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Autore: _Pansy_    29/08/2007    9 recensioni
Tutti almeno una volta ci siamo ritrovati a fantasticare sullo strano, confuso e ambiguo rapporto di questi due particolari personaggi. Molti sono convinti che tra loro scorra amore, altri odio, altri ancora indifferenza, rancore o semplice simpatia, ma … quel è la verità a riguardo? Come si sono conosciuti, qual era il loro carattere, come hanno vissuto i loro primi e ultimi anni ad Hogwarts, cosa è successo o cosa non è successo in quelle mura e fuori nessuno lo sa con chiarezza … certo … ma se avrete la pazienza di seguire questa storia passo dopo passo scoprirete con gran stupore che in fondo, maghi purosangue o meno, non erano nient’altro che ragazzi …
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mattino seguente arrivo fin troppo in fretta per i gusti di Draco, abituato com’era ad alzarsi non prima delle dieci e con tutta la calma dell’universo a sua disposizione.
Fu forse per questo motivo che quando Dobby entrò nella sua stanza, spalancando brutalmente le finestre e le tende del suo letto a baldacchino, esponendolo alla sfolgorante luce di quel soleggiato primo settembre, il ragazzo reagì con una foga a dir poco esagerata.
- Dobby! - sbraitò, saltando a sedere sul letto, i capelli stravolti e gli occhi ancora semichiusi a proteggersi dai raggi del sole - Perché diavolo mi hai svegliato? Ti ho ripetuto più volte che non voglio essere alzato prima di pranzo se non in caso di assoluta emergenza! Questa non la passi liscia! Aspetta che … -
L’elfo indietreggiò appena, le mani protese in avanti quasi a proteggersi da quelle grida.
- M-ma si-signorino …- balbettò saltando da un piede all’altro, tremante - Oggi è il primo settembre … d-deve tornare ad Hogwarts! -
Draco mugugnò, sforzandosi di mettere a fuoco la stanza completamente illuminata.
A pochi passi dal letto, accanto alla sua scrivania, vi era un grosso baule ben chiuso, un paio di pantaloni e una maglietta di cotone pronti per essere indossati. La sua scopa qualche metro più in là era stata coperta con un telo grigio e nel complesso la sua stanza non era mai stata tanto in ordine come quel giorno: segno evidente che di li a poco sarebbe partito. Lentamente iniziò a riprendere coscienza.
- Beh in questo caso ti perdono - disse poco dopo, scansando le lenzuola e scendendo dal letto
- Ma ricordati di svegliarmi decentemente la prossima volta -
Dobby strabuzzo gli occhi a palla, annuendo appena. Draco ne sembrò soddisfatto perché senza più curarsi dell’elfo afferrò le sue cose dirigendosi a passo incerto verso il bagno per una rinfrescata.
Solo quando si fu sciacquato tre, quattro volte il viso si sentì completamente sveglio e padrone di sé stesso.
“Hogwarts” si ritrovò a pensare, studiando il proprio riflesso allo specchio “Cavolo è già ora di tornare … sembra ieri che è finita la scuola. Beh poco male … Potter aspettami, sto arrivando”
Già perché il chiodo fisso di Draco, per tutta l’estate, era stato niente di meno che Harry Potter, il famoso Harry Potter, suo rivale giurato da un anno esatto da allora.
Draco odiava Potter come si poteva odiare qualcosa di molto, molto fastidioso attaccato alla suola di una scarpa. Ma di lui non odiava solo la fama, la sfrontatezza e il coraggio … no, odiava anche e soprattutto la sua fortuna sfacciata a Quidditch.
Il ragazzo, infatti, non tollerava ancora che il rivale fosse entrato a far parte della squadra di Grifondoro, come non tollerava che questi fosse considerato da tutti un campione, quando in realtà era evidente che non valeva una cicca come giocatore, o almeno non più di lui.
Per questo aveva passato tutta l’estate a studiare un modo per poter entrare immediatamente nella squadra di Serpeverde, senza dover aspettare i provini d’inizio anno per il nuovo Cercatore.
Non che avesse paura di dover sostenere un provino … figuriamoci, non credeva che all’interno della sua Casa ci fosse qualcuno più abile di lui a volare, solo … voleva avere la certezza che sarebbe stato in assoluto lui a vedersela con Potter il primo incontro dell’anno.
Così aveva preso a contattare Flitt, il capitano del Serpeverde già dai primi di luglio, assillandolo di gufi perché lo inserisse già in squadra. Purtroppo per lui, Marcus gli aveva sempre negato questa possibilità.
“Mi dispiace Draco” aveva scritto in una delle sue lettere “ Ma non posso decidere io per la squadra. Con buone probabilità verrai ammesso, insomma piaci a tutti, ma dobbiamo essere unanimi nella scelta e soprattutto constatare che non ci siano Cercatori migliori di te. Mi spiace ma è così che funziona …”
Draco era andato su tutte le furie, ma non aveva neanche lontanamente gettato la spugna. Quando si poneva un obbiettivo finché non lo aveva raggiunto non si dava pace. Così, molto semplicemente, aveva deciso di cambiare strategia: se Flitt non si poteva corrompere c’era sempre l’amicizia tra suo padre e il professor Piton da poter sfruttare.
Così aveva preso ad assillare quotidianamente il signor Malfoy, alla ricerca di una qualche scappatoia per poter entrare in squadra.
Neanche a dirlo, Lucius non aveva la minima intenzione di utilizzare la sua influenza per una simile sciocchezza, ma Draco quando voleva sapeva essere davvero insistente, al punto che il padre, probabilmente per farlo star buono almeno durante la sua unica settimana di ferie, aveva deciso di regalargli una Nimbus Duemila Uno, la miglior scopa in circolazione da meno di un mese a questa parte.
“Con una scopa del genere non posso garantirti l’ingresso in squadra” aveva detto stremato a colazione, sorseggiando il suo tè “ Ma di certo avrai più possibilità, visto che 8 volte su 10 è la scopa che fa il giocatore, non il contrario”
Draco non poteva certo ritenersi soddisfatto delle parole del padre, ma dopotutto una Nimbus era pur sempre una Nimbus, non ci avrebbe di certo sputato sopra.
Non poteva immaginare che durante una calda giornata di agosto, mentre faceva i suoi acquisti a Diagon Alley, Lucius Malfoy avrebbe superato sé stesso, comprando non una, ma ben 7 Nimbus Duemila Uno.
Un ampio ghigno attraversò il viso rilassato del ragazzo, ripensando a tutta la faccenda.
“E pensare” disse tra sé e sé, mentre si preparava a scendere per la colazione, i capelli finalmente disciplinati e l’aria pulita “ Che se non fosse stato per Potter e in particolar modo per il suo caro amico Weasley, ora non avrei la sicurezza di entrare in squadra … beh, dopotutto mi hanno restituito il favore, visto che Potter è Cercatore per merito mio”
Era infatti merito di Weasley, o per meglio dire del signor Weasley se suo padre aveva preso questa drastica tanto entusiasmante decisione.
Mentre si trovavano a far spese al Ghirigoro, sommersi da un caos infernale a causa della presentazione del nuovo, a parer di Draco, patetico, libro di Gilderoy Allock, Magicamente io, il ragazzo aveva intravisto Potter e l’intera famiglia Weasley e non era riuscito a trattenersi dall’avvicinarsi a loro per una buona dose di frecciatine. Suo padre, una volta terminati gli acquisti dei nuovi libri di testo, lo aveva raggiunto tra la folla, scambiando anch’egli un paio di battute pungenti con il signor Weasley.
Lucius, infatti, da quando questi aveva proposto al ministero una nuova legge per la Protezione dei Babbani, aumentando così i controlli e le perquisizioni, non aveva più potuto gestire liberamente il suo traffico di innocui oggetti oscuri, creandogli non poche difficoltà in ufficio e di conseguenza peggiorando il suo umore.
Fatto sta che i due dopo una serie d’offese tutt’altro che leggere erano arrivati alle mani, scatenando una vera e propria rissa all‘interno del locale. Draco, neanche a dirlo, si era divertito un mondo a fare il tifo, ma vista la faccia contorta e tumefatta del padre, si era astenuto dal comunicarlo.
Non l’aveva mai visto tanto arrabbiato, ma per il ragazzo quella mini scazzottata fu una vera fortuna.
Uscendo dalla libreria, infatti, Lucius si era rivolto a lui con cipiglio vagamente isterico e frettoloso.
- Hai detto che anche i figli di quel Weasley, oltre a Potter giocano a Grifondoro, vero? -
Draco aveva annuito perplesso, continuando a fissarlo mentre tentava di ridarsi un contegno.
- Bene, bene …- aveva mormorato, dirigendosi spedito presso il più vicino negozio di articoli per il Quidditch, entrando come un uragano - Vediamo se dopo questo vincono ancora …-
Draco non aveva minimamente capito le intenzioni del padre, anzi pesava che il colpo all‘occhio infertogli dal signor Weasley lo avesse vagamente rimbambito. Fu solo quando questi gli comunicò di aver acquistato Nimbus Duemila Uno per tutta la squadra Serpeverde che il biondo realizzò a pieno la sua grande fortuna. Con l’assicurazione di 7 Nimbus Duemila Uno si sarebbe guadagnato non solo l’ingresso in squadra, ma anche la certezza di vincere contro chiunque gli sbarrasse la strada. Definirlo euforico era davvero riduttivo.
“Oh povero piccolo Potter” pensò saltando gli ultimi gradini che lo separavano dall’ingresso della cucina, canticchiando uno stupido motivetto “Goditi le tue vittorie perché tra un po’ avrai poco di cui rallegrarti!”
Con una specie di piroetta entrò in sala da pranzo, il sorriso smagliante.
La stanza era perfetta come sempre, vuota, eccezion fatta per Pansy che, seduta al tavolo con una fetta di pane tostato in una mano e la Gazzetta del Profeta nell’altra, gli dava le spalle, tutta concentrata nella lettura. Indossava già la sua uniforme, i capelli neri a sfiorarle lisci e ordinati le spalle. Al suo ingresso si voltò, l’aria ancora lievemente assonnata.
- A sei tu … ciao -
- Sempre gentile è? - rispose lui avvicinandosi alla tavola imbandita di ogni squisitezza, afferrando un paio di frittelle al volo. Lei per tutta risposta riprese a leggere la Gazzetta con noncuranza.
Draco scosse il capo, versando un abbondante dose di miele sulle sue frittelle.
Non se l’era affatto presa per il tono disinteressato del suo saluto. Tra lui e Pansy funzionava così da ben 2 anni ormai, ci aveva fatto l’abitudine; senza contare poi che la ragazza doveva avercela ancora con lui per le lezioni di bon ton di Narcissa e per le prese in giro riguardo la sua cotta per Allock, il loro nuovo, assurdo, insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
La sera prima, infatti, aveva sbirciato alcuni suoi libri dove i cuoricini e il loro nomi intrecciati di certo non mancavano, a dir poco patetico, insomma. A quel pensiero gli venne da ridere, ma il rintocco assordante dell’orologio a pendolo dell’ingresso, lo trattenne dal farlo. Erano le dieci e mezza: tra trenta minuti il treno per Hogwarts sarebbe partito e loro erano ancora lì seduti a tavola a mangiare.
- Po-Ponsy - disse con la bocca piena di frittella - Ofe fono mamma e popà? -
Pansy sollevo lo sguardo dal giornale, l’aria schifata.
- Sai Malfoy che mi dai la nausea? - disse contemplando la masticazione tutt’altro che discreta del ragazzo - Nessuno ti ha mai insegnato a mangiare come si deve? -
Draco ingoiò gli ultimi residui di cibo tracannando un grosso sorso di succo di zucca con fare maleducato. Lei strizzò il naso indispettita, scuotendo il capo.
- Sei proprio rozzo … tua madre doveva insegnarle a te le buone maniere. Comunque - disse distogliendo lo sguardo da quello spettacolo raccapricciante e riprendendo a leggere - I tuoi genitori sono usciti questa mattina presto, a quanto ho capito è sorto un problema alla Gringott … non ho idea di che cosa si tratti, so solo che non ci accompagneranno a scuola … ah, a proposito hanno detto di salutarti -
Draco posò forchetta e coltello perplesso.
- E chi ci porta allora? -
- Dobby naturalmente - rispose lei con fare ovvio, addentando un panino imburrato - Ci può smaterializzare fino a King’s Cross -
“Strano” pensò il ragazzo spolverando il piatto “Cosa può mai essere successo alla Gringott di tanto importante da trattenere mamma e papà? Un furto è da escludere … cioè quella banca è impenetrabile, ma allora che può essere?”
Fu con la testa piena di quei pensieri che alle undici meno un quarto Draco si alzò da tavola, la pancia piena e una gran voglia di rivedere i suoi vecchi amici. Rapidamente lui e Pansy raccolsero le rispettive cose, dirigendosi nell’ampio salotto dove Dobby gli aspettava piuttosto agitato, il naso fresco di una nuova bruciatura.
Senza prestare molta attenzione all’accaduto i due crearono una sorta di catena, i bagagli a stretto contatto con i loro corpi. Il gufo nero di Draco diede qualche stridio impaziente mentre un Dobby particolarmente traballante si posizionava al centro della sala. Sembrava quasi spaventato.
- B-bene sig-signorini … ehm, ci … ci siamo … po-porgetemi le v-vostre ma-mani, ecco … s-si, si parte!-
Con un forte schiocco e una luce gialla dai riflessi ambra, i tre, bagagli e animali compresi, sparirono, ritrovandosi un secondo dopo in un angolo fumoso e piuttosto sporco della stazione di King’s Cross, il binario nove e dieci una decina di metri da loro.
- Su forza andiamo - disse Pansy trascinando i propri bagagli verso uno dei carrelli offerti dalla stazione - O non troveremo più posto -
Draco annuì, osservando disgustato una serie di babbani in ventiquattrore che aspettavano il treno dall’altra parte del binario. Ancora non capiva che bisogno c’era di prendere il treno in una stazione babbana. Scrollando il capo e scacciando quei pensieri raccolse anch’egli le sue cose, voltandosi per congedare Dobby. Stranamente però l’elfo era già sparito, al suo posto solo un lurido cestino per l‘immondizia.
- Allora? - lo richiamò Pansy, spazientita poco più in là - Ti muovi? -
- Si arrivo, arrivo … - fece lui alzando le spalle rassegnato.
Dopotutto, lo strano atteggiamento di Dobby non era certo una novità. Decise così di non prestarci più attenzione, in fondo, ora, aveva altro a cui pensare.
Senza farsi notare, i due ragazzi scivolarono indisturbati oltre la barriera che separava i binari nove e dieci: davanti ai loro occhi, come per incanto, si stagliava ora un enorme, fumante, treno rosso-nero, affollato da una miriade di maghi e streghe eccitati.
La giornata era splendida e gufi di tutti i colori e dimensioni, attraversavano il cielo, gettando ombre sui presenti, indaffarati a salutare gli amici o a sistemare i bagagli. Proprio accanto a loro alcuni ragazzini del primo anno salutavano i genitori, l’aria chi triste chi estremamente felice.
- Non ti fa uno strano effetto? - chiese all’improvviso Pansy, guardandosi intorno estasiata - Insomma, ritrovarci di nuovo qui, rivedere tutti … non è fantastico? -
- Beh … - fece lui, un sorriso sghembo a curvargli le labbra - Sarebbe ancor più fantastico se tu, Pipistrella, non ci fossi! Ma pazienza dopotutto ci penserà il mio caro, stupido cuginetto a tenerti lontano da me … -
Pansy perse d’improvviso la sua aria sognante, lanciandogli un’occhiata di fuoco, da sotto la liscissima frangetta. La ragazza, osservò in quel momento Draco, non era cambiata molto dall’anno precedente. Aveva preso qualche centimetro di altezza e un colorito roseo, sano, ma non poteva certo definirsi attraente per i suoi gusti. Caratterialmente parlando poi … non era cambiata di una virgola, era rimasta sempre la solita piccola peste, capricciosa e testarda che aveva conosciuto. In una parola? Inaccettabile come fidanzata di un Malfoy.
Inutile dire però che trovava ancora infinitamente divertente stuzzicarla, era più forte di lui cacciarla nei guai o farla arrabbiare. Anche quella volta, quindi, come d’abitudine, non si era lasciato sfuggire l’occasione per importunarla.
- Malfoy - ringhiò lei, dosando con fin troppa calma le parole per il modo in cui lo stava guardando - Ma lo sai che più tempo passa più diventi st … -
- Stupendo?! -
Ambedue si voltarono verso la voce che aveva interrotto la ragazza, le sopracciglia inarcate. Un intenso profumo di rose li colpì in pieno viso quando si trovarono di fronte a una radiosa e sempre più bella, Tracey Davis.
- Veramente volevo dire stupido - la corresse Pansy, piuttosto irritata per essere stata brutalmente interrotta, gli occhi che dardeggiavano.
Tracey le sorrise, mettendo in mostra una perfetta fila di denti bianchissimi.
- Io preferisco stupendo … è più realistico. Comunque (e qui si voltò verso il ragazzo, ignorando la compagna che ancora la guardava storto) … Ciao Draco! Passato una buona estate? -
Draco era come ipnotizzato, fu per pura fortuna che si risvegliò in tempo per rispondere e non fare la figura dell‘idiota.
“Cavolo” si ritrovò a pensare mentre Tracey prendeva a parlargli delle sue noiosissime vacanze in Costarica “ questa si che è una vera ragazza”.
No, tranquilli, non stava impazzendo. Draco, come tutti i ragazzi della sua età, eccezion fatta per qualche raro caso, aveva lentamente smesso di trovare repellenti le ragazze, iniziando poco a poco a trovare accettabile, se non addirittura gradevole la loro presenza. Aveva iniziato ad ascoltare la propria natura, i propri istinti e sentimenti, rendendosi conto, non senza sorpresa, che il suo corpo, come la sua mente, non erano più tanto indifferenti di fronte a un bel viso e a delle curve giuste.
Per fare un esempio, in quel momento si sentiva vagamente stordito da quel meraviglioso angelo biondo che gli parlava (dio solo sa di cosa), dal modo in cui muoveva le mani, perfettamente curate, e dal profumo di fiori che emanava.
- … e così siamo dovuti partire con due giorni d’anticipo, ma come avrai capito, è stata una vera fortuna! - terminò Tracey con uno sciocco risolino.
Neanche a dirlo Draco non ci fece minimamente caso, troppo concentrato a smetterla di fissarla. Non sapeva perché, ma Tracey (la Tracey petulante e appiccicosa che fino a qualche mese fa aveva degnamente snobbato ed evitato) ora riusciva a polarizzare completamente la sua attenzione, distogliendolo da tutto il resto.
A salvarlo da una nuova, magra figura, il fischio acuto del treno che in una nuvola di fumo grigio, annunciava l’imminente partenza. Il biondo si guardò intorno, riacquistando un po’ di lucidità. Il grande orologio della stazione segnava le dieci e cinquantasei minuti. Segno che mancavano solo quattro minuti alla partenza.
- Maledizione! - esclamò, arraffando in fretta e furia le proprie cose da terra, seguito a ruota da una Tracey molto meno spigliata - Non mi ero accorto mancasse così poco! -
Intorno a loro non vi era praticamente nessuno, a parte qualche ritardatario e i genitori di questi intenti a salutare o a dare una mano. In cielo non volava un gufo e persino i gatti erano già saliti sul treno, ben appollaiati nelle loro cuccette. Pansy era sparita.
Con uno sforzo sovraumano raggiunsero il treno, i bagagli a sbattere prepotentemente sull’asfalto alle loro spalle. Avevano il fiato corto, ma senza curarsene troppo issarono i bagagli sul primo vagone, catapultandosi al loro interno. Arrancarono di qualche passo, circondati da un forte brusio: il posto era decisamente sovraffollato.
- Oh è tutto pieno! - constatò Tracey nel momento stesso in cui le porte si chiudevano e il treno iniziava la sua marcia - Non troveremo mai uno scompartimento tutto per noi! -
Draco si guardò intorno alla ricerca di visi familiari, non trovando però nessuno del suo gruppo.
- Dobbiamo cambiare vagone - sentenziò dopo qualche secondo, spostandosi verso l’uscita
- Probabilmente Tiger e Goyle mi hanno tenuto un posto da qualche parte, sarà meglio cercarli -
Tracey al suo fianco annuì, seguendo i suoi passi.
Draco le lanciò una breve occhiata prima di riprendere la sua marcia. Si sentiva ancora piuttosto confuso, doveva ammetterlo. Non gli era mai successo nulla del genere prima d’allora, men che meno con una ragazza o per una ragazza.
Tracey era carina, l’aveva sempre saputo, ma non gli aveva mai fatto perdere la sanità mentale e la capacità di spiccicare una frase di senso compiuto. Si sentiva piuttosto vulnerabile, ecco.
“Oh andiamo che mi prende” si disse mentre con foga apriva l’ennesimo scompartimento occupato “ Non posso farmi abbindolare da Tracey, insomma non è così speciale!”
Ma si stava prendendo in giro, perché nulla nella sua testa, neanche un solo minuscolo neurone, riusciva a non collegare Tracey a un vero e proprio schianto.
Arrabbiato per lo scarso controllo di sé che in quel momento dimostrava di avere, aprì con uno strattone un po’ troppo eccessivo la porta del decimo scompartimento, la quale, per lo slanciò, tornò indietro colpendolo violentemente ad una spalla, gettandolo ridicolamente a terra.
Un istante dopo un urlo a dir poco grottesco e un paio di mani forti come pinze lo raggiunsero, sollevandolo come un bambolotto da terra.
- Draco? Oh, Draco stai bene?! Ti prego dimmi che stai bene! -
Ci mise qualche secondo prima di realizzare che quella matassa informe che gli ondeggiava davanti strepitando, non era altro che Millicent Bulstrode, la più disgustosa e maniacale ragazza del Serpeverde.
- Sto bene Bulstrode, puoi anche lasciarmi - bofonchiò mentre tentava di ribellarsi da quella morsa stritola ossa. Millicent però non accennava a mollare la presa, anzi, sembrava spaventosamente pronta ad abbracciarlo da un momento all’altro.
Fu l’intervento di Tracey a salvarlo.
- Millicent lascialo andare! Ho detto lascialo! Per tutti gli elfi non vedi che lo stai strozzando?!-
Millicent lo liberò istantaneamente, facendolo cadere nuovamente a terra, in uno scoppio di risa.
- Oh scusa, Draco! Mi dispiace aspetta che … -
- No! Non ci provare! - il ragazzo scatto in piedi di lato, i capelli stravolti e il viso contorto in una smorfia arrabbiata - Toccami ancora e giuro che ti sguinzaglio Tiger e Goyle! -
Un altro scroscio di risate investi le sue orecchie costringendolo, finalmente, a darsi un’occhiata intorno.
Pansy Parkinson, contorta dalle risate e con gli occhi carichi di lacrime, era seduta accanto al finestrino, le mani a stringersi lo stomaco, nel tentativo di darsi una calmata; accanto a lei un cresciuto Zabini dall‘aria squisitamente divertita.
Millicent, invece era ancora accanto a lui, ma così pallida e floscia da ricordare vagamente una brutta meringa. Il resto dello scompartimento era vuoto eccezion fatta per una ragazzina dai lunghissimi capelli castani e dallo sguardo acquoso, che non conosceva.
Pansy sghignazzava ancora quando Tracey gli appoggiò delicatamente una mano su una spalla, facendolo trasalire.
- Tutto bene? - miagolò lei, lo sguardo preoccupato.
Draco deglutì. Incredibile a dirsi ma si sentiva un perfetto idiota in quel momento, e non gli piaceva per niente. Doveva assolutamente togliersi da quell‘impiccio, e alla svelta.
Raccogliendo un brandello di dignità marca Malfoy, si scostò dal tocco della ragazza, senza rispondere alla sua domanda. Avanzò di qualche passo, respirando a pieni polmoni.
A poco a poco stava tornando sé stesso.
- Ehm … Draco? - azzardò Millicent, riprendendo un po’ di colore - Ti andrebbe di rimanere qui? Insomma se ci stringiamo ci stiamo tutti e sei e …-
- No Millicent, grazie, preferisco rimanere in piedi tutto il viaggio che passare un altro secondo in questa gabbia di matti - sibilò ancora piuttosto irritato, lanciando un’occhiataccia alla fidanzata che ancora non accennava a smetterla di ridere.
Così senza aggiungere altro, indifferente ai mugolii di Millicent e Tracey, uscì di filato dallo scompartimento, trascinando bruscamente dietro di sé i propri bagagli.
Fortunatamente non ci mise molto a trovare Tiger e Goyle. I due insieme ad un agitatissimo Theodore Nott, erano solo un vagone più in là.
- Su avanti Theo, rilassati - stava dicendo Tiger, con fare rassicurante, offrendo noccioline a tutti - Non può essere così tremendo … -
- Cosa non può essere così tremendo? - chiese lui curioso, entrando nello scompartimento, ora decisamente più rilassato.
Le ragazze non gli facevano più schifo era vero, ma preferiva decisamente la compagnia maschile a quella femminile. Le donne erano ancora troppo complicate e nevrotiche per i suoi gusti.
- Oh, ciao Draco! - esclamarono i suoi scagnozzi all’unisono, seguiti da un ‘ciao’ un po’ più depresso da parte di Nott. Il poveretto aveva una faccia così disperata che faceva pena.
- Niente - riprese tranquillamente Tiger una volta che Draco ebbe sistemato il bagaglio e si fu spaparanzato davanti a loro - E’ solo che la ragazza di Nott da quest’anno è ad Hogwarts -
- Solo?! - saltò su Nott, gli occhi che saettavano come boccini su un campo da Quidditch - Tu quella non la conosci … è pazza, è strana … fa paura! Non è una cosa da poco!-
Draco gli posò una mano sulla spalla solidale. Sapeva perfettamente come si sentiva il compagno. Dopotutto anche la sua ragazza frequentava Hogwarts ed era pazza, strana e a volte faceva paura.
- Ti capisco perfettamente Theo - mormorò serio, mentre il compagno provava a darsi una calmata
- Ma per lo meno frequenterete lezioni diverse, avrete orari e amici diversi e con buone probabilità non dividerete neanche lo stesso dormitorio … insomma ti va di lusso se pensi a …-
- Ah chi? - s’intromise lui, un sopracciglio inarcato - A Pucey?-
Draco, che per un soffio stava per rivelare agli amici il suo fidanzamento non voluto con Pansy, annuì convinto, tirando mentalmente un enorme respiro di sollievo. Nessuno, infatti, conosceva il loro segreto, nemmeno Tiger e Goyle, i suoi più fidati amici.
Il fatto di tenere nascosto l’argomento era l’unico accordo che i due ragazzi erano riusciti a raggiungere fin’ora.
- Forse hai ragione - aggiunse Theodore poco dopo, accettando le noccioline che Goyle gli porgeva, l’aria visibilmente più serena - Cioè, non è ragazza da finire a Serpeverde, come dici tu è possibile che venga smistata altrove … e poi è vero, insomma peggio di Adrian Pucey non c’è nessuno!-
Ed effettivamente la sorte di Adrian non la invidiava certo nessuno. Il povero Cacciatore di Serpeverde era, infatti, fidanzato con un’autentica bomba sexy, alias la bellissima Natalie Shapely, ex Prefetto di Serpeverde, nonché sogno proibito di tutti i novellini di Hogwarts. I due trascorrevano insieme praticamente ogni minuto, solo che mentre lui era pazzo di lei, lo sapevano anche i muri ormai, lei non era affatto interessata a lui. La ragazza alla sua compagnia, era risaputo, preferiva quella dell’aitante Aaron Hanover, attuale caposcuola di Serpeverde, non curandosi affatto di nascondere la cosa a chicchessia e men ché meno a lui. Una brutta situazione insomma, ma torniamo al presente …
Tranquillizzato dalla situazione di Pucey, Nott prese a tornare quello di sempre, iniziando a conversare con i compagni di vacanze, compiti non fatti e Quidditch … soprattutto Quidditch.
Draco d’altro canto, dimenticati, o almeno messi da parte, i begli occhi di Tracey e le disavventure di quel mattino, iniziò a dar manforte a Theodore, cogliendo l’occasione per mostrare a tutti la sua nuova, splendida Nimbus Duemila Uno e raccontando in seguito come fosse riuscito a garantirsi l’ingresso in squadra tramite una serie di stratagemmi e colpi di fortuna.
Successivamente si unirono a loro anche Marcus Flitt e Dorian Bletchley, rispettivamente Cacciatore e Portiere del Serpeverde, i quali dopo aver appreso le notizie che Draco portava, furono ben lieti di prenderselo in squadra, alla faccia del regolamento.
- Stai scherzando? Nimbus Duemila Uno per tutta la squadra!! - aveva detto Flitt, gli occhi lucidi e il sorriso che gli andava da orecchio a orecchio - E me lo chiedi? Certo che ti prendiamo come Cercatore! Sulla scopa non te la cavi niente male e per lo più fornisci l’intera squadra … saremo pazzi a lasciarti andare! -
Di fatto, quindi, quello fu il momento in cui Draco entrò a far parte della squadra di Quidditch della sua Casa.
I sei ragazzi andarono avanti a parlare per tutto il tempo, interrompendosi solo per comprare qualcosa da sgranocchiare e per fare un paio di partite a Sparaschiocco. Le ore passarono liete per il numeroso gruppetto, ignaro che fuori dal finestrino il cielo iniziava a farsi sempre più scuro e nebuloso. Ben presto, il treno prese a rallentare e la luminosa quanto antica stazione di Hogsmeade fu presto visibile ai loro occhi.
In un fuggifuggi generale i ragazzi indossarono le loro divise e raccolsero le loro cose da sotto i sedili, catapultandosi fuori dal treno, ormai fermo. La stazione era a dir poco caotica: gente che inciampava sui bagagli, gatti che si rincorrevano, studenti che urlavano e Prefetti che cercavano di urlare più di loro per farsi ascoltare erano un po’ ovunque.
Draco con un salto, scanso un paio di borse buttate distrattamente a terra, allontanandosi dal treno.
Goyle che era davanti a lui, con la sua enorme mole gli faceva spazio tra le file di studenti confusi, mentre in lontananza Hagrid, il Guardiacaccia, radunava i ragazzi del primo anno per condurli alle barche per il giro turistico che anche lui l‘anno prima aveva fatto.
Lì per li gli venne un dubbio.
- Ehi Goyle! - urlò questi al compagno, indaffarato a farsi largo tra la folla - Hai idea di come arriveremo a scuola quest’anno? -
Ma non ci fu bisogno di risposta. A qualche metro da loro, sul sentiero che conduceva al centro di Hogsmeade vi erano una cinquantina o forse più di panciute carrozze nere, prive di cavalli e cavalieri.
Draco ne fu visibilmente colpito. Non aveva mai viaggiato s’una carrozza incantata.
Un prefetto Tassorosso dal nome a lui ignoto, li invitò a salire a bordo di una di queste e a sgomberare l’area il più velocemente possibile.
I due non se lo fecero ripetere e in uno sbattere di bauli raggiunsero Tiger e Nott, già comodamente seduti s’una bella carrozza dagli interni porpora.
Non appena le porte si chiusero, la vettura prese istantaneamente ad avanzare e con essa molte altre dietro di lei.
Draco appoggiò la testa al finestrino, studiando rapito il paesaggio circostante: non era mai passato per Hogsmeade, l’unico paese abitato interamente da maghi, ed era piuttosto curioso di vedere come fosse.
Vecchie case in pietra si alternavano a nuove costruzioni dalle rifiniture bizzarre, mentre le insegne dei negozi brillavano alla luce dei lampioni, mandando strani bagliori sul selciato. Le vetrine si susseguivano numerose e da qualche finestra aperta si scorgevano streghe intente a cucinare o rammentare a colpi di bacchetta qualche calzino. Nel complesso gli apparve come una cittadina semplice, ma così ben fornita da essere un punto di scambio notevole per molti commercianti. Cullati dal movimento ondeggiante della carrozza, raggiunsero ben presto i giardini di Hogwarts e di li a poco l’ingresso della scuola, dove un cupo Gazza attendeva con la torcia in mano che gli studenti depositassero tutti i loro bagagli.
Ignorando il vecchio bidello, Draco seguì lo stormo di studenti diretti verso la Sala Grande.
Lo stanzone nel complesso era quello di sempre. Candele sospese a mezz’aria illuminavano le tavole, facendo risplendere bicchieri e posate di una luce dorata, mentre il soffitto rifletteva per magia un cielo di velluto trapunto di stelle.
- Ehi Capo da questa parte! -
Goyle aveva già raggiunto il tavolo Serpeverde occupando posti per sé e per i suoi amici.
Draco annuì, affrettando il passo per non farsi travolgere dai compagni chiassosi quanto affamati.
In un batter d’occhio, infatti, le quattro tavolate si erano riempite, in un tripudio di colori e forme distinte, lasciando liberi solo alcuni posti laterali che i ritardatari si affrettavano ad occupare borbottando tra loro.
Draco si era appena accomodato quando una voce dolce, a lui ben nota, lo richiamò, facendolo sussultare per la sorpresa.
- Questi posti sono tutti occupati? - chiese Tracey, forse un po’ troppo premurosa, giocherellando con uno dei suoi ricci - Posso sedermi? -
“Dio quant’è bella” pensò Draco fissando il viso delicato di lei incorniciato da una cascata di boccoli color dell’oro, la pelle di porcellana.
- Oh beh … io non … - balbettò confuso, assumendo a sua insaputa una perfetta faccia da idiota, gli occhi grigi puntati in quelli azzurri di lei.
Ecco che quel senso di vulnerabilità tornava a colpirlo e la lingua si torceva, impedendogli di parlare come un essere umano normale. Non capiva che gli prendeva, sentiva solo caldo, molto molto caldo. Tracey, però, lo fissava come se niente fosse in attesa di risposta.
Draco sbattè le palpebre un paio di volte, prima di prendere fiato.
- Beh, si ecco … si, sono libero, cioè liberi -
La ragazza sorrise, accomodandosi accanto a lui.
“ Ma che diavolo mi è preso? E soprattutto che stupidate vado dicendo?” pensò isterico, mentre le sue guance assumevano una deliziosa sfumatura bordeaux e il naso gli si riempiva del profumo di Tracey, impedendogli di ragionare. Forse la sua non era stata una mossa brillante.
- Draco - lo chiamò questa, strappandolo ai suoi pensieri. Aveva l’aria abbacchiata
- Mi dispiace … - sussurrò, lo sguardo fisso a terra - Per prima intendo, ma Millicent è così imbranata e … non ce l’hai con me, vero? -
Draco la studiò per qualche secondo inebetito. Neanche a dirlo aveva rimosso l’intera faccenda. Stava comunque per rispondere che no, non ce l’aveva affatto con lei quando Pansy seguita dalle sue amiche, Millicent, Eloise e Daphne si piazzò davanti a loro l’aria sollevata.
- Oh meno male! - esclamò sedendosi davanti a loro e in breve occupando l’intera panchina - La tavolata si è riempita in un lampo, grazie Tracey per averci tenuto i posti! -
- Veramente … - Tracey strabuzzò gli occhi. A giudicare dalla sua espressione l’idea di tenere dei posti per loro non le era nemmeno passata per la testa, ma non sembrava così coraggiosa da ammetterlo.
- Veramente - le venne incontro Draco dal nulla, recuperando il suo perfetto tono strascicato - Questi posti non sono per voi -
Non sapeva perché aveva deciso di parlare, forse, semplicemente non voleva tutte quelle ragazze tra i piedi..
Pansy si scostò lentamente un ciuffo di capelli corvini da davanti gli occhi, voltandosi verso di lui, un mezzo ghigno stampato in faccia. Le iridi mandavano strani bagliori.
- Ah no? - fece lentamente lei, il tono ironico - Non sapevo aveste prenotato un’intera panchina per voi … ma è chiaro si, beh capisco se volete star soli non c’è problema -
Detto questo si alzò, seguita a ruota dalle sue amiche che accanto a lei, scocciate, lanciavano occhiate tutt’altro che amichevoli alla povera Tracey, leggermente compiaciuta per quell‘inappropriata allusione. Millicent digrignava i denti, assomigliando ad un grosso orso bruno.
Draco non ci stava capendo niente, ma non voleva che si sapesse in giro che aveva un debole per Tracey. Anche perché effettivamente non sapeva ancora come catalogare i suoi sentimenti per lei.
Per lo più i suoi amici li stavano fissando, doveva assolutamente fare qualcosa.
- Ehi aspetta - esclamò fermando l’odiosa fidanzata.
- Si? - fece lei fingendo di essere sorpresa, il sorriso sempre più ampio. Quella strega lo conosceva bene, conosceva i suoi punti deboli e sapeva che l’orgoglio era uno di questi. Maledetta …
- Non vogliamo stare soli … tsk, figuriamoci! Sedetevi pure, per me non fa alcuna differenza -
Tracey, al suo fianco, non sembrava affatto pensarla allo stesso modo
- Ottimo allora - cinguettò Pansy, senza smettere di sorridere, mentre Daphne e Millicent si piazzavano davanti a Tracey l’aria di chi aveva in mente qualcosa di molto cattivo.
La mora, preferì invece sedersi accanto a Blaise e Theodore, ignorandolo completamente, com‘era sua abitudine ad Hogwarts.
In quel momento Draco avrebbe dato non so cosa per tornare indietro nel tempo e lasciarla affogare nella sua piscina. La odiava davvero quella piccoletta, dai lineamenti felini e la mente diabolica.
Fortunatamente per lui, comunque, la McGranitt entrò in sala, portando con sé il Cappello Parlante, oltre che un silenzio assoluto, dando il via allo smistamento.
Non vi furono personaggi degni di nota quella sera, a parte Emily Mischief, la ragazza dai lunghi capelli castani che aveva intravisto sul treno quella mattina. Era lei la fidanzata di Nott.
- Fa che non finisca qui! - aveva esclamato quest‘ultimo, rivelando a tutti il mistero, il viso sprofondato nelle mani, in attesa che il Cappello emettesse il suo verdetto - Tutto ma non qui!-
I desideri di Theodore vennero esauditi. Un istante dopo, infatti, la ragazza veniva assegnata a Corvonero in uno scroscio di applausi e urla di gioia.
Il resto della serata fu nel complesso piuttosto noioso: Gilderoy Allock, in una nube di sospiri estasiati e grida, venne accolto dalla scolaresca (femminile) come nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Draco non credeva che le ragazze fossero eccessivamente stupide, ma dovette ricredersi quando una decina di queste scoppiarono in lacrime al discorso tutto fronzoli di Allock … una cosa a dir poco assurda, visto che più che a parlare, l‘insegnante sembrava occupato a far agitare la sua chioma bionda e ad ammiccare.
Dopo quell’episodio, a parer di Draco, da dimenticare, arrivò la tanto attesa ora di cena. I piatti presero a riempirsi dal nulla di ogni tipo prelibatezze, facendo squittire di piacere il palato di Goyle, il quale dall’ora di pranzo aveva mangiato solo quattro barrette di cioccolata e quattro panini al prosciutto. Una cosa da niente insomma …
Il biondo a differenza dell’amico, tuttavia non riuscì a gustare la sua bistecca come avrebbe voluto. Millicent e Daphne, al suo fianco, non la smettevano di parlare, impedendogli di dialogare con chiunque non fosse loro. Tracey d’altro canto non lo aiutò per niente, dando man forte alle compagne, in una sorta di gara a chi riusciva a strappargli più frasi dalla bocca. C’era una strana elettricità tra loro, cosa che nemmeno il bel viso di Tracey (ora decisamente meno rilassato)gli impedì di notare.
Fu quindi con una certa gioia che accolse il congedo degli insegnanti e la fine della cena.
Tutte quelle chiacchiere lo avevano decisamente stancato e l‘unica cosa che voleva era raggiungere il suo dormitorio.
- Per il dormitorio Serpeverde di qua! - gridò il Caposcuola, Aaron Hanover, aiutato dai quattro prefetti a radunare gli studenti del primo anno, ancora piuttosto sovraeccitati. Tutt’intorno a loro vi era di nuovo una gran confusione.
Draco li superò alla svelta, seguito dagli immancabili Tiger e Goyle. Il dormitorio Serpeverde, ormai era a pochi metri da lo.
- Sei riuscito a seminarle? - chiese d’un tratto Tiger, il sorriso stampato in faccia, mentre pronunciava la parola d’ordine dell’anno (Castagna) ed entravano nella loro Sala Comune, calda e silenziosa.
- Certo che sono appiccicose eh .. - gli diede manforte Goyle, ad un cenno d’assenso del biondo, scuotendo il capo - Voglio dire Daphne è piuttosto carina e Tracey è davvero il massimo, ma …-
- … ad uno o più chilometri di distanza l’una dall’altra, si ho notato - concluse Draco per lui, prendendo a salire stancamente le scale che conducevano al suo dormitorio.
I tre scoppiarono a ridere, seguiti da un felicissimo Theodore Nott (“E’ a Corvonero!E’ a Corvonero”) e da un rilassato Zabini.
- Perché ridete? - chiese Theo, i capelli a spazzola sparati ovunque e gli occhi brillanti di gioia. Il ragazzo sprizzava entusiasmo da tutti i pori.
- Oh niente parlavamo di Tracey e le altre - spiegò Draco divertito, spalancando la porta della sua stanza e accendendo le candele con un colpo di bacchetta - Niente d’importante -
Nott, rise a sua volta, gettandosi sul letto, in uno scricchiolare di molle.
- Oh si! Ho notato … - bofonchiò - durante l’estate non sembrano aver perso molto del loro interesse per te -
- Sai un po’ t’invidio … - aggiunse poco dopo, incrociando le braccia al petto - Cioè, voglio dire … non mi dispiacerebbe che Tracey s’interessasse così a me -
Draco si ritrovò automaticamente a gongolare. Gli piaceva essere invidiato, inoltre l’idea che la ragazza più carina del suo anno fosse cotta di lui, non lo lasciava del tutto indifferente, anzi, ne era estremamente compiaciuto. Dopotutto doveva ammetterlo, Tracey su di lui aveva uno strano effetto, ma non lo avrebbe rivelato nemmeno sotto tortura.
- Beh … si non è male - ribattè, il tono superiore, sfilandosi i vestiti per indossare il pigiama
- Suppongo possa considerarsi passabile -
- Ma andiamo! - rise Theodore dandogli un colpetto sulla spalla - Ammettilo che è una bomba! Insomma piace a tutti! -
- A me non piace. Si diciamo che è carina, ma niente di più -
Ma non era stato Draco a parlare. Blaise Zabini, il pacato, silenzioso e sempre per le sue Blaise Zabini si era unito alla loro strana conversazione, senza essere interpellato. La cosa era a dir poco incredibile quanto quello che aveva detto.
Draco si trovò ancora una volta a pensare che il cugino doveva essere completamente tocco.
- Non puoi dire sul serio - disse Theodore dopo un minuto di shock generale, mentre Tiger e Goyle alle sue spalle annuivano decisi. Blaise per tutta risposta alzò le spalle, gli occhi nocciola striati di verde a posarsi su di loro con noncuranza.
- Questo è quello che penso - borbottò semplicemente, scomparendo nel suo letto a baldacchino, in un frusciare di coperte, chiudendo così la conversazione.
I quattro ragazzi si fissarono allibiti, scuotendo il capo.
- Per me non è normale - sussurrò Draco agli altri, prima di seguire il cugino, infilandosi sotto le coperte - Cioè basta vedere che compagnie frequenta -
Nell’oscurità non gli giunse nessun commento a parte il ringhio sonnolento di Tiger. La discussione poteva dirsi a quel punto conclusa, la voglia di parlare sembrava, infatti, sfumata nel nulla. Stancamente i cinque ragazzi spensero le luci, infilandosi sotto le coperte che profumavano di pulito. Il dormitorio come loro era sprofondato nel silenzio più assoluto, solo il rumore delle lancette a segnare i secondi che passavano rompeva un po‘ di quella quiete serale.
Draco sospirò, rigirandosi nel letto. Non riusciva a dormire, pensava ancora alle parole del cugino, ma non sapeva se fosse più divertito o perplesso. Sapeva che Blaise era un tipo particolare, di gusti strani e complicati, ma non credeva fosse strano al punto da sdegnare completamente una bellezza idilliaca come quella di Tracey.
“ Insomma, uno così non può essere normale” si ritrovò a pensare ancora una volta, mentre un sonoro sbadiglio gli annunciava quanto effettivamente fosse stanco “ Voglio dire, non gli piace il Quidditch, non gli piace Tracey, studia volentieri e frequenta Pansy … di certo non ha tutte le rotelle al posto giusto”.
Con un debole sorriso, scacciò quei pensieri entrando a poco a poco nell’incantato mondo di Morfeo, sicuro che mai avrebbe compreso a pieno ciò che passava per la testa del cugino, ignorando, che nel giro di poco tempo, purtroppo per lui, l’avrebbe compreso anche fin troppo bene.


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Salve a tutti! Vi prego di scusarmi per l’imperdonabile ritardo, ma non voglio dilungarmi sul perché di questa mia lunghissima assenza … diciamo solo che le tante cose da fare e la momentanea perdita di ispirazione mi hanno giocato un brutto tiro, tenendomi lontana da questa storia.
In succo, vi chiedo umilmente perdono! ;-)
Voglio comunque farvi sapere che ho apprezzato moltissimo le vostre recensioni, siete stati tutti/e molto carini a non abbandonarmi e a insistere perché continuassi questa fic!
Ora ho ripreso a scrivere e spero che questo capitolo, che si è fatto tanto desiderare, non vi abbia deluso e che anzi vi sia piaciuto. Aspetto quindi vostri giudizi e perché no qualche consiglio.
Premetto già che non aggiornerò di frequente, ma non mancherò più all’appello per così tanto tempo!

Vi ringrazio TUTTI di cuore per la (diciamo così) fedeltà!
Un bacione e … strano ma vero … a presto!


  
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