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Autore: Amelie5397    07/02/2013    1 recensioni
E se da un'amicizia nasca qualcos'altro? Se un ragazzino petulante spunta nella vita come un uragano e ti cambia tutti i tuoi progetti, tutti i tuoi piani, tutte le certezze che ti eri creato in tutta una vita? Cosa faresti? Beh, questo è il caso di Jeremy, il biondino solitario la cui vita venne totalmente cambiata da Joey, un ragazzo tutto sbrilluccicoso e troppo colorato per i suoi gusti.
Spero vi piaccia, e buon proseguimento:3
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Amicizia? Non credo proprio.

 

Jeremy, era appena tornato a casa dal lavoro, erano precisamente le 05:34 del mattino e lui, come ogni sabato, tornava tardissimo. Entrato in casa, si diresse in silenzio nella sua camera, poggiò la borsa sulla scrivania e si lanciò sul letto. Ne aveva piene le tasche di quel lavoro, si era annoiato di vedere centinaia di persone che si strusciavano l’uno addosso all’altro come se niente fosse, di ragazzi ubriachi che barcollavano a destra e a manca e di donnine in calore che cercavano di far colpo andando avanti e indietro al bancone e alzando la gonna per far vedere le loro “forme”. Sì, ne aveva davvero piene le scatole. Dopo una piccola pausa di riflessione mista al mal di testa con cui aveva stretto amicizia quasi tutti i sabati a causa della musica spacca timpani presente nel locale, si diresse in punta di piedi in bagno. Si sfilò i vestiti e li lasciò cadere per terra e intanto fece riempire la vasca. Si avvicinò allo specchio, diede un’occhiata al suo viso stanco e si passò una mano tra i capelli. Era molto vanitoso e un fissato di scarpe e vestiti e vedersi conciato in quel modo non gli piaceva per niente, non gli venne una crisi isterica solo perché sapeva che si sarebbero svegliati tutti di soprassalto credendo che fosse entrato un chissà quale ladro-pazzo-omicida, conoscendo la madre che ipotizzava sempre le peggiori possibilità. Appena la vasca fu piena d’acqua cala e schiuma, s’immerse all’interno per poter fare uno di quei bagni rilassanti e ristoratori. Si distese, buttò all’indietro la testa e chiuse gli occhi. In quel momento credeva di aver raggiunto la pace esistenziale, uno dei pochi momenti in cui potesse stare tranquillo a rilassarci con tutta la buona pace degli angeli. Passarono circa 10 minuti che senza accorgersene si appisolò all’interno della vasca, come un bambino. Chiunque l’avesse visto in quel momento poteva dire di vedere un angelo. Quando dormiva sembrava che Dio avesse riposto tutta la bellezza del creato in quella persona, ma nessuno sapeva che al momento che avesse aperto gli occhi si scatenava una furia biondo-nera in cerca della sua matita per gli occhi, dei suoi vestiti “fighi”, della sua amata chitarra elettrica e della sua tracolla gialla. E teoricamente fu più o meno così, quando riaprì gli occhi e si accorse di essersi addormentato, saltò fuori dalla vasca con ancora un po’ di schiuma qua e là, prese un asciugamano e lo mise sulla testa e s’infilò l’accappatoio. Si diresse nella sua camera e si sedette sul letto. Si guardò per qualche istante intorno, continuandosi ad asciugare i capelli e poi rapidamente si vestì. Diete un’occhiata veloce alla sveglia e si accorse che tra circa una decina di minuti si sarebbe alzata l’allegra famigliola e la Domenica sarebbe iniziata male come del resto tutte le altre. Come al solito, alle 8:00 precise la prima ad alzarsi dal letto era la madre, che dopo essersi infilata le pantofole bianche scese in cucina a preparare la colazione. Messe quattro tazze di caffé sul tavolo e i toast nei piatti, salì prima nella propria camera dove ancora il marito stava riposando beatamente, avvicinò lentamente la bocca all’orecchio del marito e gli sussurrò di svegliarsi. Quello, sentendo l’alito della moglie sul proprio sobbalzò per il brivido e saltò dal letto. La madre sorridendo, lo invitò a scendere poiché la colazione era pronta. Uscita dalla stanza si diresse nella camera della figlia e ripeté le stesse azioni  fatte cinque secondi prima. Arrivata nella camera di Jeremy, bussò semplicemente alla porta e avvertì della colazione; Jeremy disse un semplice “ok” dall’altra parte della porta.
Quando furono tutti e quattro seduti a tavola, il padre, a capotavola aprì il primo discorso della Domenica in casa Lawiner.
-si schiarisce la voce- Allora, oggi cosa vi va di fare? Siamo sempre sparsi, non stiamo mai insieme come una vera famiglia, su! Proponete qualcosa.
…Jeremy, quando sentì quelle parole si trattenne dal ridere. Famiglia? Pff. Ma dove. Morse il suo toast e fece finta di niente aspettando che la sorellina-lucedegliocchidimammaepapà proponesse una delle sue cose da figlia giudiziosa come faceva sempre, tanto lui non era incluso in quella “Famiglia”.
-Che ne dite se andiamo a fare una bella gita in montagna? E già che ci siamo facciamo visita ai nonni che con tutti gli impegni che abbiamo non li vediamo mai.- Sfoggiò uno dei suoi sorrisi e continuò a mangiare aspettando una risposta. Jeremy, non sapendo se ridere o se piangere, continuò a mangiare. E ripensando a quello che aveva appena detto la sorella, e pensò che gli unici che lo capivano, per qualche strano motivo, erano i suoi nonni. Forse l’amore per la musica che li accomunava, la nonna da giovane era una grande pianista e il nonno, cosa ancora più strana suonava la chitarra come lui. I nonni sapevano quanto desiderasse partire per poter migliorare nel suo strumento, ma non potevano far niente, non si potevano opporre al volere dei suoi genitori, infondo loro erano solo dei “nonni”. Jeremy, a differenza dei suoi familiari, visitava spesso i nonni, gli raccontava cosa faceva, si faceva spiegare qualcosa di nuovo dal nonno sulla chitarra e passava un po’ di tempo per fargli compagnia. I nonni erano a conoscenza del suo lavoro e che tutto ciò che aveva se l’era guadagnato da solo. Aveva sudato per potersi comprare quella chitarra, e allo stesso modo aveva faticato per potersi mantenere quello stile stravagante che amava. Ritornato nuovamente alla vita reale, si accorse che il padre lo stava fissando con aria interrogatoria.
-Jeremiah, tutto bene? Hai la testa fra le nuvole.-                                                                                           
Jeremy, in un primo momento lo guardò per poi voltarsi e prendere un coltello per poter spalmare il burro sul toast.
-Non chiamarmi Jeremiah, sono Jeremy, ok? Comunque, non ho niente, stavo solo pensando.-
Il padre annuì alla risposta del figlio e sorseggiò un po’ di caffè. Jeremy non aveva un buon rapporto con i genitori, ne tanto meno con la sorella. Si limitavano solo ad un breve scambio di battute per poi ritornare a fare quello che stavano facendo. Non si erano mai fermati a chiacchierare e ad instaurare un buon rapporto padre-figlio, madre-figlio, fratello-sorella ecc…, bensì lui sembrava solo un coinquilino in quella casa. Si faceva gli affari suoi, non si era mai intromesso in questioni familiari e via dicendo. Quella domenica però nessuno sapeva che avrebbe preso una svolta molto diversa dalle solite. Appena tutta la famiglia finì di fare colazione, ognuno prese diverse direzioni con l’ultimo avvertimento del padre: -Tra 10 minuti vi voglio vedere tutti in salone, vestiti, puliti e profumati che si va dai nonni. E questa volta Jeremiah, verrai anche tu, non voglio sentire obiezioni, ok?-
Jeremy si voltò stravolto ed era sull’atto di rispondere ma il padre glielo impedì, alzando un dito proprio di fronte al viso del figlio e mimando di stare in silenzio. Jeremy era a dir poco furioso considerando che aveva 21 anni ed i genitori continuavano a credere di potergli dare ordini. Rimaneva in quella casa solo perché non aveva soldi per partire, altrimenti sarebbe fuori da quella casa già da tanto tempo. Salì di corsa in camera sua, prese la tracolla gialla ci infilò le cuffiette, l’i-pod, prese la chitarra classica, non potendosi portare dappertutto quella elettrica, altrimenti l’avrebbe fatto, e scese nel salone ad aspettare seduto su una poltrona, sbuffando di tanto in tanto. Dopo un paio di minuti, vide scendere anche il resto della famiglia, tutta tirata a festa, come se andare in montagna dai nonni fosse un rito di passaggio o chissà cosa.
-Bene, usciamo forza. I nonni ci aspettano.- disse il padre con un sorriso a 32 denti prendendo le chiavi dell’auto e uscendo di casa. La madre e la sorella chiacchieravano allegramente, mentre Jeremy aveva preso posto vicino al finestrino per poter prendere aria, ed intanto ascoltava la musica con il suo I-pod. Partì “Nirvana di Adam Lambert”, e con il viso sporto fuori, si rilassava. Intanto la sorella s’intratteneva in discorsi da “donne” con la madre che le dava corda tutta felice. Jeremy, canticchiava a bassa voce e quando finalmente arrivarono, si catapultò fuori dall’auto andando in contro ai nonni che li aspettavano sulla soglia della porta di casa. Li abbracciò e li salutò sorridendo, i genitori a quella visione rimasero un po’ imbambolati. Jeremy non era mai stato così allegro, o quanto meno per la prima volta non teneva quel muso lungo che aveva tutti i giorni della sua vita, o quanto meno l’aveva sempre quando stava in casa. Lo seguirono anche gli altri tre familiari a salutarli che non vedevano i nonni da più di tre o quattro mesi a causa dei troppi “impegni”. Entrati in casa, Jeremy si sedette sul divano e continuò ad ascoltare la musica tranquillamente mentre i restanti si sedettero in cerchio a tavola a discutere del più e del meno. Ad un tratto si sentì il suono del campanello di casa, la nonna si alzò per aprire e...

Angolo dell'autrice: Questa è la prima volta che pubblico una storia a capitoli e sono felicissima. Spero vivamente che vi piaccia perché è una delle storia che mi piace di più tra quelle che ho scritte, se non la più bella. Lasciate un commento e fatemi sapere cosa ne pensate, accetto volentieri anche le critiche. Son consapevole di non essere una scrittrice. <3
Baci. <3

  
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