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Autore: LuluXI    06/02/2013    2 recensioni
“Il cosmo a noi ostile abbraccia una vasta area, in cui ora regna la morte” prese la parola Shaka “Non so dire quanto sia forte il suo possessore, fatto sta che ha il controllo sulla periferia di Atene. Ha eretto una barriera, molto simile a quella che circondava il castello di Hades.”
“Ma perché seminare tutto questo terrore?” domandò Shun “Cosa lo spinge a comportarsi così?”
"Il desiderio di Vendetta" (Dal Capitolo 2)

___________
Per grazia di Atena e delle altre divinità, i Saint ritornano in vita. La priorità di Death Mask è quella di ritrovare sua figlia che, nel frattempo, lotta per sopravvivere nelle terre gelide della Norvegia. Dopo tre anni di pace, Death Mask è costretto ad interrompere le sue ricerche infruttuose: un nuovo nemico minaccia Atene e i suoi abitanti e lui, Ikki e Shiryu devono recarsi nel covo nemico; agli altri Saint il compito di vegliare sul Santuario, su Atene e su Rodorio, per spergiurare la catastrofe.
[Seguito de "La Maschera della Morte e la Vendetta", di cui non è strettamente necessaria la lettura; possibli OOC, dato che il tutto è una "What If?": cosa sarebbe successo se Death Mask avesse avuto una figlia?]
Genere: Avventura, Guerra, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Dragon Shiryu, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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Quel che ho fatto 
affronterò me stesso 
per tracciare una croce 
su ciò che sono diventato 
cancellare me stesso 
e lasciar andare quel che ho fatto... 
(Linkin Park, What I’ve done)

 

Un anno prima

Oslo

 
“Pål, vieni, ho fatto la cioccolata!” urlò Aletto dalla cucina, sentendo che la porta d’ingresso veniva richiusa. Quel giorno avevano deciso di non allenarsi: in fondo, si erano allenati senza sosta per parecchio tempo.
“Brava Aletto, brava” disse lui, entrando in cucina e sedendosi accanto a lei, prendendo la sua tazza fumante.
Per un po’, nessuno dei due disse niente: erano troppo concentrati sulla bevanda calda per poter parlare.
“Quando ricominceremo gli allenamenti?” domandò infine Aletto, alzandosi per riporre la tazza nel lavandino.
“Ormai ti ho insegnato tutto quello che sapevo, lite lys (*)… ti è bastato un anno, perché molte cose le sapevi già da te. Ora più che altro devi perfezionare le tue tecniche e allenarti da sola.” Rispose Pål, osservandola.
“Ma so chi può aiutarti a migliorare.” Aggiunse poco dopo.
“Chi?” domandò lei scettica, mettendosi sulla difensiva. Non amava il contatto con gli estranei e, pertanto, non si fidava a lasciare la casa di Pål per andare da un’altra parte. Già l’aver concesso parte della sua fiducia al ragazzo era stato un evento eccezionale per lei, figurarsi allontanarsi da lui per andare da uno sconosciuto; le riusciva difficile anche solo pensare a Pål come un amico, non era pronta per nuovi incontri.
 
“Death Mask” rispose lui, con un sorriso.
“Death Mask?” ripetè lei, incredula, spalancando gli occhi “Il..il mio maestro?”
“Esattamente”
“M-a…ma lui è morto Pål! Ikke erte meg!(*)” sbottò Aletto in risposta, dandogli le spalle, per guardare fuori dalla finestra.
“Jeg tuller ikke, lite lys… Il tuo maestro è vivo. Sono arrivate solo oggi le notizie dal Santuario, vista la distanza, ma conclusa la guerra contro Hades tutti i Saint morti durante la battaglia per la salvezza della terra sono tornati in vita.”
La tazza scivolò dalle mani di Aletto e andò ad infrangersi nel lavandino.
“Stai…stai dicendo sul serio?” domandò lei voltandosi verso di lui; Pål annuì.
Senza perdere tempo, Aletto si fiondò fuori dalla cucina.
Accanto alla porta c’erano tutti i suoi averi: dei guanti, un cappotto e una piccola saccoccia, con dentro le poche cose che aveva tenuto da parte e dei soldi.
“Takk for alt du har gjort for meg: Jeg vil aldri glemme, men nå må jeg gå. Farvel Pål!(*)” disse Aletto urlando, prima di uscire di corsa dalla porta.
Dopo tutto quel tempo, era arrivato il momento di tornare a casa, in Grecia: suo padre la stava aspettando.
“Aletto, vent(*)!” urlò il Silver Saint, precipitandosi fuori dalla casa e fermandosi nell’ingresso. “Han kommer hit! Jeg skrev ham et brev som forteller ham at du er her! Ikke gå, han kommer til deg!(*)”
Ma il suo richiamo si perse nel vento che iniziava a soffiare sempre più forte, annunciando una tempesta: prima che potesse seguirla, Aletto era sparita nel nulla.
 

Atene

 
Death Mask si lasciò cadere sul letto, e rimase ad osservare il soffitto, con i pugni chiusi e la mascella contratta. Niente, neanche quella volta. Aveva girato tutta la Grecia, ma non aveva trovato niente: Aletto sembrava essere svanita nel nulla.
“In fondo che ti aspettavi Death Mask? L’unica pista che avevi si è rivelata un vicolo cieco tempo fa.”
Aveva vagato alla cieca, per un anno, quando aveva scoperto che anche Federico non sapeva nulla di Serena e al solo pensiero gli saliva il sangue alla testa.
 
Aveva richiuso la porta con un calcio e aveva rivelato a Federico il vero motivo della sua visita: cercava sua figlia. Il ragazzo si era mostrato assai stupito, e lui gli aveva liberato il braccio, non prima di aver tirato una pedata alla pistola, facendola finire sotto il mobile più vicino.
“L’ultima volta che ho visto la tua fidanzatina, era con mia figlia: non me ne frega niente di Serena, puoi anche tenertela, ma io voglio mia figlia. Quindi vedi di dirmi dov’è.”
“Io…io non lo so.”
“Non lo sai?” aveva ripetuto lui, stupito.
“Dovresti saperlo tu dov’è! L’hai rapita tu quasi due anni fa!”
“Bhe, è da più di un anno che non la vedo.”
“Come scusa? L’hai rapita e non la vedi da tutto questo tempo?” domandò Federico perplesso “Scusami ma in tutto questo tempo che hai fatto? Dov’eri? L’hai lasciata ad un complice e non hai controllato dov’era? Certo che sei proprio un idio…”
“Ero MORTO in questi due mesi!” urlò Death Mask, interrompendolo “E non sono tornato dall’Inferno per farmi fare una ramanzina da un moccioso come te, sono stato chiaro?” concluse, tirando un pugno alla parete.
 
“Io…io non penso di aver capito” aveva balbettato Federico in risposta.
“Cosa c’è di difficile da capire? Sono morto e, prima di morire, ho lasciato Serena con mia figlia. E ora le sto cercando: sicuramente Serena è fuggita, perché nessuno avrebbe potuto trattenerla. Sai dirmi dove sono o no?”
“No…” aveva risposto Federico, abbassando il capo, affranto. “Ma se mi dici che è fuggita, a questo punto credo sia morta. Se fosse viva, mi avrebbe raggiunto, visto che la casa la avevamo comprata insieme e sapeva dove trovarmi. Lei e tua figlia a quest’ora saranno in una fossa comune.”
In un istante gli si era lanciato contro, afferrandolo per il collo e sbattendolo contro la parete.
“Stammi bene a sentire: mia figlia non è una bambina frignona. Mia figlia è FORTE e sa combattere, quindi NON DIRE che Aletto è morta… Se c’è qualcuno che può essere morto, quella è la tua amata Serena. E ti assicuro che se per puro caso dovesse essere ancora viva e io dovessi trovarla… e se scoprissi che ha fatto qualcosa a mia figlia, stai pur certo che morirebbe presto. Quindi, ti conviene rassegnarti all’idea che non tornerà.”
Aveva sbattuto la porta e se ne era andato, per non tornare più: la voglia di ammazzarlo c’era, ma aveva giurato ad Atena che non avrebbe più aggredito persone innocenti e così avrebbe fatto.
 
Sbuffando, si rimise a sedere: ripensare a quell’incontro non lo aiutava molto.
Con un colpo di reni si alzò dal letto e si avviò in cucina: la quarta casa, vuota, gli faceva uno strano effetto. L’assenza delle teste, scomparse alla sua morte e della servitù, cacciata nel momento del suo ritorno alla vita, rendevano la sua abitazione un semplice tempio spoglio, in rovina. Aveva chiuso l’intera ala della servitù, lasciandola in balia della polvere e si era rintanato a vivere nella cucina, nel salotto e nella sua camera da letto; anche la stanza di Aletto era chiusa, inutilizzata.
 
“Death Mask ci sei?”
L’affermazione di Shura, per quanto fosse sussurrata, nel silenzio della casa rimbombò fino a lui.
“In cucina!” fu la secca risposta del quarto custode, che riprese a sorseggiare la sua birra appena aperta.
“Vuoi una birra?” offrì al Gold Saint del Capricorno quando quest’ultimo entrò in cucina.
“No grazie…”
“Bhe, io si!” concluse, finendola in un sorso, per poi sbattere la bottiglia sul tavolo. “Che cosa vuoi Shura?”
“Aphrodite è preoccupato.”
Death Mask lo guardò scettico, inarcando un sopracciglio.
“Fammi capire Shura… Aphro è preoccupato e manda TE a vedere come sto?”
“Anche io sono preoccupato… Tutti siamo preoccupati Death Mask.”
“E nel “tutti” chi staresti comprendendo?”
“Tutti, Death Mask.” Si intromise Aphrodite, entrando in cucina “Sei sempre qui dentro o in missione: tutti sono preoccupati. Io, Shura, Saga, Kanon, Milo, Camus, Mu, Aiolia, Shaka…”
“Aldebaran, Aiolos, Doko” proseguì Shura “La Dea Atena, i Bronze S…”
“Non sparate minchiate!” urlò Death Mask in risposta, battendo un pugno sul tavolo “Non glie ne fregava mai un cazzo a nessuno di me prima che ci ammazzassero tutti, quindi non venitemi a dire che le cose sono cambiate! Soprattutto per quanto riguarda quei Bronzini… Soprattutto se si parla del Dragone!”
Tanta fu la violenza con cui Death Mask si alzò, che la sedia cadde in terra.
“Se non fossero arrivati loro, non avrei passato un mese sottoterra e mia figlia sarebbe ancora qui!”
“Death, se non fossero arrivati loro, Atena sarebbe morta…” si intromise Shura.
“Eravamo nel torto, non puoi biasimarli: loro hanno fatto ciò che andava fatto” proseguì Aphrodite. “Non è colpa loro se Alet…”
“Torto? Io me ne infischio dell’essere nel torto!” urlò Death Mask in risposta “Che cosa ha fatto Atena per me? CHE COSA? Io ho passato la vita combattendo nel suo nome, nel nome della giustizia che tanto le interessa!”
“Ti ha ridato una nuova vita, Death Mask” rispose Shura, calmo “Un’altra possibilità… Ti ha dato la possibilità di ricominciare da capo tutto, anche con Aletto”
Senza dir nulla, Death Mask li lasciò lì, uscendo dalla quarta casa.
 
Percorse l’intera scalinata, evitando di proposito di rivolgere la parola ai custodi delle altre case e ai loro ospiti, i Bronze Saint. Aprì la bocca solo per chiedere ai guerrieri di guardia alle stanze della Dea, di essere annunciato; Atena lo ricevette immediatamente.
“Dimmi Death Mask, che cosa ti porta qui?”
“Per chiedervi perdono per avervi mancato di rispetto, di nuovo, quest’oggi” disse, rimanendo col capo abbassato e un ginocchio piegato, contro il freddo marmo del pavimento.
“Non devi chiedermi perdono per farmi felice, Death Mask” rispose lei, alzandosi dal suo scranno “Ma perché sei veramente pentito. E nel tuo cuore, il rancore non si è ancora spento.”
A quell’affermazione, il Gold Saint rimase in silenzio.
“Death Mask…”
“Si, Divina Atena?”
“Guardami.”
Un po’ riluttante, il Saint del Cancro alzò lo sguardo sulla dea.
“Capisco la tua rabbia e il tuo rancore Death Mask. Capisco che ciò che hai passato durante gli anni di addestramento e durante il tuo servizio come Saint ti ha portato a compiere azioni avventate e crudeli. Ma so anche che, nel tuo cuore, tu sei fedele alla giustizia e so che espierai le tue colpe. Sai perché sei di nuovo vivo?”
“Per ricominciare, Divina Atena. Per avere la possibilità di riparare ai miei vecchi errori.”
“Finchè non li riterrai tali, non potrai ripararli… lo sai questo vero?”
In risposta, Atena ricevette solo silenzio.
“Death Mask, non portare maschere con me…. Sono la tua Dea.”
“Io non ho mai chiesto una seconda vita” disse, infine, il Saint del Cancro. “Volevo potere e gloria. Li ho avuti e sono morto per difenderli. Sono tornato per portarvi un messaggio assieme al Sommo Shion e agli altri. Mi sono pentito e ho abbattuto il muro del pianto: ho già espiato i miei peccati. Sono morto due volte, ho vissuto abbastanza.”
“Ma non hai vissuto abbastanza con alcune persone…”
“Quando sono diventato un Saint, sapevo che vita mi avrebbe aspettato. Inoltre, loro non sono qui: una è morta e l’altra potrebbe esserlo.”
In tutta risposta, Atena gli allungò una lettera.
 
Death Mask la lesse velocemente e, non appena finì, rialzò lo sguardo su Atena.
“Vai. Ho già informato Pål della tua partenza.”
Death Mask non se lo fece ripetere due volte: si precipitò alla quarta casa per prendere il necessario per il viaggio. Meno di mezz’ora dopo era diretto verso la Norvegia.
 
NOTE:
(Sicuramente Google translate non è affidabile, ma io non ho un'anima pia pronta a tradurmi correttamente tutto quindi... spero vivamente che le traduzioni siano quantomeno "simili" ç_ç)
(*) lite lys = piccola luce
Ikke erte meg = non prendermi in giro
Jeg tuller ikke, lite lys = Non ti sto prendendo in giro, piccola stella.
(*)Takk for alt du har gjort for meg: Jeg vil aldri glemme, men nå må jeg gå. Farvel Pål = Grazie per tutto quello che hai fatto per me: non lo dimenticherò mai, ma ora devo andarmene. Addio Pål!
Vent! = aspetta!
= Sta venendo qui! Gli ho scritto una lettera in cui gli dicevo che sei qui! Non andare, sta venendo per te!
 
Eh si, ancora un bel doppio flashback. Lo ammetto, in questo capitolo mi sono messa d’impegno per delineare al meglio il “nuovo Death Mask”, crudele e bastardo come sempre ma nel contempo un po’ “redento”. Mi piace dipingere in lui questo dissidio interiore (anche se, ahimè, lo porta ad essere un po’ OOC)...ho persino fatto riferimento al suo addestramento, che Atena sembra conoscere (si, tra i millemila programmi c’è anche un “prequel” con l’addestramento di Death Mask ma… non so se e quando riuscirò a realizzarlo, sigh ç_ç) Ora, Atena ha mandato la lettera, Pal l’ha ricevuta, Death Mask è partito ma… Aletto se ne è andata! Come la mettiamo?
PS:Giusto un angolino pubblicità: se non avete altro da fare (avrete sicuramente altro da fare, sono sicurissimissima) o volete comunque leggervi un'esperimento di AU! Fate un salto a leggere "Guerra e Pace"...potrebbe piacervi! =)

   
 
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