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Autore: IlariaJH    08/02/2013    7 recensioni
Appena tirata su, la colazione perde tutta la sua importanza. Non sento più l’odore di brioches e caffè. Non presto nemmeno attenzione al mio stomaco che continua a brontolare dalla fame. Sono seduta davanti all’attore per cui ho una cotta da quando avevo sedici anni. Sono seduta davanti a Josh Hutcherson.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: PWP
Capitoli:
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When I come around.

So go, do what you like.
Make sure you do it wise!
You may find out that yourself-doubt
Means nothing was ever there.
Green Day – When I Come Around.

 
 

Uno scatto.
Cambio posa.
Un altro scatto.
Altra posa.
E via così.
Poi arriva il cambio trucco.
Il cambio acconciatura.
Il cambio abito.
È tutta la mattina passa. In un attimo. Tra scatti e cambi.
Mi sento leggermente confusa. Non ho mai fatto così tante foto in vita mia, ma Jimmy, che osserva in un angolo il fotografo e gli addetti al posizionamento delle luci, sembra felice come una Pasqua. Ogni tanto fa qualche osservazione, o mi da qualche dritta, ma non tira fuori nemmeno una volta quel suo tono dittatoriale che, in queste situazioni, mi sembra sia diventato quasi un obbligo. Non appena mi hanno messo davanti a tutte queste fotocamere e luci, mi sono sentita talmente in soggezione, che ci sono voluti dieci minuti buoni prima che mi abituassi. Non mi ero mai sentita così fuori posto, nemmeno quando Josh mi aveva portata alla premiere. Adesso, però, dopo una mattina di scatti e pose, mi sento meglio. Quasi a mio agio.
Il fotografo mi dice di fare qualcosa di un po’ più sensuale. Alzo un sopracciglio, ma poi cerco di fare del mio meglio. Non sono una ragazza molto sensuale. Insomma, sono una nerd. Non sarei sensuale nemmeno tra un milione di anni! Però, non voglio deludere nessuno. Soprattutto se si parla di quello stilista mezzo matto che mi fissa, negli occhi un luccichio felice.
Dopo dieci minuti buoni che le mie pose, che spero siano abbastanza sensuali, vengono immortalate, il fotografo, che credo si chiami Chris, urla a tutti di prendersi una pausa.
Ovviamente, quando dice tutti, io e il mio staff di preparatori siamo esclusi.
Rose, la mia parrucchiera, mi prende per mano e mi trascina in camerino. Jimmy ci segue a ruota, e vedo che, lontano dal fotografo e dalla sua troupe, la sua aria dittatoriale torna a farsi spazio tra le leggere rughe del viso. Lui e Rose sono amici da un secolo ormai, quindi lei sa benissimo come comportarsi con lui. Non appena ci ha presentate, ha cominciato a prenderlo in giro a raffica, ridendo alle sue stesse battute senza curarsi che la gente attorno a lei ridesse o meno. Io la trovo simpatica. Ha dei capelli rosso scuro, occhi verdi, contornati da una leggera linea di eyeliner. E’ bassa e in carne, ma io credo che sia bellissima. Forse per il suo modo di ridere contagioso, forse perché lei sembra piacersi davvero. E’ avida di gossip e chiama tutti “dolcezza”, anche se l’hai conosciuta da nemmeno dieci minuti. Jimmy dice che è perché non si ricorda mai i nomi.
In camerino ci aspettano Jillian e Luke, il suo assistente. Quando la make-up artist ha saputo che avrei posato per un servizio fotografico che promuoveva la linea di abbigliamento femminile di Jimmy, ha chiamato la sua assistente e l’ha obbligata a dire allo stilista che lei si sarebbe occupata del trucco. Niente, nemmeno il fatto che io avevo già pronto un truccatore da mesi ormai, è riuscito ad ostacolare i suoi piani. Ha iniziato a chiamare e richiamare, finché alla fine il truccatore, infuriato per il rifiuto dell’ultimo minuto, non è stato sostituito con la leggendaria Jillian Dempsey.
Mi fanno sedere, mi disfano l’acconciatura complicata che Rose mi aveva fatto e lavano via il trucco. Luke è davvero bravo. E’ mingherlino e alto. Ha la pelle di un rosa pallido, e occhi azzurri sempre sorridenti. I capelli neri sono scompigliati e ha baffi e barbetta. Lo trovo strano, anche se non saprei dire in che modo, forse perché ha sempre la testa tra le nuvole e non si cura di quello che gli succede attorno, a meno che non lo riguardi in prima persona. Ha mani grandi, ma sono incredibilmente precise e delicate.
«Allora…» dice Rose, mentre è intenta a spazzolarmi con foga i capelli. «Come ti senti?»
Mi sorride dallo specchio, guardandomi negli occhi. Le sorrido di rimando, per quello che mi permette il fatto che Luke mi stia decorando di nero le palpebre.
«Non farla parlare!» Jimmy rimprovera la parrucchiera che mi fa l’occhiolino.
Sbuffa teatralmente subito dopo, iniziando a muovermi le dita tra i capelli con tanta foga che inizio a muovere la testa. Luke, sempre guardandomi con gli occhi sorridenti, si ferma un attimo.
«Dovresti cercare di non muoverti troppo.» dice con gentilezza. «Altrimenti si sbava tutto il trucco.»
Faccio per rispondere, ma Rose mi anticipa, stroncando sul nascere una protesta di Jimmy nei confronti della parrucchiera.
«Scusa, dolcezza.» dice guardando Luke, poi si rivolge all’amico. «Jimmy, smettila di parlare. Anzi, fai una cosa, esci dalla stanza e smetti di interferire nel lavoro di professionisti.»
Sgranerei gli occhi dalla sorpresa, se non fosse che butterei nel cesso tutto il lavoro perfetto di mezz’ora. Intravedo nello specchio la faccia dello stilista diventare di un preoccupante bordeaux, e ho paura che stia per scoppiare. Nessuno provoca Jimmy in questo modo, nemmeno Josh, che si diverte tanto a ridergli in faccia quando è infuriato. Jillian soffoca una risata e Luke continua il suo lavoro senza dar segni di aver sentito le parole di Rose. Lo stilista, intanto, inizia a prendere piccole boccate d’aria come un pesce fuor d’acqua, mentre riesco quasi a vedere il suo cervello che lavora cercando di trovare una risposta adeguata.
«E’ inutile che fai quella faccia.» continua imperterrita Rose, sempre più divertita. «Lo sai che il Bordeaux non ti dona.»
Gli occhi di Jimmy si sgrano ancora di più, se è possibile. Continua a prendere aria senza riuscire a dire niente, e la donna che, tranquillamente, continua a pettinarmi i capelli, se la ride di gusto.
«Io… Tu…» boccheggia, senza sapere bene cosa dire. «Io… mmmm!»
Si dirige verso la porta e la apre come una furia, fa per uscire, ma poi, come illuminato da un’improvvisa consapevolezza, si volta di nuovo verso di noi.
«E il bordeaux mi sta benissimo!» esce, e si chiude la porta alle spalle facendola sbattere con forza.
Luke sembra accorgersi di quello che gli è appena successo attorno. Guarda la porta come se si fosse svegliato solo in quel momento, poi scuote la testa e torna a dedicarsi solo al mio trucco.
 
«Pronto?»
Siamo in un’altra “pausa” e il mio staff mi sta di nuovo rimettendo in sesto. Questa volta è Jillian che mi prepara il trucco e, a differenza di Luke, che si concentrava solo e soltanto sul suo lavoro, la donna non smette un attimo di parlare con Rose. A volte mi fanno delle domande o cercano di tirare anche me nei loro discorsi di moda e stile, ma non sanno che a me, di queste cose, non me ne importa proprio un accidente. Jimmy ci gira attorno come un avvoltoio che aspetta che la sua preda in fin di vita muoia definitivamente. Lancia occhiate furiose all’amica, ancora arrabbiato per l’affronto di prima, ma lei non sembra curarsene affatto. Anzi, se è possibile, sembra divertirsi ancora di più a prenderlo in giro, cosa che io trovo alquanto pericolosa.
Jillian mi fa l’ennesima domanda di moda, che questa volta riguarda l’ultimo vestito che mi hanno fatto indossare, che non mi ricordo nemmeno più come era fatto, ma fortunatamente, il mio telefono squilla, salvandomi da una risposta che non avrei saputo formulare.
«Io capisco che sei diventata una donna molto impegnata.» una voce incredibilmente familiare mi risuona nell’orecchio, facendomi sorridere. «Ma almeno una telefonata alla mamma, ogni tanto, la potresti fare!»
Jillian mi guarda con curiosità, Rose, che continua a spazzolarmi e intrecciarmi i capelli, alza un sopracciglio, avida di gossip su cui chiacchierare, Jimmy smette di muoversi avanti e indietro per il camerino, e Luke, con il suo solito disinteresse per quello che gli succede attorno, continua a sfogliare la sua rivista. 
«Mamma!» dico con felicità, prendendo a parlare in italiano. Primo, perché mia mamma non capisce un accidente di inglese, secondo, perché comunque mi da fastidio il fatto che tutti siano qui ad ascoltare la mia telefonata con lei. «Come stai?» aggiungo, sorvolando palesemente sul suo rimprovero.
«Sono contenta che almeno fingi di interessarti della mia salute.» risponde con un tono di rimprovero, addolcito dal fatto che comunque le manco, e non può permettersi di rimproverarmi a tutti questi chilometri, e un oceano, di distanza. E troppo perfino per una come lei! Sbuffo, ma poi sorrido divertita. Non si immagina nemmeno quanto mi manchino i suoi rimproveri.
«Volevo solo sapere come sono andati gli esami.» dice poi dolcemente.
Mi sento leggermente in colpa. Avrei dovuto chiamarla io, solo che me ne sono completamente scordata, presa dal fatto che Jimmy mi ha incastrato in questo servizio fotografico, ancora sotto l’effetto stress da esami, e Connor, dopo essere riuscito a convincermi che ero seriamente ingrassata grazie a tutto quello che avevo mangiato mentre ero sotto pressione, mi portava a correre tutte le mattine con lui e i cani. Inutile precisare che, dopo le prime volte, e resami conto che mi stava palesemente prendendo in giro, avevo deciso di fregarmene della ciccia, inesistente, che avevo messo su e optato per il poltrire sul divano. Opzione decisamente più rilassante e molto meno faticosa.  
«30 in tutti e tre!» dico felice.
«E’ fantastico!» dice, ancora più felice di quanto non lo sia io. Poi, però, si da una controllata. «Sono così contenta.»
Mi ha sempre motivata, o almeno, ci ha sempre provato. Felice quando prendevo bei voti, incredibilmente paziente e comprensiva quando andavo male. Non credo di essere mai stata in punizione per un brutto voto. Era dell’opinione che, a continuare ad andare male, ci avrei rimesso io, che lei mi avesse messo in punizione o no. E’ sempre stata abbastanza quella che i miei amici definivano “una grande”. Forse perché si divertiva a scimmiottare i miei professori, forse perché sapeva sempre come mettermi in imbarazzo davanti a tutti. In quei momenti la odiavo con tutta me stessa, ma non le ho mai detto quanto in realtà le volessi bene. Questa lontananza è difficile da sopportare…
Vedo Jimmy nello specchio farmi cenno con la testa di chiudere la chiamata, perché devo fare gli ultimi scatti e poi sarò libera. Scuoto la testa, mimandogli con le labbra che voglio finire la telefonata con mia mamma, ma lui assottiglia gli occhi e mi guarda con quell’espressione dittatoriale che trovo divertente e inquietante allo stesso tempo.
«Ila, che c’è?» intanto, mia mamma, preoccupata dal silenzio, sembra un po’ incerta.
«Mamma, devo…» cerco di dire, soffocando i sensi di colpa che si fanno strada in me.
Non voglio chiudere la chiamata così. Non è nemmeno cinque minuti che siamo al telefono, e ancora mi sento in colpa per non aver chiamato né lei né papà. Sono decisamente una pessima figlia!
  «Io devo… devo andare, ho una cosa…» balbetto insicura, non del tutto certa di volerle dire che sto facendo un servizio fotografico.
Mi ricordo tutti i pianti che si è fatta quando… beh, quando avevo avuto tutti i miei problemi. Non le ho detto che sono quasi rimasta incinta, l’avrei fatta preoccupare troppo e del tutto inutilmente. Ora, dirle che sto posando per la campagna promozionale di un paio di stracci, come direbbe lei, mi fa sentire a disagio.
«Lo so.» dice lei, sorprendendomi. «Tua sorella me l’ha detto. Ultimamente mi fa paura. Riesce a scovare certe notizie in rete che farebbero impallidire perfino Penelope Garcia!» Mi scappa una mezza risata. Mia mamma. Mia mamma e la sua fissa per “Criminal Minds”. «E’ anche per questo che ho chiamato.» continua con dolcezza. «Non importa se stai facendo un servizio fotografico, volevo solo essere sicura che fosse quello che vuoi veramente tu. Che non lo stessi facendo solo perché il tuo ragazzo è una star di fama mondiale.»
Sorrido. Il groppo in gola si fa sentire sempre di più, e non posso assolutamente piangere.
«No.» le rispondo, semplicemente, ripensando alla premiere e a come mi ero sentita quasi a mio agio a sfilare sotto braccio con Jimmy. Forse, in parte, lo faccio anche per lui, ma di sicuro non lo ammetterei con mia madre. Verrebbe a prendermi per le orecchie, se solo lo sapesse. «Lo faccio perché lo voglio.»
Vorrei aggiungere qualcos’altro. Ma non so cosa. Non so davvero cosa potrei aggiungere in questo momento. Il groppo che ho in gola mi impedisce di pensare. Ma lei mi risparmia la fatica di dire altro.
«Bene.» dice, e dalla sua voce riesco a intendere che si è appena tolta un peso dallo stomaco. «Allora ti lascio al tuo lavoro.»
«Grazie.» dico semplicemente.
E le sono davvero grata. Perché mi ha dato la sua approvazione. Perché in fondo, il fatto di non poter vedere la mia famiglia quando ne ho voglia, mi rende un po’ insicura e decisamente spaventata da quello che la vita ha cominciato ad offrirmi. Ho sempre voluto andarmene di casa. Sognavo ad occhi aperti di partire, non appena avessi avuto diciotto anni. Perché niente mi tratteneva. Perché volevo andare alla ricerca di qualcosa che casa mia non era mai riuscita ad offrirmi. E qui l’ho trovata. Ho trovato davvero quello che mi mancava, ma resta comunque il fatto che la famiglia rimane sempre la famiglia. E, anche se qui sono felice come non lo sono mai stata, mi manca. Non so come avevo potuto pensare di non dirle del servizio fotografico, perché adesso anche io mi sento con un peso in meno sullo stomaco. E si sta decisamente meglio.
Chiudo la chiamata e mi alzo con un sorriso, pronta ad altri scatti infiniti.
 
«Josh, mi senti?»
Sistemo il portatile sul tavolo in cucina. Riesco a vedere il suo viso contento, ma non riesco a sentire la sua voce. Fa dei segni con la mano e poi parla, ma io continuo a non sentire nulla.
«Connor, qual è il problema del tuo computer?» sbuffo frustrata verso il ragazzo che sta affettando la cipolla, per preparare la cena.
E’ da mezz’ora che cerco di fare andare l’audio, nel tentativo di fare una chiacchierata su skype con Josh. Il problema è che questo computer è pacco. Esattamente come il suo possessore…
«Ho disattivato l’audio.» dice con noncuranza Connor. «Devi riattivarlo. Hai presente la rotella sul lato..? Ecco, devi girarla verso l’alto.»
Spalanco gli occhi, scioccata e infuriata allo stesso tempo. Oltre al fatto che mi ha appena dato della stupida, come se non sapessi dove trovare la rotella del volume su un computer portatile! Credo che farebbe bene a fare sparire tutti i coltelli che ha sparso il giro per la cucina, perché io mi vedo già accusata di omicidio.
«E non potevi dirlo prima?» sbuffo assottigliando gli occhi, assumendo la mia aria assassina.
Lui fa spallucce, mentre un ghigno divertito gli si dipinge sulle labbra.
«Eri divertente.» assume il tono che usa per prendermi in giro.
Con aria tutta goduta mi lancia un’occhiata e poi torna a curarsi solo della cena.
Sbuffo. «Ti odio.» dico, voltandomi verso il portatile e girando la rotella del volume.
Lo sento che scoppia a ridere, e reprimo l’istinto di mollargli un ceffone.
«Anche io ti voglio bene, I.» dice, accompagnando questa enorme balla con una sonora risata.
Josh mi guarda dal monitor, ridendo dello scambio di battute tra me e suo fratello.
«Era quello che stavo cercando di mimarti.» dice con un sorriso innocente, anche se so benissimo che si è appena alleato con il fratello contro di me.
Gli faccio una smorfia.
«Non ti ci mettere anche tu.» dico puntandogli il dito contro, con fare minaccioso.
Scoppia a ridere e, per evitare di seguire l’istinto di assassinare Connor e chiudere la chiamata con Josh, sistemo meglio il portatile sul tavolo, in modo che il ragazzo dentro il monitor riesca ad avere la visuale completa sulla cucina. Poi mi dirigo a falcate verso la mensola che contiene i piatti e prendo tutto quello che è necessario per due persone. Comincio ad apparecchiare il tavolo, mentre mi riempio le orecchie del suono della voce proveniente dal computer, di cui sento la mancanza come non mai. Josh ci racconta tutti gli eventi a cui sta partecipando. Ci dice che sente la mancanza di casa, ma che comunque si sta divertendo come sempre. Io ho smesso di seguire tutte le sue interviste e apparizioni su Internet. Non sono mai stata così poco informata su di lui. Da brava fan quale ero fino a poco tempo fa, sapevo cosa faceva in tutti i momenti della giornata. Dove andava, con chi andava, perché ci andava. Ci mancava poco che sapessi anche quante volte andasse in bagno! Sembra quasi che io abbia passato il testimone a mia sorella che, come ha detto mia madre, mi tiene sotto controllo in base a quello che dicono i paparazzi e quello che lasciano trapelare Josh e Jimmy. Fa uno strano effetto, sentirsi osservati. Come se ti guardassero in tutti i momenti… Scrollo la testa, scacciando questi pensieri, e mi rimetto ad ascoltare, ma Josh ha smesso di parlare.
«Ila, invece, oggi ha fatto il suo primo servizio fotografico.» dice Connor con un mezzo sorriso, rivolto al portatile.
Io, che mi trovo nei paraggi, gli tiro un pugno sulla spalla.
«Volevo dirglielo io!» sbotto contrariata.
Lui ride, mentre gli volto le spalle e vado a sedermi di fronte alla webcam.
«Non ho mai fatto così tante foto in vita mia.» dico scrollando la testa, scioccata. «Davvero. Credo che tutti quei flash mi abbiano dato alla testa!»
Josh fa per ribattere, con un mezzo sorriso sulle labbra, ma Connor lo precede.
«Fidati I, se sei così non è colpa dei flash.» mi canzona con sarcasmo.
«E’ esattamente quello che stavo per dire..!» lo segue a ruota il fratello, che in questo momento deve solo ringraziare che ci separi un oceano.
Spalanco la bocca scioccata. Guardo prima Josh e poi Connor senza riuscire a dire niente. Il primo mi guarda con occhi pieni di scuse e, allo stesso tempo, un sorriso divertito, il secondo non riesce a fare a meno che continuare a sghignazzare, contento di questa nuova alleanza col fratello. Cerco di ridarmi un contegno, chiudo la bocca e li guardo con aria assassina.
«Questa sera fai una brutta fine.» dico puntando il dito verso il più vicino dei due. Poi mi rivolgo all’altro. «E tu, ringrazia solo che ci sia un oceano di distanza.»
Scoppiano tutti e due a ridere e Connor, che ha finalmente finito di preparare la cena e deve solo aspettare che il tutto cucini per bene, si viene a sedere accanto a me. Josh mi chiede di raccontargli la giornata e, essendo che non vedevo l’ora di farlo, mi lancio in una descrizione dettagliata di tutto quello che è successo. Quando racconto di Rose, tutti e due scoppiano a ridere, perché entrambi l’hanno conosciuta e sanno benissimo cosa succede quando lei e Jimmy sono nella stessa stanza. Parlo di tutti i vestiti che mi hanno fatto indossare e di tutte le acconciature. In fondo, anche se mi sentivo scombussolata e un po’ fuori posto, mi sono divertita.
Poi, racconto della telefonata con mia mamma.
«Dobbiamo andarli a trovare.» dico, finendo con un sospiro e la speranza che Josh accetti.
Lui alza un sopracciglio.
«Chi?» chiede ingenuamente.
«I miei genitori.» rispondo pazientemente. Come se non avessi parlato di loro fino ad adesso!
«Dove?» chiede ancora ingenuamente.
Sbuffo, leggermente infastidita dal fatto che non capisce.
«A Torino, Josh.» dico spazientita. «Dobbiamo andare a trovare i miei genitori a Torino dopo la tua premiere in Italia.»
«Ah.» Lui mi guarda pensieroso, come se stesse soppesando le parole che vuole usare per dirmi che non ha nessuna intenzione di conoscere i miei.
Prima che possa anche solo continuare, comincio a preparami un discorso d’effetto per far valere le mie ragioni. Non può dirmi di no! E’ da mesi che non vedo i miei genitori, contando che non sono nemmeno tornata a casa per Natale. E poi, io li ho conosciuti i suoi. Non vedo perché lui non debba conoscere i miei.
Sono talmente presa dall’idea che possa voler dirmi di no, che sorvolo sul fatto che lui abbia appena parlato.
«Va bene.»
«Non puoi dirmi di no.» inizio a snocciolare tutto quello a cui ho pensato. Ma poi mi accorgo di quello che ha appena detto. «Insomma, io non li vedo… aspetta, cosa?»
Lui sorride.
«Va bene.» dice contento. «Non vedo l’ora di conoscerli!»
Lo guardo per un attimo sorpresa, maledicendo e benedicendo allo stesso tempo skype che fa vedere le persone sgranate, ma almeno te le fa vedere. Poi gli sorrido contenta.
Faccio per parlare, ma Connor, da dietro il ripiano della cucina, tossicchia, ricordandoci della sua presenza. Non mi ero nemmeno resa conto che si fosse allontanato per andare a scolare la pasta.
«Hei, Josh.» richiama il fratello con aria divertita. «La tua ragazza mia ha preparato il Pesto alla Genves!»
Lo so che spera di prendermi in giro, perché sono una frana ai fornelli e lui ne è reso conto mentre cercavo di preparare un pesto degno di questo nome seguendo palesemente la ricetta di Internet, ma il pesto che ha appena menzionato non esiste, e io scoppio a ridere.
«Genovese, Connor!» dico, tenendomi la pancia.
Lui mi guarda, contrariato.
«E’ quello che ho detto.» sbuffa, mettendo su il broncio per essere appena stato corretto. Poi, lasciandomi alle mie risate, torna a rivolgersi al fratello. «Comunque, se dopo sta sera ti ritroverai senza una ragazza e un fratello…»
«… So che è stata colpa del pesto alla Genves di Ila!» dice scoppiando a ridere.
Connor gli fa una smorfia e poi riempie i nostri piatti con la pasta. Io, finalmente riesco a smettere di ridere, mi butto a capofitto sul cibo, senza pensare a nient’altro se non al fatto che ho fatto proprio un buon pesto. Dal monitor, vedo Josh che si mette a mangiare una fetta di pizza. E’ strano, vederlo di nuovo solo attraverso un monitor. Non ci ero più abituata… Mi perdo un momento che sembra infinito, continuando a fissarlo con un sorriso, che sono sicura essere completamente idiota. E’ incredibile come riesca ad essere bellissimo anche con la definizione decisamente pessima di skype, vestito solo con la maglietta e i pantaloni del pigiama, mangiando una fetta di pizza. Non è umanamente possibile!
Sentendosi osservato, alza gli occhi su di me e mi sorride. ci perdiamo un attimo l’uno negli occhi dell’altra, mentre riesco a pensare solo a quanto mi manca in questo momento.
Poi, però, Connor si porta le mani al collo e comincia a emettere strani versi iniziando a tossicchiare. Spalanca gli occhi e inizia a cercare con tutto se stesso di prendere aria. Salto su dalla sedia, cercando di trattenere l’urlo di preoccupazione che mi è salito su per la gola. Gli corro vicino, senza pensare a niente e allo stesso tempo pensando a qualsiasi cosa.
«Connor!» inizio a dargli colpi secchi sulla schiena, al colmo della preoccupazione.
La fase dopo è iniziare a gridare il suo nome come un’isterica. Lui continua a cercare aria. Non so nemmeno cosa sia successo! Che io abbia sbagliato a fare il pesto? Però l’ho mangiato anche io. Magari è lui che è allergico a qualcosa…
«Chiama l’ambulanza!» la voce di Josh mi arriva lontana.
Non so cosa fare. Sto andando nel panico più totale.
Ho paura che stia morendo.
Io non voglio davvero che muoia.
Stavo solo scherzando quando lo minacciavo mentalmente!
Continuo a dargli pacche sulla schiena e dire parole senza senso, cercando il telefono con gli occhi, senza davvero volermi allontanare dal ragazzo che continua a tossire alla ricerca d’aria. Sento Josh che continua a parlare, ma non gli do ascolto. Alla fine vedo il mio telefono. Mi stacco da lui e corro verso il divano. Inizio a premere tasti a caso, senza davvero sapere che numero fare.
Poi, Connor scoppia a ridere.  
Lascio cadere il telefono, mentre un’infinità di sensazioni mi attraversano. Sorpresa, shock, sollievo, felicità, rabbia. Tanta rabbia.
Lui continua a ridere. Ridere di gusto.
Mi ha appena fatto preoccupare come non mai e RIDE DI GUSTO.
Mi avvicino a piccoli passi. Non guardo nemmeno la faccia di Josh, perché ci troverei la mia stessa espressione. Quando sono abbastanza vicina, gli tiro uno schiaffo.
«Hei!» dice, smettendo per un attimo di ridere.
Mi ha preso in giro per tutto il tempo! Mi ha fatta preoccupare come non mai, e poi stava solo fingendo di stare male per prendermi in giro.
«Ma sei impazzito?!» mi metto a urlare, e la mia voce diventa quasi stridula. «Mi hai fatto spaventare! Come ti è venuto in mente?!»
Josh, dal computer, rincara la dose. Cominciamo a parlarci l’uno sull’altra, mettendo su una ramanzina coi fiocchi. Continuiamo a parlare, o meglio urlare preoccupati, per almeno dieci minuti buoni. Quando finiamo, negli occhi del ragazzo davanti a me, intravedo del senso di colpa, ma non dice niente. Si limita a guardarci con un’espressione dispiaciuta. Poi, però, i suoi occhi si fissano nei miei.
«Però è buono, questo pesto.»
Sbuffo e poi gli tiro un altro schiaffo, solo che sta volta è leggero e affettuoso. Guardo Josh. Anche lui sbuffa e poi si mette a ridere, credo perché dopo uno spavento del genere o ti metti a ridere, o ti metti a urlare. Poi, non so perché, scoppiamo a ridere. A ridere forte. A ridere di gusto. Non so che diavolo ci sia preso. Connor ci guarda come se fossimo pazzi. E mi sento un po’ pazza, solo che non riesco a smettere di ridere! Mi fa male la pancia. Cerco un sedia, ma cado per terra e inizio a rotolarmi cercando di smettere. La risata di Josh risuona dal portatile, mischiata assieme alla mia.
Andiamo avanti per un bel po’ e, quando finalmente riesco a rimettermi in piedi senza più ridere, mi avvicino a Connor e, scherzando, gli porto le mani al collo.
«Ti dovrei strozzare io, in questo momento!»
Poi gli metto un braccio attorno alle spalle, bisbigliando un “Pazzo” che però lui sente.
«Non sono io quello che si rotola per terra dalle risate senza motivo!» dice con sarcasmo, tirandomi un pugno leggero sulla spalla.
Poi, scoppiamo tutti e due a ridere, seguiti a ruota da Josh.
 
E sono di nuovo in aeroporto. Ultimamente sto frequentando più questo posto che il college. Il che è decisamente strano.
Parto con qualche giorno di anticipo. Janet ha chiamato a casa, qualche sera fa, dicendo che, visto che voleva fare una sorpresa a Josh, che ultimamente era più sfinito che mai, mi voleva far partire un po’ prima per l’Italia in modo da fargli una sorpresa. Ovviamente ho accettato. Mi manca così tanto!
Un’ora fa, Connor mi salutava, dopo avermi accompagnata, e sono arrivata viva e vegeta nonostante la velocità decisamente troppo elevata, fin qua.
«Era ora che mi lasciaste di nuovo a casa da solo!» aveva detto.
Gli avevo fatto la lingua.
«Tanto lo so che ti mancherò.» avevo detto io alzando le spalle e sorridendogli.
Lui era scoppiato a ridere.
«Fai buon viaggio, I.»
Poi si era girato sorridendo, e se n’era andato.
Sono pronta per tornare a casa. Ho un libro per il viaggio, e l’iPod pieno di musica.
Non vedo l’ora di rivedere Josh e poi, dopo la premiere di Roma, portarlo a Torino.
Non vedo l’ora di presentarlo ai miei genitori e vedere la faccia di mia sorella alla vista del ragazzo nella sua stessa stanza.
Non vedo l’ora di passare del tempo con lui. Solo noi due. Senza stilisti invadenti, fratelli che si divertono a prenderti in giro, premiere o eventi che incombono e esami da superare.
Solo io e lui.

 
 
 
SPAZIO AUTRICE.
 
Non saprei.. non mi convince più di tanto come capitolo, ma dovevo scriverlo.
Consideratelo come di passaggio.
Avevo bisogno di specificare alcune cose e anticiparne altre, quindi doveva per forza essere così.
 
Anyway!
Mi sono sorpresa nello scoprire che a così tante persone è piaciuta la scena sul tetto!
La trovavo così stupida che mentre aggiornavo pensavo: “Fattene una ragione Ila, non piacerà a nessuno! Ed è colpa tua, perché sei troppo pigra per cambiarla.”
Invece è piaciuta..!
Oddio, sono così felice! ^^
 
Questo capitolo è stato leggermente un casino..
A parte perché non mi ispira, ma perché non riuscivo a trovare il titolo! >.<
 
Rose e Luke.. Beh, non saprei, avevo in mente la scena di Ila che si fa spazzolare i capelli e questi due e Jillian nella stanza con lei, perciò.. eccoli qua! :P
 
Che altro dire.. Ecco, spero che vi piaccia! **
 
Un bacione grandissimo e un grazie a tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite, perché aumentano ogni giorno di più, e che mi hanno messa tra gli autori preferiti (facendomi sciogliere come un panetto di burro sul fuoco *O*). Un grazie anche a coloro che leggono in religioso silenzio, e a coloro che mi hanno scovata su twitter per farmi sapere quello che pensano della storia! :3
 
Baci, baci Ila. 

  
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