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Autore: rosaleona    06/02/2013    3 recensioni
- Ma tu non dormi mai? E' pieno giorno, a quest'ora i vampiri dovrebbero riposare nelle bare! -
- Master, ho dormito per vent'anni. Come posso avere sonno, dopo essermi riposato per così tanto tempo? Sono pieno di energia e sento il bisogno di sfogarla. Giocare con Richard e i suoi uomini non mi è bastato, ho bisogno di molta più azione. Finchè non avrò scaricato tutta l'adrenalina accumulata in due decenni di letargo, non mi sentirò stanco, nè desidererò dormire. -
Negli anni successivi, ogni volta che Integra ripensava a quella conversazione, un sorriso le increspava il volto.
"Mi aveva avvertita. A modo suo, mi aveva spiegato cos'avrei dovuto attendermi di lì a pochi giorni" diceva a se stessa Sir Hellsing.
Ma la ragazzina di dodici anni che sedeva di fronte ad Alucard non poteva capire fino in fondo le parole di un individuo che conosceva appena. Non poteva sapere che il vampiro stava solo mordendo il freno, nell'attesa che la nuova Sir Hellsing si riprendesse dalla morte del padre e dal tentativo di omicidio per mano dello zio. E una volta che Integra fosse stata in grado di tenergli testa, Alucard si sarebbe divertito a metterla alla prova
Genere: Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Walter C. Dorneaz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Master, cos'è questo? -
Integra alzò la testa dai suoi compiti per casa.
- E' uno spazzolino elettrico, Alucard. -
- E a che serve? -
- Per lavarsi i denti. Funziona come uno spazzolino normale, solo che invece di muoverlo con la mano, ha un motorino all' interno. -
- Voi umani siete davvero ridicoli! Lavarvi i denti vi sembra un'azione talmente faticosa da dover sprecare dell'elettricità per muovere uno spazzolino? - chiese il vampiro in tono sprezzante.
- Non l'ho inventato io. E comunque, uso lo spazzolino manuale. - rispose piccata Sir Hellsing.
Alucard tornò a guardare l'oggetto che teneva in mano:
- Costa molto? - chiese.
- No. E' solo uno spazzolino, non è un oggetto di valore. Adesso lasciami studiare. - rispose la ragazzina, chinando nuovamente il capo sui libri.
Alucard uscì in silenzio dalla camera e Integra si augurò che stesse riportando lo spazzolino da dove lo aveva sgraffignato.

- Queste diavolerie moderne sono incomprensibili! -
Quante volte Integra aveva sentito fare esclamazioni del genere da persone in là con gli anni? Sembrava che l'anzianità e la tecnologia fossero due mondi incompatibili.
A rigor di logica, Alucard sarebbe dovuto rientrare a pieno titolo nell'universo dei vecchi diffidenti verso ogni modernità, considerando che aveva più di cinquecento anni.
Invece, con grande sorpresa di Integra, non solo Alucard non si sentiva in soggezione davanti alle diavolerie moderne ma anzi le usava attivamente.
- Non sarei arrivato a cinquecento e passa anni se fossi incapace di apprezzare una comodità, quando mi si presenta. - le aveva spiegato il nosferatu.
E che il non-morto usasse la tecnologia con gran disinvoltura, Sir Hellsing l'aveva capito dal giorno stesso in cui l'aveva risvegliato.

Era ancora inginocchiata nelle segrete, con la pistola fra le mani, frastornata dal susseguirsi degli eventi.
Era salva.
Lo zio era morto, era stata lei ad ucciderlo. Accucciato di fronte a lei stava il vampiro a cui doveva la vita.
Quanto tempo era rimasta in quella posizione, muta, con lo sguardo imbambolato? Non avrebbe saputo dirlo. La risvegliò dal suo intontimento qualcosa che lambiva il suo braccio, là dove il primo proiettile dello zio l'aveva ferita. Girando la testa, vide che il vampiro stava diligentemente leccando il suo sangue, con una lingua decisamente troppo lunga per essere umana.
Sir Hellsing sentì i capelli rizzarsi sulla testa dall'orrore. Si alzò di scatto e a passo svelto varcò la porta dello scantinato, il corridoio, la scala che conduceva al piano superiore.
Si trovò a vagare per le stanze della villa silenziosa, senza sapere cosa fare, nè dove andare. Tre cadaveri si stavano raffreddando sotto i suoi piedi, aveva ucciso Richard e un vampiro la seguiva come un cagnolino.
"E' un sogno. Un incubo. Non può esser vero" pensava la piccola.
Buttò un occhio, timorosa, al figuro che la tampinava. Il vampiro...come si chiamava? Alucard...non sembrava avere cattive intenzioni. Il suo passo era indolente, segno che era rilassato. Non ce lo vedeva, uno che camminava così, a compiere uno scatto improvviso per assalirla e azzannarla.
Improvvisamente si rese conto di avere una sete atroce.
Come mai non si era accorta prima di avere così tanta sete? La ragazzina diresse i propri passi in cucina.
Mentre Integra si attaccava alla bottiglia dell'acqua Alucard, rimasto fermo sulla soglia della cucina, guardava quell'ambiente con aria stupita.
- Senti, Incorrotta... -
- Integra! -
- Senti, Integra...in che anno siamo? -
- Nel 1990. -
- Quindi ho dormito per vent'anni. - rimuginò il vampiro a voce alta - E in vent'anni questa stanza si è riempita di così tante robe nuove? -
Alucard entrò in cucina, avvicinandosi ai nuovi oggetti che vedeva.
- Cos'è questo affare? -
- Uno spremiagrumi elettrico. - rispose la ragazzina.
- Cioè serve a spremere le arance? Accidenti, non avrei mai pensato che strizzare un limone fosse un lavoro talmente faticoso da non poter essere svolto con la sola forza delle braccia! - ridacchiò il mostro.
Tre cadaveri si stavano raffreddando sotto i suoi piedi, aveva ucciso Richard e stava parlando di elettrodomestici con un vampiro. Sì, era certamente un sogno! Fra poco Walter sarebbe venuto a svegliarla e lei si sarebbe preparata per andare a scuola. Fino ad allora, avrebbe continuato ad assecondare il suo incubo.
- E questo che roba è? - chiese ancora Alucard.
- Un forno a microonde. -
- A che serve? -
Integra pensò che una dimostrazione pratica sarebbe valsa più di mille parole, così riempì un bicchiere di acqua, lo mise nel forno e lo scaldò per un minuto. Il risultato finale entusiasmò il vampiro oltre ogni dire:
- E' un'invenzione meravigliosa! - esclamò convinto - Adesso non avrò più problemi per scaldare il mio sangue! -
Lo sguardo interrogativo della piccola master lo costrinse a spiegarsi meglio.
- I tuoi antenati avevano costruito una cella-frigo vicino alla dispensa, dove stoccavano il sangue per me. Esiste ancora? -
- Sì ma viene sempre tenuta vuota. Non vedo sangue là dentro. -
- Be', certo, dopo vent'anni non posso sperare che abbiano conservato alcunchè, anche perchè ormai il sangue sarebbe andato a male. Ho capito, finchè non arriverà una nuova scorta, dovrò accontentarmi di quei tre nelle segrete. -
Il vampiro interruppe le sue considerazioni per aguzzare le orecchie:
- Si può sapere dove sono tutti gli altri? E' impossibile che tu viva da sola qua dentro! -
- Walter e gli altri domestici si sono assentati per dei lavori ma dovrebbero tornare entro stasera. -
- Ah! E' ancora vivo lo shinigami? Allora ci penserà lui a raccogliere dagli ospedali le sacche per le trasfusioni ormai scadute, riempiendo la mia cella-frigo. - constatò Alucard, annuendo con la testa alle sue stesse parole - Per terminare il discorso di prima, devi sapere che ogni volta che decidevo di mangiare, dovevo prima scaldare la mia porzione di sangue a bagno-maria. Era l'unico modo perchè raggiungesse una temperatura accettabile senza alterarsi troppo nel sapore. Avevo provato anche a scaldarlo versandolo direttamente in una pentola, ma il risultato non mi soddisfaceva. Il guaio del bagno-maria è che tocca maneggiare l'acqua, operazione mai salutare per noi vampiri. Ma con questo forno a microonde... -  
Il non-morto si fermò, per guardare l'elettrodomestico con occhi colmi di bramosia:
- Con questo forno a microonde, posso scaldare tutto il sangue che voglio, senza dover maneggiare l'acqua! -
- Devi prima versare il sangue in una tazza. Non puoi infilare una busta di plastica direttamente nel forno, esploderebbe. - lo avvertì Integra.
La ragazzina rimase in silenzio per un po'. Non si sentiva a suo agio con quel mostro. Alla fine però la curiosità fu più forte di ogni timore e trovò il coraggio di chiedere:
- Ma perchè devi scaldare il sangue, prima di berlo? Non puoi tirarlo fuori dal frigo e inghiottirlo così per com'è? -
Il vampiro assunse un'espressione seria. Alla nuova master, evidentemente, non avevano spiegato molto sui vampiri. Sarebbe toccato a lui colmare le sue lacune. Così, con lo stesso cipiglio di un insegnante di scienze, disse:
- In natura, il sangue che i vampiri bevono non è mai freddo. Il nostro corpo è programmato per assimilare cibo caldo, vivo. In passato, ho provato a bere del sangue freddo di frigo, per evitare tutta la manfrina del bagno-maria, ma il mio stomaco ogni volta si è ribellato. Ti assicuro, master, che le coliche sono dolorose per i vampiri come per gli umani. Da allora in poi, mi sono sempre assicurato di bere solo sangue a temperatura ambiente! -

Dal momento in cui Alucard si era risvegliato, il forno a microonde di casa Hellsing non aveva più avuto un attimo di requie.
Il vampiro era sempre appiccicato alle costole della padroncina ma nei pochi momenti in cui Integra non se lo trovava intorno, poteva star certa che quasi sicuramente era sceso in cucina per scaldarsi qualche porzione di sangue.
Oppure bazzicava per Villa Hellsing alla ricerca di qualche aggeggio elettronico che non era ancora stato inventato prima che lui venisse messo in letargo, portandolo poi da Integra o da Walter (ma quasi sempre dalla master, perchè le prediche che gli impartiva il maggiordomo su quanto fosse inappropriato trafugare gli oggetti altrui senza il consenso del proprietario, erano veramente esasperanti) per farsene spiegare vita, morte e miracoli.
- Che è st'affare, Integra? -
- E' una play-station. -
- Serve...? -
- A giocare con i videogames. -
- Videogiochi? - il vampiro era perplesso.
- Un videogioco è...hai presente un film? Un film d'azione? Ecco, un videogioco è come un film d'azione, con la differenza che non lo guardi e basta ma intervieni nella storia. Vedi i tasti su questa specie di telecomando? Pigiandoli fai muovere il tuo personaggio. Lo fai saltare, correre, sparare e via dicendo. Il videogioco viene registrato su una specie di cassetta, che infili qua dentro e lo vedi sul televisore, e intanto fai fare al tuo personaggio quello che ti pare. -
- Correre, saltare, sparare...praticamente fate le stesse cose che faccio io in missione. Non realmente, in versione virtuale, ma sono esattamente le stesse cose. L'ho sempre detto che gli umani non riescono a vedere il mostro che è in loro! E quanto costa 'sta cazzata, master? -
- Molto. Alla gente piacciono i videogiochi, sono disposti a spendere parecchi soldi per divertirsi. -  
Così trascorrevano le giornate di master e monster.
Inizialmente anche Integra, al pari di Walter, si era sentita in dovere di dire al servo che non stava bene prendere le cose ai proprietari senza il loro consenso. Pensava ingenuamente che il vampiro non conoscesse questa semplice regola del vivere civile ma il nosferatu aveva bloccato sul nascere e in tono irato ogni tentativo di replicare il maggiordomo:
- Non sono lo scemo del villaggio, ragazzina, quindi smettila di impartirmi prediche! So quale sarebbe il modo giusto di comportarsi ma non ho nessuna voglia di essere educato. Cosa dovrei fare, secondo te? Rivolgere la parola a quelle nullità che lavorano per te, chiedendogli cortesemente se mi lasciano entrare nelle loro stanze per vedere cosa possiedono? Andiamo, Integra! Cosa pensi che mi risponderebbero? Abito in questa villa da un secolo, qui dentro ho visto morire e nascere i miei masters. Perchè non dovrei sentirmi il padrone di queste stanze? Il re? Io entro dove mi pare e piace, senza renderne conto a nessuno. Ficcatelo in testa! -
Da allora Integra non si era più azzardata a dir nulla ad Alucard. Il fatto che nessuno dei dipendenti venisse a lamentarsi perchè gli era stato sottratto qualche oggetto, faceva comprendere a Sir Hellsing che il non-morto per lo meno si faceva un dovere di rimettere tutto per come l'aveva trovato e non le restava che sperare che continuasse a quel modo.

A dire il vero Alucard non doveva recuperare solo vent'anni di novità tecnologiche, ma anche vent'anni di avvenimenti umani.
Si era risvegliato da pochi giorni quando aveva avuto la malaugurata idea di chiedere a Walter cos'avessero combinato, gli umani, in quel lasso di tempo. La risposta dello shinigami lo lasciò talmente costernato che non potè fare a meno di esclamare:
- COME SAREBBE A DIRE CHE NON ESISTE PIU' L'UNIONE SOVIETICA?! -
Sir Arthur, conservatore strenuo, aveva visto il comunismo come il fumo negli occhi. Lo detestava in misura appena minore dei vampiri. Scoprire quindi che una delle più grandi nemesi del suo vecchio padrone era sparita, stupì Alucard allo stesso modo che se gli avessero annunciato che metà della popolazione mondiale dei vampiri era deceduta.
Walter, annuendo, proseguì la sua spiegazione:
- Proprio così. L'anno scorso hanno abbattuto il muro di Berlino e ufficialmente il blocco sovietico si è dissolto. -
- Quindi non fanno più quei film d'azione con gli americani buoni e i russi cattivi, o i film di James Bond? -
- Oh, no, quelli continuano a replicarli in televisione perchè alla gente piacciono. Sempre l'anno scorso è stato fucilato il dittatore Ceausescu. Adesso la Romania è una repubblica democratica. -
- E la Valacchia? - chiese il vampiro con apprensione.
- La Valacchia continua a far parte della Romania. -
Sul viso di Alucard si dipinse un'espressione delusa. Nella sua ottica di ex-monarca, il fatto che la Valacchia appartenesse alla Romania e non la Romania alla Valacchia, era fonte di avvilimento.
Walter, intanto, continuava a snocciolare diligentemente gli eventi salienti di quel ventennio.
In Cile il generale Pinochet si era impossessato del governo grazie a un colpo di stato, durante il quale era stato ucciso il presidente Allende, proseguendo poi a fare decine di migliaia di  desaparecidos. Nell'Irlanda del nord c'erano stati molti sanguinosi attentati e rappresaglie fra nazionalisti e lealisti. In Cambogia la dittatura dei Khmer Rossi aveva fatto milioni di morti. Il Regno Unito e l'Argentina si erano fatte la guerra per le Falkland, un pugno di isole sperse nell'Oceano Atlantico. In Persia una rivoluzione aveva scacciato lo Scià, impiantato una repubblica religiosa e cambiato il nome del paese in Iran. In Gran Bretagna un primo ministro di nome Margaret Thatcher aveva dissolto lo stato sociale. C'erano state delle guerre fra Israele e gli Stati confinanti...
Il vampiro alzò una mano, fermando quel fiume in piena di parole:
- Insomma, avete combinato i soliti casini. Guerre, morti, sofferenze e ancora guerre. -
Il maggiordomo si ribellò. No, non era vero, c'erano stati anche degli avvenimenti positivi in quei due decenni. Ad esempio la Spagna e la Grecia erano tornate ad avere dei governi democratici dopo decenni di dittature...
Alucard alzò nuovamente la mano:
- L'anno prima che master Arthur mi mettesse in letargo, eravate sbarcati sulla luna. Vi sentivate entusiasti, pensavate che avreste colonizzato l'universo da lì a pochi anni. La mia domanda è: ci siete riusciti? Avete realizzato le vostre fantasie? Avete impiantato una colonia sulla luna? Andate e venite da Marte come da qualsiasi altra località turistica terrestre? -
- No. A dispetto degli entusiasmi iniziali, l'esplorazione dello spazio si è rivelata estremamente complessa e problematica. Se mai riusciremo ad uscire fuori dal pianeta Terra, sarà fra chissà quanti decenni. -
- Quindi avevo ragione io. Avete combinato i soliti casini. Nient'altro di nuovo. -
Ciò detto, Alucard si era rifiutato di ascoltare altro. Tanto, sarebbe venuto comunque a conoscenza delle vicende più importanti origliando i discorsi altrui.
Il vampiro si rituffò quindi con rinnovato entusiamo nell'esplorazione delle nuove tecnologie, a suo giudizio più interessanti dell'animo umano, ottuso a sufficienza da ripetere sempre i medesimi errori.

La porta si aprì nuovamente e Integra alzò la testa dai suoi compiti. Stavolta però non si trattava di Alucard ma di una delle cameriere.
- La cuoca mi ha mandato ad avvertirvi che la cena verrà servita con quindici minuti di ritardo. Ha bruciato le patate e ha bisogno di un po' di tempo per cucinarne delle altre.-
- Va bene. Grazie, miss Hopkins. -
- Dovere, Sir. -
La cameriera chiuse la porta e la ragazzina tornò ai suoi compiti.
- Tutto qui, Integra? -
Sir Hellsing alzò la testa verso la voce. Alucard era seduto sul soffitto e la guardava con aria severa. Quand'era tornato nella stanza? Non aveva minimamente percepito la sua presenza.
- Tutto qui...cosa? - chiese la biondina, titubante.
- La tua serva sbaglia e tu non reagisci? -
- Bruciare delle patate non mi sembra un grave sbaglio. - sorrise Integra.
Alucard però non sembrava in vena di risate e con durezza proseguì:
- Chi se ne frega se l'errore è grave o meno. E' il principio, quello che conta! E il principio è che la tua cuoca è stata negligente e gliela stai facendo passare liscia. Non è così che si conduce una casa, padrona! Devi tenere i tuoi schiavi in pugno, sennò ti metteranno i piedi in testa! -
Integra sospirò spazientita, pensando ai compiti che doveva ancora terminare. Ormai però conosceva abbastanza bene Alucard da sapere che non l'avrebbe lasciata in pace finchè quella discussione non fosse stata conclusa. Così, con lo stesso tono che avrebbe usato per spiegare qualcosa a un bambino, rispose:
- Non sono i miei schiavi, Alucard. Ed è anche scorretto chiamarli servi. Sono i miei dipendenti. E comunque, sentiamo, cosa dovrei fare secondo te? -
- Non ci sono una frusta o un bastone, in questa casa? -
- Ma tu sei tutto scemo! Dovrei picchiare la signora Onassis solo perchè ha bruciato la cena? A parte il fatto che quello che mi proponi è ingiusto, se mi azzardassi a seguire i tuoi consigli, domattina troverei dietro la porta d'ingresso una delegazione sindacale decisa a farmela pagare. -
- Una delegazione ... di chi? -
- Non "di chi" ma "di cosa". I sindacati sono delle associazioni che si battono per tutelare i lavoratori. Insomma, se al giorno d'oggi le persone come te non possono più frustare le signore Onassis, è grazie ai sindacati. -
Il vampiro era scandalizzato:
- Vuoi dire che questi sindacati privano noi aristocratici del sacrosanto diritto di fare dei servi quel che ci pare? -
- Esattamente! - annuì Integra. Sì, lei l'avrebbe spiegato in altri termini ma l'importante era che Alucard avesse afferrato il concetto.
Il vampiro scrollò il capo, indignato:
- Che epoca barbara è questa, master! -
Integra si morse le labbra per non sghignazzare in faccia al nosferatu e chinò la testa sui suoi compiti. Il non-morto però non sembrava voler far cadere tanto presto il discorso:
- D'accordo, non puoi picchiare quella pelandrona ma almeno rimproverala! O i sindacati ti vietano anche questo? -
- Non lo so se i sindacati lo vietino o meno ma non ho nessuna intenzione di sgridare la signora Onassis. Lavora in questa casa da sei anni ed è la prima volta che brucia un pasto. Perchè dovrei prendermela con una lavoratrice seria, solo perchè ha commesso un errore? Possiamo sbagliare tutti! -
- Perchè ti ostini a non capire? Perdonare un errore vuol dire incitare una persona a commetterne altri! -
- Non è vero, non sono d'accordo. E adesso vuoi chiudere il becco? Ho ancora un sacco di compiti da terminare. Smettila di scocciarmi. E comunque, cosa ne vuoi sapere tu di queste faccende? -
Era stata la stizza a far parlare così Integra ma la ragazzina si pentì dell'ultima frase non appena finì di pronunciarla. Adesso il litigio era assicurato e poteva dire addio ai compiti. Intanto, sul capo di Sir Hellsing, era scoppiato l'inferno:
- Di queste cose ne so più di te, pivella! - ruggì Alucard - Ero un principe umano! Avevo schiere di servi che si occupavano dei miei castelli e li facevo rigare dritti come soldati! Se fossi stato indulgente, la pigrizia sarebbe propagata come un virus. Quei maledetti avrebbero lasciato marcire le provviste, avrebbero permesso ai topi di rosicchiare stoffe e mobili, avrebbero lasciato imputridire l'acqua delle cisterne, avrebbero rubato tutto quello su cui potevano mettere le mani...e guardami negli occhi quando ti parlo, vigliacca! -
Integra, con il collo incassato nelle spalle, alzò un visetto pallido verso il vampiro. Alucard infuriato non era mai un bello spettacolo, soprattutto quando era arrabbiato con lei. Gli occhi del vampiro lanciavano fuoco e fiamme e il cuoricino di Sir Hellsing cominciò a battere come un tamburo per la paura.
- Non azzardarti più a trattarmi come uno scemo, marmocchia! Ho cinquecento anni, ne so molto più di te della vita! -
- Scusa. - disse Integra con un fil di voce, sperando di rabbonire il vampiro. Ma Alucard non aveva nessuna voglia di calmarsi. La sua master era stata fuori tutto il giorno e appena rincasata si era messa a studiare, senza degnarlo di uno sguardo. La noia l'aveva innervosito e adesso aveva solo una gran voglia di litigare e sbraitare.
- Quand'ero un sovrano, non ho mai mangiato una cena bruciata e ho sempre dormito in letti con le lenzuola ben tirate e senza pieghe. E sai perchè? Perchè non ho mai perdonato un errore. Tutti dovevano impegnarsi al massimo! -
Integra pensò alle povere cameriere addette al giaciglio di Vlad l'Impalatore. Si chiese quante ore di tempo dovessero impiegare ogni volta per rifare un letto senz'ombra di pieghe. Che spianassero le lenzuola con una livella?  
- No, non ho mai perdonato un errore e non ho mai guardato in faccia a nessuno. Chi sbagliava doveva pagare, chiunque fosse, si trattasse anche della balia che mi aveva dato il latte! -
Integra, per temperamento, non era una persona che covasse a lungo i suoi timori. Anche in quell'occasione, la paura che la furia di Alucard le aveva instillato venne allontanata dalla curiosità suscitata dalle ultime parole del vampiro:
- Saresti stato capace di bastonare la balia che ti aveva allattato? La tua seconda madre? -
- Quella donna era una stronza! - fu la lapidaria risposta del vampiro - Ce l'aveva con me, immotivatamente oltretutto. Qualsiasi cosa accadesse agli altri bambini del palazzo, lei era certa che la colpa fosse mia. Tanta diffidenza nei miei confronti solo perchè ero un ragazzino vivace! Era convinta che fossi un violento solo perchè, quando giocavo alla guerra con gli altri marmocchi, se durante la ritirata mi imbattevo in una delle mie sorelle, l'afferravo per le trecce e la catapultavo giù per le scale, addosso ai miei inseguitori, in modo da rallentarne il passo. Oppure perchè obbligavo mio fratello Radu a fare il mio schiavo, il mio cavallo o il mio cane e quando contravveniva ai miei ordini lo picchiavo come si fa, appunto, con gli schiavi, i cavalli o i cani. Non era colpa mia se la natura aveva dotato le mie sorelle di trecce e il mio fratellino di un carattere remissivo! Io, semplicemente, approfittavo della situazione. Ma la mia balia era del parere che non dovessi approfittare di nulla e mi suonava come un tamburo dalla mattina alla sera! -
Integra storse il naso. Non era una risposta alla sua domanda. Decise di tornare all'attacco per un'altra strada:
- Se una mattina ti fossi svegliato particolarmente nervoso e avessi scoperto che la donna che ti aveva allevato l'aveva combinata grossa, saresti stato capace di impalarla?-
- Morì di pestilenza prima che m'incoronassero. - rispose il vampiro, stropicciandosi un occhio.
- Accidenti a te, Alucard, perchè non ti decidi a rispondere con un "sì" o con un "no"?! Se la tua nutrice non fosse morta prima della tua incoronazione, saresti stato capace di impalarla se qualcuno l'avesse accusata di commettere un'azione spregevole? Sì o no?! -
- E adesso cosa vuole Walter! - ringhiò il vampiro, in risposta ad un richiamo udibile solo alle sue orecchie - Arrivo, shinigami, non c'è bisogno di urlare tanto! -
Così dicendo, filtrò attraverso il soffitto, sparendo alla vista di Integra e lasciando la ragazzina in preda a molti dubbi.

Walter attendeva Alucard nella sua stanza e sembrava particolarmente irritato:
- Credi che non me ne sarei accorto, lurido succhiasangue? -
- Di cosa? - esclamò l'interlocutore, sinceramente stupito.
Per tutta risposta il maggiordomo aprì una scatola di sigari adagiata sul suo letto. Gliel'aveva regalata Sir Arthur qualche settimana prima di morire e Walter aveva deciso di conservarla come ricordo dell'ex-padrone. Nella fila di sigari c'era uno spazio vuoto. Almeno due sigari mancavano all'appello.
- E con ciò? Cosa vuoi da me? - chiese il vampiro.
- Voglio che tu me li restituisca! -
- Lo farei volentieri, se li avessi presi io. Ma dato che non sono stato, non posso accontentarti. -
- Non prendermi in giro! So benissimo che vai e vieni continuamente dalle stanze altrui per frugare fra i loro averi. Vuoi darmi a bere che non sei entrato anche nella mia, approfittandone per sgraffignarmi i sigari? -
- Ammetto che sono entrato anche nella tua camera. L'ho fatto solo una volta però, non per un particolare rispetto nei tuoi confronti ma perchè qua dentro non hai niente che susciti il mio interesse. Neanche i sigari mi interessano. Fumo solo per tenere compagnia a qualcuno, non perchè mi dia un particolare piacere e non mi pare che in questa casa ci sia qualcuno di cui possa essere "compagno di fumate". Persino un tabagista incallito come te ha abbandonato le sigarette. Come vedi, non ho nessun motivo di arraffarti i sigari. -
Alucard aveva parlato in tono tranquillo ma nè il suo tono pacifico nè la logica dei suoi argomenti scalfirono minimamente la rabbia di Walter. Cocciutamente, il maggiordomo replicò:
- Le tue motivazioni non m'interessano! So solo che sei l'unico sospettato, e ciò mi basta! -  
- L'unico sospettato? Non mi pare. Integra non ha forse libero accesso alla tua camera? -
- Integra non farebbe mai una cosa simile! La conosco bene! -
- Davvero? Quindi saprai anche che quando non sei a portata d'orecchio, il tuo angioletto biondo impreca come un camionista in corsia di sorpasso? -
A giudicare dalla faccia che fece Walter, non pareva che il maggiordomo sapesse nulla delle capacità linguistiche della sua protetta e il vampiro gongolò internamente per quel punto a suo favore.  
Lo shinigami sospirò, tentando di calmarsi. Massaggiandosi le tempie, disse:
- Ti avviso Alucard: che non si ripeta più un furto dalla mia stanza, altrimenti te ne farò pentire. Chiaro? -
- Chiarissimo! Ricordati di dirlo anche ad Integra, mi raccomando. -
Walter lanciò all'indirizzo dell'ex-camerata una sequela di insulti degni di un'Integra in corsia di sorpasso e il vampiro se ne andò ridacchiando.
 
Il maggiordomo, seduto in cucina, attendeva che la sua camomilla si raffreddasse.
Doveva sforzarsi di mantenere la calma, la sua pressione arteriosa lo esigeva. Ma come poteva rilassarsi se Alucard, da quando era stato risvegliato, non aveva fatto altro che combinare guai?
Un rumore di passi familiare.
Walter alzò lo sguardo, incrociando il visetto di Integra.
- Temo che per stasera non riuscirò a finire i compiti. Puoi scrivermi la giustificazione per domani? -
- Certo principessa. Portami qui carta e penna. -
Sir Hellsing storse il naso. Suo padre, quando voleva chiamarla con qualche vezzeggiativo affettuoso, le dava della nanerottola, della peste, della pannocchia o del nano da giardino. A Integra quei nomignoli spiritosi piacevano, la facevano ridere. Walter, invece, quando voleva essere affettuoso, se ne scappava con quell'odioso "principessa". Alla ragazzina non piaceva, la giudicava un'espressione leziosa, inadatta alla sua personalità. Nonostante ciò, non aveva mai protestato perchè a Walter quella parola scappava solo in rari casi, quando era molto stanco o particolarmente teso. Neanche quella sera Sir Hellsing ebbe il coraggio di contraddire il suo secondo padre e si avviò a cercare quel che le era stato chiesto.

Allevare un bambino è una ripetizione quotidiana di tanti piccoli gesti apparentemente privi d'importanza.
Rimboccare una canottiera in una gonnellina. Riannodare treccine e codine scioltesi durante una corsa. Insegnare ad allacciare le scarpe. Tagliare la carne nel piatto. Misurare la febbre. Togliere un dentino di latte.
Walter aveva fatto tutte queste cose per la figlia del padrone. Non aveva prestato attenzione a quei gesti ed era stato così che, tra un fermaglino riagganciato e un naso soffiato, aveva finito con l'affezionarsi a quella bambina come ad una creatura sua.
Quando si era reso conto dei suoi sentimenti, era stato come se una voragine si spalancasse sotto ai suoi piedi. Si era sentito perduto.
Anche se non apparteneva anima e corpo al Millennium, anche se continuava a mantenere una sua indipendenza mentale e fisica, di fatto restava internamente un ribelle, un doppiogiochista. Si era aggregrato a quello scampolo di nazisti in gioventù, in un'età in cui non nutriva affetti profondi per nessuno ed era certo che non ne avrebbe mai sviluppati in seguito per chicchesia. La prima parte della sua vita aveva dato ragione a questa convinzione. A ben vedere, neanche con Integra era stato amore a prima vista. L'aveva giudicata una marmocchia come tante, un essere privo di importanza e interesse. Ed ecco che, senza accorgersene, quel soldo di cacio aveva finito col diventare la persona più importante della sua esistenza.
Un simile affetto non era compatibile con la sua ribellione! O l'uno o l'altro, non poteva tenerli entrambi. E dato che il tradimento programmato da tempo gli sembrava lo scopo più importante della sua vita, aveva pensato di eliminare Integra dalla propria strada.
Forse era ancora in tempo, bastava cominciare a comportarsi con freddezza con la piccola, spingerla a rivolgersi al padre o alla signora O'Hara quando veniva da lui...alla fine la nanerottola l'avrebbe dimenticato, regalando il suo cuore a qualche altro adulto. In fondo, i bambini sono così volubili...
Presto gli fu chiaro che "i bambini" non sono un universo monolitico fatto con lo stampo, ma ognuno di loro possiede una sua personalità, al pari degli adulti e il temperamento di Integra non era di quelli volubili. Gli amori e gli odi della piccola erano intensi e duraturi. Per lei Walter era un individuo speciale, diverso da tutti gli altri che bazzicavano per casa e aveva un modo tutto suo per sottolineare al mondo intero la sua preferenza per lo shinigami. Walter e suo padre erano le uniche persone a cui non rispondeva quando la rimproveravano e se Arthur era la prima persona da cui correva per mostrargli un dentino caduto, il maggiordomo era l'unico in grado di farle aprire la bocca per inghiottire sciroppi e medicinali.
Walter si era arreso all'evidenza e non era stata una resa particolarmente dolorosa. In fondo, internamente gongolava dell'amore incondizionato di Integra. Restava il problema di come poter unire l'affetto che nutriva per la bimba con la distruzione programmata dal Millennium. Aveva senso amare una persona che con molta probabilità sarebbe stata inghiottita dall'apocalisse finale?
Qualcosa, dentro di lui, si ribellò: come poteva pensare che Integra, il piccolo generale di Hellsing Manor, sarebbe perita come una nullità qualsiasi? Potevano morire gli altri, non la sua principessa!
Ripensò ad Integra neonata, allo stupore che provava ogni volta che si affacciava sulla sua culla. L'esserino inerme che giaceva sul materassino guardava il mondo circostante e le persone che si abbassavano su di lei con cipiglio autorevole. Su quel visetto non si disegnavano le espressioni tipiche dei neonati, come la paura o il sorriso, ma uno sguardo corrucciato e una boccuccia seria, poco disposta a regalare gratuitamente risatine infantili. L'Integra neonata studiava il prossimo con una sicurezza in se stessa che lasciava sbalorditi.
No, una persona con una tempra simile sin dalla sua venuta al mondo non poteva lasciarsi uccidere da una manica di vampiri invasati. Qualunque cosa accadesse, lei sarebbe sopravvissuta.
Walter aveva così quadrato il cerchio e con la sua fiducia assoluta nelle capacità di Integra, aveva lasciato che la Vita continuasse a condurlo verso il suo destino, riuscendo serenamente a far convivere il suo affetto per la bambina con la ribellione che avrebbe culminato la sua esistenza.

Adesso, mentre vedeva Integra allontanarsi dritta e fiera alla ricerca della carta e della penna, Walter ripensò alle parole di Alucard.
No, impossibile che fosse stata Integra a rubargli i sigari! A quale scopo, poi?
E' vero, Integra aveva la femminilità di un carrarmato; non si tirava mai indietro da una rissa; prendeva disinvoltamente in mano quegli animali che solitamente suscitano ribrezzo, come vermi o insetti; si arrampicava sugli alberi con una maestria degna Huckleberry Finn e spaccava le noci coi denti...ma arrivare a fumare un sigaro! Eh, no, questo era veramente fuori dalla sua portata!
Alucard poteva insinuare quel che voleva, Walter era sicuro del fatto suo. Conosceva benissimo Integra e sapeva che la sua principessa non era tipo da mettersi a fumare, nè ora nè mai.
Il maggiordomo abbassò lo sguardo sulla sua camomilla. Finalmente si era intiepidita. Adesso poteva berla senza scottarsi.
  
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