Ero
finalmente arrivata al ristorante dove i miei amici avevano organizzato la
cena, e quando osai entrare li vidi tutti intorno ad un tavolo rettangolare che
urlavano
« Buon
anniversario Audrey!» Cosa?!
Esitai
un attimo « Cosa?!» A quel punto Kate mi venne incontro per trascinarmi al mio
posto nel tavolo
« Lo
sapevo io, che non l’avrebbe ricordato, gli dobbiamo sempre dire tutto noi»
Rise
« Kate...
Fammi mente locale, ti prego!» Le sussurai in preda all’Altzheimer, a quanto
pare.
« Oggi
son ben tre anni che hai fondato l’azienda, testina! Tre anni che lavoriamo
assieme, e il bello è che organizziamo questa cena ogni anno e tu la dimentichi
sempre.» Mi spiegò tra una risata generale e l’altra.
« Tre
anni?! – ripetei, incredula- Wow. E non siamo ancora fallite?»
« A
quanto pare no!» Mi poggiò una mano sulla spalla e diede l’inizio ad un
brindisi.
Tre
anni. Non potevo crederci, sembrava ieri che giravo per le strade di Parigi in
cerca di un buco dove poter costruire l’azienda, e invece erano passati già tre
anni.
Senza
mai un problema poi, il che non è poco.
Kate ed
io eravamo partite da zero, da sole, senza un minimo di esperienza e quasi con
la consapevolezza che non ce l’avremo mai fatta, ma dopo poco si unirono a noi
altri ragazzi e le cose andarono sempre meglio.
Toby,
lui fu il primo che ci chiese un lavoro: aveva letto il nostro annuncio sul
giornale e non vedeva l’ora di iniziare. Aveva appena finito le scuole e come
noi non aveva nessuna esperienza, ma la sua voglia di iniziare ci fece pensare
che sarebbe potuto diventare davvero bravo, come decoratore. E così fu.
A lui
si unirono anche Robert, Daphne e infine Hugo.
Robert
era molto più grande di noi, e sapeva quel che faceva. Mi stupì che volesse
lavorare con dei principianti, e che addirittura io e Kate potessimo essere i
suoi capi, sarebbe dovuto essere il contrario.
Tuttavia
volle accettare il lavoro e ci insegnò molto, tanto che pensai di fare scambio
di ruoli, ma rifiutò. E’ sopratutto grazie a lui, se siamo arrivate così
lontano.
Daphne
l’abbiamo presa per le sue “pazzie”: sapeva abbinare colori assurdi e ottenere
lo stesso risultati ottimi. Molti dei suoi lavori furono anche vantati.
Hugo è
il più giovane di tutti, e doveva ancora imparare molto quando si presentò, ma
ce l’avrebbe fatta proprio come Toby.
In quel
momento li potevo vedere tutti intorno alla tavola, ed ero così fiera di loro!
Eravamo
diventati un bel gruppo, e io avevo bisogno di tutti loro come loro di me.
Mentre
li guardavo, non vedevo però un’altra persona, che per come sapevo doveva
esserci: sì, Andrew.
Che
abbia finalmente rinunciato a starmi intorno?
Neanche
il tempo di pensarlo, che fece la sua comparsa dalla porta principale.
« Oh
Andrew! Ritardatario come sempre... Ecco perché stavate insieme voi due.»
Lanciai un’occhiata assassina a Kate, che era solita fare di queste battute...
La divertiva l’espressione di Drew.
Sì, ci
avevano anche nominati Drey e Drew. Come se Audrey e Andrew non bastassero:
eravamo la coppia degli scioglilingua.
« Salve
a tutti! Ciao tesoro, buon anniversario...» Mi sussurrò poi all’orecchio, prima
che mi spostassi.
« Ciao,
Andrew.»
Si
sedette anche lui al tavolo, per fortuna un po’ distante da me, e iniziammo
tutti la cena.
Tra
chiacchiere e battute varie fu una serata divertente, ma per me il bello doveva
ancora venire: dovevo parlare a Kate e Charlotte. Così, quando ci fu più
chiasso del solito e tutti erano un po’ a fatti loro, colsi lo sguardo di
Charlie e le feci segno di avvicinarsi a me e Kate.
« Ragazze,
vi devo dare una notizia!» Incalzai mentre Charlotte avvicinava una sedia per
sedersi e chiudere il nostro cerchio.
« Sei
tornata con Andrew?!» Esclamò Kate mettendosi una mano sulla bocca
« No.
Quello non accadrà mai più, fidati.»
« Ma
perché? Stavate così bene insieme... stavolta che è successo?»
« Stavamo,
Charlie, hai detto bene. E’ successo che non è più come prima, ho bisogno dei
miei spazi e lui lo sa. Non dico che non ci tengo, i sentimenti non si
eliminano così in fretta, ma credo che non sia più l’amore di prima.
Comunque, non è di questo che vi devo parlare!»
« E
allora?»
« Non
indovinerete mai chi ho incontrato oggi!» Ancora stentavo a crederci io.
« Chi?»
« Kate,
tu rimarrai a bocca aperta.»
« Parla,
donna!»
« Hai
presente il barbone sotto l’azienda?» Chiesi a Kate
« Sì,
certo... Hai scoperto che in realtà è il Papa?»
Scoppiai
a ridere « Non hai idea di quanto tu ci sia andata vicino!»
« No,
non è il Papa – continuai-, ma non è sicuramente un barbone qualsiasi.
E’
assurdo che in tutti questi anni non ce ne siamo mai accorte!»
« Vuoi
dirci chi è?! Odio quando ci tieni sulle spine» Si lagnò Charlotte
« E
va bene... rullo di tamburi... E’ Johnny Depp! Lo so, è assurdo, neanche io
potevo crederci, ma vi giuro che è vero! Stavo uscendo dall’azienda e, voi
sapete quanto sono distratta, sono scivolata su una foglia! Assurdo: gli son
caduta davanti e ho tirato un calcio involontario al suo barattolo, così sono
andata a riprenderlo. Anche se praticamente mi ci ha costretta. Comunque,
mentre glielo davo, ho visto il suo tatuaggio, il 3!!! Assurdo!
Così ho
capito che era lui, non c’erano dubbi: abbiamo parlato a lungo oggi e mi ha
raccontato i “come” e i “perché” e io non sapevo cosa fare, perché è davvero
assurdo, così ho chiamato Leo –ecco perché ero alla locanda prima- e gli ho
chiesto una stanza. Assurdo. Insomma, non potevo lasciarlo così, vi pare?
Beh Leo dopo qualche lagna ha accettato, anche questo è assurdo, e ora lui è
li! Alla locanda! Ma vi rendete conto?!»
« Okay.
Ora tu ti calmi, smetti di dire “assurdo” ogni tre secondi e ti spieghi meglio,
perché non credo di aver capito bene.» Commentò Kate.
« Io
mi sono fermata a Johnny Depp.» Sbavò Charlie, e si vedeva che il resto non
l’aveva sentito.
« Johnny
Depp? Quindi ho capito bene! Oddio. E’ quell’attore... quello che è sparito
dalla faccia della terra... Giusto? Avevo letto qualcosa su qualche rivista...
E’ stato un peccato, era bravo.»
« Capito
bene cosa? Che succede? Io non ho capito!» Charlotte aveva smesso di sbavare e
provava a collegare i neuroni
« Non
puoi definirlo “quell’attore”, potrei ucciderti per questo!» Risposi a Kate,
che scosse la testa.
« Eeeii!
Ci sono anche io qui!» Charlie ci agitò le mani davanti per farsi notare meglio
« Audrey
ha scoperto che il barbone sotto la nostra azienda in realtà è Johnny Depp, e
gli ha dato una stanza da Leo.» Disse in un fiato Kate
« COSA?!
SCHERZI? No, non è possibile... No, non lo è. NON PUO’ ESSERE LUI! Hai visto
male. Si, hai visto male, Audrey.»
« Shh.
Non ho visto male! Ci ho parlato, l’ho portato a casa mia e da Leo, non l’ho
solo visto. E’ lui!»
« L’HAI
PORTATO A CASA TUA?!» Urlò Charlotte con tono sempre più sconvolto, facendo
girare dalla nostra parte praticamente tutti.
« Chi
hai portato a casa?» Si intromise Andrew, sbucando da non si sa dove e
facendomi prendere un colpo.
« Ehm...
No, nessuno... Ho trovato un cucciolo...» Balbettai
« Di
che genere?»
« Cosa?»
« Il
cucciolo.»
« Ah!
E’... E’ un gattino. Sì, povero... Non potevo lasciarlo per strada.» Beh, in
parte è vero... Anche se Johnny non è un gattino, ma questi son dettagli.
« Mmh.
Sì hai fatto bene, dopo posso vederlo?»
« Eh?!
No. Insomma... Andrew, non credo sia il caso. E poi stasera lo do via, se lo
prende Charlotte. Ama i gatti.» Qui sta andando sempre peggio!
« Sì
Drew, io amo i gatti.» Rispose lei per niente convinta
« Capisco...
Io ci ho provato, Drey.» Disse infelice prima di lasciarci.
« Io
odio i gatti.» Commentò Charlotte appena Andrew si allontanò abbastanza
« Ringrazia
che non esiste nessun gatto. E urla più piano!»
« Va
bene, va bene, ma torniamo al discorso principale: Johnny.»
« Credo
di avervi detto tutto...» Sì, il “credo” era riferito alla figuraccia del
bagno. E no, non avevo intenzione di dirglielo. Charlie si sarebbe messa ad
urlare fino a rompere ogni vetro presente in venti chilometri.
« Sì,
ma... Che hai intenzione di fare?» Domandò Kate, l’intelligente del trio.
« Riguardo
cosa?»
« Riguardo
Johnny!»
« Che
dovrei fare?!»
« Beh,
l’hai portato da Leo, ma non può rimanere lì per sempre. Conosci Leo! Dovresti
fare qualcosa Drey... Che so, magari presentarcelo, lasciarmi da sola con lui
in una stanza...»
Certo
Charlie, adesso vi prenoto anche una stanza in Hotel, così fate con comodo!
« Scordatelo.
La seconda scordatela proprio! Però avete ragione, dovrei fare qualcosa...»
In
effetti no, non poteva restare per sempre alla locanda, Leo mi avrebbe ucciso.
Ma
allora che fare? Pensa... Pensa... Concentrati... Ho detto concentrati!
« Ci
sono: lo aiuterò.» Dissi infine, con una lampadina gialla accesa in testa,
probabilmente.
« E
come?» Chiese confusa Charlie
« Lo
aiuterò a ri-diventare il miglior attore di sempre. E vi dirò di più: ci
riuscirò. Devo riuscirci. Sì.» Annuii convinta
« Ah
sì? E come hai intenzione di fare, Einstein?» Bella domanda, Kate.
« I
dettagli sono da rivedere. Diciamo che mi prenderò cura di lui, farò il
possibile ecco...»
« Ti
prenderai cura di lui?! » Ripeterono all’unisono, scioccate solo all’idea
« Audrey,
non è un cucciolo! E’ un essere umano!»
« E
per fortuna, che non è un cucciolo!» Commentò Cherlie, in risposta a Kate
« Non
ne saresti capace. In casa tua un coniglio è durato una settimana!»
« Kate,
quel coniglio aveva già parecchi anni...» Cercai di giustificarmi
« E
il criceto allora? Ne vogliamo parlare?»
« Charlotte!
Non nominare il criceto. Lo sai che ancora ci penso...»
« Appunto,
Audrey, appunto. Se il criceto è finito così, immaginati un essere umano!
Immagina Johnny!»
« Se
fai fare a Johnny la fine del criceto io... io... Io ti spedisco nell’aldilà,
ma con atroci sofferenze!»
« Oh,
andiamo! Datevi una calmata. Non lo devo portare a spasso o dargli da mangiare,
è autosufficiente, posso farcela!» Le due si tirarono un’ occhiata saccente e
così chiusero ufficilamente il discorso, io invece in quel momento, non avevo
la minima idea che con quella frase avrei firmato il contratto per la mia fine.
Qualche
cocktail di troppo dopo, io Kate e Charlie eravamo chiuse nel bagno del ristorante
a rifarci il trucco, o almeno a provarci.
Dopo
svaritati tentativi, dove sembravamo più Heat Ledger versione Joker che altro,
ci sciacquammo la faccia ed uscimmo.
Ad
attendermi nel corridoio di fuori, c’era Andrew.
« Hey...»
« Cosa
ci fai qui?» Gli chiesi, mentre le due mi lanciavano occhiatine ammiccanti e si
allontanavano. Io le uccido. Io le uccido!
« Qui
al ristorante? Sono qui per te, Audrey.» Rispose con voce bassa, mentre si
avvicinava
« Qui,
fuori dal bagno delle donne!» Ringhiai scocciata da quel suo fare.
Possibile
che ogni momento fosse buono per flirtare?
Sorrise
« Sempre per lo stesso motivo...» Allontanati. Allontanati, no!
« Andrew...»
Cercai qualcosa di intelligente da dire, mentre lui continuava a starmi ogni
secondo più vicino, ma quei cocktail mi avevano davvero annebbiato la mente.
Continuava
ad avanzare con una lentezza inumana, fino a mettermi le spalle contro il muro
e far incontrare il suo naso con il mio.
Un
angolo della sua bocca iniziava a tirare verso l’alto, fino a sorridere di
sbieco mentre mi guardava con i suoi occhi verdi e fottutamente profondi,
facendoli fermare sulle mie labbra.
« Andrew,
per favore... non posso.» Cercai di fermarlo prima che quello si tramutasse in
un bacio, non potevo baciarlo: si sarebbe illuso, avrebbe creduto che non fosse
finita per davvero.
« Si
che puoi, perché dici così?»
« Perché
ci siamo lasciati e-»
« Allora
torniamo insieme, non c’è problema...» Dio, quegli occhi. Quel sorriso...
Sentii
le sue mani prendermi la schiena e il suo profumo mi arrivò dritto alla testa,
un profumo che non avevo mai sentito ad altri, ma era così familiare...
Mugugnai
un “no” che probabilmente sentii solo io, e questo lo fece sentire autorizzato
ad appropriarsi di me.
No, il
collo no! Oddio muoio, oggi muoio. Aaah!
Se
c’era una cosa che odiavo di Andrew, era che sapeva alla perfezione i miei
punti deboli, come il collo, o lo sfiorarmi quasi impercettibilmente la
schiena. Lo odiavo perché facendo così, riusciva a togliermi dalla mente ogni
cosa, tranne lui.
Mi passavano
brividi su e giù per tutto il corpo, e allora più che mai avrei voluto sentire
le sue labbra forti contro le mie, ma si fermò di colpo. Dopo un ultimo bacio
al collo, sorrise e andò via. Lasciandomi lì, contro il muro come una
deficiente, con un bacio in sospeso.
Sbuffai
ed attesi qualche secondo prima di raggiungere gli altri, non avevo intenzione
di fargli pensare che io e Andrew eravamo insieme e che fosse successo chissà
cosa, visto che non era successo un bel niente!
*Ti
rode, eh?*
Oddio,
ancora tu? Non avevi detto che con Andrew non c’era bisogno della tua presenza?
*Ma qui
le cose si fanno interessanti... Non posso perdermele!*
Non ti
sei persa niente. E non ti perderai niente, perché non succederà NIENTE!
*Qui
qualcuno si sta alterando...*
Mandai
al diavolo Erminia e tornai nella sala, dov’erano gli altri.
Il
resto della serata la passammo a far baldoria e asciugare il pavimento dalla
bava di Charlotte, che bramava silenziosamente un incontro con Johnny.
A fine
serata, ci buttarono molto gentilmente fuori dal ristorante perché Toby e Hugo
erano decisamente ubriachi, e il proprietario non gradì la loro versione della
danza del ventre. Neanche Andrew sembrava entusiasta, vedendo noi ragazze
ridere fino allo sfinimento, o meglio, vedendo me che facevo battutine sugli
addominali di Toby.
Una
volta fuori, salutai tutti uno ad uno e quando fu il momento di Andrew
inciampai su non si sa bene cosa.
« Bevuto
troppo?» Mi canzonò dopo avermi presa al volo
« Ho
solo inciampato, Andrew» Risi, cercando di rimettermi in piedi e togliermi così
dalle sue braccia. Lui mi lasciò fare
« Allora...
Buonanotte Drey.»
« Buonanotte.»
Stava
per andarsene, quando notò che io invece mi guardavo attorno, smarrita.
Tornò
indietro di qualche passo e aggrottò la fronte, come per capire il perché non
mi muovessi
« Non...
Non ricordo dove ho messo la macchina.» Ammisi. Sì, forse avevo leggermente
bevuto qualche bicchiere di troppo.
Rise,
prendendomi per la vita « Vieni.» Il cuore mi iniziò a battere come se volesse
uscire
« D-dove
andiamo?» Chiesi nel panico, facendomi trasportare dall’altra parte della
strada
« Alla
tua macchina, dove se no?» Mi guardò stranito
« Ah.»
Esclamai, quando effettivamente ci fermammo davanti alla macchina. Quanto
sei stupida, Audrey.
« Sicura
che riesci a guidare?»
« Certo,
grazie... Non so perché non la vedevo.» Cercai di congedarlo, ma nel frattempo
stavo anche cercando di far entrare quella stupidissima chiave, in quella
altrettanto stupida serratura. Senza riuscirci ovvio, in nessuna delle due.
Andrew
mi prese la chiave dalle mani e magicamente la portiera si aprì.
« Grazie.»
Sussurrai in un attacco di imbarazzo. L’ho già detto, che collezionavo figure
di merda quel giorno?
« Dai
Audrey, non puoi guidare... Non sei riuscita neanche ad aprire lo sportello!»
« Stai
insinuando che sono troppo ubriaca? E cosa dovrei fare, rimanere qui?!» Sbottai
alzando i toni
« No,
certo che no. Lasciami guidare, ti porto io.» Rispose lui, sempre mantenendo la
calma
« Perché,
tu non hai bevuto forse?!» Sì, ho voglia di litigare. E voglio che se ne
vada!
« Sì,
ma molto meno di te tesoro...»
« Guarda
che non sono ubriaca. E smettila di chiamarmi “tesoro”!»
« Audrey!
Per Dio, voglio solo essere gentile! Me lo concedi, almeno questo?» Anche lui
alzò la voce, ma mi fece capire che stavo esagerando. Okay, non eravamo più una
coppia, ma non per questo dovevo evitarlo e trattarlo non proprio bene ogni
volta... no?
Peccato
che avessi un problemino ad ammetterlo... Così mi limitai a ringhiare e andare
a sedermi nel posto del viaggiatore.
Durante
il tragitto lui aveva provato ad aprire almeno un centinaio di argomenti, ma
ero troppo stanca per affrontarli, e mi limitavo ad emettere qualche suono.
La mattina
seguente, mi svegliai con la testa pulsante, un po’ perché avevo bevuto e un
po’ per quell’odiosissima sveglia.
Noo.
Sono troppo stanca per andare a lavoro! E poi, come cavolo ci sono arrivata a
letto?
« Buongiorno!»
Andrew spalancò la porta della mia camera, facendomi tirare un urlo che mi
aumentò il mal di testa.
« Wow.
Sono così orribile la mattina?» Scherzò, posando un vassoio con dei croissant e
del caffé sopra il comodino
« No,
è che... Non pensavo fossi qui» Mugugnai massaggiandomi le tempie
« Ah.
Beh, ho portato la colazione, perché non mangi qualcosa?»
Una
vocina mi dice che ci è rimasto male, quando ho detto che non mi aspettavo
fosse qui.
*Io non
ho parlato!*
Mi
lasciò nel letto ed entrò in bagno, dicendo che si sarebbe rimesso un po’ a
posto, e poi sarebbe andato via.
Questo
significa che ha dormito qui? Con me? Nel mio letto?!
Perché
diamine non ricordo niente? Aiuto! Erminia?
*Che
vuoi? Io dormivo, e dormirei ancora, se mi lasciassi in pace! Buonanotte!*
Erminia
tirò il piumone e si girò dall’altra parte. Perfetto! E adesso che faccio?!
Nell’indecisione,
decisi di mangiare quei croissant che mi tentavano da quando erano arrivati, e
dopo aver bevuto il caffé andai alla ricerca di qualche analgesico.
Quando
Andrew uscì dal bagno era perfettamente vestito e profumato, e mi informò che
usciva.
« Va
bene» Fu tutto quello che riucii a dire prima che chiudesse la porta.
Si è
offeso? Ci è rimasto male? QUALCUNO MI DICA QUALCOSA!!!
Ahi, la
testa!
Mi
preparai velocemente anch’io e andai a lavoro, forse Kate sapeva dirmi il perché
lui fosse a casa mia...
Entrai
nel suo ufficio alla velocità della luce e sbattei la porta.
« Piano!
Che cavolo. Ho il carnevale di Rio in testa!»
« Lo
so, lo so. Kate, devi aiutarmi!» Esclamai buttandomi di peso sulla poltrona
vicino a lei.
Le
spiegai il poco che sapevo e lei mi disse che era andata via prima di noi,
quindi non ne sapeva niente.
« Ma
perché non lo chiedi a lui?»
« Sei
matta? Non posso, che figura ci farei?»
« Audrey,
è Andrew! Ti conosce da anni, ti ha vista anche col morbillo, e ti teneva la
testa quando era sopra un water! Direi che ormai la fase del “che figura ci
faccio?” è passata!»
Non
aveva tutti i torti, era Andrew, ormai mi aveva sopportato in tutte le mie
stranezze, ma comunque tutto quello non mi convinceva. Non sarei andata da lui
a chiedere spiegazioni, a costo di non saperlo mai.
Prima però,
dovevo provare tutte le alternative.
« Forse
Charlotte sa qualcosa...» Riflettei a voce alta, mentre Kate roteava gli occhi
in preda alla disperazione. Andai nel mio ufficio e composi il suo numero.
« Pronto?»
Rispose, quasi cantando
« Come
fai ad essere così pimpante? Io e Kate sembriamo bradipi appena usciti dal
letargo!»
« Non
ne ho idea, mi hai chiamato per questo?»
« No.
Ti ho chiamato perché stamattina ho realizzato di aver dormito con Andrew.»
« COSA?
Wow. Quindi avete...?»
« Non
lo so: abbiamo?! Non ricordo niente, Charlie. Quand’è stata l’ultima volta che
mi hai vista?»
« No
guardi, io non ho ucciso nessuno, Detective.» Rispose lei, diventando
improvvisamente seria
« Charlie!
Usa la tua serietà per cose importanti, ti prego.» Mi lagnai, sembrando una
bambina a cui avevano detto che non sarebbe mai andata a Disneyland.
« Ok,
ok. L’ultima volta eri... Ah! Stavi cadendo, e Andrew ti ha presa al volo.
Fuori dal ristorante. Poi sono andata via, mi dispiace...» Mi ha presa al
volo. Ristorante. Ricevuto.
Sì, ma
questo non aiuta!!!
« Va
bene, grazie comunque Charlie.»
« E
di che... Fammi sapere se risolvi il mistero!» E attaccò.
Mi
tormentai tutto il giorno, non riuscii neanche a finire le bozzette per un
edificio, ma niente. Non riuscii a ricordare niente, e il mal di testa non
passava.
Anche
quella giornata, insisteva nel non passare più, ma finalmente si fecero le
cinque e potei buttare ogni tipo di foglio e matita nel dimenticatoio, almeno
fino all’indomani.
Wow,
passare li fuori e non vedere più Johnny era strano... Anche se, ora che avevo
scoperto fosse lui, era meglio che non ci fosse. Sì, ero soddisfatta di quel
che avevo fatto e sicura che avrei potuto fare di più. Sentivo che stavo
facendo il mio dovere.
*Signorina
“faccio il mio dovere”, non dovevi fare qualcosa stasera?
Le parole “Johnny” e “Cellulare” ti dicono niente?*
Il
cellulare per Johnny! Me lo stavo dimenticando accidenti, ora devo tornare a
casa e si farà tardi!
*Ecco,
muoviti và... Tutto io le devo dire oh.*
Ma dove
ho messo la macchina?!
Squillo di trombe, rullo di tamburi, ecco
il capitolo tre: tanti auguri (?)
Non sono brava con le rime, chiedo venia, e
la chiedo anche per il secolo passato senza aggiornare.
Qui si scoprono un po’ di cose ed il famoso
Andrew fa la sua prepotente comparsa, carino eh?
Finalmente quel giorno lunghissimo durato
tre capitoli è finito, ma tranquille, è così solo alle volte, poi farò salti
temporali anche di settimane.
Bene: esprimetevi care fanciulle!
Io da brava me ne vado, un bacione a tutte
e ancora grazie a chi recensisce e segue, siete bellissime.
June.