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Autore: sfiorisci    08/02/2013    1 recensioni
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"Come la chiamiamo?- gli chiese Rena
-Celeste, perchè ha il potere del cielo-"
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 

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Dopo quello che era successo quel sabato sera la scuola era totalmente cambiata: molti studenti erano stati fatti tornare dalle loro famiglie e quelli che non l’avevano erano in attesa di essere smistati in vari orfanotrofi. Tutti gli studenti maggiorenni vennero lasciati liberi di andare perché avevano raggiunto ormai l’età stabilita dalla legge per andare a vivere da soli. La scuola non era più ritenuta un posto sicuro perciò, una volta spediti tutti gli studenti a casa, Les, Jean e Rick si sarebbero dovuti trovare un’altra abitazione.
«Mi dispiace per ciò che ti è successo.» le disse Rachel abbracciandola mentre le spiegava la faccenda dei sogni e di suo nonno.
«Grazie, lo apprezzo molto, davvero.» sentiva di aver stretto un legame molto più profondo con lei che con Diana. Rachel era più spontanea, più intuitiva, più giusta, più coraggiosa… Diana era molto forte e allo stesso tempo molto sensibile, infatti non riusciva a sopportare tutto questo e piagnucolava fra le mani del suo fidanzato. A quanto pare erano tutti e tre orfani. Rick e Jean erano molto stressati in quel periodo, di certo non immaginavano che un giorno avrebbero dovuto chiudere la loro scuola, i loro sogni, le loro passioni… ma era troppo tardi, per tutto.
Les vide una ventina di ragazzi orfani che venivano fatti salire su un piccolo autobus che li avrebbe condotti in un orfanotrofio. Sperava proprio che i suoi amici non ci finissero perché, nonostante Rick le aveva detto che non erano tanto male come posti, lei non ci credeva; li avrebbe portati tutti con sé, se avesse potuto.
Nella scuola erano rimasti solo una cinquantina di studenti che stavano preparando le loro cose per partire. Fra di loro Les ne scorse due che facevano molto baccano, andò da loro a controllare che tutto fosse a posto.
«Tutto bene?» chiese a uno dei due. Era magro, con i capelli lunghi e folti e gli occhi di un color nocciola intenso.
«Certo.» rispose lui, anche se la voce sembrava dire il contrario. Stava bisticciando con uno spilungone dal naso lungo e i capelli biondo cenere sparati in aria, come se avesse preso la scossa. Gli occhi erano dello stesso colore dell’amico.
«Sicuro?» insisté Les. Lui le lanciò uno sguardo di fuoco, quando impallidì all’istante.
«I tuoi occhi…» disse con un misto fra la sorpresa e qualcosa che Les non riuscì a capire bene, ma che le parve ammirazione.
«Sono bellissimi.» concluse per lui l’amico.
«Guarda che l’ho vista prima io!» urla il castano.
«E con ciò? Non sai che al cuor non si comanda?» scoppiano di nuovo a litigare e Les non capì nemmeno per cosa litigavano.
«Scusate, io sarei ancora qui.» disse cercando di far tornare quei due alla normalità.
«Thomas.» disse il castano porgendogli la mano. Les gliela strinse e sentì qualcosa bruciare tra di loro, ma quando ritirò la mano vide che non c’è nulla.
«Jim.» si presentò l’altro. Les strinse pure la sua di mano, ansiosa di scoprire se anche questa stretta di mano avrebbe provocato l’effetto della precedente…
«Ahi!» disse lei mentre ritraeva la mano «Mi hai dato la scossa!».
Tutti risero dell’accaduto e iniziarono a parlare. Les scoprì che loro due avevano tredici anni, uno in più di lei, che erano amici d’infanzia e che anche i loro genitori erano morti insieme. Le raccontarono del villaggio in cui vivano, piccolo, in un’ampia vallata e un grande lago in cui tutti imparavano a nuotare. Era strano come Les, che non aveva mai avuto amici, adesso stava facendo crescere delle conoscenze in profonde amicizie.
Ma si sa, a volte la vita è strana di suo.
 
“Nonno?” chiamò Les vedendoselo davanti.
“Celeste.” disse lui “È sempre un piacere vederti.”
“Credo che tu mi debba spiegare molte cose… a cominciare da questo fatto che sento cose strane quando tocco le mani delle persone. Non mi sembra normale.” Gli disse come se volesse cercare di trovare una spiegazione mente parlava. La verità è che la cosa le sembrava più assurda ogni volta che ci pensava e aveva paura di sapere dove andasse a parare quel discorso…
“Questo è facile, puoi leggerlo nel mio diario” disse lui con molta naturalezza.
“Intendi quello che bloccato che non so come aprire?” chiese Les seccata. Era stanca di avere tante domande senza risposta.
“Domani mattina leggerai tutto. Non c’è altro che vorresti chiedermi? A proposito di un certo demone, magari?”
“Chi è quel demone, nonno?”
“Ora arriva la parte più brutta: spiegarti cosa ci faccio nei tuoi sogni e perché tu sei diversa”
“Io non sono diversa!” disse Les offesa.
“Certo che lo sei., sei speciale per questo e mi rammarica molto il fatto che tu non voglia accettarlo. Spero solo che con il tempo tu ci riesca. Comunque tornando al discorso di prima, quel demone che hai visto sarà quello che tu dovrai uccidere. Per farlo avrai bisogno di tutto l’aiuto disponibile, delle persone che hai conosciuto: Rachel, Diana, Douglas, Thomas, Jim, Jean, Rick… sono solo alcune delle persone che ti aiuteranno. Tutto questo non basterà, perché avrai bisogno di tutta la tua forza, avrai bisogno di usare la tua magia.”
“No!” urlò per contraddirlo. Era proprio questo che Les temeva di più, usare la magia significava ammettere a se stessa che lei era davvero un mostro.
“Perché no?” chiese lui. Per la prima volta sembrava davvero a disagio e preso alla sprovvista.
“La magia ti ha fatto uccidere, la magia uccide tutti noi! Ha fatto scatenare una guerra, ha fatto sì che dei demoni salissero in superficie… la magia è sbagliata e non va mai usata.” Suo nonno sembrò dispiacersi davvero per le parole della nipote.
“È tutto scritto. Non c’è nulla che tu possa fare, spero solo che un giorno riuscirai ad apprezzare la magia per quello che è, non per quello che gli altri inducono a credere.” Detto questo per quella notte sparì dal sogno di Les.
 
Quando si svegliò si accorse di essere sola. Rick e Jean non c’erano e ipotizzò che stessero lavorando per aiutare gli alunni e scovare il demone. Ricordò il sogno della notte precedente e prese il diario di suo nonno, che aveva nascosto sotto il suo letto. La serratura era sparita e si poteva leggere come un diario normale. Iniziò a leggere, vide che la scrittura di suo nonno era molto simile alla sua: lineare, non formale, senza troppi fronzoli, ma allo stesso tempo chiara e precisa.
Il diario era un resoconto della magia parlava dei diversi tipi che esistevano, partendo da una leggenda secondo la quale tutti gli esseri umani erano dotati di magia. Magia buona, magia bianca, con cui facevano del bene e annientavano i demoni: tremende creature che abitavano le viscere del pianeta che erano dotati di magia nera. Ovviamente la magia bianca trionfava su quella nera, perché era pura, era originaria, nata dalla bontà degli uomini. Un giorno un gruppo di essere umani, stanchi di combattere i demoni e volendo un potere da usare per loro stessi, invece che per l’umanità, si allearono con i demoni. All’inizio sembrò andare tutto bene, ma piano piano videro i loro poteri indebolirsi; si stavano trasformando in creature umane che usavano la magia nera. Iniziarono anche ad accoppiarsi con i demoni e i loro figli erano umani, con poteri molto limitati. Coloro che avevano la magia bianca e quella nera riuscivano a dominare tutti gli elementi esistenti più qualche caratteristica speciale, mentre questi ibridi riuscivano a controllare solo un elemento. Sempre più esseri umani passarono dalla parte dei demoni, facendo sì che nel mondo apparisse gente che sapeva controllare solo un elemento o, peggio, gente che non riusciva a controllare la magia. Con il passare degli anni, i pochi esseri magici sopravvissuti decisero di accoppiarsi solo con altri esseri magici, per preservare quel minimo di magia che era rimasto. Così si crearono delle caste e l’unica famiglia in cui si tramandava la magia bianca cominciò a dominare sulle altre.
Gli esseri dotati di magia in questo mondo stavano scomparendo, proprio come stava scomparendo la magia.
 
Les chiuse di scatto il diario. Aveva letto solo poche pagine e già era molto confusa: conosceva già l’origine della magia poiché quella storia l’aveva letta anche a scuola, ma di certo non si sarebbe mai immaginata che la stirpe magica fosse destinata a finire.
Sospirò rumorosamente e continuò ad immergersi nella lettura del libro, dopo la leggenda suo nonno aveva lasciato un paio di pagine bianche, per poi cominciare con un nuovo argomento: “Descrizione dei poteri e la loro influenza sul carattere”.

 


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