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Autore: Abbygail    11/02/2013    1 recensioni
"Ecco, questo è il libro. Il libro è come una televisione però senza corrente. Racconta una storia, e tu con la tua immaginazione devi cercare di entrarci dentro. Solo cosi potrai staccarti dal mondo."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Piacere, Alice."
"Quella del mondo delle meraviglie?"
"No."
"Scherzavo c:"
"Va bene, ora vado."
"Dove?"
"Vado via, è il tuo posto questo."
"Pure a te sto già antipatico, giusto? Succede sempre cosi, tutti mi prendono per pazzo. -Guarda quel sfigato che legge sempre, non ha una vita ahahha- dicono."
"Nono, è solo che non voglio disturbarti, poi nemmeno ci conosciamo."
"Conosciamoci c:"
"Non voglio essere un peso per te, tu non mi conosci, non sai come sono realmente."
"E tu conosci me? Nessuno può essere peggio di me, fidati."
Ci sedemmo vicino alla finestra e guardandoci negli occhi cominciammo a raccontare le nostre vite.
Francesco era un ragazzo meraviglioso che però, fin dall'infanzia aveva subito atti di bullismo. I suoi genitori erano separati, non si trovava bene con nessuno dei due. Viveva con la nonna, l'unica persona che lo capiva davvero. I libri erano la sua unica via di scappo da quel mondo cattivo che lo odiava. 
Raccontava la sua vita, cercando di evitare i miei occhi. Si sentiva imbarazzato. Non aveva mai parlato con nessuno cosi, non aveva mai raccontato a nessuno la sua vita, i suoi problemi.
"Sono solo un disastro, tutti mi odiano, mi danno del strano, pazzo. Nessuno conosce la mia vita, nessuno può capirmi."
"Non lo sei affatto" gli dissi sorridendogli. "Tu hai qualcosa che gli altri non hanno, non sei come gli altri. Sei come me, diciamo, più riservato, o ignorato dagli altri."
"Perchè gli altri ti ignorano? "
"Non era sempre cosi. Quando avevo 13 anni, ero rimasta da sola a casa, e avevo invitato un'amica a farmi compagnia. Questa però si portò dietro altre 15 persone. Lei era diversa da me, adorava divertirsi, fare feste, ecc. Organizzò una festa a casa mia senza nemmeno dirmelo. I ragazzi cominciarono a bere, rompevano i vasi di mamma, gridavano, facevano dei gesti strani. Ero spaventata, perciò decisi di chiamare la polizia. Avevo paura. Quando arrivarono, la mia amica si arrabbiò con me, perchè avevo rovinato la sua "serata di gloria" e da quella sera, si è messa contro di me, e con lei, tutti gli altri. Allora io cominciai ad isolarmi, a stare da sola. Preferivo stare da sola, tanto nessuno mi avrebbe mai capita. 
Lui restò stupefatto. 
"Per questa cosa si sono messi tutti contro di te? E tu ci sei restata male? Ma hai fatto bene a fare ciò che hai fatto."
"Ci ero rimasta male perchè ero sola, nessuno mi parlava più, nessuno si accorgeva della mia esistenza, capisci? "
"Tu non sei sola, e per colpa di queste persone ti rovini la vita? Ma guardati un po', sei carina, hai tutta la vita davanti, e scegli di isolarti? Tu non sei normale."
"E tu allora perchè non cerchi altra compagnia? Perchè preferisci i libri?"
"Questo non lo puoi capire, i libri mi aiutano a staccarmi dal mondo, in un certo senso mi parlano."
"E poi sono io quella non normale."
"Ok, dammi del pazzo ora, pensavo mi capissi, ma nessuno può capirmi."
"Io voglio capirti. Dai fammi vedere il tuo libro, voglio staccarmi dal mondo anch'io. Insegnami."
Un sorriso gli comparve sulla faccia, era felice. Sapeva che qualcuno voleva capirlo. 
Prese il libro, e anche se era arrivato a metà, prese la prima pagina.
"Ecco, questo è il libro. Il libro è come una televisione però senza corrente. Racconta una storia, e tu con la tua immaginazione devi cercare di entrarci dentro. Solo cosi potrai staccarti dal mondo."
Cominciammo a leggere. Era tutto bellissimo. Leggevamo a turni. Aveva una voce meravigliosa. I suoi occhi brillavano. A volte si girava, mi guardava e sorrideva. Vedeva quanto ero interessata a staccarmi dal mondo, cosi come fa lui. Mi piaceva. Era bello stare con qualcuno che non ti critica, che ti accetta per cosi come sei.
"Sono già le 5? Oddio, devo essere dal dentista alle 5:30. Devo andare, mi dispiace."
"Vai tranquilla. "
La sua faccia si intristì, sapeva che sarebbe rimasto solo. Aveva paura che non ritornassi più. 
Io gli sorrisi e mentre stavo per andare mi prese la mano e mi chiese "Cosa fai sta sera?"
"Niente, resto chiusa in casa, perchè?"
"C'è la partita di calcio, ti va di uscire? Vorrei andare a vederla, ma mi sentirei uno sfigato andando da solo."
"Certo, a che ora?"
"Vengo a prenderti alle 8, va bene?"
"Sisi, certo."
Ero felicissima. Nessuno mi aveva mai chiesto di uscire cosi. O mi mandavano messaggi o mi invitavano attraverso altre persone. Lui lo aveva fatto di persona. Era uno sconosciuto, ma mi capiva. E anch'io lo capivo.
Andai dal dentista e poi ritornai a casa e iniziai a prepararmi anche se mancava 1 ora. 
Cosa mi metterò? E se farò delle figuracce? E cosa dirò? E se si vergognerà uscire con me? E se gli farò schifo? E se mi lascerà da sola là? 
Volevo avere un'amica con la quale condividere questo momento, un'amica pronta per darmi i giusti consigli. 
Alla fine scelsi una maglietta grigia e dei pantaloni neri. Mi misi a posto i capelli, per la prima volta dopo tanto tempo. Misi un po' di rossetto che non avevo mai usato ed ero pronta per uscire. 
Mia mamma restò sorpresa vedendomi uscire di nuovo.
Lui arrivò alle 8 in punto. Quando mi vide fece un sorriso, mi prese la mano e insieme partimmo per il centro della città.
Non parlavamo tanto, eravamo imbarazzati. A volte ci giravamo e ci facevamo un sorriso, niente di più, niente di meno.
Arrivati, c'era una marea di persone, tra le quali anche persone che conoscevo. Lui non conosceva nessuno, era nuovo in città.
Cercai di nascondermi il più possibile, senza fargli capire che ero sotto pressione. Tutte le mie "ex amiche" mi guardavano male, e io cercavo di allontanarmi il più possibile.
Ci fermammo su una panchina, quando da dietro sentii:
"Guarda, si è messa una maglietta stretta. Guarda i suoi fianchi come escono fuori, ma non si vergogna?"
Io arrossi, lui mi guardò con un'aria sospetta, come se voleva dirmi "ma cosa vogliono queste qui?"
Io stavo per piangere. Lui vide che stavo male. Si tolse la felpa e me la mise. Sapeva che ero infastidita. I miei occhi cominciarono a riempirsi di lacrime, ma lui mi abbraccio dicendomi che andrà tutto bene.
"Ora ritorniamo a casa, non piangere, ricordi cosa abbiamo parlato pomeriggio prima di cominciare a staccarci dal mondo?"
Io con gli occhi lucidi, lo guardai e gli feci un accenno di "si" con la testa. 
Lui mi sorrise.
  
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