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Autore: ArashiHime    29/08/2007    5 recensioni
E' la storia di un rifiuto e una lotta tra egocentrismo dilagante. Casse audio del computer che addobbano alberi di natale, email in birmanico (spacciato per inglese) e una storia che ormai molti pensano possa avverarsi...
Guarda e Impara Tom...Guarda e impara...
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Capitolo 2

« …Pronto? » Bofonchiai con voce scocciata aprendo il mio cellulare in un gesto automatico.
« Fè? » Esclamò prontamente Roberta dall’altra parte del ricevitore, e immediatamente mi rimbeccò sul fatto che ero ancora a letto nonostante le dieci e venti passate del mattino.
Sbattei gli occhi, più che tentata di scaraventare fuori dalla finestra aperta il cellulare, godendomi il suono della voce della mia amica che andava sempre più affievolendosi fino a terminare in un botto finale…ma dopo essermi ricordata la minaccia di mio padre e di come sarebbe riuscito a farmi ricostruire il telefonino, pezzo per pezzo, solo con l’ausilio della lingua qualora mi fosse presa di nuovo la pazzia di gettarlo da qualche finestra, decisi di perdere di vista il mio unico gesto di salvezza, e mi limitai a sospirare, disperata.
« Ti avverto » Minacciai prontamente, stropicciandomi gli occhi. « Non sono pentita »
« A-ah! Dovresti esserlo invece! » Urlò immediatamente lei, e sperai che il botto che udii di sottofondo non fosse un’altra delle ante del suo armadio che si scardinavano per esser state chiuse troppo violentemente.
Suo padre, prima o poi, mi avrebbe chiesto i danni.
« E perché mai…? » Domandai io, pur conoscendo la risposta che sia lei che Caroline mi avevano propinato duemila volte da quella sera del mese scorso. La sera del concerto.
« Potevi conoscerlo! Te! Eri la privilegiata! E invece… »
Sospirai allontanando il cellulare dall’orecchio, e posandolo sulla mia scrivania mi alzai, dirigendomi velocemente in bagno dove mi lavai la faccia (giusto per cercar di trovare un perché al fatto che, di domenica mattina, mi fossi dovuta alzare così presto), prima di schizzare in cucina ad afferrare qualche fetta di pane -precedentemente tostato da quel buon cuore di mio fratello-, e una tazza di latte.
Quando tornai in camera e rimisi il telefonino all’orecchio, chiaramente, Roberta era ancora lì che blaterava cose senza senso.
« Si…si, hai ragione. » Dissi io, strappando un morso di pane, e l’urlo isterico che venne dall’altra parte dell’apparecchio mi fece alzare gli occhi al cielo.
Odiava essere assecondata in quel modo…ma dopo 120 telefonate identiche anche una fantasia brillante come la mia si trovava ai ferri corti.
« Rob, ascolta…ma ti pare normale? » Chiesi esasperata, avvicinandomi al pc e accendendolo con un calcio. Al solito: non avevo voglia di abbassarmi per pigiare il bottone di accensione.
« Direi di no. Te l’ho detto, te sei pazza. » Rispose prontamente lei.
« No…non quello » Ribattei io, esasperata. « Ti pare normale che, con questa, sono 121 telefonate che mi assilli? Ma lo sai quante sono? …a questi orari impensabili poi… » Mormorai acida.
« Sono le dieci e mezza del mattino non è un orario impensabile. E poi saranno anche 121 telefonate, ma sono diluite nell’arco di tutto un mese. »
Sapevo che avrebbe risposto così –pensai sospirando e sedendomi sulla poltrona in pelle nera davanti allo schermo del mio computer ormai acceso-, così non spesi nemmeno energie nel ribattere, e mi limitai a risentirla iniziare con le sue allucinanti e monotone accuse che mi vedevano protagonista della bestemmia più orribile dell’anno: aver rifiutato Tom Kaulitz.
Pensando quella frase, tuttavia (nonostante continuassi a non pentirmi del mio gesto), non potei far a meno di sbiancare.
“Aver rifiutato Tom Kaulitz”…
Porca puttana…forse ero l’unica donna a questo mondo ad averlo fatto. Ero l’unica ad avergli detto “No”. L’unica ad aver fatto retrocedere di un passo la sua fama di dongiovanni. L’unica ad averlo imbarazzato…
(…) Wow. Che gran figa che ero.
« FE! MI ASCOLTI!? » Urlò Roberta dall’altra parte del telefonino, e io annuii gravemente.
« Si. Mi pento. Mea Culpa. » Risposi finendo la seconda fetta di pane tostato, e non potei fare a meno di ridacchiare quando la mia interlocutrice mi sibilò dietro che, in verità, ormai l’argomento della discussione (meglio dire: monologo) era virato sul mio lavoro.
« Non è certo colpa mia » Mi discolpai, convinta. « E’ colpa tua che sei monotona »
« Si. Ok… » Sospirò Roberta, rassegnata. « Con il romanzo come va? »
Aprii l’home di Tiscali.it e digitando i miei dati personali entrai nel mio pannello di controllo, quasi sconvolta dal rendermi conto che dovevo ancora leggere 25 mail.
« Tutto bene, i diritti d’autore sono stati comprati e la prima stampa è a Marzo… » Annunciai orgogliosa.
Un anno di dura sofferenza, ma alla fine ero ad un passo dallo sfondare come mi ero ripromessa. Ero quasi arrivata a realizzare il mio sogno: diventare scrittrice.
« Che figo fè…oh ricordati che quando diventi famosa, io sono la tua assistente eh! » Strillò emozionata rob, e io decisi di abbandonare l’idea di riuscire ad arrivare alla vecchiaia con qualche decibel di riserva. Avrei fatto come il nonno: Un corno nell’orecchio, un continuo ripetersi di “che??” e un bel sorriso ebete in faccia.
Bah. Almeno sarei invecchiata ricca, felice e famosa.
« Ja ja, non ti preoccupare amò. » Risposi io, tranquillamente, e cancellai 20 delle email che avevo ricevuto: Tutta orribile pubblicità dalla dubbia provenienza.
Piuttosto sconcertata mi domandai per quale assurdo motivo continuassero a inviarmi proposte di sconti interessanti su confezioni di viagra e non, invece, su qualche bella bottiglietta di profumo…
(…) Ma si vedeva così tanto che ero repressa, o cosa?
Sospirata, ormai rassegnata di sentir urlare Roberta per le prossime cinque ore abbondanti, e più che sicura che non avrei comunque capito nulla di quello che diceva, mi misi a leggere le mail.
Natalia. Francesco. Nick da Londra. Hinata dal Giappone. TK.
Aggrottai le sopracciglia, perplessa: TK? …La nuova compagnia della BBS?
« Rob Rob. Wait. Che è TK? » Domandai, già pronta a cestinare quella mail che era sfuggita al mio occhio vigile di assassina di pubblicità virtuali.
« Un messaggio minatorio » Rispose lei.
« …Prego? »
« Ti Killo…se non mi ascolti »
« (…) Rob, te hai problemi. No davvero, fatti vedere da uno bravo eh. » Esclamai io, sconcertata.
Ottimo. A quel punto aprire quella mail poteva voler significare due cose: Morire o diventare famosa (finendo sulla rete della BBS ci si diventa per forza di cose!)
Sorrisi, compiaciuta…Interessante.
Annuii vivacemente alla richiesta di Rob se fossi o meno andata a casa sua la prossima settimana in vista di quel ponte scolastico che il grande Fioronicombinaminchiate (Mi inchinai rispettosamente) aveva annunciato per la gioia di ogni forcaiolo; e incurante dei suoi ennesimi discorsi, aprii la mail (forse inviatami da samara di the ring?) e rimasi perplessa di non trovarmi davanti la solita pubblicità di viagra o simili.
La schermata del mio computer segnalava solamente 5 righe, scritte in un comunissimo Arial e un inglese stentato, che ebbi difficoltà a tradurre…prima di ammutolire, sbiancando.
« Fè senti, ma possibile che non mi ascolti mai? » Ringhiò Roberta, probabilmente esasperata dal mio ennesimo silenzio non azzeccato; ma io, stavolta, non mi presi la premura di risponderle, tranquillizzandola e scusandomi.
Appoggiai il telefono sulla scrivania, e mi alzai molto lentamente, prendendo il dizionario di inglese che troneggiava nella libreria alle mie spalle, cominciando poi a cercare ogni parola, partendo da quel “You” iniziale e finendo con quel “Reply” finale.
Tradussi parola per parola.
Rilessi la mail 10 volte a intervalli regolari di 5 nanosecondi, e alla fine, non potei che sgranare la bocca. Shockata.
« …Rob? » Chiamai poi, sollevando il cellulare con mano instabile.
« Che vuoi? »
« Quanto può essere fattibile questa email? » Chiesi, e buttando giù il nodo che avevo stretto alla gola, iniziai a leggere traducendo simultaneamente in italiano, dall’inglese:

“Mi chiedo per quale stupido motivo tu non sia venuta.
Hai idea di che figura di merda ci ho fatto? Continuano a prendermi in giro.
Nessuna aveva mai rifiutato, lo sai? Lo sai che c’è gente che darebbe un braccio per avere la possibilità che te hai mandato a puttane?
…E poi cos’era quel biglietto da visita?
Grazie per il pensiero? Vaffanculo.

Spero per te che risponderai”


Rimasi un attimo in silenzio, rileggendo ancora e ancora, e pur rimanendo un pò traumatizzata da quegli errori ortografici che nemmeno il mio cane faceva ormai più (e il mio cane non parlava inglese. Anzi: Non parlava), ritenni che tutto quello che io stavo provando, era nulla in confronto a quello che aggredì la mia interlocutrice dall’altra parte della linea.
Un rantolo pazzesco. Un singulto e infine un urlo trattenuto a stento.
Ommiodio, avevo creato un mostro?
« Rob? » La chiamai, preoccupata. « …Sei viva? » Ma soprattutto: Sei ancora umana?
« …Ricordi quando andammo alla fontana della fortuna? » Mi chiese lei, incurante della mia domanda. E io impiegai qualche attimo per ricordare il posto, il giorno e il momento, ma infine annuii, incerta.
« …Te ci inzuppasti la testa dicendo “Così sono fortunatissima” …ricordi? »
« Eh. Sti cazzi. Il giorno dopo avevo 40 di febbre » Sibilai io, alzando gli occhi al cielo. Io e la mia dannata salute cagionevole!
« …Dio ti ama » Gemette lei, e per un istante temetti che si mettesse a piangere « …Lo sai chi è??? »
Mi ci volle un attimo per rielaborare la sua domanda in una risposta che fossi in grado di pronunciare senza sentirmi male. Rilessi nuovamente la mail, e infine il mittente.
Mi sentivo schifosamente stordita.
« …TK » Sussurrai con voce rotta.
« T – om… K – aulitz » Miagolò Roberta, e alla fine il tanto atteso urlo arrivò feroce a mangiarmi l’orecchio sinistro.
Stavolta non mi degnai nemmeno di allontanare il cellulare.
I miei occhi erano fissi sullo schermo. Ero ammutolita.
« Cazzo… » Sussurrai. « …Che nick schifoso » Dissi. E mi sorpresi di rendermi conto che Tom Kaulitz aveva davvero una pessima fantasia.

  
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