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Autore: eian    11/02/2013    3 recensioni
Un virus che colpisce i telepati, mortale per i vulcaniani, si sta diffondendo sul pianeta Cetacea e rischia di propagarsi per l'intero quadrante, con effetti devastanti. L'Enterprise del capitano Kirk deve indagare sulla possibile origine sintetica del virus e il suo legame con una sperduta località su Vulcano.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qua. Ora cominciano i guai (perchè, prima cos'erano?) ^_^
Ci tengo a ricordarvi, anche a costo di essere odiosetta, che gli scrittori vi offrono un intrattenimento gratis col sudore delle loro dita; sul livello non entro nel merito, ma sulla fatica posso assicurare che costa!
Quindi, a nome di tutti gli scrittori abbandonati sul ciglio di efp, vi esorto a lasciare traccia del vostro passaggio anche con un brevissimo commento.
Grazie mille e godetevi il capitolo!


13. Tempesta

Spock allontanò lentamente il visore dopo aver letto la trascrizione del diario di Tepam.
La situazione era più grave del previsto.
- Tenente... - iniziò ma venne interrotta da Uhura stessa.
- Signore, qualcuno dell'equipaggio ha attivato un intercom ma poi non ha trasmesso nulla, tranne un tonfo; la comunicazione è ancora aperta ma non rispondono -
- Individui il punto sulla nave - chiese Spock girando la poltrona verso di lei.
- Sì signore... È il suo laboratorio, comandante -
- Deve essere il tenente Layris - disse alzandosi e dirigendosi velocemente verso il turbo ascensore - signor Sulu, a lei la plancia -
All'aprirsi delle porte del laboratorio dapprima non vide nessuno, poi scorse il corpo a terra, semi nascosto dalla postazione di lavoro.
Si affrettò e le si inginocchiò accanto.
- Tenente Layris! - chiamò, girandola e sollevandole la testa in grembo.
Il colorito normalmente celestino della donna era quasi bianco e le righe di pigmentazione marroni attorno alle tempie spiccavano come ragnatele.
Spock si accorse con sorpresa di essere preoccupato, doveva essersi affezionato al suo secondo più di quanto si fosse reso conto.
- T'Mar - chiamò ancora, con gentilezza.
Le palpebre della donna tremarono e lentamente gli occhi color cobalto si aprirono.
- Spock... - sussurrò T'Mar - Leonard... - e svenne nuovamente.
Il vulcaniano la prese tra le braccia e la sollevò, trasportandola velocemente per i corridoi fino all'infermeria.
La adagiò su un lettino, poi con un pugno azionò l'intercom.
- Tenente, notizie del dottor McCoy dalla squadra di sbarco?- chiese, con un residuo di frustrazione nella voce.
- No signore, dovrebbero atterrare a minuti - rispose Uhura sorpresa.
- Mandi la dottoressa Chapel in infermeria appena esce dalla camera di decontaminazione. Chiudo -
Si concesse cinque-punto-tre secondi per riprendere il controllo così miseramente perso, poi tornò dal suo secondo.
Attivò il sistema di diagnosi e vide gli indicatori assestarsi su livelli normali per la risiana, tranne per quanto riguardava l'attività cerebrale, estremamente erratica.
La guardò in volto e il suo pallore lo turbò.
Sapeva che un contatto mentale in quelle condizioni era pericoloso, ma McCoy era in pericolo e lui doveva sapere.
Ripensò alle circostanze in cui aveva conosciuto T'Mar, durante la movimentata licenza su Risa; a tutto l'aiuto che lei aveva generosamente dato a quelli che erano ancora quasi degli estranei, lui compreso, permettendogli di curare la propria mente e la propria anima.
Sentì un'insolita tenerezza nei suoi confronti, qualcosa che assomigliava ai sentimenti che occasionalmente  il dottore risvegliava in lui.
Le spostò delicatamente una ciocca di capelli morbidi come spuma marina, rivelando un'elegante orecchia a punta, poi posò le dita affusolate nei punti di contatto del volto.
Scivolò facilmente nella mente della donna.
Si trovò in un mare in tempesta.

La squadra di sbarco aveva lasciato la navetta mimetizzata nello stesso posto della volta precedente e guidata da Chekov aveva ripercorso la strada attraverso i corridoi della scuola, fino al centro di ricerca.
Si recarono nell'alloggio del dottore, cercando indizi su dove potesse essere.
Agganciarono i tricorder al segnale del comunicatore del dottore e iniziarono le ricerche.
Purtroppo la portata era limitata a circa cento metri e inoltre molti laboratori erano schermati, per cui andavano perlustrati visivamente.
Procedettero minuziosamente allargando la griglia di ricerca e setacciando ogni laboratorio, cercando di passare inosservati e mantenendo un'aria disinvolta quando incontravano qualcuno; fortunatamente c'era diverso personale della Flotta nel complesso e nonostante le occhiate incuriosite a Snarll nessuno fece loro caso più di tanto.
In effetti Tarantino sembrava riempire tutto lo spazio dei corridoi con la sua stazza imponente, mentre Snarll sembrava scivolare sui pavimenti senza alcun rumore.
Chekov si sentiva quasi un imbranato accanto a quei due, ma si rincuorò quando cominciarono a scassinare gli accessi protetti ai laboratori: in quello aveva pochi rivali, tranne il signor Spock ovviamente...

Dopo quasi un' ora si trovarono di fronte al blocco di laboratori dove veniva studiato il virus.
Le porte erano pesantemente schermate e gli accessi protetti da numerosi blocchi, per cui impiegarono diverso tempo per accedere ad ognuno.
Al quarto tentativo la loro fatica venne ricompensata e all'apertura della porta trovarono quello che cercavano.

La mente di T'Mar era sconvolta, la sua aurea come liquido azzurro si era gonfiata e agitandosi aveva riempito ogni spazio di tumultuosi schizzi e alte ondate schiumose.
Ricordava come fosse piacevole quando era calma, come un gel caldo e avvolgente che proiettava empatia.
Ora non c'era traccia di tutto quello, il fluido senza forma si insinuava ovunque, come sul ponte di un antico vascello terrestre durante una tempesta particolarmente perniciosa.
Spock rischiò di affogare in tutto quel liquido, la sua aura cristallina e compatta  non era adatta a quel tipo di ambiente.
Dovette proteggersi, emanando onde di serenità e controllo che placarono il fluido circostante come olio sull'acqua.
Quando ebbe creato la calma attorno a sé poté inoltrarsi alla ricerca della consapevolezza di T'Mar, spersa tra le onde come un naufrago nella tempesta.
Torri d'acqua si avventavano contro di lui come predatori, per poi ritirarsi con correnti di risacca ancora più pericolose.
Dopo lungo vagare tra quelle masse agitate si rese conto che l'entità di T'Mar non era persa, bensì dispersa, era la massa stessa che aveva perso la sua coesione, come gocce d'acqua su una superficie idrorepellente.
Doveva aiutare il fluido a riprendere il suo stato di quiete, un po' come aveva fatto la donna con lui e Jim su Risa, solo che raccogliere gocce d'acqua in un oceano era estremamente più complesso.
Anzi, impossibile.
Decise di provare allora con la tecnica della quiete assoluta, cercando cioè di calmare le masse di liquido tutte contemporaneamente.
Era una tecnica complessa e necessitava di enormi quantità di energia; lui non l'aveva mai esercitata ma ne aveva imparato i fondamenti durante il suo ritiro spirituale sul monte Seleya alla ricerca del Kho-lin-har.
Iniziò a emanare pulsazioni frenanti in controfase col moto ondoso, spianando i picchi e riempiendo i vuoti, spingendosi sempre più lontano con tutte le sue notevoli capacità mentali.
Lentamente le onde si calmarono, come alla fine di una terribile tempesta, e il liquido riprese la sua coesione.
Di colpo l'aura si addensò in una dimensione omogenea, splendendo stranamente argentea come una massa di mercurio su un piano da lavoro ceramico.
La consapevolezza di T'Mar si levò, finalmente sotto controllo.
Esausto, Spock scivolò fuori dalla fusione mentale, ritrovandosi ansimante e inginocchiato accanto al lettino diagnostico, le mani ancorate al viso della donna.
Dovette forzare le dita ad aprirsi.

Il blocco della porta aveva ceduto sotto le abili mani di Chekov, rivelando il suo interno.
Il laboratorio era caldo e umido e pervaso da una inquietante luce rossastra.
Il dottore lavorava ad un banco, senza protezioni di nessun tipo, con quelli che sembravano campioni del virus stesso.
Aveva i capelli scompigliati e un aspetto orribile e borbottava tra sé qualcosa di intellegibile.
I tre si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi Chekov si fece avanti.
- Dottor McCoy... - chiamò, ma quello non diede segno di averlo sentito; invece prese una provetta, la guardò controluce, poi la sbattè sul bancone, rompendola e tagliandosi la mano con i frammenti affilati.
Incurante del sangue che gli colava lungo il braccio e gocciolava sul pavimento ne prese un' altra e ripeté il processo, poi una terza che però non si ruppe subito; allora la riprese e la mise dentro un emettitore di microonde, regolandolo al massimo: la provetta esplose con uno schiocco sonoro e lui riaprì lo sportello per raccogliere i frammenti a mani nude, tagliandosi ancora e ancora e continuando a borbottare tra sé.
- Dottor McCoy! - esclamò Chekov, riprendendosi dallo stupore e lanciandosi verso di lui.
Il medico alzò lo sguardo, lanciò un grido inarticolato e lasciò cadere un rack di provette, poi corse verso una porta dall'altra parte della stanza, lasciandosi dietro una scia di sangue.
I tre gli corsero dietro, ma la porta fece uno scatto e al loro arrivo risultò chiusa con un ulteriore codice.
- Ci penso io! - esclamò Chekov, mettendosi al lavoro sul tastierino touch screen.
In quella sentirono dei passi sul ballatoio metallico sopra le loro teste e Snarll arretrò per verificare.
Il dottor McCoy stava scavalcando la balaustra, come se pensasse di scappare buttandosi nuovamente di sotto a più di quattro metri d'altezza, rischiando di ammazzarsi.
- Non c' è tempo! - esclamò.
Il felinoide prese la rincorsa, piegandosi fino a correre a quattro zampe, continuò la corsa sulla parete verticale e dandosi uno slancio si appese al parapetto, per poi saltare con un volteggio all'interno del ballatoio.
Afferrò quasi al volo il dottore, che stava per buttarsi di sotto, e lo tirò nuovamente dentro, trattenendolo con le braccia bloccate dietro la schiena e sporcandosi di sangue.
McCoy si agitò furiosamente, urlando parole incoerenti, finché anche Chekov e Tarantino non riuscirono ad entrare; a quel punto si afflosciò come un sacco, tanto che Snarll dovette sostenerlo per impedirgli di farsi male, e cominciò a singhiozzare penosamente.
Chekov lo guardò con una stretta al cuore - tutti, tutti amavano il burbero dottore -, quindi aprì il comunicatore sul canale criptato.
- Enterprise, qui Chekov. Abbiamo il dottore. Emergenza medica -

  
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