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Autore: Ceci Princessofbooks    27/08/2007    2 recensioni
I pensieri di Euridice mentre combatte contro l'oblio dello Stige,e l'ultima richiesta a colui che l'ha condannata a un'eterno rimorso...
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Euridice’s prayer

Ciao a tutti, e grazie per aver voluto leggere questa mia stranissima fanfiction:non so come nella mia mente malata si sia accesa la proverbiale lampadina, ma sta di fatto che all’alba dell’una  di sera, in un accesso di pazzia, mi sono messa a scrivere questo piccolissimo pensiero sul mio quaderno di Trilli (accidenti, questo non dovevo dirlo affatto,eh?) In ogni caso, per chi non se lo ricordasse Euridice e Orfeo erano la solita coppia assolutamente-perfetta-ma -segnata-da-un destino-infausto tipica dei miti greci,ma la particolarità di questa storia sta nel fatto che per una volta il nostro caro maschione non piange lacrime inutili sulla tomba della sua bella per poi rifarsi con la prima che capita ,ma scende addirittura nell’Ade per salvarla, e ottiene il permesso di riportarla a casa a condizione che non si volti a guardarla per tutto il viaggio…Happy End? Ma certo che no! Infatti disgraziatamente Orfeo ha la brillante idea di girarsi prima del tempo, rispedendo così la povera Euridice nell’Oltretomba…ok,nella fic. l’ho messa giù molto più dura, ma il succo della storia è questo…ma ora bando alle ciance (Ahia…con queste uscite la mia credibilità sta scendendo a dei livelli allarmanti),vi lascio alla mia fic.!

Recensite in tanti,e come sempre Ciaociao da Ceci!

 

 

Euridice’s prayer

 

 

Fa freddo. Il gelo, innaturale, denso e soffocante come un olio orientale mi entra nelle ossa, mi penetra nella bocca, negli occhi, nei polmoni, offuscando le mie percezioni, ovattando i miei sensi, rendendo opachi i colori. È il freddo dei morti, dell’Oltretomba, del fiume nel quale sto sprofondando.

E mentre l’acqua gelida mi avvolge nel suo abbraccio mortale, con il calore se ne va anche la mia memoria, la mia paura, il mio dolore, tutto ciò che mi rendeva un essere umano.

Presto sarò solo un corpo morto, una creatura con qualcosa di avvizzito dentro. Non sarò più la tua dolce Euridice, Orfeo , baciata dal sole e dal sorriso, dai capelli vivi e lucenti, gli occhi vivaci e vibranti di vita…ricordo quei giorni, i prati immobili nella tremula aria del pomeriggio, le lunghe ombre degli alberi frondosi sotto cui ci rifugiavamo, il sapore di rosmarino delle tue labbra…

Ma ora sono stanca, stanca di lottare, stanca di cercare di mantenere in me l’ombra di ciò che ero, stanca di osservare i miei capelli, ora diafani e opachi, volteggiare nelle correnti grigie, alla ricerca di un segno che mi dica che sono ancora una persona e non solo più  l’eco di una mente perduta.

È questo quello di cui ho davvero paura:di perdermi, di dimenticare, di scivolare nell’oblio, ombra per sempre, riflesso nell’acqua scura, voce soffocata dalla morte.

Ed è il dolore per ciò che non rivedrò mai più, per il passo che mi ha negato per sempre la libertà, che mi permette di non perdermi in queste correnti.

È stato un attimo,un gesto banale a rimandarmi in questo gelo. Sempre ricorderò quando il freddo, che credevo di avere abbandonato per sempre, mi scese di nuovo dentro, facendo tornare le mie mani pallide e irreali, troppo fragili come le ali di una falena, troppo gelide per il sole come brina. E ricordo i tuoi occhi, scuri, caldi, vivi, che mi davano finalmente pace e segnavano la mia condanna.

Chiudo gli occhi, e sento le lacrime premere contro le palpebre:ma i morti non piangono, perché non hanno più nulla per cui farlo. Tranne io, Euridice, colei che fu salvata e uccisa dall’amore e che non ha voluto lasciare la sofferenza.

Ti prego, Orfeo, tu che sei laggiù, nella verde vallata di cui io vedo solo le viscere e nella quale il mio corpo giace inerte, vivi anche la mia vita, e con la tua musica rendimi immortale, mentre io rimarrò qui ,a combattere contro l’oblio armata solo del dolore per ciò che mi hai dato e poi strappato con la dolcezza dei tuoi occhi.

Perché il serpente mi uccise, richiudendo il breve cerchio della mia vita, ma fu il tuo amore, Orfeo, a condannarmi.

E questo fa male. 

   
 
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