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Autore: Prof    10/02/2013    3 recensioni
Non è mai una bella cosa quando Francia ammutolisce repentinamente; glielo hanno insegnato abbastanza bene gli ultimi decenni di collaborazione, nonché un prezioso manuale.
Il capitolo ventitré, paragrafo nove, capoverso tre, è d'altronde molto chiaro al riguardo, e indica un'unica soluzione: l’immediata fuga (anche se, a dire il vero, la fuga è contemplata dall'autore di suddetto manuale almeno nel novanta percento dei casi ipotizzati).

Di quando Francia trova una brutta sorpresa rincasando, e di come Germania vi si ritrovi coinvolto contro ogni sua volontà.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Come d'Incanto -




Silenzio.
Improvviso, terrificante, silenzio.


Non che a Germania, in linea generale, dispiaccia il silenzio di per sé.


Il problema di questo particolare silenzio è più precisamente il momento in cui ha deciso di calare. Come una scure. Tagliando di netto il soliloquio elegante quanto infinito di Francia. Cadendo, di botto, in mezzo a loro. Senza preavviso. Come un rapace su un povero topolino.
Germania trema, l’istinto primordiale che gli ricorda che la fine del topo, lì in mezzo, è molto probabile che la faccia lui.


Non è mai una bella cosa quando Francia ammutolisce repentinamente; glielo hanno insegnato abbastanza bene gli ultimi decenni di collaborazione, nonché un prezioso manuale dal titolo “Capire il fratellone Francia: guida per crucchi inetti” dell’esperto francesologo Italia Veneziano, Edizioni “Baffoni scaccia-crucchi mangiapatate”.
Il capitolo ventitré, paragrafo nove, capoverso tre, è d’altronde molto chiaro al riguardo, e indica un’unica soluzione: l’immediata fuga (anche se, a dire il vero, la fuga è contemplata dall’autore di suddetto manuale almeno nel novanta percento dei casi ipotizzati).


Francia intanto, oltre ad essere diventato muto, pare si sia trasformato anche in statua, immobile com’è, perfettamente cristallizzato nell’attimo di spalancare la porta del proprio appartamento, nemmeno vi avesse trovato dentro Medusa in persona.


Germania, un passo dietro a lui - dopo aver censurato in sé il pensiero che tale prodigio dovrebbe capitare più spesso durante le loro riunioni - deglutisce, forse troppo rumorosamente, e, chiamata a sé la disciplina del soldato che è in lui, allunga lo sguardo appena oltre la spalla del francese, dimentico dei preziosi insegnamenti tramandati dai miti greci.


Purtroppo per lui, Medusa - o comunque un suo parente - c'è, anche se, al posto di una fluente chioma serpentina, mostra due folte sopracciglia arcigne altrettanto impressionanti da lasciarlo in ogni caso di sasso.


Non fa però in tempo a chiedersi come mai, in casa di Francia, ci sia, bellamente accomodato sul divano, un Inghilterra con la faccia di uno appena beccato con le dita nella marmellata, con tanto di tazza verosimilmente di tè sul punto di essere portata alle labbra.


Il tedesco apre bocca, come a voler dir qualcosa, ma le parole gli muoiono in gola, o forse non sono mai state elaborate, perché il suo cervello pare essere andato completamente in black-out.


Allibito, incredulo, ora muto e immobile anche lui come statua, può solo ruotare la testa, con passiva meccanicità, per seguire lo sfrecciare da lato a lato della stanza dell’aspirapolvere.
Aspirapolvere mosso da due piccioni.


Germania deglutisce, forse per la seconda volta in pochi attimi, e l’unica cosa che può fare, che riesce a fare, è puntare laconicamente l’indice verso un paio di sorci dall’aria poco raccomandabile, intenti a nascondere la polvere sotto il tappeto, mentre per tutta l’abitazione è un continuo movimento di piccioni, altri topacci e - Oh Signore, fa che quelli non siano scarafaggi - , intenti a rassettare casa.


In tutto ciò, di fronte al palese spaesamento dei due appena arrivati, Arthur poggia tazza e piattino sul ripiano del salotto, si alza in piedi, un po’ incerto, e, dopo essersi schiarito la voce, con il tono più serio che gli riesce,  bofonchia un “C’era bisogno di dare una pulita”.


Ludwig batte un paio di volte le palpebre e si ricorda di chiudere la bocca, mentre un piccione gli plana pericolosamente vicino all’orecchio.
Molto probabilmente, sarebbe capace di stare lì un’altra buona mezz’ora nel tentativo – vano – di razionalizzare l’intera visione.
Se invece si ridesta da quello stato di alienazione mentale, è solo per accorrere in bagno, alle grida isteriche di Francis: “No! No! Gli spazzolini da denti per pulire i sanitari NO!”





*



Note dell'autore: fanfiction ispirata da questa scena del film "Come d'Incanto", dal quale è preso anche il titolo. :)
Un sentito ringraziamento ad Aerith1992 per il betaggio preciso e accurato a tempo di record. ^^
   
 
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