Come
promesso, il secondo capitolo in una sola giornata.
Vi
chiedo scusa se non risponderò alle recensioni, ma non mi sento
molto bene in questi giorni e andrò nel letto appena pubblicato.
Buona
lettura^^
Capitolo X
Se è amore non puoi scappare
Lila
aprì gli occhi, ma avrebbe preferito rimanere ancora nel suo sogno,
o qualunque cosa fosse.
Si
sentiva debole, spossata dalle ferite e dalla tristezza.
Fino
a quando era rimasta sveglia e con Loki accanto era stato facile non
pensare a Steve e alla sua lontananza, ma ora che lo aveva rivisto
non poteva negare quanto le mancasse: era come se mille coltelli
arroventati le avessero infilzato il cuore e la carne.
Una
volta superata l'iniziale ondata di dolore, Lila si accorse di una
mano che le accarezzava i capelli.
“Sei
sveglia?” le chiese Loki e Lila annuì.
“Ti
sei agitata molto stanotte” le disse e la ragazza notò la sua
freddezza.
Se
ne risentì: perché un minuto prima doveva essere premuroso e quello
dopo doveva tornare ad essere semplicemente il dio degli Inganni di
sempre? I suoi cambiamenti di umore le facevano girare la testa.
“Cosa
c'è che non va, Loki?” gli domandò con un sospiro, troppo stanca
per mostrare tutta la sua indignazione.
“Hai
invocato più di una volta il nome di Steve”
“Ho
fatto un sogno, come l'altra volta, e gli ho comunicato i nostri
piani” disse. Non si stava giustificando, non aveva fatto niente di
male dopotutto, ma Loki doveva comunque sapere che i Vendicatori
erano al corrente dei loro piani. Questo non implicava certo che
dovesse sapere cos'altro era successo.
“Terranno
Phobos occupato?”
Lila
annuì e si sentì stanchissima, come se avesse corso per miglia
senza mai fermarsi.
Vide
lo sguardo di Loki e comprese che c'era qualcosa che voleva
chiederle, una domanda che aveva intenzione di farle: glielo leggeva
negli occhi.
“Cosa
vuoi sapere, Loki?”
Il ragazzo si chinò su di lei e Lila si
sentì sovrastare dal suo corpo. Fronte contro fronte, Lila si
ritrovò occhi negli occhi con lui.
Se
fosse stata un'altra persona forse Lila avrebbe pensato al desiderio
di trasmetterle il proprio amore, ma era Loki e la ragazza era certa
che ci fosse dell'altro.
“E
avete parlato solo del piano?” le domandò e in un attimo fu tutto
chiaro: quel suo sguardo era un modo per comprendere se stesse
davvero dicendo la verità.
Buffo
come il dio degli inganni pretendesse da lei la sincerità.
“No,
ma questi non sono affari tuoi, giusto?”
“Ne
sei convinta?” le soffiò a pochi centimetri dalle labbra.
Il
bisogno di contatto fisico di Loki a volte la sconcertava, tanto più
che non lo aveva visto comportarsi in quel modo con nessuno. Sembrava
che avesse bisogno di sentire vicina solo lei, Lila.
Si
era chiesta perché accettasse i suoi baci, le sue carezze, i suoi
abbracci e all'inizio si era detta che poteva essere un modo per
raggiungere lo scopo che si era prefissa, ma ora non era più
credibile.
Era
inutile negare che le piaceva quando le stava vicino e che il
contatto fisico era una parte integrante del loro rapporto, qualunque
esso fosse.
“Sì”
sussurrò prima che lui la baciasse. Si attardò un po' sulle labbra
di lei e quando la liberò dal suo abbraccio Lila sospirò.
Non
poteva più negare il nome di quel sentimento, non a quel punto
almeno. E in fondo si trattava solo di dargli uno stupidissimo nome,
la cosa più semplice da fare a quel punto.
Era
amore, quel tipo di amore che addolcisce lo sguardo e illumina
di un luce nuova ogni cosa.
Se
fosse stata in un'altra situazione avrebbe gioito per l'aver
finalmente raggiunto la conoscenza, ma in quel caso serviva solo a
complicare la situazione.
Loki
si rese conto che qualcosa era cambiato nello sguardo di Lila.
“Mi
guardi in modo diverso” le fece notare.
“E'
perché ti amo” gli rispose, simulando il suo stesso stupore di
fronte a quelle parole.
Non
aveva deciso di dirlo, non era nemmeno sicura che fosse giusto farlo,
eppure la frase era sgorgata dalle sue labbra prima che riuscisse a
fermarla e con una naturalezza che la sorprese.
Tuttavia
non si sarebbe tirata indietro perché sapeva che erano vere.
Dapprima
Loki faticò a credere alle proprie orecchie, poi piano a piano le
sue parole penetrarono dentro di lui e alla fine non riuscì a
trattenere un sorriso.
“Mi
ami?”
Lila
annuì, inchiodandolo con gli occhi. Non era il tipo da fuggire di
fronte alle cose, neanche quando minacciavano di provocarle dolore.
Lei
era più il genere di persona che prendeva in mano la situazione e
così fece anche in quella situazione.
Prese
il viso di Loki tra le mani e lo avvicinò al proprio “Io ti amo.
Non so che tipo di amore sia, so solo che ti amo. So che questo
complicherà la mia scelta, ma dovevo dirtelo”
“Perché?”
Lila
gli rivolse un sorriso sfavillante, di quelli che gli riservava tempo
prima “Perché mi avevi chiesto una possibilità e ti sto
dimostrando che te l'ho concessa davvero”
Fu
lei stavolta a baciarlo e quando le sua labbra toccarono quelle di
lui, Loki pensò di non aver mai provato un'emozione così intensa.
Gli
scoppiò nel petto, simile a un fuoco d'artificio, e si irradiò per
tutto il suo corpo, simile a un fiume.
Non
aveva mai provato un'emozione tanto forte né aveva mai amato -sì,
non poteva negare di amarla- qualcuno a quel modo.
Fu
felice di aver rifiutato l'offerta di Phobos e si disse che ora aveva
un motivo in più per non morire.
Rumore
di armi, ringhi e urla feroci li costrinsero a separarsi e a volgere
lo sguardo verso la porta. Non ci voleva un genio per capire che
Thanos si stava muovendo ed entrambi si scambiarono uno sguardo
significativo.
Dal
momento in cui il chiasso sarebbe cessato non avrebbero avuto molto
tempo e avrebbero dovuto fare in fretta se volevano uscirne vivi.
“Pronta?”
le domandò
Lila
annuì e si alzò in piedi. Le doleva la schiena e muoversi era
difficile, ma non poteva permettersi nessuna debolezza in quel
momento, tanto più che neanche Loki era in piena forma.
A
dire il vero, forse quello messo peggio era proprio lui perciò
avrebbe dovuto stringere i denti. Ma prima di iniziare doveva
assicurarsi di una cosa. Si voltò verso Loki e ne incrociò lo
sguardo.
Fuori
l'aria era ancora satura dei suoni che precedono una battaglia.
“Se
qualcosa andasse storto e solo tu dovessi raggiungere lo scettro,
devi andare via”
“Non
ti lascio qui” inorridì lui.
“Non
servirebbe a niente essere catturati entrambi di nuovo. Tu puoi
capire dove siamo mentre fuggi e portare con te i Vendicatori, io no.
E' semplice, Loki”
Il
dio avrebbe voluto trovare un argomento che lei non potesse confutare
per dimostrarle che aveva torto, ma, per quanto si sforzasse, non
riuscì nel suo intento.
Alla
fine dovette desistere e fu costretto ad annuire.
Lila
sospirò, sollevata. Era stata una decisione difficile da prendere e
ci aveva riflettuto a lungo.
Era
un gesto assurdamente eroico, il classico sacrificio da film -sì,
Lila aveva anche trovato il tempo di riderci sopra-, ma per Lila
aveva un significato ben preciso.
Voleva
dire mettere da parte l'istinto di sopravvivenza, letteralmente se
stessi, per lasciare spazio a qualcun altro e non era neanche
lontanamente facile come pensava chi non si trovava in quella
situazione.
La
sola idea di essere lasciata sola la faceva impazzire, ma era la cosa
giusta da fare e non poteva ignorarlo.
Non
era però il momento per pensarci: ora doveva fare l'impossibile per
fuggire.
“Bene”
chiuse la questione e tese l'orecchio.
I
rumori si erano placati, sostituiti dal silenzio, il che voleva dire
che era giunto il momento di agire.
Appena
furono in piedi si presentò loro il primo ostacolo, una cosa che
pure con le loro menti illuminate non avevano considerato: la porta.
“Non
capisco come abbiamo fatto a dimenticarcene” considerò Loki.
Lila
la esaminò in ogni dettaglio: era un uscio di legno massiccio, ben
saldo sui cardini e con una stupida serratura arrugginita.
Se
ci fossero stati Steve o Thor avrebbe detto loro di buttarla giù a
spallate, ma non era sicura -in realtà ne era certa- che la sua
forza e quella di Loki non fossero sufficienti.
No,
la soluzione era un'altra e arrivò proprio ripensando all'unica
volta in cui si era trovata prigioniera in una stanza.
Sorrise
diabolicamente, armeggiando con i propri capelli e alla fine trovò
ciò che aveva bisogno.
“Non
mi sembra il momento di dedicarsi alla propria immagine” la prese
in giro.
Lila
alzò gli occhi al cielo mentre si chinava sulla serratura con un
sorriso furbo.
“Cosa
pensi di fare?”
“La
stessa cosa con cui ho fregato te sei mesi fa”
Iniziò
ad armeggiare con la forcina e la porta. La sua espressione si faceva
via via più concentrata mano a mano che procedeva nello sforzo di
unire velocità ed efficacia.
Lila
sapeva di non avere troppo tempo e quella porta si stava rivelando
fin troppo complicata da aprire per i suoi gusti.
Sentì
che una parte del cilindro scattava, ma nonostante questo la porta
opponeva ancora resistenza ai suoi tentativi di aprirla.
“Oh,
dannazione!” imprecò scagliando un calcio all'uscio che ruotò su
se stesso. Lila strinse le labbra in un'espressione stizzita mentre
Loki scoppiava a ridere alle sue spalle.
“Be'”
ansimò alla fine il dio “almeno l'hai aperta”
La
ragazza lo fulminò, ma decise di rimandare ad un altro momento la
sua legittima vendetta: ora dovevano sbrigarsi.
Il
corridoio era sgombro, ma ora erano di fronte ad un altro problema.
“Come
troviamo il tuo scettro?” domandò rivolta a Loki. Quando lo vide
ammutolire, sbiancò.
Se
il loro piano fosse andato a monte Thanos li avrebbe uccisi. Ma, a
ben pensarci, quella era la prospettiva più rosea.
Poteva
frustarli fino alla morte, torturarli o far loro del male in mille
altri modi, tutti di gran lunga peggiori della morte.
Loki
chiuse gli occhi e Lila si aggrappò inconsciamente al suo braccio.
“Non
preoccuparti, principessa. Seguiamo la scia di energia”
Non
sapeva di cosa stesse parlando, ma Lila si fidava di lui e lo seguì
senza remore. Solo a metà strada si rese conto che Loki avrebbe
potuto condurla in una trappola.
Aveva
parlato con Thanos da solo e poteva aver stretto con lui un'alleanza
che gli salvasse la vita.
Una
persona normale avrebbe preso in considerazione quell'eventualità e
avrebbe cercato di tutelarsi, in qualche modo, ma non Lila.
Lei
era certa che non l'avrebbe ingannata né messa in pericolo,
non dopo quello che si erano detti -che lei gli aveva detto, si
corresse- e che avevano passato in quei giorni, insieme.
Era
così immersa in quei pensieri che non si accorse che Loki si era
fermato ad un angolo e continuò a camminare fino a quando il dio non
la afferrò per la vita e la strinse a sé, impedendole di procedere
oltre.
“Ma
cos...” la sua domanda venne stroncata dalla mano di Loki. Si
sporsero e notarono due chitauri a fare da guardie alla porta dove
era evidentemente custodito lo scettro di Loki.
“Idee?”
le domandò e Lila annuì mentre Loki mollava la presa sulla sua
vita. A Lila bastò poco per scattare in avanti e correre verso i due
mostri.
Quando
la videro diedero l'allarme, ma quel gesto segnò la loro disfatta.
Dovevano essere molto deboli, perché per Lila fu facile metterli al
tappeto.
Rubò
loro le armi e fece cenno a Loki si avvicinarsi. L'allarme non la
smetteva di suonare e a breve sarebbero stati sotto attacco.
“Sei
un'incosciente” le disse mentre la vedeva buttare giù la porta
grazie all'arma che si era appena conquistata.
“Volevi
entrare, giusto? Bene, ti ho aperto la strada” gli fece notare
mentre varcavano l'uscio o quello che un tempo lo era stato.
Al
centro della stanza faceva bella mostra di sé il tanto sospirato
scettro. Quando Loki lo afferrò brillò di più per un momento.
“Devo
dire che non sono mai stata così contenta di vederti con un'arma in
mano” scherzò Lila.
Sapeva
che erano vicini al raggiungimento del loro piani e non poté
trattenere l'euforia quando si rese conto che presto sarebbero stati
con gli altri Vendicatori, al sicuro.
In
quel momento un boato distrusse la parete di fronte a loro e un
gruppo di chitauri fece la sua comparsa, armato e pronto ad
aggredirli.
“Andiamo
via di qui!” urlò Loki e tentò di afferrare il braccio di Lila.
Purtroppo
per lui la ragazza venne strattonata lontano e sbatté la testa
contro il muro. Quando si tastò la nuca sentì qualcosa di caldo e
appiccicoso impiastricciarle le dita, ma stranamente il mondo intorno
a lei non perse consistenza.
Per
un attimo si velò, come se fosse scesa la nebbia, ma tornò subito
nitido. Si rialzò un po' a fatica, anche a causa delle ferite sulla
schiena e schivò un paio di colpi, poi finalmente trovò un secondo
per voltarsi verso Loki.
Stava
combattendo con un gruppo di mostri, ma i suoi movimenti erano lenti
e le ferite lo rendevano goffo.
Doveva
andare a dargli una mano, decise, ma prima che potesse muovere un
solo passo vide un chitauro allungarsi, superare la guardia di Loki e
colpirlo al fianco.
In
un'altra occasione probabilmente Loki non avrebbe fatto una piega, ma
il suo corpo era sfiancato dalle ferite e troppo debole per
resistere.
Scivolò
in ginocchio e Lila si slanciò verso di lui. Era furiosa e
preoccupata, una combinazione che non portava mai niente di positivo.
Sapeva
di dover rimanere lucida, ma la rabbia la accecò e all'improvviso la
priorità divenne avvicinarsi a Loki e capire se stava bene.
Con
un calcio ben assestato riuscì ad allontanare l'ultimo chitauro che
si era frapposto fra lei e il suo obiettivo.
“Loki!”
lo chiamò.
“Prendi
lo scettro e va via” sussurrò mentre tentava di rialzarsi.
Lila
non gli diede retta.
Recuperò
lo scettro, scivolato poco più avanti, e strinse la presa sul
braccio di Loki. Non sapeva esattamente cosa doveva fare ed era
sicura che non avrebbe funzionato fino a quando non fosse stato Loki
a volerlo.
“Loki,
devi essere tu. Lo scettro con me non funziona” lo richiamò con
energia.
Il
dio, per parte sua, si sentiva galleggiare in una sorta di curioso
dormiveglia. Le tenebre promettevano di dargli un sonno tranquillo,
una pace tanto agognata, ma c'era la voce di Lila, calda e luminosa
come un raggio di sole, che gli impediva di addormentarsi.
Dovette
sforzarsi per comprendere le sue parole, ma alla fine riuscì a
decifrarle.
Mosse
una mano e afferrò lo scettro che lei gli porgeva.
Lila
lo strinse a sé e in un attimo scomparvero.
*
Stavano
combattendo da troppo poco tempo, si disse Steve mentre vedeva che i
Chitauri cominciavano ad arretrare verso il portale.
Dovevano
dare più tempo a Lila e Loki di fuggire.
“Bloccateli!”
urlò agli altri Vendicatori e subito Tony e Bruce si frapposero fra
i mostri e la loro via di fuga.
Steve
non era concentrato come avrebbe dovuto e lo sapeva anche lui.
Tuttavia il suo pensiero era solo per Lila e per ciò che stava
facendo.
Perché
ci metteva tanto?
La
sua mente non faceva che proporgli gli scenari peggiori e stava
letteralmente diventando pazzo.
Un
lampo di luce azzurra illuminò il campo di battaglia e Steve perse
un battito.
Si
distrasse e come lui fecero tutti i Vendicatori, quel tanto che
bastava per permettere ai chitauri di fuggire.
A
nessuno importava visto che quel raggio poteva voler dire solo una
cosa: Lila e Loki ce l'avevano fatta.
E
infatti un secondo dopo la luce scomparve e al suo posto c'erano i
due ragazzi.
Visibilmente
provati, sporchi di sudore, polvere e sangue, con gli abiti a
brandelli, ma vivi.
Il
cuore di Steve perse un battito per il sollievo.
Non
gli importava nemmeno che Lila tenesse Loki tra le sue braccia: la
sola cosa importante era che fosse libera.
Coprirono
tutti la distanza che li separava dal duo con poche falcate veloci,
dimentichi di tutto ciò che non fossero loro.
“State
bene?” domandò Bruce, tornato alla sua forma umana e avvicinandosi
per accertarsi delle condizioni di salute di entrambi.
Lila
annuì, ma guardò significativamente Loki. Le aveva passato un
braccio intorno alle spalle e lei lo sorreggeva per la vita.
La
figura di Loki la sovrastava e Lila sembrava malferma sotto il suo
peso, ma non diede cenno di voler lasciare la presa.
“Direi
che abbiamo passato momenti migliori”
“Fai
la sbruffona mentre siamo in piena fuga e vedi cosa accade” la
rimbrottò a mezza voce Loki e Lila sbuffò una mezza risata.
“Non
facevo la sbruffona. Ti ho salvato il culo” constatò, stizzita.
Loki fece per allontanarsi, ma non aveva considerato il taglio al
fianco dal quale perdeva sangue e le ferite, tanto che un violento
capogiro lo fece vacillare.
Pensava
che sarebbe caduto, nonostante le mani di Lils che si erano protese
per afferrarlo, e chiuse gli occhi, aspettando l'impatto con il
suolo.
Un
contatto che tuttavia non arrivò.
Ci
mise un po' a capire che qualcuno lo aveva afferrato, qualcuno di
molto più forte e grande di Lila
“Fratello”
lo chiamò Thor.
A
quelle parole, Loki alzò lo sguardo proprio a ribattere che no, lui
non era suo fratello, ma fu fermato da qualcosa nello sguardo di
Thor.
Una
tenerezza che non vedeva da tanto, un affetto antico che aveva
ignorato per troppo tempo. Per un attimo Loki capì di cosa parlava
Lila quando diceva di amare suo fratello.
Le
sue riflessioni furono interrotte dall'abbraccio in cui lo avvolse
Thor. Era assurda e strana tutta quella delicatezza messa in
relazione al dio del tuono.
All'inizio
cercò di opporsi, ma alla fine desistette e ricambiò timidamente la
sua stretta. A quel punto non poteva negare che una parte di lui, per
quanto avesse cercato di metterla a tacere, considerava ancora -e lo
avrebbe fatto sempre e per sempre- Thor suo fratello.
“Bentornato”
sussurrò il dio del tuono e Loki si lasciò scappare un mezzo
sorriso.
Lila
si morse il labbro e gli occhi le si inumidirono, ma sfoggiò un bel
sorriso, come quello di chi ha finalmente raggiunto il traguardo dopo
una lunga maratona.
Intanto
Steve si fece avanti, la afferrò e la strinse a sé delicatamente.
Non sapeva di che tipo fossero le sue ferite e quanto male le
facessero, perciò non voleva provocarle dolore.
“Ciao”
la salutò mentre lei appoggiava il capo sulla sua spalla. Lila
sorrise contro il suo collo e a Steve parve che un tassello
importante del puzzle fosse finalmente andato al suo posto.
“Ciao”
sussurrò la ragazza aumentando la presa sul suo collo.
Accanto
a loro, Loki guardava la scena senza fiatare. Sapeva che sarebbe
successo ed era giusto, ne era conscio.
Mentre
abbracciava Steve, le si affacciarono alla mente parole che
sembravano essere state pronunciate in un'altra vita.
Steve
una volta aveva detto che solo un miracolo avrebbe potuto salvare il
rapporto di Thor e Loki ed era così sicuro della sua affermazione da
aver scommesso con lei una cena nel suo ristorante giapponese
preferito.
“Ho
vinto io” gli ricordò con un sorriso divertito. All'inizio Steve
parve non capire, ma poi una significativa occhiata a Thor che
sollevava tra le braccia Loki gli fece comprendere ciò a cui Lila
stava alludendo.
“Vinto
cosa?” domandò Tony.
“Spero
che vi piaccia il giapponese, ragazzi. Stasera paga Steve” annunciò
la ragazza mentre Capitan America scuoteva il capo, sconsolato.
Prevedevano
tempi di magra per il suo povero portafogli.
*
“E'
proprio necessario tutto questo?” domandò per l'ennesima volta
Loki.
“Sei
stato torturato” ribadì Thor, con lo stesso tono di voce che
avrebbe usato con un bimbo poco sveglio -il che era piuttosto comico,
oltre che paradossale-.
“Ma
sto bene!” si lagnò di nuovo il dio degli inganni e Thor alzò gli
occhi al cielo. Era segretamente felice di battibeccare in quel modo
con Loki: gli sembrava di essere tornato ai tempi in cui erano poco
più che bambini e discutevano per le piccole cose.
Non
sapeva cosa fosse successo durante la prigionia, ma qualcosa doveva
essere accaduta. Loki se n'era andato come il dio degli Inganni ed
era tornato come suo fratello.
Dopo
attenta analisi, Thor aveva deciso che non gli importava: l'unica
cosa che contava era riavere suo fratello.
Intanto
Loki continuava ad agitarsi, irrequieto, sul lettino dell'infermeria
in cui lo aveva costretto. Probabilmente se non fosse rimasto lì
sarebbe sgattaiolato via tempo prima, ma Bruce non aveva ancora
finito di curarlo e le sue ferite erano davvero brutte.
“Sai,
se persino peggio di Lila” notò Bruce mentre suturava un taglio su
una spalla.
Loki
e Thor lo guardarono senza capire e il dottore alzò lo sguardo per
un secondo, giusto il tempo di sorridere appena e tornò al suo
lavoro.
“Ha
fatto molte scene e quando ho tentato di farle l'anestesia... be', ha
tirato fuori tutta la sua aggressività”
“Ha
affrontato eserciti, Phobos, la frusta... e ha paura di un ago?”
rise Loki, appuntandosi mentalmente di prenderla in giro per questo.
Bruce
non disse niente e Thor sorrise, ma da quel momento cadde il silenzio
fino a quando la porta non si aprì ed entrarono gli altri
Vendicatori.
Per
ultima entrò Lila. Era ancora pallida, aveva un braccio fasciato,
appeso al collo e si muoveva con cautela evitando i movimenti
bruschi.
In
una mano teneva una scatola verde mentre mangiucchiava quelli che
avevano l'aria di essere biscotti.
“Perché
lei mangia mentre io sono qui a farmi medicare?”
“Perché
mentre Bruce suturava i miei tagli, Steve è andato a prendermi i
macarons” gli fece la linguaccia lei prima di addentare un altro di
quei dolcetti.
“Cosa?”
le domandò e Lila si avvicinò, porgendogli con un sorriso uno di
quegli strani biscotti.
“E'
la mia ultima offerta” lo avvertì dopo un minuto buono di attesa
“Ora o mai più”
Aveva
un profumo e un aspetto invitante, dovette ammettere, così ne
addentò cautamente un pezzo.
E
scoprì che Lila aveva fatto bene a chiedere quei così per
prima cosa: erano assolutamente squisiti.
Forse
la ragazza comprese quanto gli fosse piaciuto perché gli porse la
scatola.
“Dai,
mangiali con me” lo incitò.
Per
quanto fosse golosa -e pochi sapevano quanto- a Lila piaceva mangiare
in compagnia e dividere il proprio cibo.
Riteneva
che condividere con le persone importanti qualcosa di banale come il
proprio cibo preferito potesse trasformare un azione di tutti i
giorni in qualcosa di speciale.
“Ora
che siamo tutti qui, che ne dite di raccontarci un po' cosa è
successo mentre eravate rinchiusi?” chiese Natasha.
Avrebbe
voluto lasciarli in pace, almeno per un po', ma non c'era tempo per
il riposo: erano in guerra e dovevano avere quante più informazioni
possibili.
“Se
volete sapere del nascondiglio di Phobos vi rivolgete alle persone
sbagliate” la freddò Loki “Non siamo riusciti a scoprire nulla”
“A
parte che me la pagherà per ciò che ci ha fatto” ringhiò Lila
serrando i pugni.
Non
avrebbe voluto reagire in quel modo, ma il ricordo dell'umiliazione
subita era ancora vivido in lei e lo sarebbe sempre stato.
Bruce
le aveva detto che le ferite si sarebbero rimarginate e che se
fossero rimaste cicatrici sarebbero state molto piccole e quasi
impossibili da vedere, ma Lila avrebbe sempre saputo che erano lì:
un tatuaggio, un marchio inciso sulla sua stessa pelle.
“A
questo punto non possiamo neanche programmare di attaccarlo”
sospirò Steve mentre prendeva una mano di Lila e la stringeva
delicatamente.
“A
questo punto l'unica cosa che possiamo fare è aspettare” concordò
Clint.
A
nessuno piaceva l'idea di lasciare che fosse Phobos a fare la prima
mossa, ma non aveva niente che potesse aiutarli a pianificare una
strategia.
“Aspettare
e tenerci pronti” gli diede man forte Tony.
Cadde
il silenzio, rotto solo di tanto intanto dagli strumenti che Banner
posava e afferrava di quando in quando.
Dopo
qualche minuto, il dottore alzò la testa e sorrise “Ho finito”
Si
tolse i guanti e li gettò di lato, poi tornò a guardare i suoi due
pazienti “Vi riprenderete benissimo entrambi, ma per precauzione è
meglio che vi riposiate in questi giorni. E” aggiunse quando vide
che Lila era pronta a ribattere “adesso conviene che andiate a
dormire. Senza offesa, ma avete delle occhiaie spaventose”
“Sarà
emozionante dormire di nuovo in un vero letto” asserì sbadigliando
Lila mentre si dirigeva verso la porta, imboccando la via per la sua
stanza.
Loki
la seguì e mentre si allontanavano li sentirono parlare.
“Ma
come” stava dicendo il dio “quel pagliericcio non ha soddisfatto
i tuoi bisogni?”
Non
sentirono la replica di Lila, ma il rumore di uno schiaffo fu per
loro una risposta esauriente e scoppiarono a ridere.
Continua