Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |       
Autore: Aquarius no Lilith    09/02/2013    3 recensioni
Questa storia è per certi versi il prequel della mia fanfiction "la maledizione dell'amore eterno" ed è ambientata sei anni prima dell'originale.
Grazie a una situazione insperata Yume riesce a confessare i suoi sentimenti a Milo, ma la reazione del cavaliere d'oro sarà assolutamente non chiara e fonte per lei di tristezza. Una missione in Italia però nel luogo in cui era vissuta Yume, riporterà la pace tra i due, anche se Yume avrà una rivelazione sconvolgente rispetto a sua madre e a quello che succederà ai cavalieri d'oro molto tempo dopo.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'La maledizione dell' amore eterno'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erano passati quattro anni da quando avevo ottenuto l’armatura di Cassandra e il titolo di silver saint all’età di dieci anni e ormai il mio compito di cavaliere d’argento era affiancato da quello dell’addestramento delle ragazze, che come me avevano il dono di vedere il futuro, anche se solo in sogno.
Per ora le mie allieve erano solo due: Aglae e Dafne, due orfanelle di undici anni, che consideravo ormai come sorelle minori.
Aglae era una bambina gentile, timida, riflessiva intelligente e simpatica, anche se, però era molto, forse troppo introversa.
Dafne invece era in molti aspetti del carattere diversa dalla compagna di studi: agiva senza riflettere a volte, atteggiamento che in alcuni casi può aiutare, ma non sempre, era scherzosa di natura, orgogliosa e testarda, oltre al fatto che era molto estroversa con tutti e diceva sempre la sua, senza badare alle opinioni degli altri.
Per tre volte a settimana inoltre, grazie al permesso del gran sacerdote, insegnavo loro in biblioteca la mia lingua madre, cioè l’italiano, facendo loro vedere testi in quella lingua, cercando anche di fare conversazione e il greco antico, così diverso dal moderno e a mio parere, molto importante da conoscere.
Accadde poi che un giorno che non avevo nulla da fare, cominciassi a girovagare senza meta intorno all’arena e che all’improvviso incrociassi per caso Milo, il cavaliere d’oro dello Scorpione.
Era così bello da togliere il fiato, anche senza l’armatura: non era un mistero, infatti, che molte sacerdotesse guerriere come me, se ne fossero innamorate. Anch’io ne ero innamorata all’incirca da due anni ma Milo probabilmente mi considerava solo una compagna o, al massimo, un’amica e nient’altro.
<< Yume >>, esordì lui, guardandomi in volto per quanto gli concedeva la mia maschera e, causandomi un’improvvisa accelerazione del battito cardiaco, << come mai non sei ad allenare le tue allieve? >>.
E, cercando di vincere il mio imbarazzo, dissi: << Aglae e Dafne mi hanno chiesto di concedergli un giorno di riposo oggi, perché avevano bisogno di riposarsi dopo tre giorni di estenuante meditazione, come dicono loro >>.
<< Capisco. Che ne dici di combattere in arena con me, per allenarti? Stavo cercando qualcuno che mi facesse da avversario... >>.
Per poco non mi venne un colpo. Mi stava chiedendo di combattere con lui? D’accordo che ero un silver saint, ma sapevo che anche mettendocela tutta a fatica, gli avrei tenuto testa.
<< Per me va bene >>, gli risposi io e diventai rossa in volto, quando, per risposta alle mie parole, mi regalò un bellissimo sorriso, che mi fece accelerare il battito cardiaco.
Ci avviammo dunque all’Arena, che era deserta, poiché il cielo minacciava pioggia da un momento all’altro.
Come ci mettemmo entrambi in posizione d’attacco, cominciammo a studiarci per vedere chi per primo avrebbe attaccato.
Fu lui il primo ad attaccare, tirandomi un pugno, ma riuscii a evitarlo e passai al contrattacco, tirandogli un calcio che però, non andò a segno. Continuammo poi a cercare di colpirci a vicenda con pugni e calci, ma solo pochissimi dei nostri colpi andarono a segno e dopo un po’ c’eravamo fermati un attimo, per riprendere fiato.
E Milo allora, guardandomi, disse: << Sei un’ottima combattente nel corpo a corpo, Yume. Infatti, solitamente solo Camus e Aldebaran mi fanno stancare così tanto, in uno scontro d’allenamento >>.
E arrossendo, gli risposi: << Grazie per il complimento, Milo. E anche tu comunque, sei un ottimo combattente >>.
Milo mi sorrise per risposta ed io mi preparai per tirargli un pugno, ma mi distrassi a causa dello scoppio di un tuono, che mi fece sobbalzare. Milo ebbe così l’occasione giusta per attaccarmi, tirandomi un pugno in pieno stomaco, che però ebbe il risultato di farmi sbilanciare in avanti e di farmi cadere addosso a lui.
<< Scusami Milo, mi dispiace >>, gli dissi, conscia del fatto di essere arrossita moltissimo, sotto la maschera.
Milo allora alzò il viso e mentre mi guardava, lo vidi diventare pallido come un morto in volto. << Y- Yume, la tua maschera... >>, disse quasi balbettando, e solo allora mi accorsi di non avere più la maschera in volto.
O cavolo, pensai rialzandomi e, nascondendo il volto tra le mani, cercai di trovare mentalmente una soluzione a quanto successo.
Anche Milo si alzò, ma non ci badai, poiché ero troppo sconvolta dal fatto appena successo.
Milo mi aveva appena vista in volto...
Ad un certo punto fu lui, a parlare: << Yume, mi dispiace di averti fatto cadere la maschera, perché non rientrava nelle mie intenzioni. So a cosa va incontro una donna saint il cui volto è stato visto da un altro uomo. Per questo motivo, accetterò anche di morire per tua mano >>.
Quelle sue parole mi provocarono un enorme strappo al cuore e le lacrime cominciarono a scendermi copiose sulle guancie. Prendendo coraggio allora, mi girai dalla sua parte e, guardandolo negli occhi, dissi: << Che cosa ti passa per la testa, Milo?  Come puoi anche solo dire una cosa del genere? Non ti ucciderò di certo, ma come sai anche tu, l’altra possibilità sarebbe doverti amare ... >>.
E poi continuai sapendo, che con quelle parole sarei arrivata al punto di non ritorno: << Nel mio caso però, è diverso. Infatti, io provo già dei sentimenti molto forti per te >>.
Essere riuscita a confessargli i miei sentimenti fu come una liberazione, ma la sua mancata reazione a quelle parole, mi ferì a molto intimamente. Dopo un po’ che eravamo immobili, io, con lo sguardo rivolto a Milo, e lui invece a terra, cominciò a piovere a dirotto ed io, distrutta nei miei sentimenti più intimi, scappai via dall’Arena, correndo e non prestando attenzione a ciò che mi accadeva intorno. Per mia fortuna non incrociai nessuno sulla strada che portava a casa mia e quando fui dentro, chiusi la porta e presi un asciugamano, poichè ero completamente fradicia.
Fatto ciò, mi sedetti sul letto e continuai a piangere a dirotto. Certo non potevo pretendere che Milo mi amasse, pensai, ma tutta quella situazione mi faceva stare malissimo.
Ad un certo punto però, sentii bussare ed urlai: << Chiunque sia se ne vada, perché non sono in vena di conversazione >>.
La porta si aprì comunque e, quando capii chi era entrato, rimasi interdetta.
Era Milo che teneva in mano la mia maschera ed era completamente zuppo di pioggia, come me.
Alzandomi allora dal letto e dopo essermi asciugata le lacrime, dissi: << Che cosa vuoi, Milo? Perché non te ne torni all’ottava casa e mi lasci in pace? >>.
Le mie parole avevano un che di velenoso, che notai colpirono anche lui.
Milo, guardandomi negli occhi, disse: << Volevo solo riportarti la maschera, perché so che per te è molto importante, poiché te l’ha regalata Saga >>.
Quelle parole mi stupirono un po’, però poi gli risposi, spazientita: << Allora lasciala sul tavolo, e poi vattene >>. Distolsi dunque lo sguardo da lui e cominciai a guardare da un’altra parte, cercando di non scoppiare a piangere di nuovo.
Sentii chiaramente il rumore sordo della maschera poggiata sul tavolo di legno, ma all’improvviso mi ritrovai schiacciata sul letto da un corpo pesante e il viso di Milo a una distanza minima dal mio.
Diventai rossa in viso dall’imbarazzo e cercai di scappare da quella situazione, ma mi accorsi che Milo mi aveva bloccato entrambe le braccia con le sue, stringendomi in una morsa inscindibile.
Allora, dissi: << Se non mi lasci andare subito Milo, dovrai sperimentare il mi... >>.
Non finii la frase, poiché unì le sue labbra alle mie in un bacio che sapeva più di gentilezza che d’altro. A quel punto il mio cervello si scollegò completamente e, chiudendo gli occhi, mi lasciai andare alla marea di sentimenti che mi travolsero.
Dopo un po’ quel bacio divenne molto passionale e Milo mi lasciò andare le braccia, che strinsi intorno al suo collo, mentre lui strinse le sue intorno ai miei fianchi.
Questo è il momento più felice della mia vita, pensai, però finì troppo presto perché Milo all’improvviso si staccò da me e come aprii gli occhi per la sorpresa, feci in tempo solo a vederlo correre via sotto la pioggia battente.
Rimasi di conseguenza interdetta, poiché non mi spiegavo il perché fosse fuggito così all’improvviso e senza una spiegazione. Mi alzai dunque dal letto e sorrisi, nonostante l’assurda situazione che si sarebbe venuta a creare dopo quel bacio.
Mi auto imposi anche, di andarlo a cercare il giorno dopo per parlargli e chiarire la situazione.  

Nota dell'autrice: ecco qui l'extra annunciato, che a causa della lunghezza sarà diviso in tre parti. Devo dire che non è stato facile scriverlo senza cadere nel banale e spero sinceramente di esserci riuscita. Ciao e alla seconda parte, Lilith
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Aquarius no Lilith