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Autore: sonsimo    30/08/2007    6 recensioni
Storia ambientata nel futuro di Mirai no Trunks, ma prima della nascita di quest'ultimo. Di tale epoca sappiamo ben poco, e vorrei con il mio racconto cercare in qualche modo di "colmare" questo vuoto. Temi principali della storia sono lo sviluppo della malattia cardiaca di Goku, il suo rapporto con Vegeta, e il rapporto tra Vegeta e Gohan dopo la morte del padre di quest'ultimo. Ho immaginato che la malattia di Goku si sia diffusa lentamente, privandolo a poco a poco delle sue energie, e che in punto di morte il Saiyan abbia fatto una richiesta particolare al suo Principe. Il prologo è cronologicamente successivo al resto della storia, si legherà all'ultimo capitolo, e descrive il momento della morte di Vegeta dopo la battaglia contro i Cyborg. Credo proprio di aver detto sin troppo, quindi vi lascio alla lettura della storia!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Chichi, Gohan, Goku, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fiducia3 Nota dell'autrice (scuse!!!): lo so che è da un'eternità che non aggiorno, e sono mortificata! Avevo messo un avviso nell'introduzione e nel mio account, ma temo non sia stato sufficiente e probabilmente molti avranno pensato che non avrei più continuato la storia. Mi dispiace tanto, ma prima l'Università e poi carenza di ispirazione hanno provocato questo ritardo.

Capitolo3: Solo con lo sguardo

Era quel sorriso, più di ogni altra cosa, che in quel momento feriva il cuore di Chichi. Perché agli occhi della donna  era come se al marito non importasse nulla, non si rendesse conto di come ciò che aveva detto avrebbe distrutto per sempre, senza pietà, le loro vite. Come poteva accettare un destino del genere senza battere ciglio? Davvero vivere con la propria famiglia contava così poco per lui? Lui che aveva affrontato e sconfitto terribili nemici, non era disposto a lottare per rimanere insieme ai propri cari?
Improvvisamente le venne voglia di urlare, con tutto il fiato che aveva in corpo, di sfogare la propria rabbia e la propria frustrazione sul marito che la guardava ancora negli occhi, con quello sciocco sorriso stampato sulle labbra. La tentazione di prendersela con lui era davvero molto forte in quel momento, ma Chichi riuscì a trattenersi e a concentrarsi per un attimo sullo sguardo dell'uomo che amava.
Quello sguardo colmo di ingenuità, come sempre, così familiare per lei. Ma allo stesso tempo, concentrandosi a fondo, per quanto la rabbia potesse permetterglielo, Chichi riuscì a scorgere qualcos'altro in fondo a quegli occhi scuri. Solo chi ben conosceva il Saiyan avrebbe potuto notare la leggerissima ombra che aleggiava nei suoi occhi, il tenue e flebile, quasi impercettibile, tremito di un ciglio.
Goku non era del tutto impassibile. Fugace, lo sguardo dell'uomo si posò per pochi secondi sul bambino che lo fissava a bocca aperta, gli occhi spalancati in quello che era evidentemente puro orrore.
Chichi chiuse per un attimo gli occhi, inspirando profondamente ed ingoiando le parole colme di rabbia che avrebbe voluto pronunciare. Strano come semplici parole non dette potessero bruciare in gola.
Non poteva prendersela con Goku, non adesso, non nel momento in cui, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, lo vedeva così... nemmeno lei avrebbe ben saputo definire come.
Triste non era il termine esatto, e nemmeno spaventato.
Umano.
La donna era venuta a conoscenza della natura aliena del marito dopo diversi anni di matrimonio, ma ciò non implicava che, prima di allora, lo avesse mai considerato un uomo normale. Goku era sempre stato, semplicemente, su un altro livello rispetto a tutti loro, rispetto a lei. Non soltanto per la sua smisurata forza, per gli incredibili poteri di cui era dotato. Era la loro percezione della vita ad essere diversa. Non era semplice vivere con una persona del genere. Giorno dopo giorno, Chichi osservava il marito e si rendeva conto che, probabilmente, insieme non era proprio la parola più adatta per definire la loro relazione. Era come se, durante tutti quegli anni, avessero viaggiato su due mondi paralleli.
Ciò non voleva certo dire che non si amavano. Solo, l'amore che c'era tra loro non rispettava la definizione d'uso comune per tale sentimento, la loro relazione aveva ben poco da spartire con quella di qualsiasi altra coppia di esseri umani. E la colpa di tutto ciò non era certo di Chichi. Lei pensava di essere una donna normale, dopotutto. Certo, di tanto in tanto si lasciava prendere dalla rabbia, permetteva alla parte isterica di sé di prendere il sopravvento, ma per il resto non si poteva certo dire che non fosse una donna normale, umana.
Goku era diverso, vedeva le cose in un altro modo, da tutt'altra prospettiva. Le sue reazioni non erano mai quelle che un comune mortale avrebbe avuto.
Per tutti questi motivi, Chichi rimase quasi senza parole, si sentì spiazzata nello scoprire una, seppur debole e semi-nascosta, reazione umana nel marito.
Ma non era tanto lo scorgere qualcosa di nuovo in lui, al contrario, era il rendersi conto che qualcosa, nello sguardo di Goku, qualcosa che c'era sempre stato e che faceva parte di lui, qualcosa che era radicato nella sua essenza più profonda, adesso mancava.
Certo, non c'erano lacrime. Non c'era rabbia, né disperazione né tristezza. Ma non c'era nemmeno speranza. Quella luce che da sempre brillava in lui, nei momenti più cupi come nella vita di tutti i giorni, non c'era più. Era stata spenta.
Ed anche se non era corretto, né tantomeno utile, prendersela con Goku, solo per pochi secondi di riflessione Chichi riuscì a trattenere la propria reazione umana, la propria rabbia, la propria disperazione. Sentì le lacrime pizzicare gli angoli degli occhi, ma non distolse lo sguardo da Goku, che aveva ripreso a fissarla, che attendeva la sua reazione. Le sentì scivolare lungo le proprie guance e vide gli occhi di Goku, contemporaneamente, allargarsi e colmarsi di un altro sentimento, stavolta molto più accentuato, più evidente. Senso di colpa, per aver provocato quel pianto. Smarrimento, perché di fronte alle lacrime della donna amata il guerriero più forte dell'Universo non aveva idea di come comportarsi.
 
Sarebbe stato molto più facile mettersi a urlare, Chichi lo sapeva bene. Invece, di nuovo, ingoiò le parole aspre che avrebbe voluto pronunciare, perché davvero non era il momento. Non avrebbero fatto altro che peggiorare tutto, che far soffrire ancora di più Gohan.
"Chichi... tesoro...".
Avrebbe voluto intimargli di fare silenzio, avrebbe voluto dirgli di lasciarla in pace.
"Goku..." un singhiozzo soffocato interruppe Chichi, che pure non aveva idea di che cosa avrebbe detto in quel momento. Lo sguardo della donna si posò su Gohan, il cui sforzo per trattenere le lacrime era palese. Fu proprio quella dimostrazione di forza da parte del bambino, quello stoico tentativo di bloccare una qualunque manifestazione di dolore, che diede a Chichi l'energia necessaria per stringere i pugni, per trovare una determinazione tutta nuova dentro di sé, per dare stabilità alla propria voce. Fece un passo avanti verso il marito, gli occhi scuri scintillanti di una rinnovata forza.
"Non
ci arrenderemo, Goku".
Il leggero stupore sul volto del Saiyan ebbe vita breve, perché ben presto la determinazione che splendeva negli occhi della moglie si riflettè anche nei suoi, trasformando quel sorriso che nemmeno per un momento era scomparso dalle sue labbra, rendendolo più vero, più sincero.

...

Stupida, stupida, stupida. Dopo tutto quello che hai visto e affrontato nella tua vita, ti sembra il caso di morire di tachicardia solo perché è tornato?
Certo, a dirlo sembrava facile. Bastava trarre un respiro profondo,  assumere l'atteggiamento giustamente distaccato che era consono a quella situazione, aggrapparsi con tutte le forze a quello che rimaneva della propria dignità. Ma Bulma non riusciva proprio a calmarsi, né a respirare profondamente, e la semplice idea di ostentare un'indifferenza che non le apparteneva era del tutto ridicola. Tutto ciò che riusciva a fare era starsene lì immobile, col sole che le faceva lacrimare gli occhi, a fissare imperterrita il portellone della navicella appena atterrata di fronte alla propria casa, che si apriva con lentezza quasi esasperante, scoprendo a poco a poco prima un paio di stivali bianchi, logori e usurati, seguiti da due gambe muscolose in una tuta blu...
Improvvisamente Bulma sentì il fortissimo desiderio di voltarsi e correre, nascondersi finché non si fosse sentita pronta per rivedere quello sguardo, che di lì a qualche secondo le sarebbe stato puntato addosso. Allo stesso tempo, però, non si sarebbe allontanata da lì per niente al mondo. I pensieri contraddittori che fluttuavano nella sua mente la facevano infuriare, perché la rendevano dolorosamente consapevole della propria debolezza nei confronti di quel Saiyan.
Il rumore metallico del portellone si spense e Bulma si ritrovò a fissare gli occhi del Principe dei Saiyan. Un leggerissimo sorriso piegò un angolo della bocca della ragazza, incapace di trattenersi. Non riusciva a provare paura di fronte a quello scimmione che avrebbe dovuto terrorizzarla, riusciva solo a pensare che gli occhi di lui erano esattamente come se li ricordava. Profondi, cupi, malinconici. Al tempo stesso percepì in quelle oscure profondità qualcosa di nuovo, di diverso. Si sforzò per capire che cosa fosse. Una punta di trionfo, forse? Possibile?
Vegeta si avvicinò a grandi passi e la sua voce sprezzante riempì le orecchie della donna. Parole che avrebbe preferito non sentire, ma che non era così sciocca da non aspettarsi.
"Sono qui per Kakaroth".

continua...


Nota dell'autrice: Grazie a coloro che hanno recensito il capitolo precedente, e a coloro che hanno iniziato a seguirmi qui dopo aver letto Blood and Tears su Dragon Ball Arena e si sono appassionati a questa storia. Spero d'ora in avanti di non perdere troppo tempo con gli aggiornamenti, ma tenete conto che ho sempre l'Università che mi alita sul collo! So di non avere il diritto, dopo tutto questo ritardo, di chiedervi di commentare, ma sapete che mi fa felice, quindi... lascio a voi la scelta! Sonsimo
  
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