difficoltà.»

«Non credere che sarà così semplice sconfiggerci!» si arrabbiò Haruna.

«Pensate veramente di poter sconfiggere le mie arti sacre di Infernale?»

Le due bestie del fulmine avversarie ringhiarono e si velocizzarono con il fulmine, partendo immediatamente contro Ryfon il momento in cui venne dato il segnale d’inizio. Velocizzatosi lui stesso, Siirist mise mano a due spade e le sguainò con due attacchi ad estrazione talmente potenti da lacerare il petto a entrambi i rivali. Ma questi non si arresero e lanciarono due vampate di fuoco nero.

«Arte Infernale: Affondo infuocato.» disse il mezz’elfo, caricando indietro entrambe le braccia e avvolgendo le spade con le sue fiamme nere e azzurre.

I due incantesimi di elemento Infernale divorarono e assimilarono le fiamme nemiche, ma si dissolsero prima ancora di raggiungere gli avversari.

«Come ho detto, non intendo uccidervi, ma questo non significa che non vi ridurrò così male da impedirvi di muovervi per settimane anche con l’ausilio dei mistici di corte. Arte del Lampo: Leone splendente.»

Con le spade avvolte nelle scariche dorate e azzurre del Lampo, Siirist liberò due incantesimi viventi che avevano le sembianze di due teste di leone dorate con alcune striature, come di tigre, azzurre. Dilaniarono i bersagli e li fulminarono, la resistenza all’elettricità dei demoni resa nulla dalla modifica apportata alla componente di fulmine magico dell’elemento di fusione.

‹Dovresti cercare di sviluppare una combinazione tra questo incantesimo ed il tuo famiglio.› suggerì Rorix.

‹Non sarebbe una cattiva idea, no.› concordò.

Con i due concorrenti per il titolo di Imperatore a terra, la semifinale di Siirist si concluse con Akira che aveva abbattuto ben due alati e altri sei demoni inferiori.

«Complimenti. I tuoi allenamenti con i bracciali hanno dato i loro frutti.» gli disse il mezz’elfo.

«Anche io li voglio utilizzare!» disse Kaede mentre impediva alle sue implacabili fiamme di consumare l’ultimo degli avversari rimasto vivo.

«Va bene, te ne farò avere un paio.» le sorrise.

Nell’uscire dall’arena, Ryfon incrociò lo sguardo altezzoso di Kikyou. Subito Kaede si avvicinò.

«Sorellona è decisa e trepidante: domani non sarà semplice.» si preoccupò.

«Non che non lo sapessimo già. Vado a parlare con il nonno, ci rivediamo nelle mie stanze.»

«D’accordo.» dissero i due demoni, e si separarono.

 

«Cosa ha detto l’Imperatore?» domandò subito Akira il momento in cui il suo padrone rientrò.

«Che sarebbe meglio che non usassi alcun Esper. Dice che sarebbe meglio una resa.»

‹I demoni e il loro onore. A volte non so se siano peggio loro o i nani.› commentò Rorix per la seconda volta.

‹Lo so, me l’hai detto già prima mentre parlavo con Ojii-sama, non c’è bisogno di ripeterlo.›

‹Non mi hai risposto.›

‹Ti stavo ignorando di proposito.›

«Come immaginavamo. Ma non possiamo arrenderci!» esclamò Kaede.

«No, voglio la Zanmato, da essa potrei trarre il potere necessario per rinforzare ulteriormente Agar hyanda. Andatevi a riposare, Akira, niente allenamenti, domani ci aspetta una giornata impegnativa.»

 

Per colazione Siirist mangiò abbondantemente e dopo un’oretta di esercizi di riscaldamento, si vestì elegantemente e andò sulla sponda del lago dove era stato declamato un successore di Obras. Si sedette a gambe incrociate sull’altare di legno a meditare, a rilassarsi e a calmarsi per qualche ora, fino a che non venne Akira e chiamarlo, per poi dirigersi all’arena.

Fuori da essa la fila di gente era impressionante, e all’interno di quella massa di persone, Siirist percepì un’energia ed una frequenza mentale ben distinte. Si dislocò alla tribuna reale con i suoi compagni di squadra e sgranò gli occhi nel vedere, seduto accanto a Raizen, Aulauthar, con Skryrill ai suoi piedi.

«Ma cosa…?!»

«Abbiamo sentito parlare di questo torneo e ci siamo incuriositi sul perché un nostro Cavaliere stesse gareggiando per diventare Imperatore di Hellgrind. Non lo volevo credere, ma ci hai veramente traditi, Siirist?» chiese calmo e pacato, ma privo del suo solito sorriso e con un’aria di tristezza in volto e nella voce.

«Per niente, e come ho detto a Ojii-sama, non ho alcuna intenzione di succedergli, solo di ottenere la Zanmato e il potere che essa possiede. Non ho dimenticato i miei doveri e, in verità, sto solo partecipando in attesa del ritorno di Vulcano, attualmente al nido degli Inferno per imparare ad usare il suo fuoco nero.»

«Come, scusa?» esclamò e anche il drago argentato alzò la testa.

«Proprio così, Vulcano ha sviluppato il respiro di fuoco nero. Tra pochi giorni avrà finito e, allora, ritorneremo a Vroengard. Ma non avrebbe avuto senso per me ritornare senza di lui, non credete?»

«Interessante, il Consiglio sarà felice di sentire ciò. E dimmi, sei intenzionato a ritornare alla Rocca e vivere come un Cavaliere? Mi sembra strano volerlo fare dopo aver vissuto qui. Vedo che hai anche due servitori che ti accompagnano.»

«Ho molti servitori, sì, ma lei non è una di questi, è, invece, una figlia di Ojii-sama. Avete indovinato, non sarei felice di vivere come un Cavaliere per il resto della mia vita, ma contrariamente a ciò che potrebbero pensare Delmuth, Ashemmi e Injros, conosco i miei doveri e, almeno fino alla sconfitta di Azrael, starò alla Rocca come conviene ad un Cavaliere.»

«Capisco. Bene, sono interessato a vedere dal vivo le tue “arti demoniache” che hanno così facilmente sconfitto due Anziani.»

«Rimarrete felicemente impressionato, allora. Purtroppo Kikyou-san non è un’avversaria con cui posso permettermi di andare leggero, perciò vedrete tutte le mie abilità al massimo. E vorrei approfittare di questo momento per ringraziarvi, Aulauthar, perché senza il vostro grimorio, e così per tutti quelli che mi sono stati dati, non avrei mai avuto le conoscenze necessarie per sviluppare le mie tecniche.» disse con un leggero inchino.

«Non c’è di che. A differenza di Delmuth e Syrius, ho sempre riconosciuto la tua importanza. Almeno anche Syrius l’ha capita, con il tempo, per quanto tu continui a non andargli particolarmente a genio.» sorrise.

Siirist, dopo un inchino all’Imperatore, si congedò e scese in campo.

«Chi era quell’elfo, Siirist-sama?» domandò Akira.

«Aveva un buon odorino…» si leccò le labbra Kaede.

Le battaglie dei giorni passati avevano pericolosamente risvegliato gli istinti aggressivi della bestia del fulmine, Siirist l’aveva notato anche troppo.

«Uno dei dieci Anziani del Consiglio, i miei capi a Vroengard. E Kaede, levati dalla testa il suo odore, perché, volendo, ti potrebbe annientare con facilità. È lui il creatore dell’elemento Radiante e della creazione di luce, ed è grazie alle sue conoscenze di fuoco che ho sviluppato la Vampa e l’Infernale. Assieme ad altri tre Anziani, fu in grado di contrastare un Amaterasu del traditore e resistette al suo Susanoo.»

I due demoni spalancarono le bocche e sgranarono gli occhi.

«Appunto. Ora concentratevi sui nostri avversari, non ci permetteranno alcun errore.»

Annuirono e misero mano alle spade, pronti a combattere. Anche Siirist invocò il Cavaliere e sguainò Agar hyanda. I tre avversari arrivarono di fronte a loro e si prepararono a combattere.

«Akira, mostrami quanto sei diventato forte.» gli disse il signore dei vampiri.

«Cercherò di non deludervi, Alucard-sama.» si inchinò.

Kikyou e Sesshoumaru non parlarono, piuttosto guardavano entrambi interessati Siirist. Poi la succeditrice di Obras guardò verso la sorellina.

«Kaede, dai il massimo, ma non esagerare, va bene?» disse con tono dolce e preoccupato.

«No, sorellona! Ma non perderò!» rispose sicura e carica.

La bestia del fulmine più grande sorrise e annuì, per poi rivolgere la sua attenzione al mezzo demone.

«Non ti ho mai accettato come figliastro, lo sai, ma sarò pronta ad accettarti come Imperatore se ti mostrerai degno.»

«Non è mia intenzione diventarlo, io sono un Cavaliere. Mi interessano solo la Zanmato e il potermi scontrare contro di te senza esclusione di colpi. Sarà interessante ed istruttivo. Abbi cura di me.» si inchinò.

«Non credere che ci andrò leggera. Spero tu sia preparato a dare il meglio.»

«Lo sono.»

«Bene.»

Allora Ryfon guardò verso il vecchio maestro, ma ancora questi non parlò. E il segnale d’inizio fu dato. Come previsto, Sesshoumaru e Kikyou non si mossero, ma il mezz’elfo percepì l’energia demoniaca di Alucard concentrarsi e venire diretta ai suoi avversari; venne contrastata da un’unione delle abilità mentali e demoniache di Siirist e Akira, che impedirono al vampiro millenario di manipolare il loro sangue e quello di Kaede.

‹Porca… miseria! È fortissimo!› esclamò Ryfon.

Sentiva come un uragano nella sua mente, tanto era forte la presenza psichica del conte, e con le vene del collo e della fronte ingrossate, Siirist fece tutto ciò che era in suo potere per resistere senza essere costretto ad andare in stato di calma assoluta; non era ancora il momento. I bracciali che sia lui che il vampiro secolare indossavano sul polso destro si illuminarono quando i loro incantamenti incominciarono ad avere effetto e fortificarono i loro poteri mentali. Kikyou ridusse gli occhi a due fessure e osservò attentamente il mezzo demone lottare una lotta invisibile contro il marito; probabilmente stava pensando che sarebbe stato semplice liberare un Amaterasu e finirla lì. Ma attese, invece Sesshoumaru mise mano alla sua prima katana e come la sguainò e la avvolse nel suo potere velenoso, Rorix ruggì.

‹Ora!› e unì la sua mente a quella del suo Cavaliere per rafforzargliela.

Questi entrò in stato di calma assoluta e, con il supporto del drago, rimandò ad Alucard tutto il suo potere mentale, facendolo volare all’indietro come colpito da un martello invisibile e finire a terra. Akira e Kaede scattarono in avanti e contrastarono il fendente di Sesshoumaru diretto a Siirist con due attacchi ad estrazione; la bestia del fulmine seguì con una vampata di fuoco nero che l’inugami prontamente evitò e ciò costrinse Kikyou ad entrare in gioco. Le ali aperte, la succeditrice di Obras volò rapida verso il figliastro, evitando facilmente i compagni di squadra, ma senza usare la velocità di fulmine, perciò non era niente che i riflessi del mezz’elfo non potessero cogliere. Fu intercettata dai Guardiani di fuoco e terra che la spinsero indietro e come si fu ripresa, si ritrovò il palmo destro del Cavaliere in faccia, avvolto da una forte luce argentea con all’interno un lieve bagliore rubino.

«Bagliore argenteo.» esclamò Siirist, liberando il potente incantesimo di elemento Alba.

L’elemento per eccellenza di Eleril non era il preferito di Siirist, che sempre preferiva avere a che fare con delle fiamme o, in alternativa, con il fulmine, ma escludendo le sue arti demoniache, esso rimaneva indubbiamente la sua magia elementale più potente, e sotto certi aspetti era anche superiore al Vuoto. Certo, una volta che avesse risvegliato il suo sangue angelico, l’elemento Alba, generato dai due fuochi sacri dei Gemelli, sarebbe stato superiore persino all’Infernale, ma per il momento non era a quei livelli.

Colpita in piena faccia, Kikyou fu scaraventata via, ma si riprese in fretta a mezz’aria e, elegantemente, ritornò con i piedi per terra, appena annerita in volto. Quell’incantesimo le avrebbe dovuto portare via la testa, invece era a malapena scalfita: non che Siirist non se lo fosse aspettato.

«Stai per caso cercando di uccidermi? Se non mi fossi rafforzata con il fulmine, sarei morta.» disse con tono casuale.

«Non voglio nulla di simile. Ma se non do il mio massimo, sono io quello che rischia di morire.» sorrise.

Intanto Kaede e Akira avevano incominciato ad affrontare i compagni di squadra della succeditrice di Obras, scambiandosi di posto ogni volta che fosse necessario, così da evitare ai due avversari di poter sfruttare al meglio i loro vantaggi. Almeno finché avevano a che vedere con il fuoco nero, erano obbligati a stare in guardia e non si potevano permettere mosse false, e dopo la botta mentale da poco ricevuta, Alucard non avrebbe potuto usare il suo controllo del sangue per un po’ di tempo.

«Se stessi davvero dando il tuo massimo, mi avresti attaccata con le fiamme che hai usato contro Katsumi. Non vorrei tu mi stia sottovalutando.» strinse gli occhi.

«Non avevi usato il fuoco nero, non vedo perché avrei dovuto cominciare io.»

«Allora vogliamo iniziare a fare sul serio?» domandò, avvolgendo il corpo con le fiamme nere di Obras.

«Non aspettavo altro.» rispose sguainando il pugnale che reggeva sul fianco sinistro e trasformandolo in spada.

Invocò quattordici scettri, le quattro aste usate con Katsumi e altri dieci, e l’aria attorno al mezz’elfo incominciò a riscaldarsi, fino a che scoppiarono le fiamme nere e azzurre dell’elemento Infernale. Kikyou puntò la spada in direzione del mezzo demone e liberò una decina di Amaterasu che si diressero a velocità così elevata verso Siirist da non permettergli nemmeno di generare il Susanoo e lo costrinsero a dislocarsi con la Tenebra. Ma come si rilocava, i draghi fiammanti lo rintracciavano subito e si dirigevano di nuovo verso di lui e nel frattempo Kikyou ne liberava altri. Alcuni salivano in cielo per poi scendere verso la loro preda, altri penetravano nel terreno per sorprenderlo da sotto; dopo un paio di minuti di teletrasporti e inseguimenti, metà dell’arena era disseminata di Amaterasu. Se ne perdeva il conto, muoversi di anche solo mezzo metro avrebbe potuto significare venire divorato. I draghi marini smisero di attaccare il biondo, piuttosto si limitarono ad osservarlo e questi realizzò che la donna era interessata a vedere che cosa si sarebbe inventato. E aveva ragione: nemmeno la sua arte Infernale con i suoi scettri avrebbe potuto creare un Susanoo così resistente da poter contrastare tutti quegli Amaterasu, senza contare che lo avrebbero potuto benissimo attaccare dove lo Scudo di Yata non era in grado di coprirlo; utilizzare il Lampo anche sarebbe stato inutile, Kikyou si sarebbe immediatamente velocizzata con il fulmine e la situazione sarebbe rimasta invariata; dislocarsi dall’altra parte dell’arena avrebbe significato mettere in pericolo Akira e Kaede, o Alucard e Sesshoumaru, qualcosa che nessuno dei due successori di Obras desiderava fare. Ma la più potente figlia di Raizen rimaneva pur sempre una semplice demone, non pratica nelle arti mistiche, e ignorava cosa esse potessero veramente fare. Sorridendo con sicurezza, Siirist entrò in stato di calma assoluta.

«Vedo che non ti dai per vinto.» osservò tra l’infastidito, l’annoiato e il soddisfatto Kikyou.

Tutti gli Amaterasu ruggirono all’unisono e volarono dritti verso il mezz’elfo da tutte le direzioni possibili, ma non contento di ciò, egli creò un campo gravitazionale attorno a sé.

«Attrazione assoluta; Confine assoluto invalicabile.»

La barriera impenetrabile del Cavaliere si erse appena in tempo per proteggerlo dai draghi fiammanti che erano sbucati dal terreno, che vennero cancellati dall’esistenza grazie al Vuoto del Cavaliere delle sabbie rafforzato dall’illusione reale di Adeo. E attratti dalla gravità intensificata, tutti gli Amaterasu saettarono verso la barriera nera e sparirono.

‹Ti sei preso un bel rischio, è la prima volta che usi il Confine assoluto invalicabile in una situazione così pericolosa.› disse preoccupato Rorix.

‹Zitto e concentrati.› tagliò corto Ryfon dall’alto della gentilezza della calma assoluta.

‹Dimentico sempre che diventi più insopportabile del solito quando sei così…›

Ma la preoccupazione dell’Inferno si rivelò fondata quando uno degli ultimi Amaterasu incominciò a farsi largo nello spazio di nulla generato dal Confine assoluto, poco prima di venire rimosso dall’esistenza, ma dopo di esso ne seguirono altri e Siirist fu costretto a dislocarsi con la Tenebra. Mentre osservava gli ultimi draghi fiammanti sparire all’interno della sfera nera, il mezz’elfo cadde in ginocchio stringendosi la testa e digrignando i denti. Annullò incantesimo e illusione e uscì dalla calma assoluta. Kikyou alzò le sopracciglia con aria sorpresa.

«Impressionante. Ancora una volta fai uso di una tecnica formidabile capace di metterti al livello e oltre le sacre arti del fuoco nero e dei poteri di demoni più vecchi di te. Ma, proprio come il Lampo, vedo che questa ti riduce allo stremo delle forze. No, è anche peggio del Lampo, o sbaglio?»

«È faticosa, non lo metto in dubbio. Ma, a differenza degli effetti del Lampo, l’affaticamento nato dall’uso di un’illusione reale è qualcosa di puramente mentale e facilmente guaribile! Spinta onnipotente!» esclamò alzando la mano.

La magia spaziale investì in pieno la succeditrice di Obras e la scagliò via, mandandola a scontrarsi con Sesshoumaru e buttandoli entrambi a terra. Siirist ne approfittò per invocare una sacca piena di pozioni per il mal di testa e se la mise a tracolla e, mentre Akira attaccava l’inugami, il mezzo demone ne beveva una. Prima ancora che Kikyou potesse incenerire il vampiro secolare, Siirist aveva rimesso mano alla spada destra e l’aveva puntata in direzione della succeditrice di Obras e del vecchio maestro.

«Schiacciamento.»

Il Cerchio d’argento, gli incantamenti del guanto d’armatura che lo copriva e quelli della spada si illuminarono e i due demoni furono atterrati da una gravità mille volte superiore al normale. Era già tanto che non fossero ridotti ad una poltiglia, muoversi sarebbe stato impossibile per loro.

«Alucard, porta Sesshoumaru via da qui!» ringhiò furente Kikyou.

Il signore dei vampiri aggirò i vari fulmini e vampate di fuoco nero della cognata e le assestò un pugno sulla bocca dello stomaco, liberando pure il suo stormo notturno che la trapassò da parte a parte; allora si girò verso il demone cane, ridotto in fin di vita dai colpi di spada di Akira, e usò il suo controllo del sangue per trascinarlo via, seppure a fatica, dalla gravità schiacciante del mago.

«Ora guarisci Kaede, se muore non ti perdonerò mai. Susanoo!» disse ancora la moglie, mentre attorno a lei si formava il gigante di fuoco.

Conscio del pericolo, Akira si era immediatamente allontanato, ma Siirist aveva fatto di più, lo aveva dislocato accanto a Sesshoumaru per assicurarsi che lo riducesse così male che neppure Alucard lo avrebbe potuto guarire, e si era sostituito a lui, tutti i suoi scettri che gli volteggiavano attorno, con già le fiamme dell’Infernale pronte ad esplodere.

«Arte Infernale: Susanoo invincibile!» esclamò pure il mezzo demone, entrando in stato di calma assoluta e andando in forma draconiana.

Ma, a differenza dell’ultima volta che aveva usato quella combinazione, non la percepiva come un’unione forzata di acqua e olio, piuttosto avvertiva l’incremento smisurato delle sue abilità mentali ma senza tutto il resto che la calma assoluta comportava. Anzi, sentiva la solita ferocia tipica della forma draconiana.

‹Che succede?› domandò incuriosito Rorix.

‹Non lo so.›

‹Sarà davvero un’evoluzione della forma draconiana? L’animo selvaggio è così tanto risvegliato che ha soppiantato persino la freddezza della calma assoluta?›

‹Non mi importa, anzi meglio, basta che le mie abilità mentali siano le solite della calma assoluta.›

‹Se diventi più come un drago, anche la tua mente diventerà più potente, ricorda che siamo più saggi e intelligenti di voi formiche, quindi teoricamente saresti anche più potente di prima. Devi veramente parlarne con Eleril.›

‹L’ho già detto a Glarald, andrò a Rivendell appena finisce il torneo. E smetti di vantarti, ora, anche in stato di calma assoluta, non ignoro, ma ti mando a fare in culo come al solito.›

‹Sì, ma rimani concentrato. Adesso vediamo come funziona il tuo nuovo Susanoo di Infernale, Vuoto e illusione reale.›

‹Lo stesso vale per te.›

«Sai essere fastidioso, lo devo riconoscere.» ringhiò Kikyou.

«Non dicevi mi avresti accettato come Imperatore? Non che lo voglia diventare, ripeto.» sorrise Ryfon.

La demone sorrise con aria di sfida. I due giganti fiammanti si scontrarono e almeno per il momento, quello di Siirist pareva essere superiore e stava spingendo indietro quello dell’avversaria. 

Alucard, utilizzando il suo controllo del sangue, manipolò il corpo di Kaede per rimarginare la ferita, per poi muoversi immediatamente contro l’altro vampiro. Akira tentò di allontanarsi con lo stormo notturno, ma Alucard bloccò i pipistrelli e costrinse il corpo del secolare a riformarsi, e, afferratolo per la caviglia, lo schiacciò a terra.

«Sono felice di vedere quanto tu sia diventato forte: diventare il servitore di Siirist ti ha fatto bene. E sono anche felice di vedere che non ti sei montato la testa e continui a riconoscere la mia superiorità. Se fossimo in qualunque altra circostanza, mi fermerei qui, ma purtroppo sto combattendo per Kikyou e non posso permettermi di perdere.»

Akira lanciò un grido di dolore nel sentirsi tutto il corpo venire controllato ed il suo urlo si smorzò solo quando i quattro arti e la testa vennero staccati dal busto dalla volontà del suo signore. Neutralizzato il vampiro inferiore, il conte andò verso Sesshoumaru e incominciò a guarirlo.

«E con questo il tuo servo è finito. Ringrazia che sia uno dei vampiri a cui Alucard tiene di più, altrimenti non avrebbe esitato ad ucciderlo. Così, almeno, si riprenderà tra qualche ora.» disse Kikyou.

«Ringrazio ‘sto cazzo!» ruggì.

Tutti i muscoli di Siirist si ingrossarono leggermente e sulla fronte gli comparvero dei segni rossi che ricordavano fiamme stilizzate. Il suo Susanoo, difesosi da un fendente dell’altro, lo sbilanciò e, impugnata la Kusanagi con entrambe le mani, la abbatté sull’avversario. Questi riuscì a pararsi con lo Scudo di Yata, ma esso venne inesorabilmente squarciato, così come il resto del corpo. Da quell’apertura nella difesa nemica, Siirist riuscì a tirare fuori la demone con un affondo della spada destra da cui allungò un braccio d’ombra che la afferrò. Come fu estratta dalla protezione assoluta del Susanoo, la dislocò lontano dal suo gigante e si dislocò lui stesso con la Tenebra; era in aria proprio sopra di lei, il gomito sinistro all’indietro e Agar hyanda avvolta nelle terribili saette stridenti dell’arte della Tempesta.

«Mille falchi.»

Menò l’affondo e la lama si allungò, andando a creare un taglio netto nel terreno, ma Kikyou, rotolata via e spostatasi con la velocità del fulmine, rimase illesa. Raggiunse il mezz’elfo alle spalle e attaccò con le spade avvolte nel fuoco nero, ma Ryfon si limitò a bloccarle portando indietro Agar hyanda.

«Frattura dimensionale.» disse battendo il pomolo della spada destra contro un muro invisibile accanto al fianco.

Lo spazio si infranse e generò una terribile scossa che però non colpì Kikyou perché, conoscendo quella mossa, l’aveva prevista.

«Tsukuyomi!» disse.

Con la Tenebra, Siirist si dislocò a cento metri di distanza e si concentrò, tutti gli accessori che indossava che erano legati al Lampo che risplendevano.

«Arte del Lampo: Assorbimento.»

Come contro Katsumi e Kiyo, percepì la spiacevole sensazione dell’elemento fuso unirsi ai suoi muscoli ed entrargli nel cervello per velocizzargli le sinapsi e le pupille allungate da draconiano, da nere, diventarono intermittenti, azzurro intenso e oro. Ma a differenza della volta precedente, l’Assorbimento risultò meno invasivo.

‹Forse è per via della tua forza superiore all’ultima volta. Questa nuova forma draconiana è formidabile! Ma non mi sorprende, deriva da me, dopotutto!› si vantò per l’ennesima volta Rorix.

‹Allora fai poco il tirchio e dammi di più!› ringhiò selvaggio Siirist.

Le zanne da demone si fecero più grosse ed i segni rossi sulla fronte si allungarono e incominciarono a scendere lungo il limitare dei capelli, fermandosi quando raggiunsero l’altezza dei lobi delle orecchie. E con questo, l’Assorbimento si fece, anche se di poco, meno pesante sul corpo del mezz’elfo.

«Magnifico!» ruggì soddisfatto.

Kikyou volò verso di lui e il suo Susanoo si estinse, ciò significava che era intenzionata a ricrearlo attorno a sé, perciò Siirist pensò di anticiparla. Si accorse di essersi sbagliato quando il gigante di fuoco nero apparve alle sue spalle e lo Scudo di Yata di Infernale, magia spaziale e scettri andò a parare un semplice fendente della bestia del fulmine. La Spada Kusanagi del gigante avversario perforò la schiena di quello del mezzo demone, distruggendo sette scettri lungo il suo percorso, e Ryfon si salvò solo con la dislocazione della Tenebra.

‹Merda!›

Ma non ebbe modo di continuare ad imprecare perché fu bersagliato da una ventina di Amaterasu di Kikyou e da altrettanti del suo Susanoo, che aveva intanto ottenuto la forma arciere. Ne schivò alcuni, altri li evitò con la dislocazione della Tenebra fino a che si stufò e menò un doppio tondo  manco con cui comandò lo Sconvolgimento spaziale e diresse tutti i draghi fiammanti contro una parete di marmo nero eretta con il Flusso incanalato attraverso il piede sinistro. Ma stava incominciando a risentire dello scontro e cadde in ginocchio stremato, la testa che gli pulsava. Lasciò la presa della spada destra che, comunque, rimase sospesa a mezz’aria grazie al semplice legame tra essa ed il padrone e portò la mano a prendere una seconda pozione. Pareva che Kikyou non aspettasse altro. Gli apparve davanti ad una velocità che Siirist nemmeno credeva possibile, era stata addirittura più rapida di quanto Raizen si fosse mai mostrato, e lo attaccò con un doppio sgualembro terrificante che passò facilmente attraverso la corazza dell’armatura del riequipaggiamento da Cavaliere.

‹Bhyrindaar non sarà felice: a differenza della seta di tsuchigumo, l’Adamantite, specie quella ottenuta con le ossa di Tyron, non è qualcosa che puoi riaggiustare con le tue magie di creazione.› osservò Rorix.

‹Poco male. Tanto volevo chiedergli di lavorarmela di nuovo nella Forgia infernale.›

‹Sarà anche meno contento di questo.›

«Spinta onnipotente!» disse portando avanti entrambe le spade.

La figlia di Raizen evitò l’incantesimo spaziale e sparì di nuovo alla vista del mezz’elfo. Lo attaccò da destra e il biondo reagì, in ritardo, con un’onda di Vampa, ma essa andò a vuoto e il fianco dell’armatura si ritrovò un altro taglio. Dolorante, Siirist cadde a terra, le ferite causate dalle Tsukuyomi che avevano difficoltà a rimarginarsi con il solo potere rigenerativo da vampiro e persino il potere d’ombra poteva fare poco. Stava per aumentare le sue capacità curative con un incantesimo ma fu interrotto da una sfuriata di spade, con Kikyou che aveva richiuso le ali e sguainato la terza.

‹Merda!›

Se pensava che la madre adottiva non aveva nemmeno dato il meglio di sé fino a quel punto, a Siirist poco mancava che venisse da piangere. Con difficoltà parò i colpi, ma molti andarono a segno sia perché la donna era immensamente più veloce, sia perché il mezzo demone non aveva avuto il tempo di sfoderare la terza spada. Vista la situazione disperata, persino il suo animo selvaggio venne meno e sentì la forza della forma draconiana diminuire, e con il mal di testa così intenso, la calma assoluta fu dovuta abbandonare. Notando il cambiamento nel figliastro, Kikyou si fermò e si allontanò, ormai abituata a ricevere sorprese indesiderate.

«Cos’hai in mente ora?» chiese interessata e in guardia, la seconda spada ancora vicina alla bocca, ma impugnata nella sinistra per permetterle di parlare.

«Io?» domandò sinceramente stupito.

«I segni rossi che avevi in faccia sono spariti.»

«Ah, niente di allarmante. Almeno non per te. Significa che mi sto indebolendo.» rispose scrollando le spalle.

«Ammetti la sconfitta, allora?»

«Se solo potessi. Purtroppo non mi posso permettere di perdere: non voglio il trono, ma il potere della Zanmato è qualcosa che non mi voglio far sfuggire.»

«Capisco. Allora proseguiamo.»

Rimise la spada fra le zanne e si lanciò verso Siirist, nuovamente più veloce di quanto questi potesse seguire, specie ora che era uscito dallo stato di calma assoluta e l’Assorbimento del Lampo stava per venire meno. Ma appena prima di raggiungere il figliastro, fu intercettata da Kaede.

«Tu!» disse incredula, la parola pronunciata male a causa dell’elsa nella bocca, ma comunque inconfondibile.

«Scusami, Sorellona.» rispose la più piccola, anche le sue parole distorte dalla spada fra i denti.

‹Che aspetti?! Bevi quella cazzo di pozione! Prendine due!› esclamò Rorix.

Siirist non se lo fece ripetere e, lasciata andare la spada destra, prese due fiale dalla sacca e ne ingoiò il contenuto senza un attimo di esitazione. Lanciate a terra le fiale vuote, riportò la mano all’elsa della sorella di Agar hyanda.

‹E ora incazzati come non mai! Ripensa a Raiden! Risveglia l’animo draconiano come hai fatto prima, o veramente non hai alcuna speranza di vincere!› ruggì Rorix.

«ooooooooOOOOOO!!!!» urlò e poi ruggì anche il Cavaliere.

Le pupille nuovamente si allungarono e la sclera degli occhi divenne rosso chiaro, mentre intorno alla cavità oculare la pelle otteneva una colorazione rubina. Da lì, si allungarono i segni che andarono a ricoprire la fronte e, come prima, questi raggiunsero la congiunzione della mandibola, per poi continuare più giù e ricoprire la mandibola, il mento, il collo e arrivare alle clavicole. Prima che la furia animalesca della forma draconiana prendesse il sopravvento, Siirist rientrò in stato di calma assoluta e, circondato dalle splendenti e intense scariche elettriche del Lampo e dalle oscure fiamme dell’Infernale, rigirò la spada nella destra, preparandosi a metterla fra le zanne.

«Kaede! Grazie, ora lasciala a me!»

Messosi in una posa d’attacco del santouryuu, le tre spade trasformate in katana, Ryfon si dislocò e ruppe la difesa, prontamente alzata, di Kikyou, squarciandole il busto.

‹E pensare che odio far male alle belle donne. E in questo torneo è già la terza.›

‹Smetti di pensare con il tuo uccello! Sii un drago, piuttosto! È una preda e la devi divorare!› intimò l’Inferno.

‹Ma che uccello?! Lei è una delle poche donne a cui non abbia mai pensato in quel modo!›

‹DIVORALA!› ruggì furioso, quasi interrompendo la frase del mezz’elfo.

E la furia di Rorix alimentò quella dell’animo draconiano, e i segni rossi andarono a ricoprire la parte superiore del petto. Siirist ruggì, la spada che, fedelmente, rimaneva sospesa, pronta ad essere riafferrata, per poi ruotare su se stesso e liberare una delle tecniche segrete della famiglia reale della tecnica a tre spade. Kikyou fu sbalzata via dalla potenza del Cavaliere e delle sue spade, ma si riprese in tempo per generare il suo Susanoo e proteggersi dalla tempesta di Amaterasu che le piovve addosso.

«Arte Infernale: Susanoo invincibile!» gridò mentre diretto in volo verso l’avversaria.

Il gigante di fiamme miste, però, non si formò attorno al suo creatore, piuttosto andò a contrastare direttamente l’altro e, come prima, la sua Kusanagi risultò superiore allo Yata nemico. Ryfon fece per estrarre Kikyou come aveva fatto in precedenza, ma ella non si fece sorprendere una seconda volta e liberò un branco di Amaterasu che divorarono il braccio d’ombra del mezzo demone e aggirarono il suo Susanoo, consumandolo da dietro.

‹È proprio un’avversaria difficile, non c’è niente da fare.› scosse la testa.

‹Ma guardala bene: comincia ad aver paura.›

E Rorix aveva ragione. Gli occhi di Kikyou, sempre altezzosi e fieri, incominciavano a mostrare incertezza, panico. E non solo. Siirist sentiva la paura dell’avversaria, e non grazie al potere dell’Intimidazione, erano i suoi istinti draconici che aveva risvegliato, gli istinti da cacciatore comuni a quelli da vampiro.

‹E ora finiscila.› ringhiò Rorix.

«Arte Infernale: Susanoo invincibile!»

Ma prima che il gigante appena generato potesse attaccare, l’altro menò un fendente, facilmente parato dallo Scudo di Yata di Infernale rinforzato da cinque scettri e dall’illusione reale del mezz’elfo; e grazie al potere di Vuoto inserito in esso, che si manifestò come un branco di draghi marini, mangiò metà della grande spada nemica. Lo Scudo, poi, si dissolse e nella mano destra della terza arte sacra si formò una seconda Spada Kusanagi. Il gigante menò una serie di colpi devastanti che fecero a pezzi quello nemico e Kikyou si ritrovò priva di difese.

«Schiacciamento!» disse Ryfon puntando due spade.

La demone si schiantò a terra dove venne investita dall’Ambizione del figliastro mista alla sua Intimidazione e, di conseguenza, nutrì con la sua paura il potere del mezzo demone. Tutte le sue emozioni avvolte attorno alle tre spade e miste all’Ambizione, e tutte le sue arti demoniache ad eccezione della Tenebra, usata invece per dislocarsi in aria a pochi metri da Kikyou, così che avesse nel suo attacco anche la forza dell’accelerazione, Siirist si preparò a sferrare il colpo decisivo. Stava per abbattere le sue spade sulla bestia del fulmine quando…

‹…?›

E perse i sensi appena prima di rovinare a terra a pochi centimetri da Kikyou.

 

Immaginandosi che uno scontro come quello fra Siirist e la più potente figlia di Raizen, nonché madre del demone che aveva assaltato la Rocca e ucciso Evendil, si sarebbe portato alla velocità della luce o quasi, Aulauthar aveva pensato bene di portarsi dietro innumerevoli scettri che gli avrebbero amplificato gli incantesimi di luce, altri che gli avrebbero migliorato le capacità mentali e alcuni amuleti stregati legati a spiriti del tempo e della luce, assieme ad una vastità di gemme piene fino all’orlo di energia da cui attingere. E nonostante tutti i preparativi, il Cavaliere d’argento non era riuscito a seguire ogni scambio fra i due successori di Obras. Ora, non sapeva bene quanto Siirist fosse migliorato da quando aveva lasciato Orzammar, ma se le sue capacità al tempo erano state anche solo un decimo di quelle che aveva appena dimostrato, Ashemmi e Injros avrebbero dovuto smetterla di lagnarsi, perché se il Cavaliere d’Inferno avesse veramente tradito e avesse voluto far loro del male, sarebbero stati massacrati senza alcuna via di scampo. Le arti demoniache del mezz’elfo erano strabilianti, la sua maestria nel controllo della forma draconiana ed il suo rigore mentale ineccepibile non erano nulla di sorprendente se paragonati a quello che Siirist aveva creato grazie alle conoscenze elementali ereditate dai grimori. Certo, senza quella disciplina mentale niente sarebbe stato possibile, ma le arti demoniache rimanevano comunque le prove più “vivide” dei poteri del settimo Cavaliere d’Inferno. Era chiaro, però, quanto pesassero sul suo corpo e la sua mente, infatti, dopo quella che era sembrata la fine per il ragazzo, Aulauthar mai si sarebbe aspettato che si riprendesse. E come si era ripreso! E poi… E poi? Cos’era successo? Dei tre demoni della squadra avversaria, l’unico con poteri psichici era Alucard, ma era stato troppo impegnato a combattere le vampate inesorabili del fuoco nero della bestia del fulmine in squadra con Siirist, che gli bruciavano via la nebbia illusoria e gli impedivano di usare alcun potere. Eppure, di punto in bianco, tutto il potere del mezz’elfo si era dissolto ed egli era caduto faccia in avanti, privo di sensi. Almeno così sperava Aulauthar, se fosse morto sarebbe stato un guaio. No, sentiva ancora la sua frequenza mentale, per quanto debole. Che il corpo e la mente lo avessero abbandonato? Possibile, li aveva sforzati oltre ogni limite immaginabile, anche qualcuno così fisicamente dotato come lui non poteva sopportare certi livelli troppo a lungo, e di sicuro non dopo così poco tempo di pratica. Aveva chiaramente detto agli Anziani a Orzammar che aveva sviluppato quattro arti demoniache, perciò, nella migliore delle ipotesi, le ultime due non potevano avere più di quattro anni. E per abituarsi ad assorbire quel Lampo terrificante, come minimo ne sarebbero serviti cinquanta, stimò.

«Che cosa pensate di Siirist, Aulauthar?» domandò Raizen, che indubbiamente aveva potuto seguire tutto il duello senza perdersi neppure un milionesimo di secondo.

«Che sia un peccato che non sia durato solo qualche secondo in più.»

«Invece è un bene. Lo vedevo troppo desideroso, con quell’ultimo attacco avrebbe indubbiamente ucciso Kikyou.»

«Sicuramente si aspettava che ella ricreasse il gigante di fuoco nero.»

«Temo, invece, che non l’abbia nemmeno preso in considerazione. Fosse stata una situazione normale, avrebbe percepito che Kikyou era ormai incapace di generare nuovamente il Susanoo, ma la ferocia che mostrava, la bestialità, era qualcosa di nuovo. Ho sentito che potrebbe aver portato la forma draconiana ad un livello successo; so come ha ridotto la Rocca di Vroengard la prima volta che ha risvegliato il suo animo bestiale, è probabile che abbia bisogno di imparare a controllare anche questo nuovo stadio prima di poterlo usare senza rischiare di perdere la sua lucidità.»

Un nuovo livello della forma draconiana? Qualcosa oltre la forma perfetta raggiunta da Eleril? Se fosse vero, sarebbe stato molto interessante, interessante e pericoloso. Guardò Raizen e si chiese come egli fosse così informato di tutto.

«Non saprei, è la prima volta che sento di un secondo livello della forma draconiana: fino ad un minuto fa pensavo che l’apice di questa trasformazione fosse stato raggiunto dal sesto Cavaliere d’Inferno.»

«Se il Cavaliere d’Alba avesse mai superato la semplice forma perfetta della forma draconiana, nemmeno io sarei riuscito a sconfiggerlo. Certo, cinquemila anni fa ero molto più debole di ora. Ma da quello che ho capito della forma draconiana, il massimo che una persona calma come Eleril avrebbe mai potuto fare era proprio quello che ha fatto, cioè imparare a controllarla alla perfezione.»

«Invece Siirist, che è una testa calda, è più in linea con l’animo feroce del draconiano, capisco. Per Soho, non riuscirò mai a capire quel ragazzo: quando fa il ladro è la persona più calcolatrice di Gaya, ma il momento che esce dalla mentalità di ladro, è un combina guai scapestrato. Capisco agli inizi, a Vroengard, quando aveva appena incominciato ad utilizzare la magia e la sua affinità con il fuoco lo aveva reso molto più irascibile e agitato, ma dopo il suo studio degli altri elementi, avrei sperato che si fosse dato una calmata.» scosse la testa il Cavaliere d’argento.

«Hahahahaha! C’è anche da considerare i suoi istinti demoniaci, non sono semplici da tenere sotto controllo, è già tanto che sia così tranquillo dopo appena una quarantina d’anni.» rise Raizen, ignorando la menzione del dio della luce, acerrimo rivale di Obras, a differenza del resto dei presenti nella tribuna reale che guardò storto il Cavaliere.

«Beh, credo sia ora per me di andare.» disse questi alzandosi.

«Non volete rimanere fino a quando si svegli Siirist?»

«No. Mi avete detto che l’ultima volta che ha usato il Lampo, è rimasto fuori gioco per due giorni, sebbene fosse sveglio. Dopo un consumo di forze come questo, dormirà per la prossima settimana come minimo. Per quanto vorrei parlarci ancora, temo che, se dovessi prolungare la mia permanenza qui, a Vroengard potrebbero pensare mi sia successo qualcosa. Se non è un problema, vorrei lasciare qui uno dei Cavalieri della mia scorta, così che possa chiedere a Siirist esattamente quando abbia intenzione di ritornare. Almeno potremo tranquillizzare il resto del Consiglio.»

«Non è un problema. Fate buon viaggio, Aulauthar, e, come dite voi elfi, che la vostra lama resti affilata.»

Il modo in cui l’Imperatore aveva utilizzato il saluto formale elfico per primo per indicare la sua conoscenza dell’usanza e dicendo la seconda frase, per indicarsi superiore al Cavaliere, fece quasi ridere quest’ultimo. Ma non c’era nulla da ridire: l’elfo avrebbe potuto far notare che non sottostava ad alcuna autorità, ma Raizen, volendo, lo avrebbe potuto incenerire con un battito delle ciglia. Non importava come si guardasse la situazione, il Consigliere era inferiore all’Imperatore sotto ogni punto di vista.

«E che le stelle vi proteggano.» rispose inchinandosi alla maniera dei demoni.

 

Akira, con il fiatone, guardò il suo padrone inerme a terra. Non ci voleva credere. Aveva perso? Come poteva essere? Dopo tutta la fatica che avevano passato per arrivare lì, dopo la vittoria magistrale contro Katsumi e Kiyo, finita sì con l’invocazione di un Esper, ma si era sempre trattato di due successori di Obras contro uno… Dopo tutto questo… Finiva così? Con la coda dell’occhio vide Sesshoumaru riporre le sue katana e avviarsi verso l’uscita dell’arena. Kaede era caduta in ginocchio, evidentemente amareggiata, e Alucard era andato prontamente ad aiutare la moglie a rialzarsi. Kikyou era esausta, ma ancora conscia. Allora perché Siirist era così stanco? Che fosse davvero così devastante per lui usare le ultime due arti demoniache, specie in concomitanza con le illusioni reali? Avrebbe forse dovuto smettere di utilizzarle?

Sospirando, il vampiro ripose le sue spade e andò verso Kaede per confortarla con una semplice mano sulla spalla prima di dirigersi verso il suo padrone e prenderlo in braccio. Intanto Kikyou, ancora sorretta dal marito, era andata sotto alla tribuna reale ed era stata pronunciata vincitrice del torneo e legittima succeditrice dell’Imperatore. Akira, per quanto deluso, non poté che sorridere: ella se lo meritava indubbiamente.

 

Quella sera, dopo il grande banchetto tenutosi sia in onore della vincitrice del torneo, sia per il suo compleanno, Raizen chiamò Kikyou nelle sue stanze. Era certo che la figlia avesse qualcosa per la testa, difatti durante tutta la festa era stata con la testa bassa e in silenzio, e le sue parole non lo sorpresero più di tanto.

«Padre, in verità, egli mi ha sconfitta. Molte delle tecniche che ha usato sono state appena messe a punto. Un altro anno di allenamenti, anche solo altri sei mesi, e mi avrebbe sconfitta senza nemmeno darmi modo di difendermi. Detesto ammetterlo, ma Siirist, che non ha neppure un secolo di vita, mi è superiore. E con tutto ciò che lo aspetta, necessita il potere della Zanmato. Datela a lui.»

Conoscendo la figlia, quelle parole le erano costate molto, perciò l’Imperatore non se la sentì di dirle di no.

«Come vuoi. Ma Siirist ha sempre detto di non volere succedere al trono: voglio che sia tu a farlo.»

«Sì, ma non ora, padre. Diventerò più forte e una volta che questa guerra sarà conclusa, sfiderò di nuovo Siirist e mi impossesserò della spada di Ragnarok. Fino ad allora, vi prego, continuate a proteggere la nostra terra e a guidarci con la vostra saggezza.»

E con un abbraccio e un inchino, uscì. Raizen non poté che sorridere nell’osservare sua figlia uscire: non aveva mai accettato Siirist, vero, ma nonostante ciò, la presenza a corte del mezzo demone aveva influenzato anche lei. Chi lo sa, magari con il tempo lo avrebbe accettato come figlio come lui lo aveva accettato come nipote.

 

‹Vuoi aprire gli occhi, patetico bipede?›

‹Buongiorno anche a te. Che è successo? Dove sono? Quanto tempo è passato? Dove sei?›

‹Sei svenuto perché il peso di tutte le tecniche che avevi attivato è stato troppo grande per te, sei nel tuo letto, sono passati nove giorni e sono ancora al nido degli Inferno. Con te fuori gioco non aveva molto senso per me tornare, mi trovo meglio qui, dopotutto. Fra quanto credi sarai pronto a partire?›

‹Non lo so. Due giorni? Tre? Quattro? Ti saprò dire meglio domani.›

‹Va bene. Considera che in mezza giornata posso essere da te.›

‹Solo?› domandò stupito.

‹Utilizzando uno dei miei Ruggiti sì.›

‹Capisco. Ma non ha importanza, devo riportare lo scheletro di Tyron al nido, per cui ti verrò a prendere con la dislocazione.›

‹Giusto.›

«Siirist-sama, siete sveglio?» disse l’appena giunta Tomoko.

Siirist aprì gli occhi e si voltò appena verso la gatta.

«Bene. Come vi sentite? C’è un Cavaliere dei draghi che vi vorrebbe parlare, lo posso fare entrare?»

«Sì.» rispose nemmeno troppo debolmente.

La bakeneko si inchinò ed andò ad aprire la porta, rivelando un altmer dal drago grigio scuro ma molto splendente.

«Con chi ho il piacere di parlare? Perdona l’uso della lingua degli umani, ma non voglio tagliare i miei servitori fuori dal discorso.»

«Nessun problema, Cavaliere d’Inferno, capisco. Sono Aìthlin, della prima compagnia. Ero uno dei membri della scorta di Aulauthar. Si rammarica per essere dovuto ripartire, ma non poteva permettersi di restare troppo tempo a Hellgrind, altrimenti avrebbe rischiato di far preoccupare il Consiglio. E abbastanza inutilmente, vorrei aggiungere: ho avuto modo di conoscere molto meglio i demoni in questi nove giorni e persino mastro Bhyrindaar, che mi ha sorpreso non poco trovare qui, ha una grande stima del popolo di Hellgrind.»

Tomoko non nascose il suo sorriso nel sentire le parole dell’elfo. E anche Siirist ne era felice. Meno felice era di scoprire che l’Anziano aveva lasciato qualcuno a tenerlo d’occhio.

«E dimmi, tu saresti la mia balia fino a che ritorno a Vroengard?»

«Affatto. Aulauthar si fida della tua parola, solo vorrebbe avere una data più o meno precisa circa il tuo ritorno, così che possa soddisfare il resto del Consiglio. Il mio compito è semplicemente quello di sentire la tua risposta e riportarla al Consiglio.»

Siirist fu felicemente sorpreso nel sentire quelle parole.

«Beh, vediamo… Mi devo rimettere, ma non ci vorrà più di una settimana. Sicuramente molto meno, ti saprò dire con più precisione domani, se non è un problema per te aspettare. Poi devo portare i miei due amici nani, che sono certo hai avuto modo di conoscere, a Tronjheim, e approfitterò per controllare i Guanti di Luce, per poi dirigermi a Rivendell, perché ci sono alcune cose che devo rivedere nel grimorio di Eleril circa la forma draconiana. Una volta che avrò fatto questi giri, tornerò a Vroengard. Diciamo fra due settimane al massimo, imprevisti a parte.»

«Molto bene. Senza che rimanga ancora, altrimenti a Vroengard incominceranno a preoccuparsi anche per me, dirò al Consiglio di attenderti fra massimo tre settimane, per essere sicuri. E farò in modo di informare Imladris del tuo imminente arrivo, così che non pensino di essere attaccati da un Cavaliere traditore.» sorrise.

«Molto bene.» ridacchiò Ryfon, cosa che gli causò non pochi spasmi.

«Rimettiti, Cavaliere d’inferno, e che le stelle ti proteggano.» disse con un leggero inchino tipicamente elfico.

«E che la tua lama resti affilata.» rispose a modo il mezz’elfo.

Come Aìthlin ebbe lasciato la stanza, Siirist pensò che quello era uno dei pochi elfi veramente simpatici che avesse mai conosciuto.

 

Il giorno dopo, Siirist si sentì abbastanza in forze per alzarsi dal letto e mangiare senza venire imboccato. La prima cosa che fece fu un lungo e caldo bagno, seguito da un intenso allenamento fisico e un secondo bagno. Quando ebbe finito di lavarsi e vestirsi, gli si avvicinò Akira.

«L’Imperatore desidera parlarvi, Siirist-sama.»

«Ha detto di cosa?» rispose spogliandosi e chiedendo ad Akane di portargli degli abiti più eleganti.

«No, ma presumo sia qualcosa riguardante il torneo. Non ha ceduto la Zanmato a Kikyou, ho sentito che ella l’ha rifiutata.»

La notizia fece sgranare gli occhi al mezz’elfo che si rivestì in fretta e si diresse alle stanze del possente alato.

«Nonno, ho saputo che mi desiderate parlare.» disse entrando e inchinandosi.

Adocchiò la spada di Ragnarok appoggiata su un piedistallo accanto alla sedia su cui era seduto il demone: strano, essa era solitamente custodita in una grotta sotterranea, non per niente il mezzo demone l’aveva solo vista un’altra volta, durante il banchetto quando Raizen annunciò l’inizio del torneo, per quanto ne avesse sentito parlare.

«Kikyou ha detto di non meritare la spada di Asura perché non abbastanza forte. È dell’idea che se tu avessi avuto anche solo altri sei mesi di tempo per allenarti e perfezionare le tue tecniche nuove, l’avresti sconfitta facilmente. Senza falsa modestia e vanità inutile, dimmi il tuo parare a riguardo.»

«Non so se sei mesi sarebbero stati sufficienti e non so quanto “facile” sarebbe stato sconfiggerla, ma avrei certamente vinto e non sarei svenuto.»

Raizen annuì.

«Non sarai nominato Imperatore, hai detto tu stesso che non vuoi il trono, e Kikyou è decisa a sfidarti in futuro per reclamarla, ma, per ora, la Zanmato è tua. Con essa il tuo fuoco nero sarà rafforzato, sia che essa sia con te, sia che non lo sia. Otterrai i poteri dell’Imperatore ma non la sua longevità: finché il trono rimarrà a me, tu avrai a disposizione il grande potere di Asura, ma sarai libero di viaggiare per Tamriel, mentre io continuerò ad essere legato alla fonte del potere di Obras.»

«Che significa?»

«Attraverso la spada di Ragnarok, all’Imperatore viene passata l’energia della Bocca Infernale, ma questo è sia un punto di forza che di debolezza: l’Imperatore di Hellgrind ottiene poteri assoluti sul fuoco nero, ma il suo potere rimane legato a Dimora degli dei. Io posso lasciare la città quando voglio, ma facendolo, perdo tutta la mia energia demoniaca. Ora tu possiedi i grandi poteri del fuoco nero che sono sempre stati solo in possesso del sovrano di Hellgrind, ma continuerò io ad essere legato a Dimora degli dei e non possiedo più la supremazia sul fuoco nero, per quanto continuo a mantenere i poteri sviluppati in settemila anni di vita. Quindi, se te lo stai chiedendo, sono ancora il demone più potente di Hellgrind. Forse fra cento anni potrai sconfiggermi, ma ancora devi migliorare.»

Siirist era a bocca aperta mentre il nonno adottivo afferrava il fodero della Zanmato e la passava a lui. Gli disse di impugnarla sull’elsa e riprese a parlare.

«Nel nome di Obras e di Asura, tu sei il mio successore. Nella pace dell’oscurità e nella freddezza del fuoco, sempre bruceranno gli animi dei demoni.»

 

 

 

~

 

 

 

Scusate il ritardo, sono stato impegnatissimo per ragione elencate sotto.

 

Il prossimo capitolo si intitola (finalmente!) RITORNO A VROENGARD e sarà pubblicato domenica 17 febbraio; scusate la pausa, ma i capitoli non sono pronti se non per qualche scena e ho da preparare un esame per il 14, perciò non ho molto tempo. Finiti i giri che Siirist ha accennato ad Aìthlin, ritornerà all’isola dei Cavalieri, ma solo per ritrovarsi una brutta sorpresa. 

  
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