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Autore: ScarletPuppet    10/02/2013    2 recensioni
Raccolta di flash-fic inerenti alla mia storia "I fili del destino" di cui non è strettamente necessaria la lettura, anche se aiuterebbe a capire di più.
Episodi della vita di Scarlet e delle sue compagne al Santuario di Ares. Un viaggio dall'inizio della loro storia fino alla guerra fra le armate di Ares e Poseidone.
Brevi storie di amicizia, affetto, dolore. Tutto contornato dalle dure leggi del Santuario spartano, dalla guerra e dalla morte. Quando le tue origini non possono far altro che seguirti e distruggerti finché tu non distruggerai loro.
Il primo respiro di Aima dopo la morte del suo passato.
Forse, se non fossi venuta qui, ora sareste tutte vive.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Ghiaccio e del Fuoco - Linee di sangue'
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Chapter 4: l'urlo di guerra

Chapter 4: l’urlo di guerra

Il canto dei volatili incaricati di sorvegliare l’intera superficie del Santuario si levò nel cielo, attirando l’attenzione di tutti. Ogni persona, cavaliere o allievo che fosse, sapeva della presenza di quei grandi uccelli al comando di Ares, ma da decenni non cantavano più. Demetra alzò lo sguardo, e con lei Aletto, che stava attendendo di partire per l’estero in attesa della sua prima prova.
«Credo che Keira sia tornata dall’Islanda.»
Kiana del Barbagianni si avvicinò alla sua pari grado non prima di aver sorriso ad Aletto. Il Cavallo dal respiro infuocato annuì lentamente, continuando ad ascoltare il canto degli uccelli.
«Se loro hanno ricominciato a cantare significa che la nuova arrivata è un tassello importante per questo luogo.»
«Probabile che sia così.»
Fece eco l’altra, ritornando dalla sua nuova protetta, una delle due gemelle egiziane.
«Cosa significa?»
Chiese ingenuamente il fuoco della vendetta, gli occhi illuminati dalla luce della curiosità. La Bloodline incrinò il sorriso, solitamente sempre acceso, e osservò la ragazzina non senza un pizzico di preoccupazione. 
«Più avanti lo saprai, purtroppo.»
 

«Perché sembrano tutti sconvolti dal canto di quegli uccelli?» chiese atona la nuova arrivata alla guerriera che era andata a prelevarla dalla sua terra natia.
«Sono decenni che non cantano. E ogni qual volta che succede, significa una cosa molto importante, cara Johanna. Presto vorrai tornare più di prima nella tua cara Islanda.»
Gli occhi color topazio della piccola islandese, completamente in contrasto con la pelle pallida e i capelli biondissimi, fissarono inespressivi quelli verdi di Keira dell’Avvoltoio. La Bloodline si legò i rossi capelli lisci in una coda alta senza distogliere lo sguardo da Johanna. Era particolare quella ragazzina, e Keira voleva saperne qualcosa di più prima di portarla da Ares per farle decretare le tre prove.
«Guerra?», chiese infine l’islandese.
«Perspicace.» si complimentò l’Avvoltoio con un sorrisino «Credo che il tuo arrivo, con questo accompagnamento premonitore di una guerra, abbia decretato definitivamente la tua destinazione all’armatura che io indosso.» continuò Keira.
«Continuo a ripensare a ciò che mi hai spiegato durante il tragitto, ma continuo a non capire.» fece Johanna, ripensando alla storia sui cavalieri, sugli dei. La rossa annuì.
«È normale non capire, all’inizio nemmeno io capivo. Con gli anni, però, ti renderai conto e potrai farti un’idea tutta tua.» spiegò Keira.
«Ma io voglio capire adesso che posso ancora scegliere se restare o meno! Se rimango qui senza capire, potrei arrivare, fra qualche anno, a decidere di andarmene e magari essere uccisa perché verrei considerata una traditrice, se è vero ciò che dici!» continuò la ragazzina.
«Sei giovane, ma sei piuttosto intelligente. Mi dispiace, ma non puoi scegliere nemmeno adesso. Da ora in poi inizierai una nuova vita. Quindi, in memoria di questo tuo arrivo con presagio di guerra, ti do il benvenuto al Santuario di Ares.»
Sorrise l’Avvoltoio, pronta a continuare. A Johanna si illuminò lo sguardo, perché sentiva che, nonostante non volesse rimanere lì un secondo di più, stava per succedere qualcosa che l’avrebbe segnata per sempre.
«Benarrivata, Enio: l’Urlo di Guerra!»

  
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