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Autore: Sghisa    09/02/2013    1 recensioni
A qualche anno di distanza dalla fine del college, a Neptune si incrociano nuovamente i sentieri di vecchi amici. Un mistero sembra celarsi dietro alle loro ordinarie e serene vite. Un mistero che li riunirà.
Genere: Romantico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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L'ora dei conti


Veronica uscì dalla sua stanza indossando una tuta. I capelli le gocciolavano ancora, così li raccolse nell'asciugamano e, piegata la testa di lato, iniziò a sfregarli energicamente. Delle scure occhiaie le cerchiavano gli occhi chiari: erano state delle giornate lunghe e faticose e lei aveva bisogno di rilassarsi e di bere qualcosa. Però aveva come la sensazione che le sorprese e le fatiche non fossero finite lì.
“Ed eccoci qua! Chi l'avrebbe mai detto!?” esclamò, gettandosi sul divano. I due la osservavano trascinare le sue stanche membra per la sala di casa Mars: aspettavano che lei scatenasse l'inferno. Logan era appoggiato al bancone di granito, rigido e a disagio. Si sentiva di troppo, ma voleva delle spiegazioni: quei due avevano cospirato contro di lui, gli avevano nascosto la verità, gli avevano mentito spudoratamente. E lui ora voleva delle risposte. Non si sarebbe mosso da quella stanza finché non si fosse ritenuto soddisfatto.
Duncan al contrario sembrava quasi spaventato. Tamburellava le dita, si grattava i capelli, guardava l'orologio. Logan non riusciva a capire perché il suo amico fosse così in soggezione: era tornato a casa, aveva salvato se stesso e la sua bambina, e come se non bastasse stava per avere Veronica tutta per se. Cosa poteva mai turbarlo? Logan si staccò dal bancone e raggiunse il minibar. “Cosa prendete?” Veronica si rilassò sul divano, i capelli raccolti nell'asciugamano “Fai tu, conosci i miei gusti!” “Fin troppo bene...” rispose Logan. Duncan rimase interdetto, ma poi si riprese: “Vodka... mi sa che lo skotch l'abbiamo finito!” e andò a prendere del ghiaccio dal frigorifero. La sua voce era incerta e tremolante. Logan si domandò se anche Veronica se ne fosse accorta. La squadrò di sottecchi e la vide aggrottare le sopracciglia; evidentemente anche secondo lei qualcosa non quadrava. Il tremolio di Duncan si diffuse dalla sua voce alla sua andatura a tal punto che stava per cadere a terra. Fortunatamente Logan si trovava poco distante e riuscì ad acchiapparlo al volo. “Pessima idea mischiare un mese di notti in bianco e un sacco di alcol. Grazie amico!” esclamò il giovane fuggiasco, regalando a Logan un sorriso rassicurante.
Veronica era già scattata in piedi, e l'asciugamano le era caduto in terra. Si chinò per raccoglierlo, fulminando Duncan con lo sguardo. Logan era convinto che quel gesto fosse un silenzioso rimprovero per l'eccessivo bere: quante volte era stato rivolto a lui? Non se lo ricordava nemmeno. Aiutò l'amico di una vita a rialzarsi e cercò di smorzare la tensione “Non ti ricordi più come si beve, DK?” e i due scoppiarono a ridere assieme. Ma nella risata di Duncan c'era un tono amaro e poco divertito.
I tre giovani si versarono da bere e si accomodarono attorno al tavolino, dove Logan appoggiò le bottiglie di Vodka e di Tequila. “Tequila due volte in poche ore?” Domandò Veronica “Pessima idea, Logan, potrei non rispondere delle mie azioni!”, e facendogli l'occhiolino sollevò il bicchiere “Agli amici ritrovati!” suggerì. Fecero tintinnare i bicchieri e bevvero tutto d'un fiato. Logan era stufo di aspettare e finito il suo drink prese la parola. “Per quanto mi piaccia l'idea di essere di nuovo assieme a voi attorno a un tavolo, e per di più in piacevole compagnia” e indicò i liquori sul tavolo con il capo “vorrei tanto sapere cosa vi è passato per la testa?!?” Lo disse con tono quasi indifferente, ma in realtà ribolliva. Veronica e Duncan si scambiarono un lungo e silenzioso sguardo, poi fu lei a parlare “Logan, io sono stata assunta da Duncan, punto. Non c'è molto altro da dire: lui mi ha chiesto di mantenere il riserbo e così ho fatto. Tra l'altro non era proprio il caso di informare nessuno di questo inaspettato ritorno...” “Capisco”.
La biondina riprese “Io e Duncan ci sentivamo una volta all'anno, ma anche questo doveva essere un nostro segreto. Ogni persona in più che sapeva di Duncan e del suo ritorno su suolo americano era una possibilità in più che ci fosse una fuga di notizie. In realtà non sapevo nemmeno dove fosse, sapevo che era tornato nel continente americano, ma per quanto ne sapevo io poteva trovarsi in Canada come in Brasile. Non ho mai provato a cercarlo, era troppo pericoloso!” Fece una lunga pausa. “Avevamo rinunciato a davvero tanto per permettergli di  scappare e mettere in salvo sua figlia; e poi io lo avevo promesso a Meg e non potevo venire meno alla mia parola. Meg era morta da meno di un mese e io avevo messo in gioco la mia vita e i miei affetti per lei. Perché rischiare che trovassero Duncan e gli portassero via la bambina anche se erano passati anni? No, non avrei mai potuto rischiare...” Fece una lunga pausa e bevve un lungo sorso di tequila. Aveva svuotato il bicchiere, così allungò il braccio per versarsi ancora da bere. Poi si rimise comoda sul divano e guardò i due uomini che si erano litigati il suo cuore. Come erano cambiati. Non erano più i due ragazzini con i quali aveva condiviso pomeriggi prima e nottate insonni poi. Erano due uomini adulti e responsabili adesso; si erano trasformati intimamente e ora erano di fronte a lei, nella stessa stanza. Non le sembrava vero e lei era combattuta tra il desiderio di vivere quel momento pienamente e con spensieratezza, e il desiderio di fuggire da quella situazione piuttosto tesa e imbarazzante quanto prima. Logan non le staccava gli occhi di dosso, ed era chiaro che da lei voleva solo chiarimenti, una volta per tutte. Inspirò profondamente, osservò Duncan, che dal canto suo pareva seduto su un trono di spine da quanto era agitato. Non riusciva a capire perché lui fosse il più agitato nella stanza, dal momento che era lei ad essere sotto esame.
“Da oltre un anno non avevo notizie di Duncan. Eravamo già all'università, finché” riprese con un sospiro “un giorno Clarence Widman si è presentato fuori dalla porta del dormitorio di Mac. Era chiaro che mi stava seguendo da un po' e cercava l'occasione giusta per parlarmi. Ci eravamo rivisti nel salotto di Jake in occasione del caso “Castle”, ma a quanto pare non era il momento giusto per parlarmi di Duncan. Evidentemente Jake non sapeva nulla. Quando si è presentato alla mia porta per riprendersi gli hard disk, mi ha lasciato un numero di telefono." Bevve un lungo sorso di tequila.
"Io e te ci eravamo lasciati da un po' Logan, avevamo litigato, tu avevi picchiato a sangue Piz... e in ogni caso non te lo avrei potuto raccontare.” Era il suo modo di chiedere scusa, e Logan lo sapeva, ma non gli bastava. Non questa volta. “Vai avanti, sono curioso!” Il suo tono era sempre più stizzito. “Avrei voluto dirtelo, ma non potevo. Dopo la prima breve chiamata che gli ho fatto quel giorno da una cabina del campus io e Duncan siamo rimasti in contatto, rispettando l'accordo di sentirsi solo una volta l'anno. In quell'occasione ci aggiornavamo sulle nostre vite, senza scendere troppo nei particolari. Più che altro volevo farmi raccontare di Lilly: sapere che lei era viva e felice con il suo papà, che poteva crescere con qualcuno che le voleva veramente bene, e non passare da una famiglia affidataria ad un altra... beh questo era tutto ciò che mi bastava sapere. Così potevo essere sicura della correttezza delle mie azioni, dell'aver fatto la cosa giusta. E così è andata avanti fino al giorno in cui Duncan mi ha chiesto di raggiungerlo a Las Vegas perché doveva chiedermi un favore." Lei e Duncan si scambiarono uno sguardo complice che piacque poco a Logan; aveva sempre di più la sensazione che lo stessero prendendo in giro.
"Poi così, come per magia... anche tu ricompari nella mia vita a pochi giorni di distanza. E guarda caso dovevo indagare su di te, o meglio questo era quello che Duncan mi aveva chiesto di fare. Avrei tanto voluto dirtelo, avrei voluto dirti che Duncan era vivo, che stava bene, che ci sarebbe stato anche lui alla riunione. Che stavamo risolvendo il suo problema con la legge e che probabilmente avrebbe potuto smettere di fuggire e nascondersi. Avrei voluto ma non potevo...”

“Se non potevi, perché non te ne sei semplicemente stata zitta? Perché mi hai chiesto di aiutarti nelle indagini? Per prendermi in giro?” Veronica arrossì e abbassò lo sguardo “No, Logan, per distrarti”. Anche se erano in tre in quella stanza, era chiaro che Logan voleva sentire parlare lei. “Per distrarmi? Stai scherzando? Il mio migliore amico torna dopo dieci anni e tu non hai avuto la decenza di informarmi? Peggio: negli ultimi anni il mio migliore amico ha vissuto a poche centinaia di chilometri da qui e tu, pur sapendolo, hai deciso di non mettermi a conoscenza di questo cambiamento? Ho visto la piccola Lilly per la prima volta nella mia vita questa sera, ho potuto riabbracciare Duncan solo oggi e tu sapevi tutto... da quanto? Da quanti anni?” Era arrabbiato, frustrato, si sentiva tradito da lei, ma anche da Duncan. Ma era lei che avrebbe potuto fare qualcosa per cambiare quella situazione, era da lei che Logan si aspettava rispetto e sincerità, dato che era quello che lei pretendeva dagli altri.
“Logan” interruppe Duncan “lei non ha colpe... lei non sapeva...” “Piantala DK, piantala di fare il principe azzurro. Non occorre nemmeno che ti sforzi per poterla riconquistare, sai? Quindi lascia che me la prenda con lei in santa pace per un'ultima volta!” Il tono di Logan non ammetteva repliche, e Duncan rimase a bocca aperta. Veronica, dal canto suo, osservava la scena con occhi sgranati... “Logan” lo interruppe, ma lui non la lasciò finire “Non provare nemmeno a scusarti o a giustificarti. Non so come ho fatto ad essere così cieco: era ovvio che ci fosse qualcosa sotto, avrei dovuto capirlo nel momento in cui mi hai chiesto di collaborare. Veronica Mars che apprezza la mia compagnia? Impossibile, in realtà vuole solo tenermi lontano dalla verità. E quale sconvolgente verità, poi? Lei e Duncan che complottano e bisbigliano!” “Logan, sei paranoico e ti stai solo rendendo ridicolo. Io e Duncan non abbiamo complottato contro di te...” ma la cascata di Logan non sembrava volersi fermare “Andiamo Veronica, per forza sono ridicolo: ci sei tu di mezzo, e farmi sembrare un deficiente ti è sempre riuscito piuttosto bene. E io che pensavo... Mi sono sempre illuso! É tutta la vita che mi illudo che tu mi guardi, quando in realtà i tuoi occhi vedono solo la superficie di me perché sono troppo impegnati a cercare Duncan... Il tuo primo amore, il tuo grande amore... Io sono solo stato un rimpiazzo come tutti gli altri, sono stato solo una perdita di tempo, un tappabuchi in attesa che lui facesse la sua comparsa! Sai, la prima volta che ti ho vista davvero... non ha nessuna importanza ormai perché tanto...” ma fu interrotto bruscamente. Veronica si era alzata e gli aveva rifilato uno schiaffo da guinnes dei primati. Ora lacrime le rigavano il volto. “Tu non hai mai capito niente Logan Echolls. Mai!” Detto questo lasciò la stanza e si rifugiò nella sua camera da letto. La giornata era veramente finita. O almeno così Veronica sperava.


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Duncan assistette alla scena in allibito silenzio. Non riusciva a capire cosa fosse appena accaduto, qualcosa gli sfuggiva. Veronica non si era mai comportata così, non era mai stata così emotiva e fragile. Certo, gli ultimi giorni erano stati molto stressanti per lei, era anche finita dietro le sbarre, però nonostante tutto Duncan Kane non riusciva proprio a capire la sua più cara amica. E non riusciva nemmeno a capire Logan e il suo comportamento aggressivo. Come se non bastasse, quei due stavano complicando e ritardando la sua missione, il vero motivo per cui si trovava lì, e ciò non era ammissibile! No, no e po no. Lui aveva bisogno che quei due mettessero la testa a posto, ragionassero e iniziassero ad andare d'accordo. Dovevano farlo, per lui ma soprattutto per Lilly. Non era ammissibile che si comportassero ancora come due ragazzini. Così si alzò e senza nemmeno bussare spalancò la porta della camera di Veronica. “Io ho bisogno di voi. Ho bisogno che smettiate di comportarvi come due stupidi. Avete quasi trent'anni, per l'amor di Dio, volete smetterla di giocare ai ragazzini?” Veronica era sconvolta da quelle parole.
Duncan uscì in fretta, prese il suo amico Logan per un braccio e lo trascinò dentro la stanza. “Ora voi due vi chiarite una volta per tutte, senza urlare, magari, e poi venite in salotto. Devo parlarvi di una cosa e non ho molto tempo. Se non potete farlo per voi, fatelo per me. Anzi, fatelo per Lilly!” Si chiuse la porta dietro le spalle e li lasciò soli al loro destino.


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Veronica stava seduta sul letto, mentre cercava di ricacciare indietro le lacrime. Stringeva forte l'asciugamano che fino a pochi minuti prima le serviva da copricapo. Logan la fissava in silenzio. “Vorrei che al posto dell'asciugamano ci fosse il tuo collo!” lo fulminò. “Sei davvero un cretino, Logan, non hai mai capito niente di me. Non capisco perché mi stupiscano ancora i tuoi comportamenti idioti...” “Senti chi parla!” Lei rimase a bocca aperta per alcuni secondi prima di riprendere a parlare “Non andiamo da nessuna parte così, Logan. Che ne dici se ripartissimo da capo? Come se nulla di tutto ciò fosse accaduto, ok. Scusami sono una stupida, ti ho nascosto un sacco di cose e ora pretendo che tu ti fidi di me.” Si alzò e si avvicinò a lui. Lo prese per mano e ripeté “Scusa!”. Questa volta fu il turno di Logan di rimanere esterrefatto: si potevano contare sulle dita di una mano le volte in cui Veronica Mars si era scusata con qualcuno. Forse su due mani. “Scuse accettate solo se tu accetti le mie!” Il sorriso di Veronica fece finalmente capolino sotto i capelli arruffati e le occhiaie scure. Ma Logan la trovava fantastica anche così. Lo sguardo di lui doveva averle suggerito qualcosa, perché si stacco da lui e cercò di sistemarsi i capelli “Devo essere un vero disastro... maledizione ho passato delle giornate tremende, e bisogna dire che tu non mi hai di certo aiutata...”
Finalmente la tensione era scemata. Veronica si sedette nuovamente sul letto, mentre Logan si accomodò per terra, di fronte a lei, la schiena appoggiata alla scrivania. “Dovremmo smetterla di farci del male” disse non appena si fu seduto “lo so che è la cosa che ci riesce meglio!” “No” rispose lei “la cosa che ci riesce meglio e soffrire in silenzio e non affrontare i nostri problemi. Secondo te cosa nasconde Duncan?”
“Vorresti farmi credere che non lo sai? Che l'infallibile Veronica Mars non ha la più pallida idea di quello che sta capitando?” “Ebbene si, questa volta anche io brancolo nel buio. Ho provato a scavare nel passato di Duncan, ma come puoi immaginare non è facile scoprire qualcosa su qualcuno che da anni vive in incognito. Non ho trovato nulla al di fuori di ciò che sapevo già ai tempi del liceo.” “Vorresti farmi credere che non sei neanche un po' curiosa?” “Un po'? Ma se non sto nella pelle! Allora, adesso abbiamo due possibilità per scoprirlo, e sono sicura che anche tu vuoi far luce su questo mistero. Possiamo fingere di esserci chiariti, oppure farlo veramente..” “Per quanto trovi allettante la prima opzione... beh sai che amo le sfide!” “Va bene, comincio io. Non ti ho detto la verità su Duncan perché non potevo, per lui ma anche per te. Essere a conoscenza di dove si trovi un ricercato federale e non condividere quest'informazione con le autorità è un reato serio. Inoltre fino a qualche giorno fa non avevo idea di come mettermi in contatto con te. A dire il vero non volevo farlo. Il mio orgoglio me lo impediva. Ero arrabbiata con te e avrei continuato ad esserlo, questa era la mia posizione e tale sarebbe rimasta. Per quanto riguarda gli ultimi sviluppi... beh avevo promesso che non ti avrei detto nulla, fine.” “E non ti sei mai sentita in colpa per non avermelo detto?” “Credimi, ogni giorno. Avrei tanto voluto avere la forza... di andare oltre la mia testardaggine. Io e te avevamo già rotto definitivamente, e soprattutto malamente. La ferita sanguinava ancora quando Clarence si è fatto vivo, e mentre i mesi prima e gli anni poi passavano, il dolore si attenuava, ma per me diventava sempre più difficile parlarti e soprattutto ammettere di averti nascosto una cosa così importante per così tanto tempo. Con che coraggio avrei potuto presentarmi alla tua porta e... cosa avrei potuto dire? Ciao Logan, sai, sono anni che ti nascondo una cosa: ti ricordi il tuo migliore amico, Duncan, beh ci sentiamo spesso e volentieri! Se vuoi, la prossima volta che lo sento, ti chiamo! Come avresti reagito?” “Non bene, ma non ci sarei rimasto male come nel saperlo quasi dieci anni dopo, no? Tu come avresti reagito?” “Non lo so Logan, era tutto estremamente complicato, è ancora tutto così complicato tra noi...” “Finché tu e Duncan mi nasconderete le vostre tresche clandestine...” “Come scusa?” Veronica era allibita. Poi una lucetta si accese nella sua testa.
“Secondo te io Duncan... ommioddio... Logan, ma sei impazzito? Io e Duncan siamo... storia antica, superata. Gli voglio bene e gliene vorrò per sempre, però non sono più innamorata di lui, non lo sono più da anni, dalla morte di Lilly direi. Ho pensato di essere stata ancora innamorata di lui durante l'ultimo anno di liceo ma mi sbagliavo. Me ne sono accorta nel momento in cui l'ho dovuto salutare e mi sono resa conto che in realtà per me non era così penoso e doloroso separarmi di lui. È stato sì triste, ma nel momento in cui ho capito che io e lui avremmo potuto non rivederci più... ho provato tristezza ma non senso di vuoto e abbandono. Nulla a che vedere con quando...” lo osservò e la voce le morì in gola “... lasciamo perdere. Insomma, non ti ho nascosto nulla in merito a me e lui e a un eventuale relazione amorosa tra me e lui. Era tutto finito all'epoca della morte di Lilly... abbiamo solo creduto che fosse possibile tornare indietro, ma non è così. Non si può mai tornare indietro, bisogna andare avanti e mi dispiace non averlo capito prima.” Rimasero in silenzio per alcuni secondi, poi Logan rise e parlò per la prima volta da giorni con l'intento di farsi ascoltare, dopo aver per la prima volta da giorni ascoltato. “Se l'avessi capito, allora probabilmente anche noi avremmo evitato alcuni... errori, se così vogliamo chiamarli. Ci saremmo risparmiati un sacco d sofferenze, no?!” Veronica, che fino a quel momento se ne stava rannicchiata sul letto, la fronte appoggiata alle ginocchia, alzò lo sguardo e fissò gli occhi in quelli stanchi e tristi di Logan per quello che parve ad entrambi un tempo lunghissimo. Per due volte aprì la bocca, ma nulla uscì dalle sue labbra. Poi finalmente riuscì a buttare fuori tutto. “Ma di cosa stai parlando, Logan, la mia storia con Duncan e la mia storia con te non sono nemmeno paragonabili... non...” ma lui la interruppe “Ti prego, non infierire... lo so che quello che c'è stato tra di noi non è nemmeno lontanamente vicino al magico amore da favola che avete avuto tu e lui, ma ti prego, lasciami credere che abbia avuto almeno un minimo di importanza nella tua vita”. Il suo tono era struggente, e mentre pronunciava quelle parole si passò la mano nei capelli, tormentandosi la testa. Veronica balzò giù dal letto e gli si avvicinò, fissandolo negli occhi. Pochi centimetri li separavano, lei poteva sentire il respiro di lui, pesante di skotch, accarezzarle le labbra e lui poteva sentire i capelli di lei sfiorargli le guance. Non erano stati così vicini da anni...da prima prima che venisse fuori la storia di Madison...
Veronica si sentiva come quella volta fuori dal Camelot: appena uscita dalla stanza del motel aveva guardato Logan negli occhi e l'unica cosa che per lei aveva senso in quel momento era sporgersi sulle punte e baciarlo. Per quanto fosse sbagliato, per quanto fosse folle, null'altro in quel momento poteva avere senso. Anche in quel momento le mani le sudavano, il cuore le batteva a mille, la gola le si era seccata. Erano passati undici anni, eppure la vicinanza a Logan le faceva ancora quell'effetto. Tornava improvvisamente adolescente, le ginocchia le tremavano. Chissà se anche per lui era lo stesso? Ne dubitava, ma un po' ci sperava. “Logan, so che tu e Duncan siete sempre stati in competizione, ma, giusto per la cronaca, quello che ho provato per lui era un'amore adolescenziale, infantile, immaturo, fatto di trine, pizzi e sogni. Nulla di ciò che abbiamo vissuto assieme è stato genuino, maturo. Era tutto perfetto, perché non era reale. Io e te, invece, tutta un'altra storia... come ci hai definiti una volta? Epici, giusto? Beh.. siamo stati epici anche se autodistruttivi e folli!” Gli accarezzò una guancia. “Direi che questa sfida l'hai vinta tu, no?!?” e finalmente gli sorrise. Maliziosa e sincera come solo lei sapeva essere, ma anche un po' spaventata. Logan sapeva che quei sorrisi erano tutti per lui, lo erano sempre stati fina dalla prima volta fuori dal motel Camelot quando, dopo quel breve e fugace primo bacio, si era voltata sorridendogli. Ecco, quella era stata la prima volta che lei gli aveva regalato quel sorriso complice, malizioso, fragile, insicuro... la prima di una lunga serie.
Senza nemmeno accorgersene, ripetendo un gesto che aveva compiuto migliaia di volte nella sua vita, fissandola negli occhi le prese il volto tra le mani e la baciò. Un bacio breve e fugace come quel primo bacio che lei gli aveva regalato fuori dal motel Camelot. Un bacio che lo colse di sorpresa non meno di quanto avesse colto di sorpresa Veronica.
Si separarono lentamente. Veronica rimase ancora qualche istante con gli occhi chiusi, mentre lui la scrutava aspettando la sua reazione. Quando finalmente lei li riaprì non c'era rabbia nel suo sguardo, ma stupore e... gioia. Sorrise e si morse il labbro. Come era sensuale quando lo faceva! “Beh... penso che questo dovrai spiegarmelo, Logan...” “Spiegartelo? Veronica, credevo che una delle prerogative del tuo mestiere fosse quella di essere intelligenti, acuti, svegli... E poi mi sembrava di avertelo già detto: io ho il cuore spezzato!” E senza darle tempo di ribattere la baciò di nuovo. Ma questa volta non fuggì via per paura di aver sbagliato: si soffermò sulle labbra di lei per tutto il tempo necessario ad assaporarle di nuovo, a riconoscerle, a riconquistarle.


Spazio autrice: aggiorno al volo! Finalmente! Buona notte!


  
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