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Autore: eli2205    06/02/2013    0 recensioni
Questa è la storia di Dahilia, una ragazza apparentemente come tante ma che in realtà di notte si trasforma in un mostro assetato di sangue senza autocontrollo, un demone. l'incontro con Marc le cambierà la vita.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dannazione! *esclamò Dahilia alla vista di quell'agenda lasciata lì. era di quel ragazzo appena uscito, ne era sicura (anche perchè era l'unico ragazzo entrato!) non poteva raggiungerlo di certo, avrebbe dovuto aspettare che se ne accorgesse lui e ritornasse. Prese quindi l'agenda in mano e andò per posarla nella sua borsa in caso l'avesse incontrato per strada. ma già un'idea cattiva e insensata si fece strada nella sua mente: poteva scoprire chi era, cosa era venuto a fare in quella città e come mai avesse una Porsche nera! Oh si! No! sarebbe stata una cosa davvero cattiva. lei non lo conosceva, perchè doveva ficcanasare negli affari che non la riguardassero? ma la curiosità era troppo forte. Aprì l'agenda e lesse la prima pagina. Nome: August.
August, che strano nome, sicuramente non di quelle parti. Cognome: Haderson e nemmeno questo era molto comune. Professione: Cacciatore. Cacciatore? I cacciatori erano davvero così ricchi da potersi permettere una Porsche? e poi era un ragazzo, aveva si e no venticinque anni, come poteva essere un cacciatore ricco? forse aveva ereditato una piccola ricchezza dalla sua famiglia, si disse. Girò pagina, la curiosità la stava uccidendo. Sfogliò alcune pagine bianche e si ritrovò poi a leggere alcuni appunti su armi da fuoco, fucili di precisione, pistole e quant'altro. erano presenti anche alcuni disegni e foto incollate di strani pugnali ricurvi e proiettili argentati. la cosa si faceva interessante. sfogliò ancora e notò disegni di spade grosse, di varie grandezze. a quanto pare a questo August piacevano molto le cose antiche. Corrugò le fronte, voltando ancora una volta la pagina. Ebbe un colpo, c'era un grosso schizzo di un mostro demoniaco e accanto la scritta 'Demone generico'. il cuore cominciò a martellarle nel petto, ecco cos'era realmente August Haderson. Cacciatore di demoni. cacciatore di mostri come lei. ed era venuto in città proprio per fare piazza pulita. sicuramente aveva sauto dei vari omicidi che c'erano stati in quell'ultimo periodo ad opera sua e aveva deciso di intervenire. Girò ancora la pagina. una lista infinita di nomi, cancellati con una penna rossa, riempiva le due pagine successive. Tantissimi nomi, tutti cancellati. Le sue vittime? i demoni che August aveva ucciso, probabilmente, ed era terribile. Scorse in basso con gli occhi e lesse vari nomi, non conosceva nessuno. Girò ancora la pagina, questa volta segnata da altri nomi che però non erano ancora stati cancellati. nomi di altri demoni ancora vivi. La paura la fece rabbrividire. Cominciò a leggere i nomi, uno ad uno, controllando se per caso ci fosse anche il suo*
Dahilia! *sbraitò Tiffany. e per la prima volta da quando lavoravano insieme, la ragazza fece un salto per lo spavento al suono della sua voce. Tiffany parve notarlo e si avvicinò velocemente a lei lanciandole uno sguardo e osservando quello che stava leggendo.* 
Cos'è questa roba? *disse indicando l'agenda. Dahilia la chiuse di scatto* è mia! *disse, cercando di farle vedere di essere calma, anche se non lo era affatto. per fortuna lei parve non accorgersi del suo cuore che stava per esploderle nel petto e sbuffò* vedi di lavorare di più! 
*Dahilia decise di chiudere l'agenda, di metterci una pietra sopra per il momento e pensare al da farsi una volta tornata a casa. quindi velocemente, come per paura che l'agenda potesse mangiarla viva, la gettò nella sua borsa e andò a pulire dei tavoli, facendo grossi respiri pesanti, cercando di pensare ad altro*
subito dopo il lavoro, dahilia si ritirò a casa, con l'agenda di quel ragazzo nella borsa. era rimasta pietrificata alla vista di quello che c'era dentro e si era maledetta più e più volte per la sua curiosità. o forse era stato un bene? insomma, ora conosceva un pericolo in più, sapeva che in città erano arrivati i cacciatori di demoni. ripenso a tutti quei nomi cancellati a penna. cosa significava? demoni uccisi? non aveva trovato il suo nome, fortunatamente, nella lista, ma ce n'erano molti altri ancora non cancellati e forse doveva cercarli e avvertirli di quello che sarebbe successo. tra l'altro non sapeva neanche se di cacciatori c'è ne fossero di più. poteva essere anche solo lui, ma se fosse stato un gruppo intero? 
prese le chiavi con mano tremante, ci stava pensando troppo e doveva rilassarsi un po'. aprì la porta di casa e si tuffò sul divano. prese dalla borsa l'agenda del cacciatore e l'aprì alla prima pagina. c'era l'indirizzo di casa di lui. doveva riportargli l'agenda in tutti i casi. non poteva certo aspettare che ritornasse lui è poi se fosse stata una ragazza normalissima non avrebbe dovuto preoccuparsi e in realtà non avrebbe dovuto neanche essere troppo curiosa e leggere quello che stava scritto lì dentro. richiuse l'agenda indecisa sul da farsi. forse se non gliel'avesse riportata avrebbe potuto ritardare il suo lavoro di serial killer di demoni. ma doveva riportargliela! una persona normale l'avrebbe fatto e lei doveva sembrare normale, non doveva dare nell'occhio. decise andare. si alzò dal divano prese le chiavi della macchina,mise l agenda nella borsa nera e uscì di nuovo di casa. era primo pomeriggio e si disse che molto probabilmente non l avrebbe trovato in casa. o almeno si diede questa speranza. non voleva incontrare quello che molto probabilmente la stava cercando per ucciderla! un pensiero le folgoró la mente e rimase ancora più spaventata: e se avesse già capito tutto? perché era entrato nel bar dove lavorava lei ed era stato partecipe dei giochi di sguardi che lei scioccamente gli aveva mandato? si maledisse ancora per la sua stupidità. se avesse lasciato lì apposta quell'agenda e stesse aspettando che lei cadesse nella sua trappola? forse andando li lui l'avrebbe attirata a se con qualche trucco e poi l avrebbe uccisa. scosse la testa per togliersi di mente quei pensieri. lui era andato in quel bar perché era il più cool della città. e poi sull'agenda non c'era neanche scritto il suo nome, probabilmente non stava cercando lei. entrò in macchina e guardo di nuovo l indirizzo per essere sicura di dove andare. mise in moto e non penso più alle conseguenze che avrebbero potuto seguire in quel l'incontro.
il viaggio in macchina fu breve anche se la casa si trovava quasi in periferia della citta, vicino la campagna. in pratica, un posto parecchio isolato. mano a mano che proseguiva le case si facevano sempre più rare e così anche i negozi, questo non l aiutava a stare serena. si impose di darsi una calmata, doveva rilassarsi il più possibile e sembrare una qualunque ragazza della sua età. scese dalla macchina e si chiuse la portiera dietro le spalle, andando dritta verso quella che era una vera e propria villa. questa era separata dalla carreggiata da un cancello di ferro bianco e oltre questo un giardino ben sistemato. aveva l'aria molto invitante. in effetti cosa ci si poteva aspettare da uno che possedeva una Porsche? vicino al cancello bianco c'era il campanello, con sotto una targhetta con la scritta 'Bohen'. dahilia bussó. qualcuno apri senza neanche chiedere chi fosse, come se già sapesse che lei era lì. altra cosa che la fece spaventare. aprì il cancello ed entrò nel giardino passando per un vialetto di ciottoli bianchi e grigi. 
salì i quattro gradini di marmo che la separavano dalla porta, anch'essa bianca. quel colore rifletteva alla luce del sole, l'accecava e le dava fastidio. dovette socchiudere gli occhi per qualche secondo, poi ancora indecisa se bussare o scappare a gambe levate, restò impalata davanti al campanello. alla fine decise che era meglio concludere la faccenda visto che era arrivata sin lì. Alzò la mano per bussare alla porta, ma prima che potesse farlo, questa si aprì. un uomo alto, un po' paffuto, anziano, la squadrava dall'alto al basso con degli occhialetti tondi e un po' appannati. vestito molto elegante, se ne stava in silenzio aspettando che lei si presentasse. Facendo un colpo di tosse, Dahilia andò subito al dunque* salve, sto cercan...
Dahilia! *non riuscì a finire neanche la frase che subito il ragazzo dal sorriso smagliante e gli occhi penetranti fece capolino da dietro a quello che doveva essere un maggiordomo. ovviamente, una Porsche, una villa e un maggiordomo...*
entra, entra *disse August. no, no doveva subito andare via da lì, l'ansia era troppa, si sarebbe tradita con le sue stesse parole*
oh no, ti ho solo portato questa *fece vedere l'agenda di pelle marrone. lo sguardo del ragazzo si fece serio d'improvviso e il suo sorriso scomparve* dove l'hai presa? *chiese, avvicinandosi per prenderla. Dahilia gliela porse senza indugio e rispose* oh, l'avevi lasciata sulla sedia, stamattina. ho pensato che fosse importante per te, quindi te l'ho riportata.
*forse l'idea di portargliela dritta a casa non era stata per niente buona. percepiva nell'aria già una certa tensione. e poi era ovvio che l'avesse aperta per leggere almeno l'indirizzo di casa, visto che lui non aveva fatto cenno a dove abitasse*
...quindi, l'hai aperta?
*Dahilia non sapeva che rispondere. certo non poteva fare la figura della bugiarda, ma non poteva neanche dire di aver letto tutti quei nomi cancellati e non*
si, l'ho aperta, per leggere l'indirizzo di casa e riportartela *ecco, una mezza verità almeno. non una bugia. chissà se l'avrebbe creduta. ma sembrò crederci, riprese a sorridere, prendendosi l'agenda in mano* oh, che sbadato che sono. sei ancora fuori casa! prego, entra pure. 
oh no, ti ringrazio, vado di fretta... *cercò di dire lei*
ma no! ti devo offrire almeno un caffè o una tazza di tè. ti sei disturbata tanto a venire fin qui, ti prego, lascia che ti offri qualcosa. 
*Dahilia sapeva che se fosse entrata ne avrebbe viste delle belle, ma proprio fu costretta ad accettare. stringendosi la borsa al petto, oltrepassò la soglia di casa e il maggiordomo chiuse la porta dietro di lei, andando poi in un'altra direzione. 
Intanto August, sempre con quegli occhi verdi che luccicavano, la stava osservando* Beh? non ti togli la giacca? 
*dannazione, Dahilia, stai facendo la figura della stupida. sii te stessa! ok, te stessa proprio no, ma sii come tutte le ragazze della tua età!* oh certo *si tolse subito la giacca e la posò su una sedia lì accanto. poi cominciò a osservare l'interno della casa. L'entrata era una piccola stanza semplice, alcune sedie, un grosso specchio dalla cornice dorata e tanti, tanti quadri, raffiguranti profili, volti di persone che lei non aveva mai visto. probabilmente gli antenati di August. il ragazzo la condusse attraverso un lungo corridoio, le cui pareti erano sempre piene di dipinti, a volte di natura morta, a volte di paesaggi. poi ancora, specchi dorati, mobili in legno scuro. le luci non erano accese e nel corridoio non c'erano finestre, la casa sembrava gettata nell'oscurità. come a rispondere ai suoi pensieri August disse* mi piace vivere in una casa non troppo illuminata, mi perdonerai per questo 
*lei annuì, non sapendo che dire. si sentiva sempre più in trappola, sembrava che quel corridoio non finisse mai e si addentrasse sempre di più nella casa immensa. Poi finalmente August aprì una porta di legno scuro e la fece entrare* ecco, siediti dove vuoi. ho mandato Albert a preparare il tè 
*Dahilia si sedette sul pizzo del divano, vicino alla porta, in caso di evenienza. poi spaziò con lo sguardo. un bellissimo pianoforte a coda, nero, era al centro della stanza, un orologio a pendolo al muro e una finestra grossa, chiusa e coperta dalle tende rosso scuro. dall'altra parte poi, un tavolo e cinque sedie rivestite di velluto*
allora... *disse lui per rompere il silenzio che stava diventando insopportabile. intanto aveva chiuso la porta e si era seduto di fronte a lei, su una di quelle sedie* Dahilia *e assaporò il suo nome tra le labbra, sorridendo. sembrava avesse uno sguardo malefico e la ragazza rimase per un attimo senza fiato* sembra che tu non stia proprio a tuo agio... c'è qualche problema?
*lei deglutì, ma cercò di apparire più tranquilla* no, è che, senza offesa, qui dentro manca l'aria *disse sventolandosi una mano davanti alla faccia*
oh beh, se vuoi possiamo aprire un po' la porta...*disse alzandosi*
oh, si grazie 
*il tempo passava scorrere lentissimo, anzi sembrava non scorrere mai. Dahilia era nella tana del lupo, come aveva potuto solo pensare di entrare?*
comunque. devo essere sincero con te. *disse lui serio in volto.* per quanto riguarda l'agenda...
*un colpo al cuore. ecco, l'aveva scoperta, era stata così stupida! maledizione, non sapeva neanche che inventarsi*
No.. è che...August, *si arrese all'evidenza* mi dispiace *lui corrugò la fronte* August? di che stai parlando?
*Dahilia rimase un attimo basita* E' il nome che sta scritto nell'agenda... non.. non ti chiami August Haderson? 
*lui sembrò trattenere una risata* oh, certo, il nome sull'agenda. beh ecco stavo per dirti appunto che... non è mia.
*lo guardò interrogativa* Io non sono August Haderson. il mio nome è Marc. Marc Bohen 
*Bohen! il nome scritto sotto al campanello. non c'aveva fatto caso prima, era talmente presa dai suoi pensieri
che era andata dritta a bussare. che stupida che era stata*
scusa e allora perchè ce l'hai tu?  *chiese subito*
era proprio di questo che volevo parlarti.. *prese un respiro e la guardò dritta negli occhi* 
Io sono un demone come te.
  
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