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Autore: elelove98    06/02/2013    1 recensioni
Celeste è una normale ragazza di ventuno anni. Ha una vita calma e tranquilla,anzi forse troppo monotona. Viene scossa da un ragazzo misterioso che le chiede di seguirlo e lei si fida,anche contro la sua volontà. Ne era attratta come una calamita. Le farà scoprire la verità,le sue origini.
E' una legenda con un po' d'amore,un pizzico di mistero e la lotta per riportare la pace in un regno che non ha più alcuna speranza di tornare a brillare come un tempo. L'unica possibilità è la sfera marina.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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-Capitolo 3-

Quella mattina i raggi solari erano più deboli. Le finestre erano velate da sottili tende rosse di seta,che si intonavano con il colore arancione della camera. Le pareti erano tutte arancioni,c'erano due letti a baldacchino e una semplice scrivania; c'era collegato un bagno,forse per non far uscire le due ragazze nel caso dovessero andare in bagno o semplicemente avere una scusa per andare a curiosare in giro.
A Celeste la stanza piaceva ed il letto lo trovava molto comodo,ma nonostante ciò non era riuscita a dormire molto. Se ne stava sotto le coperte con le mani sotto la nuca e con gli occhi aperti a fissare in alto,a pensare all'assurda situazione che stava vivendo. Aveva sempre desiderato dare una svolta alla sua vita,renderla più avventurosa e coinvolgente, ma non fino a questo punto. Non aveva mai creduto che fosse possibile,abituata alla sua noiosa vita.

Era stanca di stare a letto a non fare niente,così si stiracchiò e si mise seduta sul letto,spostando da un lato le coperte. Si stropicciò gli occhi per svegliarsi bene. Notò solo in quel momento che qualunque cosa intorno a lei era di un lusso sfrenato,tanto che lei li aveva potuti ammirare solo in vetrina quelle poche volte che andava a fare shopping per le strade affollate di Cambridge. Con il suo stipendio,riusciva a malapena a pagarsi il necessario per vivere e gli studi.
Si alzò e vide Arianna ancora assorta nel sonno con un sorriso ebete stampato in faccia. ”Chissà cosa sta sognando?“,si chiese pensierosa Celeste. La sua amica non dormiva mai così bene,solo quando aveva una buona notizia o superava un esame con il massimo dei voti,cioè sempre.
Decise di lasciarla dormire in pace e si diresse ad uscire silenziosa dalla stanza. Aprì la porta e si trovò davanti Dylan con un pugno a mezz'aria,segno che stava per bussare. Celeste si mise un dito sul naso,facendogli segno di non dire una parola e chiuse la porta piano.
Il biondo la prese per mano e lei sentì una scossa elettrica come la prima volta,ma non gli diede peso perché la trascinò chissà dove per il palazzo.
Dopo aver camminato per un po',si fermarono sulla ringhiera delle scale,forse per parlare indisturbati.
-Scusa,ma volevo lasciare Arianna dormire ancora tranquilla. E' tutto nuovo anche per lei e voglio che si riposi senza essere disturbata.-ruppe lei quel silenzio teso che si era creato.
-Questo l'avevo capito.-la guardò negli occhi.-Hai dormito bene?-.
-Sinceramente no,ho bisogno di risposte,di sapere cosa diavolo mi sta succedendo.-lo sgomento si faceva largo in lei.
-Avrai una risposta a qualunque tua domanda.-le tese una mano.-Vuoi seguirmi?-. ”Cos'era,una frase a doppio senso?“,si chiese ancora pensierosa,dimenticandosi quello che era successo il giorno prima.
No,una semplice domanda.“,sentì ancora la voce del ragazzo parlargli attraverso il pensiero.
Si sentì così sciocca ed imbarazzata ad essersi dimenticata di quel dettaglio. “Che memoria da elefante la mia!“,pensò ancora imbarazzata,facendo ridacchiare divertito il biondo.
Poi annuì leggermente con la testa e,prendendogli la mano ancora tesa,iniziarono a camminare. Salirono due piani e girarono a destra,entrando in una stanza stupefacente agli occhi di Celeste. Aveva anche questa le pareti arancioni, ma anche con sfumature che le ricordarono tanto il tramonto che aveva visto il giorno prima. C'era una specie di palco dove,pensò lei,dovevano svolgersi le riunioni importanti; di fronte stavano molte sedie vuote che non aspettavano altro che essere occupate e al posto del soffitto,stava una grande vetrata multicolore dalla quale si poteva vedere il cielo azzurro risplendere,anche se quel giorno pioveva. Lei però aveva una paralisi facciale per quanto era stupita da tanto lusso.
-Dove....dove siamo?-gli chiese con un soffio di voce.
Lui rise in risposta per la sua buffa espressione.-Questa è la stanza principale del palazzo: l'aula magna,quella nella quale ci riuniamo e prendiamo decisioni importanti,oppure parliamo e basta.-spiegò sorridente.
-In quanti vivete qui?-.
-Siamo io,i miei due fratelli e tutti quel del nostro popolo che vogliono far tornare le cose come prima.-.
-Ok,non ci sto capendo niente perché ancora non mi è stato spiegato nulla,però ho capito quello che hai detto.-”Che lungo giro di parole,probabilmente è il discorso più sensato che sono riuscita a fare negli ultimi minuti.“,pensò sarcastica. L'altro ridacchiò per l'ennesima volta sentendo il suo pensiero buffo.
-E' per questo che siamo venuti qui,ti spiegheremo cosa sta succedendo.-”noi chi?“.-Io ed i miei fratelli.-si affrettò a risponderle.
-Vieni,li presento.-la prese per mano e si diressero verso due giovani ragazzi girati di spalle.
Dylan si schiarì la gola ed i due si girarono interrogativi.,cercando di capire chi li desiderava. Sia Celeste sia i due restarono colpiti di chi avevano davanti.
-Dunque,lui è Jack,il mio primo fratello.-ed indicò un ragazzo alto e magro,dai capelli castani, gli occhi celesti,le labbra piccole ed il mento marcato,con la pelle un po' abbronzata.-E lui è William,il più piccolo.-questa volta indicò un ragazzo alto con il petto scolpito,i capelli biondi e gli occhi azzurri,le labbra ne tanto piccole ne tanto grandi e la pelle chiara. Erano entrambi due bei ragazzi ed anche loro pensavano la stessa cosa di lei.
-Jack,William,lei è Celeste.-la presentò e loro fecero uno sguardo confuso,così continuò.-quella Celeste.-.
Riportarono lo sguardo su di lei e sgranarono gli occhi stralunati. Non si aspettavano che quella bella neonata vista solo in un quadro,sarebbe diventata la bella ragazza che avevano davanti.
-Ehm...piacere.-allungò la mano impacciata e leggermente imbarazzata.
-Piacere mio.-dissero in ordine i due,stringendole la mano. Poi,lei riportò lo sguardo su Dylan,confusa.-Cosa intendevi prima con ”quella Celeste“?-.
Si aspettò che sbuffasse,ma invece sorrise dolce.-Ora ti spieghiamo tutto.-e detto questo,la guidarono ad un tavolo leggermente lontano da quello che le era parso un palco. William le spostò la sedia indietro e la spinse in avanti quando lei si fu seduta.
-Grazie.-mormorò timida.
-Di nulla.-le sorrise dolce. Poi anche lui e gli altri due si sederono,Dylan con lo sguardo serio per quello che era appena successo. Non capiva cosa gli stava accadendo,di solito sorrideva sempre o almeno ci provava,ma quell'atto di gentilezza del fratello l'aveva infastidito. Di solito non gli dava fastidio che i suoi fratelli corteggiassero o perlomeno fossero gentili con le ragazze,ma lei faceva eccezione,era Celeste.
-Allora.-Dylan ruppe il silenzio che si era creato tra loro,nonostante la sala fosse piena di gente che discuteva animatamente.-Cosa vuoi sapere?-.
-Beh,direi tutto quello che c'è da sapere.-”Mi sembra ovvio.“,pensò ovvia.
Sorrise divertito. ”Mi scusi,Capitan ovviò.“,le rispose con pensiero sfottendola e beccandosi un'occhiataccia da quest'ultima.-Ok,chiedimi qualunque cosa.-.
Fece una lunga pausa di riflessione,viste le innumerevoli domande che le frullavano per la testa e non volendo chiedere tutto a raffica. Aveva l'occasione per chiarirsi le idee e doveva scegliere con cura le domande.-Voglio sapere chi sono e cosa ci faccio qui.-.
Restò spiazzato per quella domanda,si aspettava domande del tipo:”Quando posso tornare a casa?“,oppure,”Voi cosa siete?“. Dovette ammettere almeno a se stesso che era una ragazza molto riflessiva.-Dunque,ti avverto che quello che sto per dire potrebbe sembrare molto fantasioso e da pazzi,ma è la pura verità.-amava divagare.-Inizio col dirti che in questo palazzo non siamo esseri umani,ma parte del popolo del mare. Ovvero tritoni e sirene.-Celeste spalancò la bocca scioccata. Non ci poteva credere,era sicura che creature del genere fossero estinte dai tempi di Ulisse.-Tutto ebbe inizio il giorno che il re e la regina del mare,ovvero i tuoi genitori,ti diedero alla luce. Il popolo festeggiò molto quel giorno,ma poi la notte stessa i sovrani sparirono misteriosamente e non vennero mai ritrovati.-le scesero involontariamente le lacrime,rigando tutto il suo bel viso. Sapeva fin da quando i suoi genitori adottivi erano morti,che non c'era molta speranza di rivedere i suoi veri genitori vivi,ma almeno un po' ci aveva creduto. Non ci credeva che non c'erano più,non ci voleva credere.
Dylan la guardò dispiaciuto di averle dato quella notizia,ma doveva sapere tutta la verità e purtroppo era incluso anche questo. Tuttavia,continuò a raccontare.-Qualcuno che sapeva cosa stava per succedere,ti salvò trasformandoti in umana e portandoti sulla Terra. La collana che porti al collo ti permetterà di riassumere la forma di sirena quando vorrai e di tornare umana anche. Venne inciso sopra il tuo nome per riconoscerti. Tu sei la principessa del mare.-concluse.
Lei chiuse gli occhi,ancora scioccata,cercando di realizzare con calma tutto quello che le era stato appena riferito. Non riusciva ancora a credere che sirene e tritoni esistessero ancora,non riusciva a credere che i suoi genitori non c'erano più,non riusciva a credere di essere una di loro.
-Ehi,tutto bene?-le chiese William preoccupato.
Riaprì gli occhi e fece un piccolo sorriso.-Più o meno sì. Sto solo cercando di realizzare tutto questo.-lo rassicurò,intenerita dalla sua preoccupazione per lei. Lo stomaco di Dylan si strinse in una morsa nel vedere Celeste e William sorridersi così....così...non sapeva come definirli e forse neanche voleva saperlo. Si schiarì la gola,facendo riportare l'attenzione di tutti su di lui.
-Ma,oltre a questo,perché mi hai portata qui?-gli chiese con un filo di voce.
-Qui ti volevo.-le rispose lui e continuò.-Siccome tu e i tuoi genitori non c'eravate più,il regno è rimasto senza qualcuno che governasse. Così,il trono è passato di diritto a Lavinia,la sorella minore di tua madre. Lei è cattiva e usa il potere a suo piacimento: non aiuta nessun che ha bisogno,arresta chi non le obbedisce,tortura i poveri innocenti,ha rimesso la pena di morte... Insomma cose che con i vecchi regnanti neanche esistevano.-prese fiato.-Tu puoi fare due cose: o sposi suo figlio Alex e poi riporti il regno alla luce,oppure devi combattere e trovare un oggetto leggendario per aumentare i tuoi poteri,la sfera marina. Cosa pensi di fare?-.
Fece un'altra riflessione. Cosa poteva fare? L'avevano portata lì di forza e poi le avevano detto tutte quelle cose,come poteva prendere una decisione importante? Aveva bisogno di tempo,però se tutta quelle gente aspettava da molto il suo ritorno,non poteva rifletterci molto su. Doveva prendere una decisione in fretta e farsi coraggio,oltre che chiarirsi le idee.-Voglio combattere! Trovare questa sfera e riportare tutto come era prima,non ci penso minimamente a sposare mio cugino.-in effetti,per loro doveva essere una cosa normale sposarsi tra parenti,ma a lei non piaceva.
Dylan sorrise sornione e si alzò in piedi,tendendole una mano.-Bene,sono molto felice di sentirtelo dire. Vieni con me,che ti spiego meglio.-.
-Va bene.-gli sorrise ed afferrò la sua mano,dirigendosi poi fuori dalla stanza. Un lampo di gelosia attraversò gli occhi di William quando li vide per mano sparire dietro la grande porta in legno.

 

 

Dal profondo del mare una sirena ed un tritone osservavano divertiti quello che succedeva in quel palazzo dall'interno di una grande coppa rigorosamente in oro.
-E quella chi è,madre?-le chiese il tritone solenne.
-E' lei,figlio mio. L'hanno trovata.-sorrise divertita.
-Davvero? Era ora!-esclamò.
-Sì,hai ragione. Finalmente potrò mettere in atto il piano che conservo da anni.-e tornò a guardare la scena nella coppa,soprattutto la ragazza bionda. Piano piano stava arrivando il momento che aspettava da anni e questa volta non avrebbe fallito.

  
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