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Autore: bik90    08/02/2013    5 recensioni
Natsuki guardò attraverso le sbarre del cancello lo stuolo di bambini che uscivano da scuola. appoggiò la fronte contro la fredda superficie del ferro battuto e sorrise non appena vide una bambina dai lunghi capelli neri camminare insieme agli altri. La vide voltarsi verso di lei e fissarla con aria vagamente incerta. Non poteva sbagliarsi, era davvero lei. Sua figlia
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Cos’è questo posto? >> chiese Shinobu guardandosi intorno.
Natsuki sorrise posandogli una mano sulla testa.
<< E’ il posto dove lavoravo diversi anni fa >> gli rispose.
<< Verremo a vivere qui? >>.
La mora rise leggermente.
<< No, Shin-chan. Non è una casa. Siamo venuti solo per prendere alcune cose che mi serviranno per stasera >> spiegò << Ti prego non combinare guai! >> aggiunse notando che il figlio stava già perlustrando il nuovo ambiente.
<< Quando torniamo a casa? >>.
Quando troverò il coraggio di rivelare il motivo del mio ritorno qui!, avrebbe voluto dire Natsuki.
<< Non…non lo so. Tu non stai bene qui? Non ti piace? >>.
<< Tate-san è simpatico >> affermò Shinobu correndo dietro la scrivania.
<< Shinobu se ti fai male, non venire da me a piangere! >> urlò sua madre prima di entrare nella stanza adiacente e raccogliere ciò che la volta precedente aveva dimenticato.
<< Mamma, vieni a vedere cos’ho trovato! >> gridò il bambino dall’altra parte con aria esultante.
Natsuki tornò indietro e notò che nell’arco di pochi secondi era riuscito a mettere in disordine tutti e tre i cassetti della scrivania. Fece un sospiro domandandosi come ci fosse riuscito.
<< Guarda che casino che combinato >> mormorò << E ti ho lasciato solo per cinque secondi >>.
L’attimo dopo notò la foto che stringeva tra le mani Shinobu ed ebbe un sussulto. Shizuru aveva davvero ragione quando le aveva spiegato che non aveva toccato nulla, perfino le fotografie che aveva sul tavolo erano state semplicemente riposte nei tiretti affinché non si rovinassero invece di portarle via. Avrebbe voluto piangere nel rivedersi più giovane di cinque anni mentre spingeva il passeggino di Saori. Pareva che anche sua figlia stesse sorridendo verso l’obiettivo. Ricordava bene quella foto, Shizuru aveva insistito per uscire quella mattina nonostante avesse piovuto e avevano fatto bene poiché mentre camminavano si era formato un arcobaleno in cielo.
Sarei ancora così felice se solo…
Si morse la lingua per aver formulato quel pensiero e abbassò lo sguardo sul figlio che le sorrideva con aria spensierata. Gli diede un bacio tra i capelli pensando che nemmeno la sua vita era stata facile fino a quel momento.
<< Chi è questa bambina? >>.
<< La conoscerai presto, Shin-chan >> disse semplicemente Natsuki evitando una risposta diretta << Ora rimettila dove l’hai trovata perché dobbiamo andare. La mamma stasera ha il suo primo lavoro >>.
<< Sei contenta? >>.
A quella domanda, la donna non rispose subito.
<< Diciamo di sì >> affermò infine << E’ passato tanto tempo da quando lo facevo, sai? Da prima che tu nascessi >>.
<< E continuerai? >>.
<< Non lo so, siamo tornati per fare una cosa molto importante e viene prima di tutto >>.
<< Per guarire? >> domandò suo figlio.
Natsuki gli lasciò un altro bacio sulla fronte e lo prese per mano.
<< Esatto >>.
Uscirono dal palazzo tenendosi per mano e attraversarono la strada. Improvvisamente la mora si rese conto di stare facendo lo stesso percorso di quella volta. Sentì il cuore balzarle in gola mentre un sudore freddo le imperlava la fronte. Chiuse gli occhi imponendosi di non pensare ma nel momento in cui lo fece, rivide quegli occhi freddi e glaciali. Terribili. E si rivide circondata dall’oscurità, sola e piena di paura per ciò che le stava facendo, per quelle iridi azzurre che non conoscevano pietà. Si raggomitolò per cercare di sfuggire al suo sguardo e quando sentì la mano del figlio sfiorarle la spalla rabbrividì. Aprendo le palpebre si ritrovò di fronte ai suoi occhi che sarebbero stato bellissimi se non ne conservasse un ricordo così orrendo. Per un attimo pensò alla prima volta che li aveva visti.
 
Dolore.
Dolore ovunque.
Qualcuno aveva chiamato un’ambulanza, non sapeva chi. Non distingueva niente, voci e immagini vorticavano insieme mescolandosi e danzando. Le avevano messo sulla bocca una mascherina per l’ossigeno e l’avevano portata di corsa in sala operatoria.
<< Signorina Kuga, dobbiamo far nascere il suo bambino >> le aveva detto un medico dopo aver osservato il contrarsi e il dilatarsi delle sue pupille con una torcia tascabile.
<< Cosa? >> aveva esclamato lei togliendosi la mascherina << Non potete, è troppo piccolo! >>.
<< Le si sono rotte le acque, non abbiamo altra scelta >>.
<< Ma com’è possibile? Sono al settimo mese! >>.
Una fitta improvvisa l’aveva colta all’altezza del ventre.
<< Tranquilla, andrà tutto bene >> aveva sussurrato un’infermiera mettendole una flebo.
No, sarà così!, aveva pensato la mora, Io non sono capace di fare niente di buono.
Da quando aveva deciso di tenere il bambino, la paura di conoscerlo aveva preso lentamente piede dentro di sé. E ora che improvvisamente stava diventando reale, mille dubbi l’assalivano.
Il parto era iniziato Natsuki non aveva fatto altro che pensare a quando era nata Saori. Avrebbe voluto che Shizuru le stringesse la mano come era accaduto allora, che le sussurrasse che andava tutto bene, che la rincuorasse; invece era sola. Aveva scelto lei quella solitudine, aveva scelto di andare lontano dopo quello che era accaduto quella famosa sera. E ora stava per dare alla luce una creatura che non gliela avrebbe mai fatta dimenticare.
<< E’ un maschietto >> aveva detto il medico senza farglielo vedere mettendo fine al parto e alle sue urla.
Natsuki aveva fatto un profondo respiro e aveva notato immediatamente che il bambino non aveva pianto.
<< Cos’ha? >> aveva domandato cercando di sbirciare oltre le figure dei medici e degli infermieri << Perché non piange? >>.
<< Di corsa in terapia intensiva, forza! >> aveva gridato invece il dottore mettendo il nascituro nell’incubatrice.
La ventisettenne aveva fatto in tempo solo a vederlo di sfuggita ed era rimasta impressionata dalle piccole dimensioni del figlio.
<< Che cos’ha? >> aveva chiesto più forte perfino provando a scendere.
Le era stato fermamente impedito.
<< E’ stata molto stressata durante la gravidanza? >> aveva iniziato a domandare lo stesso uomo tenendo una cartella in mano.
Certo che lo sono stata!
<< Che cosa vuole… >>.
<< Ha assunto farmaci o bevande alcoliche che avrebbero potuto nuocere al bambino? >>.
<< Si può sapere cosa diavolo sta insinuando? >> aveva risposto Natsuki agitando un pugno in preda all’ira << Cos’ha mio figlio? >>.
<< Si calmi, signorina Kuga >> le aveva detto l’altro in tono autoritario << Sto solo facendo delle domande per capire quali cause hanno potuto portare ad una nascita prematura. Gliele avrei fatte prima se fosse stato possibile. Suo figlio pesa circa un chilo, un peso esiguo anche per un settimino, e avrà bisogno di essere alimentato artificialmente prima di poterlo allattare lei >>.
<< Ma sta bene? >> aveva chiesto la donna interrompendolo.
<< Solo il tempo potrà rispondere. Riceverà tutte le cure possibili ovviamente ma devo avvertirla che l’intero organismo del bambino è prematuro e potrebbe andare incontro a infezioni più facilmente di un qualunque neonato >>.
<< E’ per questo che non ha pianto? >>.
L’uomo l’aveva guardata per un secondo chiedendosi come mai non fosse ancora arrivato nessuno per lei.
<< Non sa ancora farlo >> le aveva risposto infine.
 
Era trascorso un mese e mezzo e ancora non era fuori pericolo. Quarantacinque giorni in cui non le era stato possibile prenderlo in braccio o allattarlo al seno. L’unico modo che aveva per far sentire la sua presenza al piccolo era parlargli e accarezzarlo delicatamente con una mano. Rimaneva ogni volta senza fiato nel sentire il suo piccolo cuore battere con forza e piangeva perché sapeva che avrebbe potuto spegnersi da un momento all’altro senza che lei potesse fare nulla. E invece suo figlio stava combattendo da vero guerriero. Era stato in quelle lunghe giornate passate con lui che aveva compreso quanto fosse importante per lei quell’esserino che ancora non si rendeva di essere nato. Era suo figlio, aveva capito di volergli bene indipendentemente da tutto e ogni singolo dubbio che aveva avuto le pareva privo di senso di fronte alla consapevolezza della sua forza e della sopportazione che stava dimostrando. Lasciandosi alle spalle tutte le domande che si era fatta, era riuscita anche a scegliere un nome per lui, cosa cui non aveva mai pensato nei mesi della gestazione. Shinobu, resistenza; esattamente ciò che stava facendo. Resisteva per poter respirare autonomamente, per poter piangere, per poter essere come tutti gli altri bambini. Natsuki lo aveva visto lottare come un dannato e aggrapparsi a quell’esile filo della vita e aveva capito che mai lo avrebbe lasciato andare. Delle volte si limitava ad osservare quel corpo ancora acerbo da neonato che aveva e ascoltava il suono costante delle apparecchiature che lo monitoravano. Da quando era nato si era sempre mosso appena e mai aveva aperto gli occhi. I medici le avevano spiegato che era normale, che le pupille non erano pronte a mettere a fuoco gli oggetti, che l’intero bulbo oculare era prematuro come tutto il resto e lei si limitava ad attendere che fosse pronto a guardarla per la prima volta. Si sedeva sulla sedia a dondolo che davano a tutte le madri in quel reparto e aspettava un minimo cambiamento. Poi una volta qualcosa di diverso era accaduto. All’inizio aveva pensato che, siccome fosse tardi, le era solo sembrato di vederlo ma, quando lo vide ripetersi, si era affacciata dalla stanza chiamando a gran voce il medico di turno. Shinichi era accorso quasi immediatamente, in quelle settimane avevano avuto modo di conoscersi meglio e l’uomo aveva preso in simpatia quella donna sola con un bambino così piccolo.
<< Che cosa succede? >> aveva domandato entrando.
<< Guarda! >> aveva risposto Natsuki indicando l’incubatrice.
Si erano avvicinati e l’uomo le aveva sorriso.
<< Sta… >>.
<< Sì, sta aprendo gli occhi >> le aveva confermato Shinichi.
La ventisettenne aveva poggiato la mano sulla lastra di plastica e la libera aveva cercato quella del medico. Gliela aveva stretta cercando di non tremare e l’aveva sentito contraccambiare.
Ancora uno sbattere di palpebre prima che riuscisse ad aprirli.
La mora li aveva guardati a lungo e non aveva potuto rabbrividire. Quelle iridi erano…
Aveva lasciato la mano dell’uomo per portarsela davanti alla bocca.
Azzurre! Il colore dei suoi occhi era azzurro!
 
Tornarono in albergo per ora di pranzo. Shinobu si lamentava di avere fame e Natsuki gli aveva promesso un’enorme razione di ramen se avesse smesso. Stavano per entrare quando un fattorino le si avvicinò.
<< Kuga-san >> disse << E’ arrivato un pacco per lei >>.
La donna inarcò il sopracciglio. Un pacco? E da parte di chi?
<< Lasciamelo in camera, dopo pranzo andrò a controllare >> rispose decidendo di dare la precedenza al figlio.
<< Veramente non è una cosa che si può trasportare in camera >> affermò il ragazzo leggermente a disagio.
Natsuki lo fissò con aria interrogativa mista a curiosità.
<< Che vuoi dire? >>.
L’altro fece segno di voltarsi e, non appena la mora ubbidì, vide un altro ragazzo che ricopriva la sua stessa mansione, avanzare trainando una moto addobbata con un grosso fiocco rosso. Si allargò un sorriso mentre la riconosceva.
<< Ma è la tua moto, mamma! >> esclamò Shinobu indicandola.
Il facchino si fermò mettendo il cavalletto e lasciò che la sua proprietaria passasse la mano sull’intelaiatura del mezzo. Incredibile, era tornata come nuova.
<< Sì, è davvero lei >>.
Prese il cellulare e compose un numero che ormai conosceva a memoria.
<< E’ bellissima! >> esclamò non appena l’altro ebbe attivato la conversazione << Grazie! >>.
Shinichi sorrise anche se non poteva essere visto.
<< Sapevo che ti sarebbe piaciuta >>.
<< Ti sarà costato un occhio farla arrivare fin qui >>.
Qualunque cosa per te, pensò il medico.
<< No, tranquilla. Volevo farti una sorpresa >> rispose.
<< E ci sei riuscito perfettamente! >> continuò entusiasta la mora senza smettere di sorridere << Cavolo Shinichi, quando ti ho detto di pagare il conto del meccanico, non avrei mai detto che saresti arrivato addirittura a cambiarle tutti i pezzi e a spedirmela! >>.
<< Beh, le sorprese vanno fatte bene e sapevo quanto tenessi a questa moto >>.
<< Grazie! >>.
<< Sono contento di sentirti felice >>.
<< E’ ovvio che lo sono, l’hai fatta tornare esattamente com’era! >>.
Shinichi continuò a sorridere di fronte al suo entusiasmo e se ne sentì appagato. Renderla contenta era il suo obiettivo.
<< Devo andare ora, c’è del lavoro che mi aspetta. Goditi il tuo regalo! >>.
<< Grazie infinite Shinichi! >>.
 
<< Mamma, stasera ci sarà anche Natsuki? >>.
Shizuru annuì mentre finiva di sistemarle il vestito e le sorrise attraverso lo specchio.
<< Sarà una sorpresa >> rispose strizzandole l’occhio in segno d’intesa e mettendosi dritta << Non sa che anche noi siamo state invitate >>.
Saori l’abbracciò contenta.
<< Mi piace Natsuki >> disse tornando a specchiarsi << A te, mamma? >>.
Per un secondo la donna non rispose.
<< Sì >> affermò infine << Anche a me >>.
Era rimasta così contenta dell’intimità creatasi il giorno prima che ai suoi occhi quell’assenza di cinque anni poteva essere giustificata.
Qualcuno suonò alla porta interrompendo i suoi pensieri. Guardò l’ora convenendo che doveva essere Izumi. Prese la borsa dal tavolo osservandosi per un attimo prima di scendere e sorrise nuovamente.
Sì, a Natsuki sarebbe davvero piaciuto il vestito che indossava.
 
<< Non sarà una serata stancante >> disse Yukino rispondendo ad una semplice occhiata di Will.
<< Puoi rimanere in albergo se non te la senti >>.
<< E lasciare che tutte le donne presenti ti mangino con gli occhi? No, grazie! >>.
Risero entrambi prima di baciarsi.
<< Va bene ma al minimo segno di malessere chiamiamo un taxi, intesi? >>.
La donna annuì.
<< Intesi >>.
 
Natsuki e Shinobu arrivarono prima al ristorante di Mai.
<< Ti faccio qualche panoramica prima dell’arrivo degli ospiti, che ne dici? Poi magari se vuoi le possiamo mettere anche sul tuo sito internet per fare pubblicità >>.
<< Sito internet? >> ripeté la rossa.
<< Non hai un sito sul web che pubblicizza il posto? Avanti Mai siamo nell’epoca digitale e voi non… >> scosse il capo passandosi una mano sulla fronte con fare sconsolato << Ci penso io, mi ci vorrà un quarto d’ora al massimo >>.
Mai l’abbracciò e le diede un bacio sulla guancia notando che stava accendendo il suo portatile.
<< Vieni con me Shin-chan, lasciamo lavorare la mamma. Tra poco dovrebbe arrivare anche Miyu-chan con Tate-san >>.
Natsuki restò nella sala principale e le parve di tornare a sentire quell’antica felicità che pervadeva quando era ancora con Shizuru e Saori non era ancora arrivata. Conducevano una vita molto normale tra i loro vari impegni e spesso si fermavano a cena lì. Con l’arrivo della bambina poi avevano iniziato a ridurre le loro uscite e a cercare di essere un po’ più regolari. Per lei, abituata a essere indipendente su tutto, era stato un periodo terribile; poi si era abituata e aveva iniziato a non poter fare a meno di quella regolarità che condivideva con l’altra. Sentì una fitta all’altezza dello stomaco nel ricordare quelle serate insonni in cui Saori piangeva, loro avevano le occhiaie e i visi tirati dalla stanchezza e la sua compagna che non si stancava mai di cantare ninnananne per la piccola. Continuò il suo lavoro finché non arrivarono i festeggiati. A quel punto chiuse il computer e si dedicò a quello per cui sarebbe stata pagata. Mai e Takumi si misero ai fornelli dopo aver sistemato i bambini nella stanzetta attigua mentre Tate e Akira avevano il compito di servire a tavola. Tra i due la giovane donna era molto più veloce e agile nello spostarsi tra i tavoli ed evitare di scontrarsi con i bambini che spesso erano in giro per le sale. Natsuki attese che arrivassero tutti prima di mettersi al lavoro.
<< C’è parecchia gente di là >> costatò la mora entrando in cucina e sgranocchiando un grissino << Credi che siano tutti? >>.
<< Il signor Tokiba ha detto che manca ancora qualcuno. Tra poco inizieremo a portare gli antipasti >> le rispose la rossa porgendole un bicchiere d’acqua.
<< Torno a lavoro. Shinobu, non combinare guai! >> urlò per farsi sentire dal figlio che non la degnò di una sola occhiata talmente era preso dalla wii.
Rientrò nella sala principale con la macchina fotografica in mano e sentì chiamarsi dalla porta. Si voltò e le si mozzò il respiro in gola.
<< Ciao Natsuki! >> esclamò Saori correndo verso di lei.
Saori?, pensò la trentunenne iniziando a sudare freddo, Questo vuol dire che…
Non fece in tempo a finire la frase che i suoi occhi si posarono sulla figura di Shizuru. Inghiottì un groppo di saliva e aumentò la presa sulla sua reflex.
<< Ciao bellissima >> salutò chinandosi per arrivare all’altezza della bambina sorridendole. Le accarezzò una guancia << Sei elegantissima stasera, lo sai? >>.
<< Ti piace? >> chiese la figlia facendo una piroetta << Mamma, Natsuki ha detto che sono elegante! >>.
<< Buonasera Natsuki >> disse la trentatreenne avvicinandosi.
<< Salve Kuga-san >> borbottò stizzita Izumi guardando da un’altra parte.
Da quando era tornata non faceva che girare intorno alla sua Shizuru-san.
<< Non sapevo che saresti venuta anche tu stasera >> commentò la mora rialzandosi.
Shizuru le sorrise.
<< Volevamo farti una sorpresa! >> disse Saori ridendo contenta.
<< Ci siete proprio riuscite >> mormorò Natsuki pensando a Shinobu che era nell’altra stanza.
<< Vieni Saori, lasciamo Natsuki lavorare >> affermò l’altra donna prendendo per mano la bambina e muovendosi verso i festeggiati dopo averle lanciato un ultimo sguardo complice.
La mora dovette fare un lungo respiro prima di voltarsi. Sentì le mani che sudavano copiosamente e le ginocchia tremarle. La situazione era appesa a un filo tremendamente sottile. Tornò velocemente in cucina e per poco non si scontrò con Akira.
<< Scusami >> disse facendole un cenno col capo e avvicinandosi a Mai << Sai chi c’è di là? >> aggiunse l’attimo dopo.
Mai comprese immediatamente che doveva esserle successo qualcosa per quanto era diventata pallida.
<< Shizuru, Saori e quella! >> esclamò Natsuki appoggiandosi alla penisola.
<< La segretaria? >> domandò la rossa cercando di allentare un po’ la tensione << Adesso non farti prendere dall’ansia >>.
<< Non farmi prendere dall’ansia? E come? Shinobu è… >>.
<< Mamma, davvero c’è Saori-chan? >> chiese Miyuki che aveva smesso di colorare e si era fatta attenta.
<< Miyuki per favore torna di là >> le rispose la madre indicando la camera dove l’altro bambino stava giocando da solo.
<< Ma io voglio… >>.
Un solo sguardo della donna bastò a zittirla e a farla ubbidire.
<< Resta calma, andrà tutto bene >> tentò di consolarla subito dopo mettendole una mano sulla spalla << Non sei ancora pronta a… >>.
L’amica scosse il capo impedendole di continuare e Mai le sorrise.
<< Non preoccuparti, basterà che Shin-chan resti qui >>.
Natsuki annuì poco convinta e uscì dovendo continuare a fare fotografie. Rimase completamente senza fiato nel vedere Shizuru col vestito che indossava. Era bellissima. Aveva i capelli raccolti in un’elegante acconciatura, una parure che le rendeva più luminoso il viso, scarpe dal tacco sottile. Ma ciò che più di tutto la colpì fu l’abito. Ampio scollo che le metteva in evidenza il seno, spacco laterale che le faceva venire i brividi solo a guardarlo. Chiacchierava amabilmente con due uomini e pareva non essersi accorta di essere osservata. L’attimo dopo incontrò gli occhi duri e freddi della segretaria che le fecero capire di smetterla. Si ritrovò ad arrossire per i pensieri poco casti che aveva fatto mentre la venticinquenne frapponeva il suo corpo tra lei e la trentatreenne. Continuò a scattare foto anche se involontariamente l’occhio le cadeva sempre sulla figura di Shizuru e successivamente sulla bambina. Le trovava entrambe meravigliose. Notò che a quella cena c’era anche Yukino col suo fidanzato, scambiarono qualche parola e Natsuki si ritrovò a sperare per lei che il suo bambino si decidesse a nascere. Il pancione era era enorme e si vedeva che la donna faceva fatica a stare in piedi.
<< Natsuki, mi fai una foto? >> le chiese Saori tra una portata e l’altra.
La trentunenne si ritrovò a sorridere di fronte a quel viso dolcissimo. Indubbiamente si stava annoiando, non c’era nessun bambino con cui giocare. Pensò che sarebbe potuta andare con Miyuki ma questo avrebbe significato anche farle scoprire Shinobu. Si morse la lingua per il suo egoismo e si affrettò ad annuire. In effetti, non aveva nessuna foto della bambina e così vestita era ancora più bella.
<< Ti stai stancando? >> le domandò subito dopo qualche scatto.
La figlia annuì.
<< Un po’ >> rispose << La mamma parla sempre con quei signori e Takako-san le sta sempre attaccata >>.
<< Staranno parlando di lavoro >> tentò di consolarla la più grande dispiaciuta.
<< Saori, vieni a sederti >> disse Shizuru sorridendo a entrambe.
Anche Natsuki contraccambiò il gesto. Da quando era tornata, non l’aveva mai sentita così vicina e ne era estremamente felice. Pensò che forse Mai aveva ragione, forse sarebbe andato davvero tutto bene.
 
<< Miyu-chan, vuoi giocare con me? >>.
La bambina scosse il capo continuando a disegnare. Sua madre le aveva ordinato di restare lì con Shin-chan anche se lei voleva andare dalla sua amica Saori.
<< Ma io mi annoio a giocare da solo, Miyu-chan! >>.
<< Non voglio giocare con te, Shin-chan! >> esclamò la figlia di Mai scattando in piedi e correndo fuori dalla stanza.
Intenta com’era la rossa a cucinare e a mettere nei piatti le varie pietanze, non si accorse dei due bambini che si diressero verso la sala principale.
<< Ciao Saori-chan! >> disse la bambina non appena vide l’altra.
Immediatamente gli occhi di Saori s’illuminarono.
<< Miyu-chan! >> esclamò scendendo dalla sedia << E lui chi è? >> aggiunse subito dopo.
<< Shin-chan >> rispose Miyuki senza guardare il bambino che l’aveva seguita.
<< Ciao Shin-chan >> salutò cordialmente la bambina dai capelli neri << La tua mamma è anche lei a cena con la mia? >>.
<< La mia mamma è quella lì >> disse l’unico maschietto indicando la figura di Natsuki che non aveva visto niente.
<< Natsuki? >> ripeté Saori sgranando gli occhi << Non è possibile, non è quella la tua mamma! >>.
<< Si che lo è! >>.
<< Sei bugiardo, Shin-chan! >> urlò l’altra.
<< Saori, amore, che sta succedendo? >> chiese Shizuru avvicinandosi al trio dopo aver notato il bambino che non aveva mai visto.
<< Mamma, Shin-chan dice le bugie! >> continuò la figlia correndo verso di lei << Dice che Natsuki è la sua mamma! >>.
La trentatreenne guardò il piccolo attentamente e il suo cuore perse un battito.
No, non è possibile! Ti prego no!
Eppure quei lineamenti, il colore dei capelli…
<< Non dico bugie, non dico bugie! >> affermò Shinobu con le lacrime agli occhi << Mamma! Mamma! >>.
Shizuru si voltò verso la mora che nel sentirsi chiamare si era girata. Natsuki per un attimo pensò che sarebbe morta nel vedere quella scena e per lei fu come se il tempo si congelasse. Vide la donna che amava china vicino al bambino, che aveva cercato di tenere nascosto, mentre lui la chiamava incessantemente.
Oh no! No, no, no!
Solo quando sentì le piccole mani del figlio stringere un lembo del jeans che indossava, tutto riprese a scorrere.
<< Non…non piangere Shinobu… >> mormorò con voce tremante.
Alzò gli occhi dalla figura del bambino in tempo per vedere l’altra donna a pochi passi da lei. I suoi occhi, prima dolci, ora erano freddi e carichi d’ira. Non cercò nemmeno di parare lo schiaffo che le arrivò, sapeva di meritarlo.
<< Sei una stronza! >> urlò la trentatreenne.
Natsuki lentamente tornò a guardarla e si accorse che stava piangendo e che il labbro inferiore le tremava.
No, Shizuru! Non piangere! Scusa!, avrebbe voluto dirle ma non un suono uscì dalla sua bocca, Non è come pensi!
Tornò ad abbassare il capo con aria colpevole. Anche Mai era arrivata dopo aver notato l’assenza dei bambini. Si coprì le labbra con la mano quando comprese che il danno era stato fatto. Provò a intercettare lo sguardo dell’amica ma la mora si limitava a restare immobile incapace di reagire. Il resto fu un susseguirsi di eventi che parvero piuttosto normali. Shizuru si scusò con i festeggiati e andò via dicendo di avere una terribile emicrania, la festa continuò normalmente ma nessuno era veramente dell’umore adatto all’atmosfera. Natsuki fece qualche altra foto ma passò la maggior parte del tempo nella cucina seduta in un angolino ad osservare gli scatti che aveva fatto prima mentre i bambini, che avevano compreso poco di tutta quella situazione, furono stranamente silenziosi. Mai non vide mai l’amica versare una lacrima e la sua angoscia maggiore fu che si tenesse tutto dentro. Guardò il marito che si stava comportando in modo regolare e un moto di rabbia l’assalì pensando che gli importava nulla della mora e di come stesse soffrendo.
<< Ehi, vuoi…vuoi parlare? >> le chiese quando tutti gli invitati erano andati via mentre metteva gli ultimi piatti nella lavastoviglie.
Natsuki scosse il capo senza guardarla.
<< Natsuki, non… >>.
<< Puoi tenere Shinobu con te stanotte? >>.
La rossa fu leggermente sorpresa dalla domanda ma si affrettò ad annuire pensando che la trentunenne volesse rimanere un po’ da sola. Alla sua risposta affermativa, l’altra donna si alzò quasi di scatto cercando il suo giubbotto.
<< Dove vai? >> le domandò leggermente preoccupata.
<< E’ andato tutto a farsi fottere >> disse invece la mora come se stesse parlando da sola.
 
Per tutto il tragitto del ritorno Izumi non fece altro che sorridere. All’inizio della serata, nel vedere che era presente anche la fedifraga, un moto di rabbia l’aveva scossa; ma poi vedendo ciò che era successo, non poteva non essere felice. Natsuki si era scavata la fossa da sola, le possibilità che la trentatreenne si riavvicinasse a lei erano pari a zero. Doveva ammettere che la notizia di un altro figlio aveva sorpreso parecchio anche lei.
Chi l’avrebbe mai detto? Non uno ma ben due mocciosi, davvero complimenti Kuga-san.
Si voltò appena verso Shizuru che era rimasta immobile e in silenzio. Fissava un punto indefinito davanti a sé mentre milioni e milioni di pensieri le rimbombavano nella mente. Ora sarebbe stata finalmente sua, nemmeno l’amore più sincero e duraturo avrebbe resistito a quella novità.
No, stavolta sarebbe stata davvero la fine.
Si fermò lentamente fuori l’abitazione dell’altra donna e spense il motore. Saori si era addormentata sul sedile posteriore. Nel guardarla attraverso lo specchietto retrovisore provò un moto di stizza per quanto somigliasse alla trentunenne. L’unica cosa che mancava per completare il suo piano e avere finalmente Shizuru solo per sé era l’allontanamento della bambina. In cuor suo sperò che Natsuki le facilitasse le cose anche in questo. Osservò la trentatreenne togliersi la cintura di sicurezza e involontariamente si leccò appena le labbra. Era così bella, chi non l’avrebbe voluta? Eppure mai come in quel momento era convinta che sarebbe stata solo sua.
<< Shizuru-san >> iniziò usando il tono e la sua occhiata più dolce.
La donna le prese la mano stringendola.
<< Non voglio restare da sola stanotte >> le disse semplimente.
Izumi annuì scendendo anche lei dall’auto. Era esattamente ciò che si aspettava. Entrarono in casa e mentre Shizuru portava a letto Saori che continuava a dormire contro il petto, il suo sguardo cadde sulla sua immagine riflessa nello specchio. Quel vestito l’aveva indossato per la trentunenne, per fare colpo su di lei, per farla rimanere senza fiato. Voleva che a trovasse stupenda, che, nell’incontrare i suoi occhi verdi, vi leggesse imbarazzo ed eccitazione allo stesso tempo. Quella doveva essere una serata unica, fatta di sguardi e sorrisi complici, di occhiate lanciate alle spalle dell’altra, di risate leggere. E invece era andato tutto in malora, Natsuki era stata capace di ferirla in un modo che mai avrebbe pensato. Si portò la mano libera sul cuore sentendolo spezzato. La sua adorata Natsuki con un altro figlio. Un bambino! Che incubo era quello? Come poteva averle fatto una cosa del genere? Come? Il pensiero che si fosse fatta toccare da un uomo, che abbia avuto un rapporto con lui le faceva venire le vertigini e un senso opprimente di nausea. Se rifletteva inoltre su una sua gravidanza, la cosa le faceva ancor più ribrezzo. Era arrivata fino a quel punto? Come c’era riuscita? La mano di Izumi che le sfiorò la spalla la fece sussultare. Si voltò appena verso la donna che le sorrideva dolcemente e diede un bacio alla figlia che dormiva profondamente. Si recò con la segretaria in camera seguendola docilmente come mai aveva fatto in vita sua. La venticinquenne la fece sedere sul letto e iniziò a spogliarla lentamente. Prima le scarpe, poi il cappotto, infine il vestito. Shizuru guardò ancora una volta quell’abito che aveva scelto solo per la trentunenne e un singhiozzo la scosse.
<< Shizuru-san, andrà tutto bene >> le sussurrò Izumi baciandola << Io resterò sempre accanto a lei >>.
La trentatreenne annuì mentre continuava a piangere. Non riusciva a fermarsi nonostante le parole rassicuramenti della giovane. Chiuse gli occhi lasciandosi andare ai suoi baci e alle sue carezze e la sua mente vagò altrove, in mondo in cui c’era ancora una speranza per lei e Natsuki.
 
Con una sola occhiata si fece portare una seconda birra. Era entrata nel primo locale che aveva trovato sulla strada senza nemmeno badare al nome. Non ricordava che ci fosse quando ancora era a Tokyo ma era parecchio affollato. Guardò il nuovo boccare che aveva ordinato e vi poggiò la fronte sopra con un sospiro. Nemmeno l’alcool avrebbe lenito la sua sofferenza quella sera. Osservò il liquido ambrato e desiderò morire in quel preciso istante pensando a come potesse sentirsi devastata Shizuru. E ovviamente a come quella Izumi la stesse consolando.
Approfittatrice del cazzo!, urlò la sua mente mentre una lacrima le rigava il viso.
<< Ehi, se ti senti male non vomitarmi sul bancone >>.
<< Non preoccuparti, lo farò sul pavimento >> rispose senza la minima ironia la mora e senza nemmeno guardare la donna che aveva parlato.
Non le interessava di niente e di nessuno; anzi, se qualcuno l’avesse presa a calci, sarebbe stato più che gradito.
<< Guarda che dico sul serio. Se hai litigato col tuo fidanzato e vuoi affogare i tuoi dispiaceri nella birra, fa pure; basta che mantieni pulito >>.
Natsuki afferrò dalla tasca dei jeans delle banconote con l’intento di pagare e andare via magari dicendo anche una parolaccia ma nel guardare negli occhi la persona che aveva parlato si fermò. Ingoiò un groppo di saliva pensando che non poteva essere veramente lei.
<< Nao? >> disse infine.
<< Oh mio Dio, Kuga! >> esclamò l’altra portandosi una mano sulla fronte << Che c’è, la pervertita ha chiuso le gambe per te? >>.
<< Che cosa…come puoi… >> mormorò la mora non riuscendo a capacitarsi che fosse davvero lei.
<< Sempre la stessa, eh? >> continuò Nao ridendo mentre asciugava dei bicchieri.
<< Lavori qui? >>.
<< No, questo posto è mio >>.
Natsuki rimase alquanto perplessa e si guardò intorno.
<< Stupita? Avanti chiudi la bocca >> continuò la trentenne divertendosi << Cosa ti porta di nuovo a Tokyo? Hai cercato di riconquistare la pervertita? >>.
Di nuovo a Tokyo?, si chise la trentunenne, Quindi anche lei sapeva…
<< Come fai a sapere che me ne sono andata? >>.
<< Oh, vedere la pervertita con una che non fossi tu mi è bastato. Dimmi, paura di fare la mamma? >>.
Sapeva anche di Saori?
<< Sono affari miei >> tagliò corto la mora.
La rossa rise alzando le mani in segno di resa.
<< Fai ancora la fotografa? >> domandò poi dopo aver servito un paio di persone.
<< Perché mi hai questa domanda? >>.
Nao mosse la mano come se volesse includere tutto il locale.
<< Ho bisogno di un po’ di pubblicità e ho pensato che un buon fotografo sarebbe quello che ci vuole >> rispose sporgendosi leggermente.
In quel momento Natsuki notò qualcosa che prima non aveva visto.
<< Ma sei incinta! >> esclamò.
<< Anche tu lo sei stata, non mi sembra una cosa per cui si debba urlare >>.
<< E chi sarebbe il malcapitato? >> rispose finalmente con lo stesso tono la più grande.
La trentenne fece una smorfia.
<< Nessuno >> rispose sbrigativamente << Piuttosto, parliamo d’affari. Ci stai o no? >>.
Natsuki si guardò intorno per l’ennesima volta. Guadagnare qualche soldo non le sarebbe dispiaciuto.
<< Va bene >> disse infine afferrando il boccale di birrae facendo un lungo sorso.
<< Questo è il biglietto del locale >> affermò Nao porgendole il piccolo cartoncino.
<< Night? >> esclamò scandalizzata la mora leggendo << Questo locale è anche un night club? >>.
L’altra si strinse nelle spalle con un leggero sorriso beffardo.
<< Fatti un giro, per questa volta offro io ma non ti ci abituare. È solo perché sei ridotta uno straccio e non mi piace se devi lavorare per me. Esmeralda! >> urlò per richiamare l’attenzione di una ragazza che stava servendo ai tavoli << Portala di là e dì ad Asami che per lei è tutto pagato >>.
La cameriera sorrise con aria complice e si limitò ad annuire mentre faceva segno a Natsuki di seguirla. La mora ubbidì senza aver compreso appieno il senso di quelle parole. Esmeralda la condusse attraverso un corridoio e una porta chiusa per ritrovarsi infine in un’altra sala leggermente più piccola delle altre. L’atmosfera era completamente diversa rispetto a prima. C’erano cinque cubiste che esibivano il loro corpo di fronte ad uno stuolo di uomini con la bava alla bocca mentre infilavano come ipnotizzati banconote nei loro striminziti perizomi. A Natsuki venne il voltastomaco. Era una visione terribile osservare una ragazza di forse vent’anni strusciarsi in modo sensuale contro il corpo di una persona di forse cinquanta, calvo e grasso. Arricciò il naso mentre lei e la ragazza superavano quella stanza. Si ritrovò in un altro corridoio disseminato di porte. Esmeralda bussò con sicurezza ad una di queste ed entrò chiedendole con un sorriso di aspettare fuori e pochi secondi dopo la spinse all’interno.
<< Ehi, ma cosa… >> provò a dire la mora continuando a non comprendere.
Si ritrovò in una camera poco illuminata con un grade letto a baldacchino al centro e un paio di comodini ai lati.
<< Ciao bambolina >>.
Si voltò quasi di scatto in direzione della voce e rimase senza fiato. Una ragazza di neanche venticinque anni, vestita solo con un misero completino intimo, era davanti a lei. Aveva lunghi capelli castani che le incorniciavano il volto, un sorriso dolce e sensuale e un corpo perfetto. Inghiottì un groppo di saliva mentre finalmente comprendeva ciò che aveva detto Nao e le venne quasi da sorridere. Credeva che avrebbe accettato del sesso a pagamento? Mai.
<< Ascolta, Asami giusto? Non è come pensi, Nao ha fatto un grosso errore se crede che io… >>.
Asami venne avanti come un gatto che si avvicina alla preda.
<< Pensare? >> ripeté divertita spingendola verso il letto << Io non penso proprio niente, bambolina >>.
Bambolina? Ma come poteva chiamarla in quel modo?
Le salì a cavancioni e le prese entrambe le mani poggiandole sul suo fondo schiena chinandosi verso il suo viso. Natsuki respirò il suo profumo gradevole e un brivido la scosse. Da quanto tempo non si lasciava andare? Da quanto tempo non veniva toccata getilmente? Asami la baciò con trasporto mentre muoveva lentamente il bacino.
<< Come ti piace farlo? >> le sussurrò subito dopo nell’orecchio prima di leccarglielo e farla stendere.
La mora non riusciva a staccare le mani da quel corpo così caldo e morbido. Asami la baciò di nuovo.
<< Posso…posso chiamarti Shizuru? >> chiese diventando rossa.
La ragazza le sorrise.
<< Puoi chiamarmi come vuoi, bambolina >>.
Natsuki chiuse gli occhi desiderano lasciarsi andare, desiderando trovare un attimo di pace e felicità. Uno solo, non chiedeva molto. Un solo istante in cui poteva illudersi che stesse andando tutto bene. Sentì Asami iniziare a sbottonarle la camicia.
Shizuru, pensò.
Una lacrima le rigò il volto seguita da una seconda e una terza. Non riusciva a fermarsi.
<< Non ti farò male, se è questo che temi >>.
A quelle parole, Natsuki aprì gli occhi rendendosi conto di quello che stava per fare. No, non poteva! Lei non era Shizuru, nessuna sarebbe mai stata Shizuru. Desiderava la trentatreenne, non una che faceva finta di esserlo. Solo Shizuru.
<< Non…non posso… >> mormorò allontanandola da sé << Non posso farlo >>.
Si rialzò mentre si chiudeva i bottoni.
Che diavolo mi stava prendendo?, si rimproverò tornando a guardare la ragazza rimasta seduta sul letto.
<< Devo andare >> si limitò a dire.
 
 
 
  
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