Chapter 4: l’urlo di
guerra
Il
canto dei volatili incaricati di sorvegliare l’intera superficie del Santuario
si levò nel cielo, attirando l’attenzione di tutti. Ogni persona, cavaliere o
allievo che fosse, sapeva della presenza di quei grandi uccelli al comando di
Ares, ma da decenni non cantavano
più. Demetra alzò lo sguardo, e con lei Aletto, che stava attendendo di partire
per l’estero in attesa della sua prima prova.
«Credo
che Keira sia tornata dall’Islanda.»
Kiana
del Barbagianni si avvicinò alla sua pari grado non prima di aver sorriso ad
Aletto. Il Cavallo dal respiro infuocato annuì lentamente, continuando ad
ascoltare il canto degli uccelli.
«Se
loro hanno ricominciato a cantare significa che la nuova arrivata è un tassello
importante per questo luogo.»
«Probabile
che sia così.»
Fece
eco l’altra, ritornando dalla sua nuova protetta, una delle due gemelle
egiziane.
«Cosa
significa?»
Chiese
ingenuamente il fuoco della vendetta, gli occhi illuminati dalla luce della
curiosità. La Bloodline incrinò il sorriso, solitamente sempre acceso, e
osservò la ragazzina non senza un pizzico di preoccupazione.
«Più
avanti lo saprai, purtroppo.»
«Perché
sembrano tutti sconvolti dal canto di quegli uccelli?» chiese atona la nuova
arrivata alla guerriera che era andata a prelevarla dalla sua terra natia.
«Sono
decenni che non cantano. E ogni qual volta che succede, significa una cosa
molto importante, cara Johanna. Presto vorrai tornare più di prima nella tua
cara Islanda.»
Gli
occhi color topazio della piccola islandese, completamente in contrasto con la
pelle pallida e i capelli biondissimi, fissarono inespressivi quelli verdi di
Keira dell’Avvoltoio. La Bloodline si legò i rossi capelli lisci in una coda
alta senza distogliere lo sguardo da Johanna. Era particolare quella ragazzina,
e Keira voleva saperne qualcosa di più prima di portarla da Ares per farle
decretare le tre prove.
«Guerra?»,
chiese infine l’islandese.
«Perspicace.»
si complimentò l’Avvoltoio con un sorrisino «Credo che il tuo arrivo, con
questo accompagnamento premonitore di una guerra, abbia decretato
definitivamente la tua destinazione all’armatura che io indosso.» continuò
Keira.
«Continuo
a ripensare a ciò che mi hai spiegato durante il tragitto, ma continuo a non
capire.» fece Johanna, ripensando alla storia sui cavalieri, sugli dei. La rossa annuì.
«È
normale non capire, all’inizio nemmeno io capivo. Con gli anni, però, ti
renderai conto e potrai farti un’idea tutta tua.» spiegò Keira.
«Ma
io voglio capire adesso che posso
ancora scegliere se restare o meno! Se rimango qui senza capire, potrei
arrivare, fra qualche anno, a decidere di andarmene e magari essere uccisa
perché verrei considerata una traditrice, se è vero ciò che dici!» continuò la
ragazzina.
«Sei
giovane, ma sei piuttosto intelligente. Mi dispiace, ma non puoi scegliere
nemmeno adesso. Da ora in poi inizierai una nuova vita. Quindi, in memoria di
questo tuo arrivo con presagio di guerra, ti do il benvenuto al Santuario di
Ares.»
Sorrise
l’Avvoltoio, pronta a continuare. A Johanna si illuminò lo sguardo, perché
sentiva che, nonostante non volesse rimanere lì un secondo di più, stava per
succedere qualcosa che l’avrebbe segnata per sempre.
«Benarrivata,
Enio: l’Urlo di Guerra!»