La seguii fino a quella che
presumevo fosse casa sua con mille domande nella testa. Chi era lei? Perchè
faceva tutto questo per me senza neanche conoscermi? Glielo avrei chiesto,
perchè avevo davvero tanti dubbi.
Dentro quella casa era tutto molto colorato. Le pareti bianche erano
ricoperte di cose colorate: adesivi, quadri, disegni, stencil. Al centro della
stanza c'era un enorme divano bianco, con un tavolino di vetro al centro e
sotto di esso un tappeto beige che sembrava morbido solo a vederlo copriva un
bel parquet chiaro; c'era anche una tv, abbastanza grande, con due grandi casse
stereo ai latin e una grande libreria tutto intorno, colmo fino a scoppiare di
libri e cd, il tutto poggiato contro la parete. Varie piante addobbavano la
stanza, e una grande portafinestra alla sinistra del divano rendeva ancora più
luminosa la stanza: fuori da essa, un piccolo ma bellissimo giardino circondato
da alte siepi, che davano un bellissimo senso di protezione, di casa, di
tranquillità... Il prato era verdissimo, fuori vi era un piccolo
alberello con sotto una panchina, un tavolino di vimini con delle sedie, un
barbecure e un coniglietto bianco, paffuto, morbido probabilmente tanto quanto
il tappeto. Rimasi li a guardarmi intorno, quasi acceccata da tutta quella bellezza:
non avevo mai visto così tanti colori insieme. E mischiati tutti così bene.
Quasi mi sentivo a disagio, io, grigia, in mezzo a quell'apoteosi di colore. E proprio in mezzo a quella stanza, lei prendeva vita: i suoi occhi verdi
brillavano, assorbivano tutta la luce ed esplodevano di bellezza; i suoi
capelli rossi mostravano le loro sfumature arancioni, gialle, castane, che
contrastavano col suo corpo bianco: lei stessa era l'essenza del colore. Il suo
corpo snello, il suo viso e le sue guance rosse: mi erano davvero troppo,
troppo familiari, ma anche scavando nella mia memoria non ricordavo di lei. Non
ci riuscivo, non era presente in nessun angolo della mia mente, eppure ero
sicura come la morte di averla già vista. Mi sentivo frustrata. Probabilmente
lei se ne accorse.
«Il bagno è di la» mi disse sorridente.
«Perchè stai
facendo tutto questo per me? Non mi conosci nemmeno, e io non conosco te»
Sembrò ferita dalle mie parole.
«Voglio
solo aiutarti» disse,
spegnendosi.
«Non è
solo per aiutarmi, ne sono sicura» le
dissi, cercando di capirci qualcosa.
«Un
giorno lo scoprirai. Oggi non è quel giorno» disse
seria. Poi abbozzò un sorriso: «il bagno è di la» ripetè.
Sbuffai. «Puoi almeno dirmi il
tuo nome?»
Fece un
attimo di silenzio.
«Chiamami
come vuoi, ok?» disse, triste. Io
non riuscivo a capire il suo comportamento, forse era solo un po' fuori di
testa.
Nessuno ascolterebbe una tipa ritrovata accanto a sé dopo un tentato suicidio,
ne tantomeno la seguirebbe fino a casa per farsi una doccia, ma lei.. Lei mi
ispirava fiducia. Era strana, si.. Ma sentivo che potevo fidarmi di lei. Che volevo fidarmi di lei. Eppure era tutto così
misterioso.
«Il bagno
è l'ultima porta a destra!» sentii
gridarmi quando mi incamminai verso la direzione da lei indicata. Perchè il
bagno è sempre, sempre l'ultima porta a destra? Era una cosa davvero curiosa.
Entrai in quel piccolo ma accogliente bagno, non azzurro o rosa come qualunque
altro bagno in cui fossi entrata, ma color beige con le mattonelle marroncine
all'altezza di due metri circa. Era la casa più particolare che avessi mai
visto, era bella. Forse era quello che mi seriva, un po' di colore e un po' di
compagnia, qualcuno con cui parlare, un coniglietto da accarezzare.
Ma mi sentivo sempre più confusa: non riuscivo nemmeno a capire quale diavolo
fosse la sua età. Sicuramente doveva essere almeno maggiorenne per avere una
casa tutta sua -ammesso che sia tutta sua, magari ci viveva con la madre o
col padre, o con tutti e due-, però aveva l'aspetto di qualcuno della mia età,
o forse un poco più grande. Fattostà che, anche se mi sentivo confusa, pian
piano il vuoto dentro me spariva, cacciato da un grande senso di familiarità.
Non capivo il perchè, non capivo più niente, ero talmente confusa e stanca che
decisi di non pensarci.
Entrai in doccia e lasciai che i pensieri scivolassero via con l'acqua,
lontani, nello scarico, nelle tubature, fino a liberarsi in mare.
Affogate, stupidi pensieri.