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Autore: lovewholovesyou    11/02/2013    3 recensioni
Lea, Dianna, Naya e Heather ne hanno avuto abbastanza della loro vita. Così decidono di partire e il destino incrocierà le loro strade.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Dianna Agron, Heather Morris, Lea Michele, Naya Rivera, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Heeei, sono tornata! Lo studio non mi ha impedito di continuare ad aggiornare e spero continuerò a farlo!
Bene, dopo i primi capitoli posso cominciare a torturarvi *muahaha*
BTW, vi lascio al capitolo che è meglio (o peggio).
Grazie alla mia piccola beta <3




 Introducing me



Dianna divideva un appartamento con la sua migliore amica che si trovava a pochi metri dal centro di Milano. I prezzi delle case, sopratutto in quella zona, erano altissimi e Lea si stava chiedendo come riuscisse a permettersi un appartamento come quello che si era trovata davanti agli occhi.

Quando Lea si trovò davanti al gran portone cercò il cognome di Dianna nell'elenco dei citofoni e, una volta trovato, aspettò che rispondesse. Ma ad aprirle il portone si presentò una ragazza dai lunghissimi capelli ricci, che Lea amava da morire, e dagli occhi azzurri. Indossava un vestito floreale che le ricordava tanto lo stile di Dianna e, per un secondo, pensò che quella ragazza fosse sua sorella.

«Oh, tu devi essere Lea!» le strinse la mano entusiasta. «Io sono Taylor, la migliore amica di Dianna. Non stiamo qui fuori troppo a lungo: questa zona sa essere bellissima quanto pericolosa a quest'ora! Dianna è uscita per prendere un paio di cose, sarà felice di vedere che sei già arrivata.» continuò con la parlantina simpatica tanto quanto quella di Lea

Taylor la accompagnò su per le tre rampe di scale di marmo, larghe e un po' sporche di terra. Ma mai immaginava di trovarsi di fronte ad una casa così bella ed accogliente: le si apriva di fronte agli occhi un corridoio spazioso e luminoso. Su ogni parete, Dianna era ritratta in bianco e nero, in compagnia di Taylor e di una bambina dal faccino simpatico. Quella che doveva essere sua figlia. Era un'abitazione troppo sfarzosa per essere di due ragazze di appena ventidue anni. Lea sospettava ma era troppo affascinata dal resto della casa che non osò pensarci.

Dopo il grande corridoio, Taylor la accompagnò nella stanza la quale porta era l'unica rimasta aperta. Lea si accomodò sul grande divano bordeaux, facendo attenzione a non stropicciare l'unico abito decente che si era portata da casa. Accavallò le gambe, spostò più volte i lunghi capelli da un lato e poi dall'altro, sperando di coprire la scollatura che credeva troppo eccessiva. Taylor intanto stava preparando del caffè nella cucina affianco. Lea, odiava ammetterlo, era parecchio agitata. Tanto da cominciare a canticchiare tra sé e sé, come faceva sempre quando era preoccupata o ansiosa. Poi i suoi occhi caddero su una serie di cd davanti ai suoi occhi.

«Perché non ne scegli uno e lo metti nello stereo?» Taylor era ricomparsa senza farsi sentire da Lea. «Fai pure.» la ragazza sorrise e Lea annuì alzandosi e dirigendosi allo scaffale.

Lea fece scorrere la vista e il dito lungo i milioni di cd: Queen, Beatles, strani e sconosciuti artisti country, Aretha Franklin...Certo Dianna e la sua amica non erano come il resto delle loro coetanee. Si aspettava qualcosa come musiche elettroniche che facevano girare in modo assurdo le scatole a Lea. E invece fu anche sorpresa di trovare qualcosa come un album di Barbra Streisand. E vada per la Streisand, pensò, e con grande felicità inserì il disco e tornò a riguardare il resto degli album.

«Scusami, devo scappare un secondo al piano di sotto, dal vicino! Torno subito, fa come se fossi a casa tua. Spero Dianna si muova, è quasi due ore che è fuori!» gridò dall'altra parte della casa Taylor. Lea non fece in tempo a risponderle perché sentì chiudere la porta all'istante. Si strinse nelle spalle e si guardò ancora in giro.

Non era sua abitudine sbirciare qua e là per le case dei conoscenti ma chi poteva trattenersi dal non guardare un album fotografico messo allo scoperto? Lea prese tra le mani quell'album viola scuro e lo aprì. Mio dio. Dianna era ritratta in un bellissimo primo piano che risaltava i suoi grandi, così ipnotizzanti,occhi. Continuò a sfogliare incrociando più volte lo sguardo di Dianna nelle foto seguenti finché non incappò in altro genere di foto: Dianna era praticamente coperta solo da un lenzuolo. In. Ogni. Singola. Foto. Non era abitudine di Lea, rimanere così colpita da un certo tipo di immagini. Ma proprio non ce la faceva a non deglutire e a mordersi il labbro per non pensare al fatto che tutto questo le stesse piacendo parecchio. Lea ripose subito l'album dove l'aveva trovato, tirò un lungo respiro, ma nel tentativo di rimetterlo a posto le scivolo a terra, facendo volare le foto di Dianna ovunque per la stanza.

«Merda!» imprecò la mora, abbassandosi subito per raccogliere tutte le foto sparse. Ma quasi non le mancò il fiato quando sentì il rumore della serratura e i passi lenti farsi vicini. Lea raccolse anche l'ultima foto e la nascose in fretta nell'album e rimase lì in piedi, fingendo di guardarsi intorno. Poi fece ingresso Dianna, bella più del solito anche se con un abito che sembrava più una camicia da notte.

«Oh.» disse sorpresa la bionda, appoggiando le borse che teneva in mano a terra. «Sei qui da tanto? Scusa, sono dovuta andare a prendere Valerie alla scuola di danza e sono andata a prendere alcune cose al supermercato a piedi...» continuò con un po' di stanchezza nel tono di voce. «Ogni tanto è difficile, sai. Coincidere le cose.»

«Sarei potuta passare domani se avevi altro da fare.» le disse premurosa Lea che nel frattempo aveva ancora il rossore in faccia per le foto.

«No, tranquilla. Mi ero scordata della lezione di danza...»

Lea alzò un sopracciglio: poco prima di entrare aveva letto sul muro un enorme calendario che segnava ogni mercoledì in rosso e affianco il promemoria di una lezione di danza. Dianna doveva essere parecchio stanca per non essersene ricordata.

«Ma non voglio farti perdere altro tempo! Accomodati pure in cucina, ora andrò a recuperare anche Taylor.» Dianna era pronta a dirle altro ma si fermò inclinando leggermente la testa e sorridendo teneramente. «Val, non vieni a salutare?»

Lea si voltò e dietro di lei si nascondeva la piccola ritratta nella foto. Beh, non era più così piccola. Ricordava tanto Dianna: tratte che per i capelli di una tonalità di biondo più scuro di quello della madre, ma gli occhi. Diamine, erano identici a quelli di Dianna. Era una bambina magrolina ma aveva le guance piene e rosse e delle adorabili fossettine su di esse. Si avvicinava quasi imitando il modo di camminare della madre e i capelli le cadevano giù dopo le spalle mentre se li spostava intimidita.

«Di solito salta qua e là e parla tutto il giorno. Ma deve essere parecchio stanca.» Dianna le si avvicinò a la tirò su, prendendola in braccia. «Ti hanno distrutta oggi, amore?»

La bambina sbadigliò ma subito dopo guardò Lea negli occhi. Era bella tanto quanto la madre.

«Ciao.» le disse dolcemente e la bambina la salutò agitando la manina ma poi si appoggiò subito alla madre, abbracciandole la vita.

«E' solo stanca. Ora la porto a dormire.» sussurrò Dianna e uscì dal salone facendo un occhiolino a Lea.


~
 

Naya aveva svuotato l'intero armadio per cercare qualcosa che non fosse uno di quei vestiti da cocktail, ristretti, che tanto le piacevano perché le risaltavano il fisico, ma che mai avrebbe pensato di mettere per stare seduta in una hall di un grand hotel. Insomma, Heather avrebbe sicuramente pensato male di quanto quell'abito nero in seta fosse corto. Non era un problema di autostima, figurarsi: sapeva benissimo di quanto fosse dannatamente sexy, lo diceva sempre guardandosi allo specchio. Semplicemente credeva che Heather potesse pensare che lei fosse troppo altezzosa e che fosse una poco di buono. E magari non le avrebbe chiesto mai più di uscire con lei, anche solo per mangiare ancora da McDonalds. No, non doveva pensarci. Così, decisa, scelse il solito abito blu scuro con la spalla scoperta. Avrebbe sopportato di rimanere con le gambe all'aria per qualche ora.

Se c'era cosa che adorava oltre ai questi vestiti seducenti erano i suoi capelli. Ci aveva impiegato anni per riuscire ad averli così lunghi ed ordinati che neanche se l'avessero pagata li avrebbe tagliati. Allora li raccolse in una lunga coda di cavallo e lasciò cadere qualche ciuffo.

Aveva appuntamento con Heather al Grand Hotel di Milano alle nove e mezza ma ovviamente lei si era precipitata lì quasi un'ora prima. Certo, l'attesa era stata parecchio snervante, seduta su quei divanetti scomodi, ma almeno si sarebbe risparmiata la figura che avrebbe potuto fare se fosse arrivata in ritardo. Anche perché scoprì presto quanto Heather era puntuale: la ragazza uscì dall'ascensore in tutto il suo innocente splendore. Le due guance rosse le risaltavano ancora di più gli occhi color ghiaccio e il viso dai tratti delicati e puliti. La coda dei capelli le cadeva lungo una spalla toccando la camicetta azzurra, quasi della stessa tonalità dei due diamanti che portava in viso. Le sue lunghe gambe erano avvolte da un paio di jeans blu scuro che la facevano sembrare ancora più alta.

Heather si avvicinò a Naya con un enorme sorriso e subito la latina scattò in piedi sistemandosi l'abito per paura di dar a vedere troppo. Gli occhi di Naya caddero per un secondo sul movimento veloce della lingua di Heather sulle labbra adornate da un rossetto rosso vivace.

«Scusami se sono in ritardo, aspetti qui da tanto?» le chiese con un po' di fiatone.

«No, sono arrivata giusto ora.» mentì Naya. In realtà era lì da quasi un'ora ma per Heather lo avrebbe sopportato.

«Ti va di prendere qualcosa da bere? Pago io, è tutto compreso nel pacchetto dell'albergo.» le mostrò un piccolo sorriso soddisfatto. Naya annuì mentre tornava a sedersi sul divanetto. «Perfetto! Allora aspettami qui!»

Quando Heather tornò con due bicchieri pieni di alcolici Naya lasciò la sua inusuale timidezza e prese a conversare con la bionda.

Naya la guardava senza toglierle lo sguardo dagli occhi e dal modo in cui le labbra si muovevano mentre parlava di lei e della sua vita. Heather le raccontò di Steve, il suo ex fidanzato, di tutto il male che le aveva fatto.

«Ma non voglio parlare solo di me! Raccontami qualcosa di te!» ogni sorso che Heather buttava giù nella gola la sua voce diventava sempre più alta, quasi biascicava mentre tentava di dire che avrebbe preferito non aver mai incontrato Steve.

«Ehm...Diciamo che io e i ragazzi non andiamo molto d'accordo.» sussurrò Naya che si preoccupò subito, temendo che Heather fosse quasi sicuramente ubriaca.

«Lo sono, sono tutti degli stronzi. Come Steve.» e sorseggiò ancora.

«Ecco, io la vedo in un altro modo invece...» tentò di spiegarle Naya ma la bionda la bloccò.

«Sai, Naya, mi piacciono i tuoi capelli.» la bionda si spinse verso Naya. La latina sentì un dolce profumo arrivarle alle narici ma subito distolse l'attenzione e si allontanò da Heather.

«Heather, penso che dovresti andare a dormire.» disse Naya, cercando di alzare Heather dal divano.

La bionda aveva continuato a raccontare di Steve e di tutti i ragazzi che l'avevano trattata male, Naya capì persino di un lontano cugino che le aveva fatto il filo, anche mentre la cercava di tenere dritta e di portarla nella sua stanza di albergo. Furono le tre rampe di scale più lunghe della sua vita, siccome l'ascensore era guasto.

Naya teneva un braccio sotto l'ascella di Heather e con l'altra la teneva più in piedi che poteva, faticando perché la bionda continuava a ridere istericamente e buttarsi addosso a lei. La latina era ormai esperta di sbronze e post-sbronze e sapeva benissimo che una persona come Heather non sarebbe mai potuta rimanere da sola. Infatti, come entrò nella suite, notando il grande disordine, la bionda tentò di liberarsi dalla presa di Naya.

«Tu non andrai proprio da nessuna parte!» la riprese e la portò fino al letto, dove Heather cadde a peso morto.

«Non ho sonno! Io voglio uscire, voglio scoprire il mondo!» gridava mentre Naya pensava a riempirle un bicchiere di acqua. Non che questo cambiasse qualcosa.

«Certo, ma magari domani, quando non avrai mal di testa.» Naya le consegnò un bicchiere mentre si dondolava sul bordo del letto.

«Che cos'è?» chiese schizzinosa.

«E' gin. Ti piace il gin?»

Heather la osservò curiosa poi prese il bicchiere e buttò giù tutto il liquido senza esitare.

«L'ho bevuto solo perché sei bella e simpatica.»

Naya era cosciente del fatto che Heather fosse ubriaca. Eppure quei due aggettivi usciti dalla sua bocca la fecero arrossire e sussurrò un grazie intimidito.

Heather rimase per dieci minuti a fissarla senza dire parola, si dondolava e sbadigliava ogni tanto.

«Heather, penso che sia ora di andare a dormire e penso che io debba andare così puoi riposare.» disse infine Naya che non poteva più sopportare lo sguardo della bionda addosso al suo corpo.

«C-come te ne vai? Avevi detto che mi avresti raccontato dei problemi coi tuoi ragazzi!» gridò Heather quasi piangendo e tirando Naya per il polso.

La ragazza cadde sul letto finendo a pochi metri dal viso di Heather. Naya dovette tapparsi il naso per il pessimo odore di alcol che il suo alito emanava.

«Sai, sento ancora di più il tuo profumo se mi stai così vicina.» le rivelò la bionda, sbadigliando. «Allora, rimani qua con me?»

Naya poteva già sentire la colonna sonora di un film d'amore, il sax suonare prima che potesse tornare sulla Terra.

Si sdraiò accanto alla bionda che le allungò un cuscino e si accoccolò affianco a Naya socchiudendo gli occhi e addormentandosi in un attimo.

 

 

Dianna rientrò in salotto dopo aver messo sotto le lenzuola Valerie, dandole un bacio sulla fronte. Lea la stava aspettando seduta sul divano e solo in quel momento si accorse di quanto fosse affascinante: i boccoli castani le scivolavano giù fino alle curve dei seni, quasi a coprirle la scollatura del vestito attillato e il modo in cui accavallava le gambe la rendevano ancora più sexy. Sentiva il suo profumo delicato inebriarle le narici e riempirle subito il cuore.

La ragazza si accorse finalmente della presenza di Dianna sulla porta d'entrata del salotto e si ricompose, mostrandole un sorriso smagliante.

«Vado a fare il caffè.» balbettò la bionda, indicando la cucina. Lea annuì ridendo divertita e Dianna tornò qualche minuto dopo con due tazzine di caffè.

Lea si stava ancora osservando attorno e notò una bellissima macchina fotografica digitale appoggiata ad un mobile, con i rispettivi obbiettivi e una serie di accessori.

«Quando mi hai detto che ti piaceva la fotografia non credevo avessi tutti quegli affari. Devi piacerti proprio tanto.» le disse Lea.

Dianna guardò la sua macchina fotografica. Se la ricordava ancora quando era appoggiata alla sua mensola quando ancora abitava coi suoi genitori.

«E' il mio lavoro, in qualche modo. Mi occupo di set fotografici per qualche giornale locale, ogni tanto mi chiamano per i matrimoni e le celebrazioni in qualche chiesa.» le disse Dianna passandosi le dita tra i capelli. «Punto a qualcosa di più. Sai, qualche modella per qualche giornale di moda, qualche video musicale o album. Sai, vedere il proprio nome scritto da qualche parte di importante.»

Lea sorseggiava il suo caffè e ascoltava con attenzione ogni cosa che la bionda diceva, anche se sembrava senza senso persino per lei. Ma aveva continuamente quei suoi due occhi marroni puntai su di lei che si chiudevano e si aprivano piano.

«Magari un giorno sarai tra i ringraziamenti del mio album!» disse Lea ridendo.

«Come mai il colloquio è andato male?» Dianna ebbe paura di essere troppo invadente.

Lea però si strinse nelle spalle e ripensò alle parole del presidente della casa discografica. Sei un grande talento, potresti cominciare a piccoli passi, hai già un contratto per un cd...Per un cd di sigle di cartoni animati, forse. Non che a lei non dispiacesse né un duetto con chissà chi né registrare canzoni per bambini. Però non era quello che voleva.

«Forse ho sbagliato posto. A me piace il teatro, sono più adatta ai musical, a Broadway. Certo, vorrei un cd mio ma finché mi proporranno quello che non desidero sarò costretta ad aspettare ancora.»

Dianna alzò il sopracciglio.

«Secondo me sbagli, Lea.» disse a Lea, con tono infastidito. I due occhi verdi la fissavano senza battere. «Dovresti cogliere questa opportunità. Sai, molti non hanno la fortuna che hai avuto tu.»

«Non lo so.» fu capace di dire Lea, sapendo in realtà che Dianna aveva perfettamente ragione.

Ci furono circa due minuti di silenzio imbarazzante tra entrambe quando Lea fece cadere l'occhio sull'orologio.

«Scusami, è tardissimo, non vorrei farti perdere anche tempo in più, magari hai altro da fare, sistemare casa...» cominciò a dire Lea alzandosi dal divano e correndo a prendere il suo cappotto appeso all'appendi abiti non poco lontano da lì.

«Se vuoi, posso accompagnarti.» le propose Dianna.

«No davvero, tranquilla, posso andare da sola...»

«Non è prudente che tu vada sola. Vestita in questo modo, a quest'ora. Non so quanto Milano sia diversa da New York, ma i pervertiti sono li stessi e mi sentirei in colpa. Domani devo ripassare alla casa discografica, sembra vogliano propormi di lavorare per la loro rivista. Potresti passare la notte qui e venire con me domani.»

Nel cervello di Lea si creò una improvvisa confusione totale. Lei, a casa di una ragazza che stava cominciando a piacerle parecchio? Se non fosse stato per il fard Dianna avrebbe visto il suo evidente arrossamento sulle guance. Lea ribolliva.

«E' molto carino da parte tua chiedermi di venire ma davvero, potrei disturbare Valerie, forse hai altre cose da fare domani, e chiedermi di stare qui stanotte potrebbe essere un problema! Ma tranquilla, torno in hotel, devo rimettere a posto le valig-» Lea aveva preso a parlare velocissimo come faceva di solito quando si innervosiva o si agitava troppo e Dianna fu costretta a interromperla, girandole attorno, e togliendole il cappotto che Lea aveva indossato poco prima.

«Non c'è nessun problema. Ho una stanza libera, tutta per te. Ti presto qualsiasi cosa ti serva.» la bionda sorrise. «Mi fa piacere passare del tempo con te. Non ho molti amici qui.»

Lea non disse più una parola. Semplicemente si lasciò convincere dalla luce che il suo sorriso e i suoi occhi emanavano. Dianna le diede uno dei suoi vecchi pigiama e le diede la buona notte, andando nella sua stanza.

Lea se ne stava innamorando, lo sentiva.

 

  
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