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Autore: Abbygail    10/02/2013    2 recensioni
"Ecco, questo è il libro. Il libro è come una televisione però senza corrente. Racconta una storia, e tu con la tua immaginazione devi cercare di entrarci dentro. Solo cosi potrai staccarti dal mondo."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Secondo te sembro grassa con questo vestito nero?"
"Ma perchè un vestito nero? Perchè non prendi dei vestiti colorati?"
"Faccio schifo, giusto?"
"No, non ho detto questo. Volevo solo farti provare dei vestiti più allegri diciamo, che ne dici?"
"No, metteranno in mostra i miei fianchi, le mie cosce, tutto quello che odio. Preferisco il nero."
"Ma il nero è da funerale!"
"Mi fa sembrare magra!"
"Fai come vuoi."
Era una solita chiacchierata tra me e il mio migliore amico, Francesco. 
Salve, sono Alice, ho 16 anni, e purtroppo non vengo dal mondo delle meraviglie. Io vengo da un mondo tutto diverso:
le persone intorno a me criticano, criticano e criticano;
se non sei bello e magro non vieni nemmeno visto, rischiando a volte di essere calpestato per strada;
se non ti vesti con vestiti di marca, sei nessuno, non meriti di essere importante;
Se guardi fuori dalla finestra vedi tutte le persone uguali, nessuno ha più il suo modo di essere, tutti sono uguali, perchè si copiano a vicenda. A volte, vedi qualcuno diverso passare, ma ti immette tristezza, perchè è ignorato, troppo. Io sono del secondo gruppo diciamo, sono quella che non viene mai vista. 
Non indosso abiti firmati, non uso tacchi o trucchi eccessivi. Sono una ragazza normale, che però sta diventando sempre di più vittima della società. La società di oggi mi sta distruggendo. 
Ricordo ancora quando ero piccola, tutto sembrava più bello, tutto era più bello. Non ero ancora entrata nel mondo "dei grandi", era tutto diverso, più bello.
Uscivo fuori di casa anche spettinata;
indossavo tutto quello che volevo, non importava se era fuori moda o no, se i colori erano complementari;
se avevo le scarpe dell'anno scorso nessuno mi prendeva in giro;
potevo indossare abiti stretti, non m'importava dei miei fianchi;
eravamo tutti amici, non importava la religione o il colore;
giocavamo, ci sporcavamo con la sabbia oppure il fango, ridevamo sempre;
nessuno criticava gli altri;
se qualcuno aveva un piccolo cioccolatino, lo condivideva con tutti, non se lo teneva mai tutto per sè.
Eravamo una famiglia tutta intera, tutti uguali, ci volevamo bene tutti. Nessuno faceva finta di essere tuo amico per poter fare la "spia" all'interno del gruppo. 
Oggi fai fatica a distinguere un vero amico da quelli falsi;
oggi vieni criticato da tutti. 
Sono rimasta completamente sola, venivo esclusa da tutti e tutte solo per il semplice fatto di non essere uguale a loro. 
Ero rimasta sola, fino in 1 media, quando la mia vita cambiò. 
Avevo conosciuto nuove persone, ma nessuno mi accettava cosi com'ero.
A scuola passavo gli intervalli sola, in un angolo. 
Non facevo più merenda, avevo paura di ingrassare.
Nessuno si accorgeva della mia esistenza.
Nessuno sapeva che stavo male.
Un giorno però, si trasferì nella mia classe un nuovo ragazzo, Francesco. Dall'inizio avevo notato che era un ragazzo diverso, non era come gli altri.
Non andava in giro a guardare le ragazze, non aveva la solita cresta e nemmeno teneva i pantaloni bassi.
Era un ragazzo alto, con degli occhi verde smeraldo e dei riccioli castani che gli sfioravano il viso.
Teneva sempre con se un libro, e a ricreazione non stava con gli altri, si metteva a leggere.
Non cercava la compagnia, voleva solamente stare solo, con il suo libro, e leggendolo, trasferirsi in un altro mondo, quel mondo che lo faceva stare meglio.
Un giorno, a ricreazione, stavo andando a prendermi un thè caldo, ma dei ragazzi mi fermarono: volevano prendermi i soldi. Loro erano più robusti, dall'aspetto aggressivo, mi guardavano male, e stingendomi la mano, mi costringevano a dare loro i miei soldi per la merenda. Io rifiutai, stavo male quel giorno, un thè caldo era la mia salvezza. Uno dei tre, si arrabbiò e stava per tirarmi un pugno quando, Francesco, quel ragazzo tranquillo che stava staccato dal mondo, comparì dietro a questo dicendogli di lasciarmi stare, di affrontare qualcuno come lui. Il ragazzo mi lasciò andare, ma si dirisse verso Francesco. Lui era pronto a fare a botte con il ragazzo, ma il professore di lettere vedendoli, gli separò. Francesco corse subito da me, a vedere se stavo male, se mi avevano fatto qualcosa. Io gli sorrisi dicendogli che era tutto apposto.
Avevo la faccia pallida, ero spaventata, lui si era accorto. 
Mi aveva preso la mano, e facendomi un segno di stare zitta, mi portò via dai corridoi.
"Tu non stai bene, io posso capirlo. Sai, conosco le persone."
"E come fai a sapere se sto bene o no se nemmeno mi conosci?"
"Sai, ti ho notata da quando sono qui. Tu non sei come le altre"
"Sì, sono quella sfigata che sta sempre da sola, piacere."
"Non sei una sfigata! Sei solo una ragazza diversa, ma diversa nel senso giusto. Non sei come tutte le altre, tu sei speciale, capisci? Piacere, Francesco."
  
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