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Autore: Moonage Daydreamer    08/02/2013    4 recensioni
Ero l'emarginata più emarginata dell'intera Liverpool: fin da quando era bambina, infatti, le altre persone mi tenevano alla larga, i miei coetanei mi escludevano dai loro giochi e persino i professori sembravano preferire avere a che fare con me il meno possibile, come se potessi, in uno scatto di follia, replicare ciò che aveva fatto mia madre.
(PRECEDENTE VERSIONE DELLA STORIA ERA Lucy in the Sky with Diamonds, ALLA QUALE SONO STATE APPORTATE ALCUNE MODIFICHE.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Raunchy.
 




- Calmati, adesso. - mormorò piano Paul, senza sciogliere l'abbraccio, anche se le sue parole non sortirono effetto alcuno.
Mi sentivo una stupida per essermi presa una cotta per uno come Lennon e per aver creduto che potesse davvero ricambiare, stupida per essermi fidata di lui e avergli permesso di avvicinarsi così tanto al nucleo più segreto della mia anima.
Tirai su con il naso e mi asciugai le lacrime.
- Me lo sono meritata. - sussurrai. - Non avrei dovuto mettermi con lui, e questa è la giusta punizione. -
- Ma non dire cazzate! - esclamò Paul infervorandosi - Si è comportato da bastardo, a dir poco. Ma aspetta che gli parli...-
- Non farlo. - lo interruppi, pur senza incrociare il suo sguardo. Guardai fuori dalla finestra. - Non ha più importanza ormai.-

Più passava il tempo, più mi accorgevo che la disastrosa rottura con Lennon era stata un bene; non avendo più niente da nasconderle, trascorrevo pomeriggi insieme a Cyn molto più volentieri, anche se con minor frequenza, dal momento che mi ero progressivamente allontanata da tutti i suoi amici. Al contrario, passavo sempre più tempo con Paul e George, la cui compagnia apprezzavo molto, nonostante mi fossero giunte voci che qualcuno avesse commentato che adesso frequentassi  l'asilo.
"Meglio l'asilo che il riformatorio." avevo ribattuto tra me e me, ma non avevo detto nulla perché non mi importava più di ciò che lui pensava, né aveva alcun senso l'atto stesso di pensare a lui. Quando incontravo John per strada facevo semplicemente finta di non vederlo. Non volevo che suscitasse più alcuna sensazione in me, né tristezza né rabbia, anche se il più delle volte il mio cuore non poteva evitare di sussultare; io mi dicevo che era perché ero ancora infuriata con lui, ma era una balla colossale.
- Da quanto tempo è che non esci di sera, ragazza? - mi chiese Paul un pomeriggio che ero a casa sua. George, seduto sul letto, smise di colpo di suonare, quasi l'altro mi avesse domandato chissà che.
- Da un po'.- risposi, continuando a scrivere velocemente.
- Dovresti venire a vederci, 'sta sera. - propose Paul.
Lo guardai come se fosse impazzito:- Stai scherzando?! -
- No. -
- Tu sei matto! Non vengo a vedervi suonare! -
Non sarei andata a vedere John suonare!
- Avanti, Anna! Ci sarò anche io con te. - intervenne George avventandosi sull'ultimo biscotto rimasto.
- Pensaci, non è una cattiva idea: per prima cosa, mi vedresti suonare in modo serio, e non è una possibilità che hanno tutte le ragazze - continuò Paul - e secondo, dimostreresti di essere superiore rispetto a noi comuni mortali. -
- Se vieni ti do un biscotto. - aggiunse l'altro.
- Certo che fate schifo nell'arte coercitiva. - commentai con un sopracciglio alzato.
- E' un sì? - chiese speranzoso McCartney.
Mugugnai:- E va bene...- 

E fu così che mi ritrovai in un locale di sera, in mezzo ad una folla che si dimenava a ritmo di rock'n'roll, tra George, che osservava ogni mossa di ciascun membro dei Quarrymen come se si stesse facendo una radiocronaca mentale, e Cyn, la quale lanciava occhiate adoranti e innamorate al suo ragazzo, mentre questi tirava fuori tutte le sue doti musicali su una canzone di Elvis.
"Abbastanza monomaniaco il ragazzo." pensai, anche se dovevo ammettere che era dannatamente bravo.
Erano incredibili, lui e Paul; anche gli altri se la cavavano, ma i due era completamente su un'altra lunghezza d'onda. L'affinità che c'era tra loro sul palco era impressionante: sembravano fatti per suonare insieme. L'unica cosa che mancava loro era un chitarrista abbastanza abile da fare da solista.
E, improvvisamente, fui illuminata dalla Luce divina e capii la ragione della presenza di George. Sorrisi al mio amico e gli diedi una pacca sulla spalla, che lo risvegliò dallo stato di trance in cui era sprofondato all'inizio della serata; ero sicura che ce l'avrebbe fatta.
La serata continuò con numerosi canzoni e riuscii a godermela e ad apprezzare il talento sia di John che di Paul; certo che faceva un altro effetto sentire il mio amico che suonava in modo serio.
Dopo che i ragazzi ebbero finito di suonare, Cyn si fiondò tra le braccia di Lennon per ricompensarlo delle fatiche artistiche di quella sera e cominciò a baciarlo.
Rimasi lì impettita a fissarli, irritata e confusa da quello spettacolo indesiderato che pure avrebbe dovuto essere la normalità; non credevo che mi ci sarei mai abituata.
- Vieni fuori con me, guardona. - mormorò Paul, e mi prese per mano trascinandomi con sé velocemente e con molta nonchalance, così che quando Lennon si fosse staccato dalle labbra della sua ragazza avesse l'impressione che ce ne fossimo andati insieme senza degnarlo di uno sguardo.
Uscimmo dal locale e tirai una boccata d'aria.
- Stai bene? - domandò Paul, prendendo una sigaretta dal pacchetto. Gliene rubai una e aspettai che il mio amico le accendesse entrambe.
- Non devi continuare a preoccuparti per me. - dissi.
- Sei una mia amica, è ovvio che mi preoccupo per te. - replicò il ragazzo.
Sbuffai, buttando  fuori il fumo della sigaretta.
- Lo sai che è perché ti voglio bene. -
Sorrisi e scrollai le spalle, fingendo che non mi importasse della sua ultima affermazione. Paul mi tirò una gomitata ed io scoppiai a ridere.
- Comunque, tanto per la cronaca, siete bravini. - dissi, riferendomi alla loro esibizione.
- Solo bravini?! - esclamò il ragazzo, come se avessi detto una bestemmia. - Per questo insulto la pagherai cara, tesoro mio! -
Sapendo che non lo sopportavo, cominciò a farmi il solletico. Implorai pietà, ma Paul in risposta mi prese per i fianchi e mi caricò sulle spalle.
- Mamma, se sei pesante! - osservò subito dopo.
- Nessuno ti ha ordinato di fare il cretino in questo modo. - replicai - Sarà meglio che tu mi metta giù, James Paul McCartney, o scatenerai la mia Ira Funesta! -
Mentre ridevamo a crepapelle, Paul mi fece scivolare di nuovo a terra ed io mi ritrovai nel suo abbraccio.
Improvvisamente serio, il ragazzo mi accarezzò il volto: - Non voglio più vedere una sola lacrima su queste belle guance, siamo intesi? -
Lo disse con una dolcezza che mi lasciò senza parole, quindi mi limitai ad annuire, senza accorgermi che quel gesto portò il mio volto più vicino a quello di Paul. I nostri occhi, che prima erano incatenati gli uni negli altri, si chiusero nello stesso momento e le labbra si sfiorarono appena.
Non ci fu il tempo di approfondire quel bacio abbozzato, perché entrambi facemmo di colpo un passo indietro, contemporaneamente, quasi trasalendo.
Arrossii violentemente mentre il cuore pulsava impazzito; non osavo alzare lo sguardo per paura di vedere quale fosse la reazione di Paul.
Cristo, che idiota ero stata...
Ero sicura che quel gesto avrebbe rovinato la nostra meravigliosa amicizia come era successo con Stu, e avevo il timore che ora Paul si aspettasse da me qualcosa che non potevo dargli.
Gettando una fugace occhiata verso di lui mi accorsi che anche lui guardava fisso a terra. Ciò mi diede il coraggio di alzare gli occhi, che si incrociarono subito con quelli di lui, che aveva evidentemente avuto la mia stessa sensazione. Rimanemmo immobili senza proferir parola per lunghi secondi, poi, nello stesso momento, scoppiammo a ridere, sciogliendo ogni tensione.
Tirai un enorme sospiro di sollievo nell'accorgermi che nulla tra noi era cambiato.
- Torniamo dagli altri. - disse Paul prendendomi per mano. La liberai e gli tirai uno scappellotto:- Vedi di non saltarmi addosso, ragazzino arrapato! -
Tornammo davanti all'ingresso e trovammo tutti ad aspettarci.
- Eccovi, finalmente! - esclamò George - Stavamo per mandare i cani da ricerca! -
- Siamo qui. - mormorai, cercando di ignorare l'occhiata di fuoco che Lennon mi aveva rivolto dopo che ero ricomparsa insieme a Paul. Aveva persino la faccia tosta di essere geloso!
Il rombo di un motore si stava avvicinando e ben presto un autobus si fermò davanti a noi. I primi a salire furono Len e Pete, seguiti da Cyn.
All'idea di salire su un autobus, anche se vuoto, ebbi un tremito.
- Io vado a piedi, ci vediamo domani. - dissi annaspando.
John mi guardò malissimo, mentre sia Paul sia George mi prendevano per le spalle.
- Tu non torni a casa da sola, a piedi, di notte! - commentò il primo.
Contemporaneamente, George mi fece gli occhi dolci: - Dai, non puoi abbandonarmi adesso che devo suonare per cercare di entrare nei Quarrymen! Ho bisogno del tuo sostegno psicologico. -
- Ci sbrighiamo? - ringhiò Lennon salendo sul mezzo e prendendo posto.
Sospirai e guardai le porte dell'autobus come se fossero i cancelli dell'Inferno dantesco.
- Non accadrà niente, te lo prometto. - sussurrò Paul al mio orecchio.
Mentre George raggiungeva gli altri, mi aggrappai alla mano di Paul, poi, finalmente, mi decisi a salire, appena prima che le porte si chiudessero e l'autobus ripartisse.
- Dimmi di nuovo quanti anni hai, ragazzino. - disse John poco educatamente.
- Quindici. - rispose George imbracciando la chitarra di Paul.
Un abbozzo di risata sarcastica uscì dalle labbra di Lennon.
- Paul dice che sei bravo, quindi facci vedere quello di cui sei capace, prima che venga troppo tardi e la mamma ti mandi a letto. -
Sorrisi a George, invitandolo a lasciar perdere John e far finta di niente. Lui mi fece un cenno del capo, sfiorò appena le corde, poi cominciò.
I primi suoni uscirono dalla cassa della chitarra, riempiendo il silenzio dell'autobus vuoto.
Chiusi gli occhi e appoggiai la testa sulla spalla di Paul.
Le note scivolavano via, perfette e veloci, una dopo l'altra, in un susseguirsi armonioso ed incalzante: Raunchy.

Dopo quell'esecuzione impeccabile, all'inizio del luglio 1958, John accettò George nei Quarrymen.           
               

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Uhm, sono un po' in ritardo, lo so, ma più di così io non riesco a fare, perdonatemi!!!!
Comunque, questo capitolo è breve e non costituisce nulla di particolare: semplicemente, è un capitolo di passaggio ai due che costituiranno la fine della seconda parte della storia.
Come credo si noti (o forse no) ha molte affinità con il capitolo XII - Twenty Flight Rock, a partire innanzitutto dal titolo, che non è tratto da una canzone dei Beatles, ma da una che viene suonata all'interno della vicenda. Anche la frase finale è quasi identica a quella del suddetto capitolo, come a sottolineare che in entrambi l'evento principale è suppergiù lo stesso. Non so se tutto questo sproloquio vi possa interessare, ma boh... l'ho scritto lo stesso!


Quella che Ama i Beatles: Okay, il tuo tempismo è stato perfetto!! Infatti, avevo già da un po' deciso che tra Anna e Paul ci sarebbe stato un mezzo bacio (giuro che è stata un'idea spontanea, anche se la coincidenza è stupefacente) E sì, il nostro amato Lennon è di malumore in questo periodo...

Alla prossima!
Peace n Love.

  
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