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Autore: Nerea_V    07/02/2013    5 recensioni
"Era ormai due giorni che gli stavo dietro, ma di lui nessuna traccia. Aveva lasciato una scia di persone scomparse e di cadaveri da un mese ormai e c’era di sicuro qualcosa sotto. [...]"
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Andammo al ‘Marco’s Pizza’ nella città vicina. Ci facemmo dare un tavolo e mangiammo la pizza migliore che avessi mai assaggiato da lì ad almeno un anno.
La serata trascorse tranquilla, parlammo delle nostre cacce migliori o più strambe. Mi divertivo in loro compagnia, ma presto incominciammo a parlare di cosa avremmo fatto il giorno dopo, quando tutto sarebbe finito in quella città, e mi resi conto che non avevo voglia di tornare a stare da sola. Non potevo dirglielo però. Certo ci stavamo divertendo molto, e mi piacevano, ma li avevo comunque appena conosciuti, non potevo autoinvitarmi nei loro affari. Sarebbe semplicemente tornato tutto come prima e io me ne sarei fatta una ragione, del resto ci ero abituata. Non avrei neanche dovuto fare quei pensieri. Io non dovevo legarmi a nessuno. Eppure sentivo qualcosa di diverso dentro.
Finita la cena rimanemmo ancora un po’ a parlare e poi ripartimmo per Elmore. Arrivati al motel Dean spense la macchina, scendemmo, ma non mi avviai verso la mi stanza.
- A domani ragazzi.- Dissi dirigendomi a piedi verso il centro della città.
- Dove vai?- Chiese Sam.
Mi girai. – Non ho sonno. Vado a farmi un paio di drink.-
- Ti accompagno.- Disse Dean.
Lo guardai storto. – Non ho bisogno della baby-sitter.- Dissi.
Lui mi si avvicinò, ignorando il mio commento. – Tu vieni Sammy?-
- No, grazie. Vado in camera, ubriaconi.- Disse lui.
In risposta gli feci una linguaccia. E lui rise. Poi mi girai e mi avviai per la strada. Dean mi raggiunse. – Andiamo a piedi?- Chiese.
- Mi piace camminare di notte, sotto le stelle. Perché ti dispiace?- Risposi.
Lui mi guardò. – No, piace anche a me. Speravo solo che ricambiassi il favore di averti fatto salire sull’Impala e mi facessi fare un giro sulla tua moto.-
Sorrisi. – Stai cercando di fregarmi? Non è la stessa cosa! Dovevi mettere in chiaro prima di partire che salire sulla tua ‘bambina’ comportava che io dovessi farti salire sulla mia.- Lo guardai sorridendo e scuotendo la testa. – No, no caro mio. Non vale. Tu sulla mia moto non sali.-
Fece la faccia imbronciata. – Ok, ma ti convincerò. Prima o poi.- Disse sorridendo. Quella frase mi fece capire che non voleva tagliare del tutto i ponti con me e ricominciai a sperare. Volevo che mi chiedesse di andare con loro e allo stesso tempo non lo volevo. Era come se due parti del mio essere stessero lottando dentro di me, quella sopita ormai da un anno che aveva bisogno di un contatto umano di tanto in tanto e quella orgogliosa e testarda che voleva far vedere che poteva cavarsela da sola.
Oddio. Sì, ho proprio bisogno di un drink. Io non voglio stare con nessuno e non voglio che nessuno mi chieda di andare con lui chissà dove. Io sto meglio da sola, non voglio avere legami di alcun tipo. Per questo da più di un anno non andavo a trovare Bobby o Rufus.
Lui notò il mio cambiamento di umore, ma non disse niente. Continuò a camminare in silenzio al mio fianco fino al ‘Red white and brew’. Ci sedemmo al bancone e ordinai due vodke lisce, la mia doppia.
- Ci vuoi dare dentro, eh?- Disse Dean.
Incrociai il suo sguardo mentre buttavo giù il drink. – Qualche problema?-
Lui bevve il suo e ne ordinò altri due. – No, solo che non si trova di frequente una ragazza come te.-
- Lo prendo come un complimento.- Dissi.
- Beh, lo è.- Disse e io sorrisi. – Ho notato, però, che ti dai spesso all’alcool.-
Bevvi un sorso. – è un ottimo scacciapensieri.-
- Già, hai proprio ragione.- Disse bevendo un sorso anche lui, poi mi fisso negli occhi e proprio come era successo quel pomeriggio, mi persi nel suo sguardo. Prima che i ricordi dolorosi tornassero a galla distolsi lo sguardo e finii il mio secondo drink.
- Anche tu però non scherzi. Bevi come una spugna pure tu.-
Lui fece un mezzo sorriso triste. – Il nostro lavoro non è dei più semplici.-
Annuii e poi rimanemmo in silenzio per qualche minuto, ognuno perso nei suoi pensieri. Non ero abituata a parlare del mio passato, ma c’era qualcosa in lui che mi spingeva a parlarne, come se sapessi che mi avrebbe capito e che anche lui aveva passato le mia stesse pene.
Lo guardai mentre fissava intensamente il bancone davanti a se, le piccole rughe intorno agli occhi, i capelli biondi spettinati. Era davvero bello, ma la parte più bella erano gli occhi, perché racchiudevano tutta la sua vita, sia le parti belle sia quelle brutte. Senza eccezioni. Lì risiedeva il vero Dean e mi accorsi di volerlo conoscere.
- Qual è la tua storia?- Chiesi. Lui si girò verso di me senza capire. – Come sei arrivato a cacciare?- Precisai.
Tornò a fissare il bancone, facendo girare distrattamente il suo bicchiere. – Quando avevo quattro anni un demone è entrato in casa ed è andato nella cameretta di mio fratello. Mia mamma lo sentì piangere e andò a vedere. Quando anche mio padre entrò nella stanza vide mia madre sul soffitto con la pancia squarciata e tutto prese fuoco. Mi diede in braccio Sammy per portarlo fuori e cercò di salvare mia madre, ma non ci riuscì. Ha iniziato a cacciare per vendetta. Penso che tutti inizino così.- Si girò di nuovo verso di me. – Sai, prima non pensi neanche che esistano certe cose e l’attimo dopo un mostro ti strappa ciò che di più caro hai. In quel momento o decidi di lasciarti andare e impazzisci pian piano, o reagisci e cerchi un modo perché queste cose non capitino più.-
Annuii distrattamente. – E tuo padre, dov’è adesso?-
- è morto. Ucciso dallo stesso demone che uccise mia madre, si è venduto a lui in cambio della mia vita.-  Lo guardai stupefatta, eravamo più simili di quanto credessi. Lui si girò e indicò il bicchiere vuoto al barista in modo da fargli capire di volerne un altro. – Sai, non sono solito a raccontare queste cose agli estranei. A dire il vero non ne parlo neanche con Sammy.-
Io lo guardai, capendo appieno cosa intendesse. – Anch’io faccio fatica a parlare di certe cose. Penso che se trovi la persona giusta, che ti capisca le cose vengano fuori da sole. E comunque ormai non sono più un estranea.- Dissi cercando di alleggerire l’atmosfera.
- E te? Qual è la tua storia?- Chiese lui.
Sospirai. – Non penso possa essere molto diversa dalla tua. Come hai detto tu, s’inizia per vendetta. Mia madre è morta dopo l’attacco di un mutaforma che aveva preso di mira me. Ero in casa da sola, avevo sei/sette anni e mia madre era uscita per una consegna. Ero abituata a stare da sola, non avevo altri parenti o una baby-sitter. Comunque prese l’aspetto di mia madre, ma dopo pochi minuti capii che non era lei, aveva qualcosa di diverso. Mi rincorse per la casa e quando fui al piano di sopra fece crollare il pavimento sotto di me, non so probabilmente si divertiva. Mia mamma che stava tornando sentì il rumore del crollo e corse dentro. A quel punto il mutaforma prese di mira lei, penso fosse una preda più divertente. Mio padre fece in tempo a tornare a casa per vedere uscire quell’essere, che scappò via. Rientrando trovò il cadavere di mia madre, che pensava di aver appena visto uscire e me svenuta. Quando mi ripresi non credette alla mia assurda storia sul ‘clone malvagio’ della mamma. Fu così finché Bobby non vene da noi per interrogarci sull’accaduto fingendosi un agente dell’FBI.- Bevvi un sorso del mio terzo drink, ricordare faceva male.
- Come mai adesso sei da sola?- Chiese intuendo che c’era qualcosa di più nella mia storia.
Lo guardai. – Beh, sai è buffo. – Dissi fingendo di ridere, perché in realtà di buffo non c’era proprio niente. – Anche mio padre è morto per un patto. Sempre per salvarmi la vita. Poco più di un anno fa, ero stata ridotta in fin di vita da un fantasma durante una delle mie prime cacce. – I miei occhi si inumidirono, ma trattenni le lacrime.
- Mi dispiace, so quanto sia dura all’inizio. Soprattutto sapendo che ha dato la sua vita per la tua.- Disse lui sincero.
Feci un bel respiro per calmarmi. – e migliora?-
Lui mi guardò come per dire che la risposta era ovvia, la conoscevo anch’io, ma volevo sentirmelo dire. – No, ma provi a farci l’abitudine e non ci pensi. Cerchi di andare avanti sapendo che qualcuno ha dato tutto per far sì che la tua vita vada avanti.-
- Ho bisogno di un altro drink.- Dissi.
- Agli ordini.-  Disse sorridendo e facendo gesto al barista.
Il resto della serata lo passammo a parlare di cose più leggere, decisamente più leggere. Ci raccontammo aneddoti divertenti su Bobby, parlammo di musica, film e tanto altro. Scoprendo di avere un sacco di cose in comune.
- Non mi hai ancora detto come hai conosciuto Rufus?- Disse a un certo punto Dean. – Sai noi lo abbiamo incontrato in una specie di caccia, potremmo definirla così. - Continuò con un sorriso divertito. – è stato un po’ di tempo fa, ce l’ha presentato Bobby.-
- Già erano molto più amici una volta, poi dopo Omaha è tutto cambiato, ma non sta a me parlarti di questa storia. – Bevvi un sorso dal mio ennesimo bicchiere. - Per rispondere alla tua domanda, e sappi che lo faccio solo perché ho bevuto parecchi drink,- Dissi ridendo. - conosco Rufus da prima di incontrare Bobby e prima che succedesse tutto quel casino con mia madre e i mostri.- Feci una pausa, lo guardai dritto nel suo sguardo incuriosito. – è mio zio. Fratello adottivo di mia madre. Lui e mio padre non si sopportavano molto, ma quando ci fu l’incidente era fuori per una caccia e cercò di arrivare il prima possibile quando scoprì l’accaduto. Così incontrò chi non si sarebbe mai aspettato di vedere, cioè Bobby, e insieme ci aiutarono a superare l’accaduto e insegnarono a mio padre come diventare un cacciatore. Bobby fu l’unico ad opporsi, per il mio bene, ma alla fine capì che se mio padre non si fosse sfogato in quel lavoro si sarebbe sfogato con altro. Così Bobby e Rufus si prendevano cura di me a turno quando mio padre era impegnato.-
- Wow, sei la nipote di Rufus?- Chiese sorpreso. – E io che lo consideravo un burbero zoticone da quattro soldi.- Disse sorridendo.
- Perdono questa tua affermazione solo perché so che sei ubriaco. Comunque hai ragione, è una persona un po’ difficile, ma sa anche essere gentile e io gli voglio bene.- Dissi mentre lui annuiva con lo sguardo perso nel vuoto, probabilmente cercava di immaginarsi Rufus alle prese con una bambina.
A fine serata avevo bevuto così tanto da reggermi a stento in piedi e avevo la mente annebbiata. Per fortuna eravamo a piedi.
Ci avviammo verso il motel e quando fummo arrivati, mi accompagnò alla porta.
- Buona notte dolcezza. – Mi disse a pochi centimetri di distanza dal mio viso, così vicino da sentire l’odore di tutti i drink che c’eravamo scolati assieme.
Mentre era così vicino ebbi un impulso irrefrenabile, probabilmente colpa della mia recente perdita delle inibizioni dovuta all’alcol. Sentii aumentare quell’attrazione che era rimasta latente per tutta la serata, la sentii crescere fino a scoppiare. Mi alzai andandogli in contro e lo baciai. Lui per un attimo restò spiazzato. Poi ricambiò, facendo diventare il bacio sempre più passionale. Ormai non riuscivo a fermarmi, il suo sapore, il suo odore erano irresistibili e di certo non avrei provato a resistergli. Affondai le dita nei suoi capelli attirandolo sempre di più a me, assaporandolo. Dio quanto mi faceva impazzire.
Quando ci staccammo per riprendere fiato lo guardai negli occhi e vidi che anche lui provava le stesse cose, le sue iridi verdi erano come infuocate e questo non fece che aumentare in me il desiderio. Lo volevo, come ormai non volevo più nessuno da tanto tempo.
- Vuoi entrare?- Chiesi in un sussurro a pochi millimetri dalla sua bocca.
Mugugnò un assenso mentre riprendeva possesso delle mie labbra ed entrammo in camera mia.

 
La mattina mi svegliai con un terribile mal di testa. Mi tirai su e notai che ero vestita con solo le mutande, cercai di far mente locale e mi infilai la canottiera che era sbattuta in malo modo sul comodino. Guardai attorno, non c’era nessuno. Poi mi ricordai cos’era successo.
Andai in bagno e mi infilai sotto la doccia. Era stata un bella nottata, piena di eventi inaspettati. Come fare sesso con quel presuntuoso di Dean, che tra l’altro era sgattaiolato via quella mattina presto. Di sicuro non era in programma, ma era stata davvero una bella serata.
Sarebbe stato imbarazzante ritrovarci da sobri, ma avrei cercato comunque di non darlo a vedere.
Mi vestii, mentre ripensavo a quello che era successo. Mentre mi soffermavo sull’ultima parte della serata qualcosa in me si accese. Era proprio vero quello che gli avevo letto negli occhi, eravamo uguali in tutto e per tutto. La cosa mi spaventava, ma faceva nascere anche la speranza dentro di me. Speravo che anche lui avesse provato le stesse cose, che potesse capirmi come capiva se stesso. Potevamo aiutarci a vicenda col nostro passato. Per la prima volta sarei stata davvero felice di farmi aiutare da qualcuno e la cosa era a dir poco spaventosa. Ormai non mi riconoscevo più, erano bastate quelle poche ore con i fratelli Winchester a far riemergere quella parte di me che avevo sepolto con la morte di mio padre. Non volevo che la mia felicità dipendesse da qualcuno, ma mi rendevo conto che era tardi per rimediare e che avrei dovuto fare i conti con quella novità. Nonostante la paura mi gridasse di scappare da quelle sensazioni io ci sarei andata incontro.
Uscii dalla stanza e mi diressi verso quella dei due fratelli. – Oh, El. Entra.- Disse Sam. – Siediti pure, Dean è andato a prendere la colazione.-
-Spero per lui che prenda le ciambelle.- Dissi accasciandomi sulla poltrona.
Lui si appoggiò al muro. – Vedo che anche tu non ti sei trattenuta ieri sera. Hai esattamente la stessa faccia di Dean stamattina.- Disse ridendo e io mi unii a lui poco convinta. No, non mi son per niente trattenuta, non solo per l’alcool, anche se penso c’entri molto con quello che è successo dopo.
Strinsi gli occhi portandomi una mano alla fronte, il mal di testa stava aumentando, avevo bisogno di un caffè. – Mmh, già. Te invece hai fatto una bella nottata di sonno.- Dissi guardandolo.
- Beh, diciamo di sì. A parte quando Dean è rientrato, era così rintronato che ha sbattuto contro non so quante cose, compreso il mio letto.- Sembrò pensare un attimo su una cosa. – Saranno state le quattro del mattino, siete stati al bar fino a quell’ora?- Chiese confuso.
- Sì, ci siamo messi a parlare e non abbiamo notato l’ora che si era fatta. – Dissi cercando di non guardarlo negli occhi.
In quel momento Dean rientrò. – Sammy, sono passato da El ma….- Quando mi vide si fermò. –Oh ecco perché non eri in stanza. Pensavo fossi ancora rintronata dopo la nottata di ieri. – Disse ridendo e facendomi l’occhiolino. Ovviamente non si riferiva solo ai drink. Sbuffai divertita.
- Non sono così delicata.- Dissi guardandolo dritto negli occhi. Mi alzai andandogli incontro e gli presi la sportina dalle mani. – Spero tu abbia preso le ciambelle.-
Trovai una scatola la aprii e sospirai di felicità. La mattina iniziava bene. Mangiammo le ciambelle e bevemmo il caffè, poi arrivò il momento di metterci in marcia.
Andai a recuperare nel piccolo baule della mia moto alcune armi che sarebbero state utili e mi diressi verso l’impala.
Prima di salire Dean mi fermò con un gesto della mano. – Aspetta.- Disse.
-Che c’è?- Chiesi confusa.
- Dati i discorsi di ieri… non salirai su questa macchina se non mi prometti di farmi fare un giro sulla tua Ducati.- Disse.
Lo guardai tralice, voleva fare il furbo. – Non c’è problema.- Vidi il suo volto diventare speranzoso. A quel punto mi girai, dirigendomi verso la moto. – Ci vediamo là ragazzi!-
Mi girai giusto per vedere Dean imprecare e Sam ridere.




**______Angolo dell'autrice______**

Ne aprofitto per scusarmi di non aver ringraziato anche mijagi89 per aver aggiunto la mia storia alle preferite
e stefy77 per averla aggiunta alle seguite, oltre a Lavandarose e Concy_93_ per averla aggiunta alle seguite e per le recensioni che lasciano :)
Grazie ancora e spero che vi piaccia anche questo capitolo.
  
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